Basterebbe il titolo di questo articolo senza nessuna trattazione a seguire per comunicare esattamente quello che voglio comunicare, ma una riflessione a corredo della “tesi” non mi pare inutile.
Più volte si è letto su FilmTV rivista della moltiplicazione delle visioni, della loro ripetibilità, della loro continua fruizione e frammentazione nell’era della ipervisione e sovraesposizione. Inoltre, basta sfogliare un numero qualsiasi della rivista per accorgerci del numero esorbitante di film, serie tv, documentari e quant’altro che escono in prima visione su ogni piattaforma. Ormai credo sia umanamente incalcolabile il prodotto audiovisivo, dato che il digitale ha permesso a chiunque di produrre immagini e anche distribuirle, tanto da rendere umanamente impossibile la visione di tutto quello che viene prodotto e infine distribuito.
Da diversi anni, ripeto come un mantra che “non posso vedere tutto”, ma poi ci casco sempre e vedo anche serie, miniserie o film che in diversi casi non mi piacciono, anzi, sono standardizzate nell’estetica e nella narrazione, dal genere alla storia. Certo, qualche film e qualche serie esce dal coro, ma è una rarità. E questa rarità la incontri esattamente come una pepita d’oro nel fiume Ticino: una ogni dieci anni se ti va bene.
Infatti, da ormai molti anni a questa parte non ho più scritto recensioni, ma solo rari e timidi commenti brevi (sono arrivato a 1.175 recensioni e 3.631 voti). Preferisco dare un rapido voto che dia un contributo critico (?) a chi spulcia la rubrica dei film in cerca di cosa vedere invece di passare ore al computer a scrivere recensioni. Non è il mio lavoro. Non vengo pagato per stare al computer. E già ci devo stare parecchio dato che come professore devo programmare le lezioni, amministrare il registro elettronico, preparare materiali autoprodotti etc. Se voglio sopravvivere devo darci un taglio.
Così ho innanzitutto falciato i miei contributi sul sito, limitandoli ai quei film che per me sono importanti e che avevano qualcosa da dire che mi piaceva riferire. Ad oggi invece, ho drammaticamente chiuso con le recensioni dato che non ho trovato più il tempo – e nemmeno la voglia, diciamocelo – di scrivere accurate e ragionate recensioni per film di cui anni fa avrei sicuramente scritto una lunga e corposa critica come per esempio l’ultimo Clint Eastwood di Cry Macho (2021), il secondo capitolo della nuova trilogia di Halloween Halloween Kills (2021) o il ritorno di Dario Argento con Occhiali Neri (2021).
Infine, dopo aver limitato il mio impegno al computer al solo lavoro scolastico e a poco altro – purtroppo mi piace sempre scrivere, creare, informarmi e conoscere studi nuovi sugli argomenti che ho più a cuore – è arrivata la fatica riflessione: ma posso davvero vedere tutto?
La risposta la sappiamo tutti, ed è no. Non possiamo vedere tutto. Non solo perché è nocivo per la salute restare in casa 24 ore davanti a qualunque monitor, ma anche perché non è fattibile fisicamente riuscire a vedere tutto il visionabile. Tanto meno andare al cinema. L’ultimo film che ho visto al cinema è stato Halloween Kills e poco prima Cry Macho. Prima di loro solo Halloween (2018) e The Mule (2018). Il prossimo film che vedrò al cinema sarà Halloween Ends (2022). Non prevedo altri film al cinema. Non voglio prendere la macchina, guidare mezz’ora e pagare un biglietto troppo salato per vedere un film che poi alla fine non mi è piaciuto. Se devo farlo, vado sul sicuro: Halloween, Clint Eastwood e se tornasse Gene Hackman non avrei dubbi ad andare al cinema.
Preferisco la visione domestica. Da quasi vent’anni, tutte le sere vedo un film o gli episodi di una serie tv. Anni fa facevo pure le doppiette – l’ultima settimana scorsa – e sono arrivato a vedere anche tre film di fila. E a tutt’oggi continuo così. Ma da anni mi ripeto che non si può vedere tutto.
