
Con una dedizione al limite dello stoicismo in questi giorni ho tenuto d'occhio gli incassi dei primi dieci film per ogni giorno di promozione dell'iniziativa Cinema in festa, grazie alla quale il biglietto per assistere alle proiezioni di tutti i film in sala è costato agli spettatori solo 3 euro e mezzo.
La promozione è durata da domenica 18 settembre a giovedì 22 inclusi e ad oggi, che è proprio giovedì 22 (i cui dati, ovviamente, mancano al momento), si può dire che l'iniziativa sia stata un discreto successo. Lasciando fuori la domenica 18, che era ancora un giorno misto facendo parte del weekend, quando le sale cinematografiche sono comunque più frequentate, tra lunedì 19 e mercoledì 21 sono stati venduti complessivamente circa 515.000 biglietti mentre negli stessi tre giorni della settimana scorsa ne sono stati venduti 134.000. Anche se sarebbe meglio pronunciarsi in maniera definitiva e articolata sui risultati con un dato totale in mano e soprattutto con qualche elemento demografico e di ripartizione per città, è difficile sostenere che l'obiettivo della campagna, che era portare la gente al cinema, non sia stato raggiunto.
* Aggiornamento incassi del 22/09
Grazie all'ingresso pesantissimo in programmazione di Avatar e della nuova uscita Don't Worry Darling, l'ultimo giorno della promozione Cinema in festa ha portato al cinema a prezzo ridotto altri 328.000 spettatori aumentando il totale dei biglietti staccati dal lunedì al giovedì inclusi a 843.000 rispetto ai 172.000 venduti negli stessi giorni della settimana precedente.
Come forse alcuni di voi ricordano, più volte in questo spazio abbiamo portato al centro della discussione il tema del prezzo del biglietto del cinema. Soprattutto, naturalmente, in questo ultimo anno, a seguito cioè della caduta degli incassi e delle presenze di spettatori in sala. Un fenomeno, quello della grande difficoltà del nostro pubblico a ritrovare interesse per il cinema in sala, che si è, strada facendo, rivelato quasi esclusivamente italiano.
Con mia grande sorpresa alcune sale indipendenti - di cui abbiamo spesso parlato anche in questo spazio perché hanno dimostrato nel tempo di avere una visione editoriale e che, grazie a questa, hanno saputo costruirsi un pubblico affezionato - hanno scelto di non partecipare all'iniziativa diramando dei comunicati in cui hanno motivato la propria scelta. Scelta che in sostanza si basa su una questione di principio - svalutare il prezzo del biglietto non fa bene alla percezione del reale valore dell'esperienza - e su uno scetticismo: difficilmente una promozione che lavora solo sul prezzo può riuscire nell'intento di portare di nuovo in sala quegli spettatori che hanno abbandonato l'esperienza cinema nel corso degli ultimi due anni.
Se lo scetticismo mi pare un po' invalidato dai numeri, sulla questione di principio potrei anche essere d'accordo. Per quel che vale. Le questioni di principio, infatti, devono spesso fare i conti con la contingenza. E la contingenza è grave. Oltre al problema della riottosità dimostrata dagli spettatori, che impatta sugli incassi, le sale cinematografiche devono fare i conti anche con il problema dell'aumento smisurato dei costi energetici. Le testimonianze di molti esercenti sono drammatiche, le bollette che stanno iniziando ad arrivare dopo l'estate sono triplicate, sale che spendevano 2000 euro al mese ne spendono 6000. Una ennesima mazzata ad un settore, già segnato da una mancanza di fatturato, che rischia di diventare letale per molte sale di media dimensione che, per un motivo o per l'altro, non hanno compiuto in tempo adeguamenti tecnologici o che hanno scelto di non passare a piani energetici forfettari perché troppo onerosi.
La contingenza, inoltre, è segnata anche da un'altra pesante incognita che riguarda invece tutti noi, spettatori e non. Ancora non sappiamo quale sarà l'impatto degli aumenti del gas quando inizieremo a doverne usare parecchio per riscaldare casa. Sono tutte variabili, insieme agli aumenti di quasi tutti i beni di consumo primari (pane incluso), che appunto costituiscono una "grande contingenza" che impatterà sulla disponibilità di spesa (anche puramente psicologica) di tutti noi, riducendo necessariamente un po' la solidità delle questioni di principio a favore della necessità di adattarsi alle condizioni.
