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La totale disillusione verso un sistema sempre più marcio, sfumato, ambiguo, e la messa in discussione di una rivoluzione che ha soltanto messo in ginocchio una società che si è impoverita ancor di più rendendola più fragile al sistema capitalistico visto che non può accedere ai propri conti correnti della E-Corp rendendo il dollaro carta straccia, non lacera soltanto l’animo di Elliot e Darlene, ma anche quello dell’agente dell’FBI Dominique DiPierro.
Donna serva e guardiana del sistema, anch’essa si ritrova alienata nel contesto sociale e capitalistico odierno, ritrovandosi completamente assorbita dalla sua carriera come agente federale da non avere una vita sociale. Le sue giornate fuori dal lavoro sono caratterizzate infatti da una solitudine e depressione lancinante, surrogate solamente dalla presenza virtuale di Alexa, a cui chiede delle domande esistenziali di cui sa già che avrà una banale se non addirittura non-risposta. Soffrire di insonnia ed avere una vita sessuale assente non aiuta la salute mentale della donna, che si sfoga di conseguenza nel mare digitale intraprendendo delle chat erotiche notturne e fantasticando sogni erotici.
Come se non bastasse, il suo esistenzialismo viene messo a dura prova quando entra nella sua vita Darlene Alderson, sorella hacker di Elliot, che involontariamente la porta a scoprire la talpa della Dark Army nell’FBI, ossia il suo capo Santiago.
Essendo il suo superiore ormai un elemento poco affidabile nel coprire le azioni della Dark Army, quest’ultima lo uccide e assolda brutalmente Dominique DiPierro al suo posto, rendendola così schiava di un sistema ancora più losco e mettendo in seria difficoltà la sua lealtà anche verso le istituzioni sempre più colluse col potere oscurantista di Whiterose.
Una nuova vita sempre più pericolosa e paranoica perché costantemente sorvegliata e ricattata dagli agenti della Dark Army tra cui l’inquietante tassidermista Janice, porta la serie con Dom a raggiungere le vette più “paranoid thriller”, cruente e drammatiche di sempre. La “copaganda” imperante statunitense viene perciò palesemente destrutturata, in cui le forze dell’ordine per il creatore di Mr. Robot sono soltanto vittime e pedine sacrificabili in un mondo in cui un club di potenti travalica facilmente governi e nazioni.
Il rapporto di amore e odio che si sviluppa tra Dom e Darlene rappresenta uno dei momenti più empatici e umani della serie, in cui le due donne sul solco di scontri verbali, sofferenze sia fisiche che esistenziali condivise, lutti, violenze e vicissitudini romantiche, impareranno a lasciarsi andare e ripartire con una nuova vita che sia il più possibile felice ed equilibrata psicologicamente, mettendo finalmente la parola pace ai propri demoni interiori.
Il tutto viene romanticamente e splendidamente rappresentato nel “road movie” 4×10 da Sam Esmail, puntata sottovalutata dal pubblico che l’ha trovato un mero filler, ma che in realtà è uno splendido epilogo per due personaggi femminili straordinari, così pieni di cicatrici ed eppure così tremendamente umani.
FBI, fsociety, Dark Army, E-Corp e All Safe sono dunque i nomi di aziende e istituzioni che si scontrano e s’incontrano nel corso della serie a partire dell’hackeraggio del 5 maggio, fulcro della serie e rivoluzione nella conservazione. Partito come moto rivoluzionario appoggiato da una serie di proseliti stile Anonymous per distruggere il sistema capitalistico neoliberale e maligno moderno, è finito col diventare giusto l’ennesima crisi sistemica prevista del Deus Group, ossia l’1% più ricco dell’1% più ricco del mondo che gioca a fare Dio senza permesso, per realizzare il gioco di scacchi tra Whiterose (regina) e il CEO della E-Corp Phillip Price (re). Alla faccia di Elliot Alderson, che da paladino della rivoluzione antiborghese diventa mera pedina di un’élite politica ed economica responsabile dei maggiori crimini mondiali.
Eppure l’hacker giustiziere si rivelerà fondamentale nel giocare tra l’incudine e il martello, riuscendo ad essere più che un banale strumento in un gioco di potere tra due “divinità” che non sono in grande in sintonia come sembrano.
Lo scontro dialettico e geoeconomico, se non addirittura geopolitico, tra Phillip Price e Whiterose rappresenta perfettamente la sovrastruttura che imbastisce Mr. Robot nel mostrare come due singoli esseri umani così potenti possano sovrastare, manipolare e dominare tutte le forze in campo messe in moto nella serie; dai governi agli hacktivisti, passando dalle forze dell’ordine fino ai singoli cittadini.
Tutte vittime dei calcoli machiavellici dell’1% dell’1%, il Deus Group, gli illuminati della serie, che sono così potenti e radicati nel sistema che lo possono alterare a loro piacimento, sottomettendo interi popoli anche con il solo ausilio della tecnologia informatica. Scienza sempre più servile e funzionale al regime capitalistico e classista moderno, votato quest’ultimo a svuotare sempre di più il valore delle democrazie e della sovranità popolare, assoggettando così le stesse istituzioni politiche e pubbliche.
Istituzioni che in teoria avrebbero la capacità di moderare e controllare il selvaggio turbocapitalismo neoliberale moderno, ma hanno tutto l’interesse di mantenere lo status quo imperante per i propri tornaconti politici ed economici. La tremenda aggravante di queste scellerate strategie ripiene di conflitti d’interesse, è l’impoverimento di una popolazione sempre più incapace di ribellarsi, in quanto ormai assuefatta e stanca di combattere un potere invisibile, ma endemico, che nemmeno riesce ad inquadrare in un unico e monolitico male.
Sam Esmail decide infatti di scavare ancora più in profondità nella sua critica al sistema politico ed economico contemporaneo, esplorando la psicologia anche di coloro che stanno in cima alla catena alimentare di questo darwinismo sociale, mostrando che anch’essi sono individui alienati, nichilisti, tristi e profondamente incompleti nella loro posizione di assoluto predominio sul prossimo.
Phillip Price, CEO della E-Corp che siede in cima alla Torre di Babele che guarda verticalmente all’immensità dell’isola di Manhattan, potrebbe sostanzialmente ritenersi soddisfatto dell’essere a capo della più grande multinazionale del mondo e di avere nelle sue mani un potere tale da determinare l’intero sistema capitalistico egemonico statunitense. Eppure nella sua posizione semidivina in cui può giocare a fare Dio senza permesso ed esercitare grandi pressioni sul governo statunitense, non è ugualmente felice dall’alto del suo scranno in quanto subordinato ai diktat di Whiterose, de facto leader del Deus Group.
Emblematico è il dialogo col CTO Terrence Colby nella 2×10, in cui Price spiega la sua filosofia sulla ricerca ossessiva dell’assoluto potere in ogni stanza del pianeta in cui egli è presente, sottolineando che solamente in presenza di una persona non ha l’assoluto potere e controllo. Il tutto viene sapientemente condito dalla splendida scenografia che allestisce l’interno dell’ufficio del Big della Evil Corp, dove si può scorgere vicino alla sua scrivania la mappa satirica tedesca “Humoristische Karte von Europa im Jahre 1914”. L’illustrazione satirica delle nazioni europee in competizione sottolinea la volontà di assoluta potenza del CEO anche sui singoli stati del mondo, che per lui sono solo pedine di un disegno più grande, in cui si vuole porre le multinazionali e il libero mercato al di sopra di qualsiasi cosa.
La sua megalomania e la sua sete di potere lo porta dunque a scontrarsi con l’unico contendente che gli tiene testa e lo domina, il ministro della sicurezza cinese Zhi Zhang aka Whiterose, prodotto del capitalismo cinese che si scontra con quello americano nel momento in cui i due membri di Deus Group si mostrano in disaccordo su come esercitare il loro predominio geoeconomico mondiale. Tale frattura interna anche all’interno del cinico e spietato vertice del potere mondiale è un palese rimando allo scontro geopolitico mondiale tra Stati Uniti e Cina, che però nell’ottica machiavellica dei due oscuri membri del Deus Group le due nazioni a cui appartengono sono solo dei mezzi per arrivare a scopi più grandi e spesso meramente affaristici. Lo stesso hackeraggio del 9 maggio che mette in ginocchio l’economia mondiale, in realtà favorisce la creazione dell’E-coin al posto del dollaro avvantaggiando lo strapotere del conglomerato di Phillip Price, mentre Whiterose riesce finalmente ad avere salvo il suo impianto nucleare, che ha causato migliaia di casi di leucemia, dalle grinfie del governo americano trasferendolo in Congo. Stato africano che viene annesso alla Cina (palese la critica al neocolonialismo cinese in Africa) dopo che il governo degli Stati Uniti ha votato a favore per tale annessione all’ONU dopo le pressioni di Price e il “salvataggio” dell’economia statunitense da parte dell’Evil Corp.
Stati, governi e la stessa fsociety diventano quindi pedine di un gioco tra potenti che eletti da nessuno influenzano malevolmente le dinamiche di potere mondiali. Addirittura Whiterose per dimostrare la sua forza e superiorità nei confronti di Phillip Price visto che il suo titolo da CEO è dipeso da lei, grazie all’enorme potere della Dark Army sotto il suo comando, che è di fatto il braccio armato e hacker internazionale del Deus Group, sfrutta le capacità di Elliot/Mr. Robot e Tyler Wellick per distruggere tutte le sedi dell’archivio cartaceo della E-Corp, manipola sua figlia Angela Moss per tenerla lontana dal suo impianto nucleare fino ad ucciderla quando la donna rinsavisce e decide di combattere Whiterose a partire dalla 4×01.
Tale rivelazione di parentela e risvolto drammaturgico che sottomette definitivamente l’Architetto (Phillip Price) all’Oracolo (Whiterose) viste le somiglianze estetiche e relazionali di potere all'universo matrixiano, scatena per la prima volta nell’animo di un uomo meschino, cinico, freddo, prevaricatore, classista e votato all’arrivismo il tormentato vuoto interiore di essere stato incapace di intraprendere vere relazioni affettive con le persone, in quanto troppo impegnato ad interpretare uno spietato calcolatore e mercenario distaccato dalle persone con il solo obiettivo di dominarle.
Il fallimento sentimentale con la madre di Angela e la diretta conseguenza di non essere riuscito a relazionarsi in modo sano con sua figlia nemmeno quando ne aveva avuto l’occasione alla E-Corp se non trasformandola in una donna ancora più competitiva, fredda e anaffettiva, squarcia definitivamente il suo animo dilaniato dai rimpianti, che lo porterà finalmente ad abbandonarsi alle emozioni ed allearsi segretamente con Elliot per sconfiggere Whiterose, la burattinaia dei burattinai. Trovando così il suo arco narrativo di redenzione con la propria morte, già preventivata quando si tratta di lavorare con la spietata Whiterose.
Insieme ad Elliot Alderson, Whiterose/Zhi Zhang è sicuramente il personaggio più complesso, alienato e disturbato dell’intera serie, anch’essa mossa dall’ossessione per il controllo e di costruirsi una propria missione universale per giustificare il proprio tormentato esistenzialismo.
Il personaggio è transgender, nata in una cultura, quella cinese, che non permette a tali minoranze di esistere e di emergere. Il più grande rimpianto del personaggio che la porterà a diventare la temibile Whiterose che con la sua Dark Army e Deus Group scalerà i vertici mondiali, è l’aver perso il suo fidanzato suicida dopo che quest’ultimo si era rifiutato di sposare la sua futura moglie imposta dalla cultura tradizionale cinese.
La rabbia, l’amarezza, il rifiuto della realtà e l’impotenza di non poter mostrare la sua vera identità di genere e di non poter passare così la vita assieme al suo amato, crea nella psicologia distorta di Whiterose la volontà di creare una macchina del tempo che possa creare un mondo parallelo, in cui tutti gli esseri umani possano vivere felicemente realizzando i propri sogni. L’ambizioso sogno e le ingenti risorse naturali, politiche, monetarie e ambientali che richiede tale piano “fantascientifico”, portano Whiterose a doversi “travestire” con il suo alter ego maschile Zhi Zhang per raggiungere il suo nobile ed utopico scopo. La sua persistenza pragmatica e ferrea la porta a diventare ministro della sicurezza per il governo cinese, riunire le persone più potenti e ricche del mondo in un gruppo d’investimento denominato Deus Group, ed infine dominare con tutti i mezzi possibili lo scenario geopolitico mondiale attraverso la Dark Army.
Una vera e propria setta devota al progetto della sua leader, un gruppo terrorista di hacker cinesi che in realtà si svincola dalle logiche governative del Partito Comunista Cinese per perseguire i soli obiettivi internazionali di Whiterose, assoldando gente di tutte le etnie in modo da potersi infiltrare in qualsiasi nazione e ricattarle di conseguenza. L’E-Corp nel corso della serie si rivela quindi essere una delle tante sedi del tentacolare impero terroristico di una donna transgender depressa, alienata e ossessionata dal tempo, dal controllo, dall’ordine e anche dal caos se è finalizzato ad ottenere un obiettivo pragmatico.
Il totale rifiuto della realtà e la genesi di un impero del male che controlli ogni singolo angolo del pianeta col solo scopo di realizzare il suo obiettivo utopistico e sulla carta delirante, spinge Whiterose ad adottare un temperamento estremamente serio, controllato, freddo e determinato nelle sue vesti maschili da Zhi Zhang, assumendo un vestiario scuro, formale e occidentale in linea col “white power” di Phillip Price, dichiarata manifestazione di un potere maschile alto borghese tuttora dominante nelle alte sfere del potere.
Nelle sue vesti femminili invece, la sfaccettata villain cinese assume una personalità più dolce, materna, persuasiva, manipolatoria, talvolta criptica quando deve rivolgersi a Elliot visto che ogni incontro è cronometrato dal suo orologio, emblema della sua ossessione per il tempo. Quando si manifesta nella sua reale forma femminile cambia anche il vestiario privilegiando abiti bianchi come il suo pseudonimo hacker, inoltre si pone in modo più spontaneo e naturale con tanto di sigaretta. Dettaglio che cita palesemente l’Oracolo di Matrix.
La costruzione misteriosa ed intrigante del villain finale di Mr. Robot, socio/a e nemesi di Phillip Price, figura ideologica sia opposta che parallela a Elliot Alderson, costituisce di fatto uno degli elementi fondamentali nell’ultimare il messaggio finale e la filosofia di Mr. Robot. Il climax intrecciato finale tra le due macrotrame che viaggiano in parallelo spesso scontrandosi, ossia il travagliato percorso psicanalitico di Elliot e la sua lotta hacktivista contro i poteri forti, passa attraverso inevitabilmente per lo scontro finale tra l’hacker giustiziere e la leader della Dark Army e del Deus Group.
Il rapporto morboso tra servo e padrone, tra potere e antipotere, tra rivoluzione e distruzione culmina infatti in un vero e proprio confronto fatalista quando Elliot incontra per l’ultima volta Whiterose nella 4×11, a cui si assiste ad un interessante parallelismo filosofico tra le due nemesi che sono quasi le due facce della stessa medaglia. Incontrandosi nella centrale nucleare che ospita la macchina spazio temporale che dovrebbe creare una realtà alternativa paradisiaca per l’umanità nel giro di pochi minuti, i due personaggi si confrontano di come le rispettive sofferenze abbiano temprato il loro carattere e la loro visione nichilistica del mondo. Sia Elliot che Whiterose sono infatti figli dei loro traumi passati e del loro nichilistico approccio alla società, che rigettano in tutte le sue mostruosità e sofferenze.
Se da una parte entrambi concordano che una società malata abbia generato rimpianti, alienazione, depressione, disillusione, nichilismo e una serie di cicatrici passate insanabili, solo Elliot riconosce che dopo un profondo percorso di autocritica e di reale empatia con la società il mondo meriti di essere salvato, anche solo per quelle persone che nonostante tutto il dolore del mondo - e dello stesso dolore che gli ha causato Elliot - continuano tuttora a volergli bene e combattere per un futuro migliore.
La lucida presa di consapevolezza dell’hacker inizialmente portavoce dell’odio verso il prossimo col suo celebre “Fuck Society” - che gli viene rimproverato dalla stessa Whiterose che invece vuole “amorevolmente” salvare gli esseri umani da un triste destino traghettandoli in una realtà parallela utopica priva di infelicità e sofferenze - è lo snodo drammaturgico e filosofico fondamentale della serie. Mr. Robot intelligentemente e catarticamente mostra da una parte un colletto bianco alienato dal sistema capitalistico contemporaneo che accetta finalmente l’umanità nei suoi pregi e nei suoi difetti, mentre dall’altra parte una donna transgender ormai ubriacata della sua stessa follia utopistica che si suicida, lasciando a Elliot il compito di decidere se traghettare o meno il mondo in un nuovo paradiso terrestre.
Sogno o realtà? Mondo parallelo o viaggio nel tempo? Fantascienza o trip onirico? Possiamo davvero cancellare il dolore? Possiamo davvero riportare in vita i nostri cari? Esiste davvero un modo per cancellare il passato e riscrivere il proprio futuro? Davvero colpire la più grande multinazionale del mondo ci salverà dal sistema classista e diseguale in cui viviamo? Si può davvero salvare il mondo? O siamo eternamente condannati ad autodistruggerci come specie?
Queste sono le domande esistenziali che sorgono spontanee durante la serie, ma soprattutto negli ultimi tre episodi onirici di Mr. Robot che completano il lungo e travagliato percorso di maturazione della mente di Elliot Alderson.
Il gran finale della quarta stagione diventa quindi una vera e propria seduta psicanalitica e terapia dell’animo, svelando gli ultimi pezzi del puzzle necessari per completare il profilo psicologo danneggiato dell’hacker giustiziere che ha provato a salvare il mondo. Completando così la macrotrama psicanalitica insieme a quella più cyber thriller. Due componenti narrative fondamentali per un percorso di crescita e di cocenti rivelazioni che sveleranno la tana del bianconiglio all’interno dell’animo tormentato di Elliot Alderson. Perché una persona non la si conosce veramente finché non si scava profondamente nella sua mente e nel suo animo.
La serie si è infatti sempre contraddistinta da una sagace narrazione a puzzle e di escamotage narrativi (come lo sfondamento della quarta parete e i flashback) con lo scopo di suggerire degli indizi allo spettatore sulla vera natura del protagonista, oltre che ad utilizzare spesso l’informatica come metafora dello stato d’animo dell’hacker psicologicamente disturbato.
La serie si serve inoltre di svariati personaggi nell’analizzare la complessa psiche di Elliot, a partire dalle fantastiche sedute con la psichiatra Krista inizialmente insincere e successivamente sempre più importanti a mostrare il tracollo psicologico del protagonista nella sua battaglia contro la Dark Army, fino ad arrivare alla teatrale 4×07 in cui il criminale Fernando Vera forza una seduta di psicoterapia con Krista per avere il controllo totale sulla mente di Elliot. E scoprire l’origine dei suoi traumi che hanno poi generato la seconda personalità Mr. Robot. Scopo (quasi) raggiunto e trauma proferito, che distrugge una persona affetta da amnesia dissociativa obbligata a scavare nella cronologia del suo passato per esorcizzare i suoi demoni interiori.
Sam Esmail si avvale di esperti di psicologia per costruire il labirintico e rebus mentale di un Elliot che non conosciamo mai fino in fondo se non nel finale. Il protagonista infatti a volte decide di mentire sulla realtà degli eventi ed è egli stesso vittima della sua seconda personalità che prende il sopravvento.
Le quattro stagioni di Mr. Robot si possono infatti identificare come la rivelazione, il rifiuto, il conflitto e l’accettazione del proprio disturbo dissociativo dell’identità, che è estremamente collegato con i traumi infantili e il contesto capitalistico contemporaneo che amplifica la solitudine, l’alienazione (3×02 emblematica), la depressione, l’uso di droghe come la morfina, le crisi di pianto e addirittura crisi suicide come nella dolceamara 3×08. Puntata girata creativamente col formato cinematografico, illustra i prodromi del suicido di un Elliot ormai completamente impotente che deve fare i conti con una scia di lutti che culminano con la morte di Trenton e Mobley per mano della Dark Army. Inaspettatamente e fortunatamente viene fermato dal suicidarsi con il salvifico ed innocente incontro col fratellino iraniano di Trenton, che Elliot porta teneramente a vedere al Cinema Ritorno al Futuro ritrovando la vitalità necessaria per continuare a combattere un sistema di potere che fino a quel punto l’ha solo sfruttato insieme a Mr. Robot.