Volevo scrivere questo pezzo da tempo ormai, e l’ultimo post di Database mi ha imposto di sedermi al pc e scrivere. Infatti, quando parla del nuovo podcast Pablo si rivolge a quegli spettatori che “guardano tutto-tutto” – ma come fate? – ma anche a quelli che “magari al cinema ci stanno andando meno per motivi di ogni genere, che non sono sempre aggiornati su tutto, che alle volte delle cose se le perdono” – ma è normale, è fisiologico perdersi qualcosa, anzi, è una benedizione! Queste parole mi hanno detto che non c’era più tempo per aspettare e che dovevo condividere questa riflessione.
Quindi: non si può vedere tutto. No. È semplice, non si può. Io non ho mai visto un film di Aki Kaurismaki o di Yusuf Shahin o di Lav Diaz e a parte Guardiani della galassia (2014), Deadpool (2016) e qualche X-Men perché c’era Ty Sheridan, non ho visto nessun altro film del universo Marvel e non mi sembra di averci perso qualcosa di importante. La terza stagione di Stranger Things? La seconda non mi era piaciuta, perché devo vedere la terza? Ogni settimana escono nuove serie, troppe, non le posso vedere anche perché non mi ispirano. Ho provato Outcast (2016), Westworld (2016) e Mr. Mercedes (2017), ma le ho abbandonate dopo i primi episodi. Noiose. La serialità diventa noiosa. Si dilungano azioni per le quali basterebbero pochi minuti e poi la stagione finisce tronca e devi per forza guardare la prossima. Ma neanche se mi pagano…
Guardo molte serie tv spagnole sia perché per questioni professionali ne ho bisogno per praticare un po’ la lingua, sia perché mi piacciono gli attori spagnoli e senti recitare in lingua spagnola e perché gli spagnoli sanno usare con testa il genere. Ma anche qui devo tagliare e molte serie e molti film spagnoli decido di non vederli perché non posso vedere tutto.
Sfogliare FilmTV mi fa venire il mal di testa: ci sono troppi film e troppe serie. Anche i festival cinematografici propongono in buona parte film di nicchia poco conosciuti che vanno ad aggiungersi a quelli fin troppo pubblicizzati. No. Ho deciso che da quest’anno spengo la tv, spengo il pc e spengo il cellulare appena posso e mi metto a leggere un libro – e anche qui, ho la casa piena di libri comprati decenni fa e mai letti… è il destino dei cosiddetti “lettori forti” e forte non lo sono più dato che faccio fatica a leggere proprio perché tento di vedere tutto e non posso, non si può, vedere tutto. Ma anco di più: voglio uscire, mettermi seduto su un prato e guardare un albero per ore… Qualcosa di reale e concreto davanti ai miei occhi.

Terminato l’aspetto biografico, passo a quello critico partendo da alcune domande: è davvero necessario vedere tutto? È giusto che si facciano così tanti film e si sfornino serie tv come se non ci fosse un domani? Fanno davvero bene al mondo del cinema e della serialità tutti questi titoli che si accumulano uno sull’altro? Fanno davvero bene gli stessi a noi spettatori? Davvero esistono spettatori che guardano tutto-tutto? Non è che forse questa esplosione di produzioni audiovisive abbassi il livello di qualità del prodotto e ci diseduchi alla visione cinematografica proprio perché omologa l’estetica e la narrazione?
A queste domande non rispondo, non ho voglia, sono stanco, non si può rispondere a tutto.
Mauro Fradegradi
Abbiategrasso, 3 settembre 2022
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La maggior parte della "roba audio-visiva" che si produce oggi non ha ragione di esistere e continuo a chiedermi come possa avere tutto questo mercato.
Ed è soprattutto questa la ragione dell'imbarbarimento dello spettatore medio contemporaneo: la quantità.