Tra le condizioni e le contingenze divenute nuovi standard bisognerebbe anche semplicemente prendere atto che la via dello streaming è senza ritorno. Sia per come la visione casalinga incontra perfettamente le esigenze di quel che siamo diventati, sia per l'enorme impatto che le grandi risorse economiche che vi sono state investite ha sulle economie dei gruppi che governano il mercato dell'entertainment condizionandone le strategie di sviluppo. Questo per dire che, a fronte delle incertezze dettate dalla contingenza e dalle condizioni economiche globali, io sarei stato meno solido nel mio principio e avrei probabilmente optato, salvaguardando ovviamente la visione editoriale, per il vecchio adagio del pochi, maledetti e subito. Non solo perché non c'è singola azienda oggi che possa prescindere dalle esigenze della cassa e della finanza, anche quando va a discapito del beneficio economico, ma soprattutto come segnale della capacità di adattamento alle condizioni reali, alla piega che il mondo ha preso e consolidato, alle innovazioni che ha prodotto, alle paure che ha generato, a quelle con cui ha dovuto imparare a convivere, spesso frutto delle lusinghe o delle abitudini alle quali non ha opposto adeguata resistenza.
Un tema - quello dell'adattamento, dell'innovazione e della resistenza - che viene posto proprio all'inizio di Crimes of the Future di David Cronenberg e che viene messo sul tavolo con una superba scelta visuale. Un bambino gioca, apparentemente, sulla riva del mare. Sullo sfondo, poco distante, una nave rovesciata su un fianco colora lo scenario con un tocco distopico e drammatico. L'azzurro del cielo e del mare, la quiete in cui si svolge la scena, fanno capire che quella nave non è un caso isolato ma la rappresentazione statica di un mondo in cui i funzionamenti di base a cui siamo stati abituati - produzione, trasporto, manutenzione, beni materiali, nutrimento - prima sono andati a farsi fottere e poi sono chiaramente mutati in qualcosa di diverso. E quello che il bambino sta facendo, quel che il bambino sta cercando e probabilmente raccogliendo nel suo barattolino di latta arrugginito, mettendo le mani nella ghiaia sulla riva del mare, non è più il semplice gioco di tutta la vita ma la risposta a quella mutazione. Un adeguamento sconvolgente, osceno, razionalmente inconcepibile, che sovverte qualsiasi principio e ne introduce un altro.
Il film è ancora in sala e spero che sia stato uno di quelli che avete scelto di andare a vedere in questi giorni. Io su Crimes of the Future non dico di più, anche perché qui ci sono ottime recensioni della community, ma chi ha voglia di condividere la propria esperienza o la propria visione, chi vuole discutere, rifiutare, contestare il pragmatico assunto del Pochi, maledetti e subito, e naturalmente il collegamento con il film di Cronenberg, può usare lo spazio commenti qui sotto.
A proposito di distopie
Chi fosse interessato all'argomento potrebbe trovare interesse nel nuovo episodio del podcast Pablo che potete ascoltare qui.
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Purtroppo, quando il sottoscritto ammoniva su queste pagine circa il fatto che la fantapandemia fosse solo un espediente per il grande reset, e che per primi i cinefili avrebbero dovuto accorgersi di ciò che stava capitando, poiché ammoniti nei decenni da opere di ogni tipo, il risultato è stato scherno e offese. Quando ho detto che le sale sarebbero fallite, come i bar e i ristoranti, non per caso, ma per scelta deliberata, idem come sopra. Adesso, guarda caso, pure crisi energetica ed economica, nate da motivi ridicoli e ingiustificati. Non è solo il cinema, ad essere condannato, ma il ceto medio, l'Europa in generale, e l'umanità a livello ancora più ampio. Tu hai citato un film nuovo, io mi permetto di ricordare Equilibrium: quelli stiamo diventando. Iniziative come quella discussa qui, purtroppo, sono vani tentativi di rianimare un morto, poiché alla base della società manca la consapevolezza delle dinamiche che causano ciò che accade. E, in buona parte, ciò dipende anche dalla rinuncia ai principi in nome del guadagno immediato. Continuiamo (continuate) a fruire dello streaming perché siete ipnotizzati da serie spazzatura e per comodità, a fare acquisti su amazon per risparmiare 2 lire.... e sul medio termine causate i mali di cui vi lamentate a posteriori.
Buongiorno Souther, a parte la parentesi pandemica che vorrei chiudere sul nascere, a me pare che il tema sia come l'impatto dell'uomo sul pianeta abbia sensibilmente contribuito a modificarlo. Le persone normali come noi, che non hanno accesso a certezze su eventuali strategie delle elite che pianificano il "grande reset" o sui motivi ridicoli o ingiustificati della attuale crisi energetica, possono al massimo alzare la testa e guardare alle dinamiche e alla loro direzione.
Possono opporvisi e resistere e molti lo fanno. Possono opporvisi idealmente e cedervi di fatto e molti lo fanno. Posso fregarsene e cercare di sopravvivere e molti lo fanno. Possono prenderla come un assunto incontrastabile cercando di aggiustare il tiro strada facendo.
Nessuno di questi è giudicabile. Soprattutto non da noi, soprattutto non qui.
Buongiorno a te. Anzitutto trovo simpatico che la risposta a una doglianza circa lo scherno riservato alle mie esternazioni esordisca con... un altro scherno. Se, però, mi sbaglio e non ci fosse stata traccia di scherno nell'affermazione a mente della quale "le persone normali come noi, che non hanno accesso a certezze...", mi permetto allora di osservare che non serve alcuna dote sovrannaturale per conoscere ciò che accade. Si tratta, semmai, di non assumere un atteggiamento negazionista e non voltarsi dall'altra parte, posto che tutto ciò che ho accennato io si trova dalle (amate!) "fonti ufficiali". Per esempio, che il gas l'Eni lo compri dalla Russia, che glielo continua a vendere, allo stesso prezzo di prima, e che venga rivenduto ai consumatori al quadruplo, è notorio ed è determinato dalla borsa di Amsterdam, quindi in modo arbitrario e non certo per carenze, che comunque sarebbero determinate da "sanzioni" che puniscono gli europei e non i russi, etc. Dici che il tema voleva essere il rapporto uomo-ambiente, anche se però ciò lo dici soltanto a me, mentre l'intervento successivo si sofferma (come del resto il mio) soltanto sulla questione biglietti del cinema e iniziative promozionali, ma non viene lamentato alcun fuori traccia. Comunque benvenga la tematica ambiente! Sono certo che avrai letto molti libri in materia. Io, personalmente, ne ho perfino scritti, quindi sono più che lieto di dirti che sono un attivista di vecchia data, che mi sono perfino candidato con il movimento dei Verdi ormai quasi due decenni fa, e che ho promosso la tematica dell'ecologia profonda anche con i miei scritti. E posso garantirti che, da persona intellettualmente onesta, dopo essermi reso conto della montatura creata ad arte nel corso dei decenni, per arrivare a strumentalizzare anche la questione ambientale, ho smesso di sostenere certe "campagne". Tu lo sai chi ha fondato, per esempio, il WWF? Sarebbe interessante, credo, perchè mostra esattamente come i gruppi di potere dietro a questo sono gli stessi dietro ai vaccini, all'OMS, alle agenzie "umanitarie", all'industria del petrolio, etc. Sapere che Blackrock (che ormai possiede mezzo mondo, compresa mezza terra fertile d'Ucraina) partecipa o controlla compagnie petrolifere in tutto il mondo, ma, attraverso altre controllate o partecipate promuove l'agenda "green" dovrebbe aiutare a realizzare che forse tanto "green" non sia. Il fatto che le polveri sottili siano causate prima di tutto dal riscaldamento, e poi dagli allevamenti, e dai trasporti solo al terzo posto, è un dato oggettivo facilmente conoscibile, e fa capire l'idiozia di promuovere centrali a carbone per sopperire al gas, o per produrre l'elettricità per le auto elettriche (vedi il caso dell'Olanda). Ma che le auto elettriche inquinino più di quelle a benzina, è un altro fatto oggettivo. Basti vedere l'interessante studio indipendente condotto un paio di anni fa dal Politecnico di Milano, che ha concluso come le auto meno inquinanti in assoluto siano quelle diesel. Sì, lo stesso diesel perseguitato in Italia! E la Toyota, che è stata la prima casa automobilistica a portare l'ibrido ovunque con la Prius, si rifiuta di produrre auto interamente elettriche poichè sono insostenibili, tanto è vero che l'unico modello di quel tipo sarà alimentato a celle a combustibile. Ma parlare di società, di cinema, che comunque ne è parte e manifestazione, e di ambiente, presuppone di interessarsi anche ai retroscena. Onestamente trovo un po' arrogante avere la pretesa di produrre riflessioni che, chiamale giudizio, chiamale "pensieri", però contengono innegabilmente una presa di posizione, e l'esternazione di una prospettiva personale (quindi... un giudizio, che non è solo "condanna o assoluzione"), per poi dire: "Però non mi interessa approfondire le cause, i presupposti, i motivi, i rimedi, e chi lo fa è uno che si credere migliore degli altri e un illuso". Io credo che "noi" amanti del buon cinema, lo amiamo anche e soprattutto per le riflessioni che esso ci può stimolare e che probabilmente negli anni hanno contribuito a formarci (e informarci!), quindi mi sembra impossibile rivolgersi ad altri cinefili pretendendo di mettere da parte il senso critico o la volontà di conoscere e capire, per limitarsi a considerazioni che non devono spostarsi di una virgola dalla "traccia", e comunque rimanere in superficie. Cosa vogliamo essere, quindi? Uomini o caporali? Vogliamo darci pacche sulle spalle perchè "riflettiamo" su quanto fa schifo ciò che abbiamo fatto all'ambiente, o vogliamo chiederci "cosa" abbiamo fatto davvero e "cosa" stiamo facendo ora, magari credendo di fare bene e invece facendo peggio? Vogliamo limitarci a dirci che il cinema è agli sgoccioli perchè così è la vita, o vogliamo chiederci perchè sta succedendo tutto ciò, e quindi anche come uscirne? Certo, sarà difficile se ogni volta che uno prova a sollevare di poco un velo, viene ricondotto (più o meno gentilmente) nei ranghi, e qualsiasi possibilità di andare oltre viene frustrata.
Ciao Souther, nessuno scherno no. Anzi, cerco sempre di rispondere restando in tema. E quando ti ho detto che il tema era quello del film di Cronenberg, ossia l'intervento dell'uomo sull'ambiente e l'adattamento relativo, non mi pare di avere escluso che si possa parlare del tema dei biglietti del cinema che comunque rappresenta lo spunto di attualità su cui ho poi innestato un collegamento secondario.
Alla fine sulla questione biglietti ho riportato dei dati e ho sostenuto una cosa banale: momenti difficili, cogliere le occasioni, fare cassa, aspettare momenti migliori. Questo non giudica chi la pensa diversamente e chi ha operato diversamente.
La questione di principio è secondaria per me. Il tema per me era: adattamento, innovazione, resistenza. Lì entrava in ballo Cronenberg e il suo modo di rappresentare la dialettica tra queste tre componenti dell'evoluzione umana.
Non ho detto che non sia giusto resistere, qualcuno lo fa e ha tutta la mia stima. Ma il modo in cui Cronenberg mostra cosa bisogna fare per resistere è molto interessante e mi ha fatto riflettere.
Non vedo però come la cronaca legata a chi abbia fondato il WWF e ai gruppi di potere che governano petrolio, gas e auto possa diventare il centro di questa dissertazione che è principalmente filosofica e solo dopo legata all'attualità stringente del chi e del come.
Non dico certo che non mi interessi, anzi, ma mi pare sia su un altro piano. Tutto qui. Se poi però mi dici che io sono arrogante perché lancio il sasso e ritiro la mano, allora no, mi vedo costretto a specificare che il sasso l'ho tirato in un altro stagno.
Comunque, grazie lo stesso per il commento.
Apprezzo la flemma dell'autore che giudica un successo passare da 170k spettatori a oltre 800k. E non un trionfo travolgente. Vorrei che qualcuno dei geni che gestiscono le sale o altri addetti ai lavori escogitino un altro sistema per passare da 2 a 8 in una settimana...oltre a questo, chiaro. E ricordo che c'erano anche film non proprio usciti ieri, come Spiderman o Top Gun. Fuori da mesi se non da settimane, va detto. Possiamo farci un sacco di seghe mentali: il prezzo (se ridicolo, come in questo caso) sposta le masse.
Ciao Tobanis, la flemma è necessaria quando si maneggiano cifre di questo genere anche perché c'è un elemento che mi è oscuro sebbene io abbia cercato in giro e cioè questo: non mi è chiaro se la differenza rispetto al prezzo pieno del biglietto sia compensato dal governo in qualche modo. È un elemento importante non tanto per stabilire se l'obiettivo di riportare al cinema le persone sia stato raggiunto perché indubbiamente lo è stato ma se l'iniziativa sia stata economicamente vantaggiosa per tutta la filiera e in quali termini. Ossia come sono stati ripartiti in questa occasione gli incassi nella filiera? ê un dato importante che mi ha spinto ad essere prudente e a chiamarli "pochi" perché non sono riuscito a capire se lo stato ha in qualche modo colmat il divario. Se così fosse non sarebbero neanche pochi!
Giusta la prudenza, poi altrove salta fuori che i cinema fanno metà degli incassi coi popcorn e cibi vari (ma sarà vero? 50%?)....Se così fosse, lo scopo primario sarebbe portare gli spettatori dentro e vendergli di tutto, se in mezzo c'è anche un biglietto, vabbè, ci sta.
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