La chiave per svelare definitivamente gli ultimi angoli bui della mente del protagonista risiede infatti nella sua seconda personalità più caustica, determinata, anarchica, schizoide, combattiva e moralmente ambigua che crea la fsociety e che per tre stagioni intere ostacola Elliot. Mr. Robot è infatti il risultato di una delle tante personalità dell’hacker giustiziere, in cui quest’ultimo segnato da un’infanzia orribile dopo la morte di un padre che si scopre un molestatore, insieme a sua sorella Darlene continua a vivere un’infanzia fatta di abusi e violenze da parte di una madre tossica ed autoritaria, che spinge Elliot a preservare una seconda personalità con le sembianze di suo padre ma idealizzato, col solo fine di proteggerlo dalle ingiustizie del mondo esterno come se fosse un ulteriore sistema immunitario a quello biologico.
Seppur mini criticamente la salute mentale di Elliot nel corso delle prime stagioni, nella quarta stagione quando entrambi sono consci di dover abbattere il Deus Group di Whiterose insieme, Mr. Robot si sostituisce all’Elliot narratore per rivolgersi al pubblico e descrivere lo stato mentale chiuso del protagonista dopo la dipartita di Angela. Fino a svelare nell’ultima puntata allo stesso Elliot che crede davvero di essere nel mondo parallelo idealizzato di Whiterose, che quest’ultimo non è altro che intrappolato in un loop onirico mentale orchestrato da lui stesso per tenere prigioniero il vero Elliot Alderson, svelando quindi al pubblico come l’Elliot che ha sempre seguito non è nient’altro che un’ulteriore personalità derivata dal disturbo dissociativo dell’identità denominata la Mente/il Mastermind.
Paradossalmente la personalità che vediamo per tutta la serie ha giocato anch’essa a fare Dio senza permesso impossessandosi del corpo ospite, come se avesse hackerato mentalmente un essere umano, ossia il vero Elliot, che si vede soltanto in un flashback della 2×04 (genesi ufficiale di Mastermind) e durante il trip onirico delle ultime tre puntate. Un vero e proprio viaggio mentale dove l’estro creativo di Sam Esmail esplode, in cui mette in scena ironicamente una vita felice e realizzata di un Elliot Alderson solare e a capo della All Safe (l’azienda di Cyber security in cui lavorava nella prima stagione), in procinto di sposarsi con Angela, con una E-Corp trasformata in un’etica F-Corp (Fuck Corporation) di cui è il principale partner commerciale, e dove infine vede tutti i personaggi primari e secondari della serie completi e realizzati. Tutto il contrario della crepuscolare e noir realtà che la serie ha imbastito per quattro stagioni filate, piena di personaggi alienati, depressi, tristi, incompleti e per la maggior parte morti a causa della crociata dell’Elliot Mastermind.
Il percorso di maturazione ed autocritica della personalità hacktivista, combattiva, rabbiosa ma anche fragile, delinea il catartico messaggio finale di Mr. Robot che riprende il confronto con la nemesi Whiterose. La filosofia finale che la serie veicola è che si deve evitare una distorta e distruttiva visione del mondo in un “noi” contro “loro”, ovvero uno scontro perenne tra outsider alienati dalla società e la maggioranza che la compone, ma imparare ad uscire dalla propria condizione di isolamento e misantropia per abbracciare l’empatia e il dialogo col prossimo per co-costruire un mondo migliore.
Lo stesso Mastermind originatosi dall’alienazione e dalle ricadute psicologiche del vero Elliot nella società capitalistica contemporanea, da personalità protettrice e motore di un esistenzialismo attivo nell’abbattere un sistema marcio e corrotto per creare un mondo migliore al vero Elliot, deve accettare che non può isolarlo per sempre e sostituirlo, ma lasciare che tutte le sue personalità lo completino e ritornino a dare il controllo della mente e del corpo al suo vero proprietario.