Quando scoppierà la bolla?
Hai detto bene, l'imbarbarimento. Lo stesso Barbera, sull'ultimo numero di FilmTV, parla proprio della qualità dei prodotti audiovisivi di oggi, inversamente proporzionale alla loro quantità. Anch'io infatti ho parlato dell'omologazione estetica e narrativa delle produzioni cine-seriali di oggi. Per questo credo che, per citare Arbore... "meno vediamo, meglio stiamo" ;)
Grazie per lo spunto Mauro. Ci penserò!
:P
Non è necessario vedere tutto ma ritengo auspicabile vedere tutto quello che si può, ognuno col proprio modus cinemandi. Non esiste un solo tipo di cinefilo, in alcuni casi sarebbe più opportuno definirlo cinefago, che a sua volta si distingue in introflesso ed estroflesso. L'unico allarmante effetto collaterale (o rammarico?) resta non possedere una specifica ipertimesia filmica, capace di generare un impossibile uomo cinemaniaco che ha vissuto in ogni epoca, lo spettatore immortale.
A me la quantità ha sempre ossessionato, su tutti i fronti: migliaia di libri in casa, centinaia di serie o film scaricati e ora tutte le piattaforme possibili a disposizione. Per non parlare della musica nuova da scoprire, a cui penso sempre di dover dedicar maggior tempo perché è un grado di appagamento dell'anima 'zero', più impattante e meno strutturato.
Non ho una soluzione, ma per stare bene con me stessa ho risolto diventando super selettiva e super severa. Un film non mi acchiappa subito? Via. Una serie? Uguale. Un libro? Idem. Non c'è tempo, faccio spazio alle cose che mi dicono qualcosa da subito e che spero mi lasceranno qualcosa. Non ho voglia di arrivare a metà (libro, film, serie) per scoprire che c'era qualcosa da salvare. Fa niente, preferisco girare in cerca di cose molto belle e evitare se possibile quelle medie. E se un giorno non gira e non trovo niente di bello, mollare senza crucciarmene troppo.
Esatto... lo faccio pure io ahaha... i film difficilmente li interrompo però è successo lo ammetto. Più spessa capita di mandarli avanti per avere almeno una visione completa. E assicuro che anche a doppia velocità si può capire tutto...
Con le serie è più semplice. Vedi due episodi e poi ciao...
Con i libri è diverso.... comprandoli li leggo tutti cmq... non sono da libro di biblioteca. Però adesso in casa ho libri letti e che mi hanno fatto cagare (volete i titoli?) che occupano uno spazio inutilmente
Vendili su Vinted! ;)
Ahaha.... ci ho pensato. Preferisco tenerli come monito ed esempio per quando devo fare un esempio di pessima narrativa italiana (tipo Cazzaniga per Einaudi). Io scrivo meglio ma nessuno mi pubblica ahahahah
Ciao, Mauro: un buon post, che fa il paio con la mia idea di rinunciare a vedere cose trite. Tuttavia, mi chiedo, non è che la nostra età influisce sulla nostra "visione" ? Perché, poi, alla fine, i numeri non sono tanto diversi da quaranta anni fa, eh: nel 1979 furono prodotti, in Italia, 146 film - e sappiamo che è il dato più basso, alle porte degli anni '80, dopo i 350 e passa degli anni 50/60 - oltre a 18 serie, allora catalogate in telefilm e tralascio le serie d'importazione. Nel 2019, e mi attengo ai dati pre-pandemici, sono stati prodotti in Italia 193 film, di cui 88 in coproduzione, con 17 serie tv (è cambiato il nome, non la sostanza!!!!), e non mi sembrano dati troppo dissimili dai precedenti. Io rammento "Blockbuster", la celebre catena, affollatissima, conferenze con a margine le presentazioni di film, interminabili cineforum, minuti spesi davanti alle tv preistoriche ( non solo per le Charlie Angels, eh!) e così via. Perciò, e lo so che sono sempre in controtendenza, non sono i numeri a fare la differenza, e nemmeno la qualità (il 50 % dei prodotti di quegli anni erano scadenti) ma credo l'entusiasmo. Io ne ho perso, e tanto, e temo anche qui lo abbiano perso un po' tutti. Forse, davvero il mondo è cambiato dopo il 2020 ma non riusciamo ad accettarne la deriva...
