Espandi menu
cerca
Pochi, maledetti e subito
di End User ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

End User

End User

Iscritto dal 16 giugno 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 202
  • Post 284
  • Recensioni 2
  • Playlist 8
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Con una dedizione al limite dello stoicismo in questi giorni ho tenuto d'occhio gli incassi dei primi dieci film per ogni giorno di promozione dell'iniziativa Cinema in festa, grazie alla quale il biglietto per assistere alle proiezioni di tutti i film in sala è costato agli spettatori solo 3 euro e mezzo.

La promozione è durata da domenica 18 settembre a giovedì 22 inclusi e ad oggi, che è proprio giovedì 22 (i cui dati, ovviamente, mancano al momento), si può dire che l'iniziativa sia stata un discreto successo. Lasciando fuori la domenica 18, che era ancora un giorno misto facendo parte del weekend, quando le sale cinematografiche sono comunque più frequentate, tra lunedì 19 e mercoledì 21 sono stati venduti complessivamente circa 515.000 biglietti mentre negli stessi tre giorni della settimana scorsa ne sono stati venduti 134.000. Anche se sarebbe meglio pronunciarsi in maniera definitiva e articolata sui risultati con un dato totale in mano e soprattutto con qualche elemento demografico e di ripartizione per città, è difficile sostenere che l'obiettivo della campagna, che era portare la gente al cinema, non sia stato raggiunto.

* Aggiornamento incassi del 22/09
Grazie all'ingresso pesantissimo in programmazione di Avatar e della nuova uscita Don't Worry Darling, l'ultimo giorno della promozione Cinema in festa ha portato al cinema a prezzo ridotto altri 328.000 spettatori aumentando il totale dei biglietti staccati dal lunedì al giovedì inclusi a 843.000 rispetto ai 172.000 venduti negli stessi giorni della settimana precedente.

Come forse alcuni di voi ricordano, più volte in questo spazio abbiamo portato al centro della discussione il tema del prezzo del biglietto del cinema. Soprattutto, naturalmente, in questo ultimo anno, a seguito cioè della caduta degli incassi e delle presenze di spettatori in sala. Un fenomeno, quello della grande difficoltà del nostro pubblico a ritrovare interesse per il cinema in sala, che si è, strada facendo, rivelato quasi esclusivamente italiano.

Con mia grande sorpresa alcune sale indipendenti - di cui abbiamo spesso parlato anche in questo spazio perché hanno dimostrato nel tempo di avere una visione editoriale e che, grazie a questa, hanno saputo costruirsi un pubblico affezionato - hanno scelto di non partecipare all'iniziativa diramando dei comunicati in cui hanno motivato la propria scelta. Scelta che in sostanza si basa su una questione di principio - svalutare il prezzo del biglietto non fa bene alla percezione del reale valore dell'esperienza - e su uno scetticismo: difficilmente una promozione che lavora solo sul prezzo può riuscire nell'intento di portare di nuovo in sala quegli spettatori che hanno abbandonato l'esperienza cinema nel corso degli ultimi due anni.

Se lo scetticismo mi pare un po' invalidato dai numeri, sulla questione di principio potrei anche essere d'accordo. Per quel che vale. Le questioni di principio, infatti, devono spesso fare i conti con la contingenza. E la contingenza è grave. Oltre al problema della riottosità dimostrata dagli spettatori, che impatta sugli incassi, le sale cinematografiche devono fare i conti anche con il problema dell'aumento smisurato dei costi energetici. Le testimonianze di molti esercenti sono drammatiche, le bollette che stanno iniziando ad arrivare dopo l'estate sono triplicate, sale che spendevano 2000 euro al mese ne spendono 6000. Una ennesima mazzata ad un settore, già segnato da una mancanza di fatturato, che rischia di diventare letale per molte sale di media dimensione che, per un motivo o per l'altro, non hanno compiuto in tempo adeguamenti tecnologici o che hanno scelto di non passare a piani energetici forfettari perché troppo onerosi.

La contingenza, inoltre, è segnata anche da un'altra pesante incognita che riguarda invece tutti noi, spettatori e non. Ancora non sappiamo quale sarà l'impatto degli aumenti del gas quando inizieremo a doverne usare parecchio per riscaldare casa. Sono tutte variabili, insieme agli aumenti di quasi tutti i beni di consumo primari (pane incluso), che appunto costituiscono una "grande contingenza" che impatterà sulla disponibilità di spesa (anche puramente psicologica) di tutti noi, riducendo necessariamente un po' la solidità delle questioni di principio a favore della necessità di adattarsi alle condizioni.

Tra le condizioni e le contingenze divenute nuovi standard bisognerebbe anche semplicemente prendere atto che la via dello streaming è senza ritorno. Sia per come la visione casalinga incontra perfettamente le esigenze di quel che siamo diventati, sia per l'enorme impatto che le grandi risorse economiche che vi sono state investite ha sulle economie dei gruppi che governano il mercato dell'entertainment condizionandone le strategie di sviluppo. Questo per dire che, a fronte delle incertezze dettate dalla contingenza e dalle condizioni economiche globali, io sarei stato meno solido nel mio principio e avrei probabilmente optato, salvaguardando ovviamente la visione editoriale, per il vecchio adagio del pochi, maledetti e subito. Non solo perché non c'è singola azienda oggi che possa prescindere dalle esigenze della cassa e della finanza, anche quando va a discapito del beneficio economico, ma soprattutto come segnale della capacità di adattamento alle condizioni reali, alla piega che il mondo ha preso e consolidato, alle innovazioni che ha prodotto, alle paure che ha generato, a quelle con cui ha dovuto imparare a convivere, spesso frutto delle lusinghe o delle abitudini alle quali non ha opposto adeguata resistenza.

Un tema - quello dell'adattamento, dell'innovazione e della resistenza - che viene posto proprio all'inizio di Crimes of the Future di David Cronenberg e che viene messo sul tavolo con una superba scelta visuale. Un bambino gioca, apparentemente, sulla riva del mare. Sullo sfondo, poco distante, una nave rovesciata su un fianco colora lo scenario con un tocco distopico e drammatico. L'azzurro del cielo e del mare, la quiete in cui si svolge la scena, fanno capire che quella nave non è un caso isolato ma la rappresentazione statica di un mondo in cui i funzionamenti di base a cui siamo stati abituati - produzione, trasporto, manutenzione, beni materiali, nutrimento - prima sono andati a farsi fottere e poi sono chiaramente mutati in qualcosa di diverso. E quello che il bambino sta facendo, quel che il bambino sta cercando e probabilmente raccogliendo nel suo barattolino di latta arrugginito, mettendo le mani nella ghiaia sulla riva del mare, non è più il semplice gioco di tutta la vita ma la risposta a quella mutazione. Un adeguamento sconvolgente, osceno, razionalmente inconcepibile, che sovverte qualsiasi principio e ne introduce un altro.

Il film è ancora in sala e spero che sia stato uno di quelli che avete scelto di andare a vedere in questi giorni. Io su Crimes of the Future non dico di più, anche perché qui ci sono ottime recensioni della community, ma chi ha voglia di condividere la propria esperienza o la propria visione, chi vuole discutere, rifiutare, contestare il pragmatico assunto del Pochi, maledetti e subito, e naturalmente il collegamento con il film di Cronenberg, può usare lo spazio commenti qui sotto.

A proposito di distopie
Chi fosse interessato all'argomento potrebbe trovare interesse nel nuovo episodio del podcast Pablo che potete ascoltare qui.

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati