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LOCARNO 75 : la Semaine de la Critique questa dimenticata.
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LOCARNO 75: la Semaine de la Critique questa dimenticata.

 

locandina

Last Stop before Chocolate Mountain (2022): locandina

 

Last Stop Before Chocolate Mountain di Susanna Della Sala è stata una delle scoperte più interessanti dell’edizione 75 di Locarno. Il titolo sottintende l’approccio ad un sogno o comunque a qualcosa di magico, la montagna di cioccolato che ricerchiamo fin da bambini, un luogo dolce dove poter vivere in armonia con gli altri. Bombay Beach è una città costruita negli anni ’50 nella West Coast come luogo di villeggiatura e divertimento, progettata per accogliere le famiglie americane della classe medio borghese in un clima di assoluta sicurezza e tranquillità. Situata in California sul lago Salton, a causa di un allagamento repentino e pericoloso delle acque del lago, fu evacuata con provvedimento d’urgenza. L’abbandono delle case, degli uffici e dei negozi di Bombay Beach, offre al visitatore una istantanea dell’America degli anni ’70 che non ha eguali in nessuna altra parte degli States: al contempo i nuovi residenti, che via via negli anni sono tornati a popolare il sito, hanno ricreato una comunità che, prendendo spunto dagli ideali comunitari di quegli anni, ridà futuro ad un luogo dal fascino misterioso.

 

Ne abbiamo parlato con la regista Susanna Della Sala.

 

Come è nato il progetto?

 

In realtà è stato un processo molto spontaneo, non programmato. Io sono arrivata a conoscere la Comunità di Bombay Beach tramite Tao Ruspoli, che mi ha invitato dandomi delle indicazioni sommarie su un luogo nel deserto, Bombay Beach appunto, sul quale aveva delle idee al momento confuse, voleva invitare degli artisti, fare delle installazioni e girare un video. Siamo partiti senza un progetto, senza sapere esattamente cosa avremmo fatto una volta sul posto. Inizialmente pensavo, documento l’arrivo di questi artisti con un video da far girare on line, una cosa semplice, poi quando siamo arrivati e ci siamo trovati davanti a questo luogo assurdo, ci siamo detti proviamo, vediamo se le persone sono disponibili. Il tentativo di entrare in intimità con le persone è stata la parte più complessa, erano spaventate da esperienze precedenti, video che sono finiti su You Tube che non rendevano merito al luogo e ai residenti.

 

La scintilla come è scaturita?

 

Il secondo giorno che sono arrivata a Bombay Beach, ho visto in un angolo disegnare Adam, il figlio di Sonia che è un po’ la protagonista di questo film. Disegnava soggetti bellissimi in bianco e nero, con uno stile vagamente simile al mio, gli ho parlato e subito Adam mi ha raccontato che era appena uscito da trenta anni di galera e per sopravvivere aveva iniziato a disegnare. La cosa sorprendente è che lui ha questa personalità molto esuberante, con pensieri che vanno molto veloci, in netto contrasto con i suoi disegni molto formali e sintetici, questa cosa mi ha colpito. Sin dall’inizio Adam si è offerto di portarmi in giro, di farmi vedere il posto: ho saputo che Sonia era la mamma di Adam tre mesi dopo la mia permanenza, non si parlavano, non c’era rapporto tra loro. Ho vissuto a Bombay Beach otto mesi, in un camper di Tao ma a parte Adam, non ho scelto i personaggi che appaiono nel film, sono stata in un certo senso traghettata verso di loro, chi voleva aprirsi sapeva perché ero lì, il motivo per cui filmavo, non sono stata io a chiedere, sono stati loro a venire da me e dirmi ”voglio dire delle cose, ho qualcosa da dire”.

 

Com’è la vita quotidiana?

 

Ha dei tempi molto lenti. Però è una vita molto pratica, fisica, si fanno fisicamente delle cose, alle quali noi non siamo più abituati. Occorre molta manualità per poter vivere a Bombay Beach. Non c’è un controllo vero e proprio sulle presenze, il comune di riferimento è Niland, è sempre meglio registrarsi, ma molte delle persone che sono lì occupano delle case abbandonate. Le autorità controllano soprattutto gli allacciamenti elettrici e idraulici “volanti”, una prassi molto diffusa che dà il senso comunitario del luogo ma che sono considerati illegali e rendono Bombay Beach non del tutto anarchica.

 

Cosa è accaduto a Bombay Beach da farla diventare una città fantasma?

 

Nasce come resort di lusso negli anni ’50, molto frequentato e pubblicizzato da Frank Sinatra e i Beach Boys. Negli anni ’70 il lago Salton è alimentato dall’acqua di irrigazione dei terreni circostanti, l’afflusso di troppa acqua ha creato una inondazione che ha sommerso le prime file di case vicino alla riva. Lì c’è stato un fuggi fuggi generale, lasciando qualsiasi cosa. Ancora oggi entri in queste case e trovi dentro i vestiti, i giornali dell’epoca, gli arredi, sembra un set cinematografico per un film: i posa cenere con le sigarette a fianco al divano, i televisori e le suppellettili al loro posto. Impressionante. L’effetto tossico è subentrato quando il lago si è prosciugato e ha lasciato spazio al fondale, denso di fertilizzanti e pesticidi nocivi alla salute: quando c’è vento si alzano delle nuvole di polvere estremamente tossiche. Ho intervistato un abitante che ha perso la madre per tumore ai polmoni, residente a Bombay Beach per oltre trenta anni, non fumatrice, i medici le avevano rilevato metastasi dovute ad un consumo eccessivo di sigarette.

 

scena

Last Stop before Chocolate Mountain (2022): scena

 

Con quale tecnica hai girato?

 

Abbiamo cominciato a girare dal primo giorno, tutto con camera a mano, senza troppa ricerca ma dettato dall’emozione del posto. Le persone del posto si sono abituate da subito al mio terzo occhio, dapprima una camera piccola con lo zoom per il suono e poi una blackmagic pocket, un vero e proprio set da combattimento, agile ed eclettico. Non imponevo mai la visione, arrivavo sui personaggi senza dire “non guardare in camera”, lasciavo libertà di movimento, ampio spazio di espressione, una direzione un po’ pirata che rubava i momenti migliori e autentici del contesto.

 

Consigli di andare a vivere a Bombay Beach?

 

Io l’ho valutato, posso dire di averlo seriamente preso in considerazione, è un posto che amo e con il quale sono in contatto tutti i giorni. Devi volere uno stile di vita molto lontano da una società tradizionale, devi un po’ abbandonare tutto. In cambio trovi una comunità così forte, come una piccola tribù, che ti offre un supporto che io non ho mai trovato in altri contesti. Aldilà della pesantezza del luogo, il deserto è un luogo veramente ostico, ebbene nonostante questo ho avuto un momento in cui mi sono detta “basta! cambio vita e vado a vivere a Bombay Beach”, in alternativa uno può scegliere di farsi dei periodi di pausa dallo stress, di disintossicazione in un certo senso, come fanno alcuni artisti. Lavorare e vivere lì è molto complicato ad un certo punto sei obbligato ad andartene, ma tornare per brevi periodi è una esperienza che consiglio a tutti.

 

la regista Susanna Della Sala

 

La lavorazione di Last Stop Before Chocolat Mountain è durata oltre quattro anni, con interruzioni e riprese dovute alla pandemia e parte del girato è stato realizzato da una seconda unità in loco. Le condizioni di lavoro sono quelle di una cittadina di quasi 300 anime in una zona desertica, con evidenti difficoltà climatiche e organizzative ma il ritratto che esce da questo film documento è estremamente interessante: le condizioni estreme sembrano rinsaldare gli affetti e le interazioni, le piccole comunità possono organizzarsi al meglio senza troppi aiuti esterni, infine l'arte, anche nelle forme più genuine, offre una possibilità (forse l'ultima) di riscatto sia alle persone che ai luoghi più disperati. Susanna Della Sala, con stile di regia minimalista, non suggerisce alcuna lettura, le immagini scorrono fluide accompagnate dai rumori del luogo e le voci dei protagonisti, non c'è voce fuoricampo, solo lo spettatore al cospetto di una realtà che ha del surreale, fatta di vite vere.

 

fine Locarno 75.

 

Lu Abusivo.

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