Un abbraccio, ma stavolta forte,
Napoli, 9 settembre,
Maurizio
Ciao Maurizio... Non ho dati alla mano per fare confronti come li hai fatti tu. Però la percezione è che invece ci siano molte più produzioni sia cinematografiche che seriali (televisive ha un'accezione diversa secondo me). Basta sfogliare FlmTv e ogni settimana c'è una serie nuova, un film originale nuovo (di base, perché poi sono anche di più). Magari i film non di piattaforma hanno più o meno gli stessi numeri, ma l'incremente dell'audiovisivo di cui parlo nel mio articolo è legato soprattutto alle produzioni di piattaforma che propongono davvero tantissimi prodotti tra film e serie tv.
Io devo essere sincero, non ho perso l'entusiasmo. E la voglia di andare al cinema è diminuita già prima della pandemia (forse l'età? Boh). Prima vedevo anche due film al cinema nello stesso giorno e nello stesso cinema.. è capitato pure di vederne tre: due al pomeriggio e uno di sera, o viceversa.
Per esempio io sono sempre curioso di vedere che novità escono, tra film e serie tv, per vedere qualcosa che davvero mi farebbe piacere... e lo stesso vale per i libri (purtroppo in Italia si pubblicano tante scemate poco interessanti già dallo scaffale, figuriamoci una volta comprate... e a me non mi pubblica nessuno!). Certo, da ragazzo il Ciak di agosto o forse era settembre era preziosissimo, non c'erano altri canali per conoscere i film della nuova stagione e mi sembrava di essere un bambino al luna park desideroso dell'uscita di quel film o di quell'altro - aspettavo trepidante i film con Gene Hackmam e Clint Eastwood con la paura che non ne facessero più...
Io parlo per me. Non è cambiato l'entusiasmo, anzi, è rimasto lo stesso davanti alla narrazione in generale... Ad essere cambiata invece è la percezione del prodotto, sempre per me. Tanti prodotti simili, nessuna produzione che davvero rischia esteticamente e nei contenuti, credendo che il culo di un uomo sia il massimo della trasgressione su piccolo e grande schermo. Sono, ecco, assuefatto ormai da tutto quello che ci arriva.
Ma la cosa più importante non è la delusione della qualità o di un prodotto che credevi essere e invece non è, ma piuttosto la quantità. Io non riesco, non posso e non voglio vedere tutto, mi porta via tempo che non ho. Dovrei sdoppiarmi in quattro come Michael Keaton...
Adesso per esempio, per questa risposta mi saranno partiti anche 20 minuti... avrei potuto fare altro.
Capito il mio discorso? E' che il tempo è poco e ho piacere a fare altro che passare la vita davanti a uno schermo, mi sembra di buttarla via.
Ho compreso, grazie. In ogni caso, se è per l'estetica, hai ragione. I prodotti, poiché devono essere trasmessi su uno schermo comunque piccolo, sono tutti simili. Detta legge la produzione, che impone campi/controcampi (anche a registi affermati, eh) e non asseconda la ripresa "d'autore", illuminazione perpetua e sempre nella stessa direzione, e così via. In tal senso, ciò che ha rovinato gli emergenti è stata la "scuola" di fiction: se devi fare un prodotto (che sia "L'amica geniale" o "Un posto al sole", non importa il tuo parere. Ti devi adeguare, perché la continuity non permette distrazioni ed è necessario rendere il filmato, quanto lungo non importa, omogeneo.
Già :s
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