Darlene Alderson, eccellente hacker e sorella minore di Elliot, diventa infatti l’emblema di tale assunto teorico avendo condiviso i traumi familiari insieme al fratello, ma a differenza di quest’ultimo ha sviluppato una personalità estroversa, talvolta impulsiva e caustica. Uno vero spirito libero ed anarchico improntato su uno stile di vita nomade e sregolato, colmando la solitudine con fidanzati occasionali e feste private. Eppure si sente ugualmente insicura del suo posto nel mondo e soffre di profondi attacchi di panico quando viene emotivamente scossa da momenti di estrema tensione.
Il coinvolgimento nella fsociety, il riallacciamento dei suoi rapporti con Elliot, il lutto per il suo fidanzato Cisco della Dark Army e il dolceamaro rapporto con Dom saranno eventi salvifici e traumatici allo stesso tempo, che la motiveranno a trovare un punto fermo nella vita e ad essere il collegamento fondamentale con la realtà per suo fratello, riuscendo a liberarlo finalmente dalla personalità Mastermind.
La personalità “hacktivista” ormai affezionata alla sorella, decide quindi di cedere spontaneamente il controllo del corpo e della mente al vero Elliot per ricongiungerlo con la sua vera e unica famiglia, che l’ha sempre supportato nella sua crociata contro il sistema e protagonista degli abbracci più calorosi, empatici e bisognosi della serie.
Gesti d’affetto spesso sottovalutati e dati per scontati, ma che nel freddo e spietato mondo di Mr. Robot acquisiscono un valore fondamentale se non terapeutico, donando alla serie un’ulteriore spessore nella sua catartica decodifica dell’essere umano.
Conclusione
Lo showrunner di origini egiziane dimostra con chirurgica precisione il solido e certosino disegno narrativo pensato dall’inizio alla fine. La serie infatti, parte inizialmente come una classica fiction cospirazionista cyber thriller di un gruppo hacker contro degli “illuminati”, per finire col diventare una serie più psicologica e intimista che sviscera l’interiorità dell’animo ed esorcizza i traumi della mente umana, portando in auge l’attualissimo e delicatissimo tema della salute mentale.
Per certi versi assomiglia alla serie anime di Hideaki Anno Neon Genesis Evangelion, in cui tutta la sua mitologia esoterica e fantascientifica diventa solo un macguffin per psicanalizzare l’animo tormentato dei suoi protagonisti, in modo da restituire una riflessione sociologica e psicologica profondissima sulla società giapponese dell’epoca, riflettendo inoltre sull’animo depresso del suo autore.
Mr. Robot ne segue l’esempio, privilegiando la psicoanalisi dei suoi personaggi catapultandoli in un cyber paranoid thriller dalle tinte noir e surreali che serve a rafforzare la sua riflessione sulla problematica della salute mentale nel mondo occidentale e della sua forte correlazione col sistema ipercompetitivo capitalistico odierno.
La serie tv però, non si dimentica assolutamente di portare comunque avanti una macrotrama anticapitalista, libertaria, coraggiosa e mai banale, dove l’hackeraggio di una singola multinazionale viene visto nel corso delle stagioni come un’ingenuità nel colpire un intero sistema capitalistico. Nel corso della serie tv si palesano infatti altri poteri forti come il Deus Group, che è una palese allegoria del nostro mondo in cui c’è sempre una maggior concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di pochissime persone, che potrebbe davvero sfamare regioni e continenti interi. Nel portare avanti la sua critica anti neoliberale ed antiautoritaria in cui le democrazie e gli stati vengono sempre più svuotati della loro sovranità, Mr. Robot diventa un terrificante documentario neorealista tremendamente attuale e profetico, che seppur si limiti nel finale della stagione a risolvere “superficialmente” la questione dell’1% più ricco dell’1% più ricco del mondo derubando quest’ultimo e ridistribuendo tutte le sue ricchezze al popolo americano, è comunque emotivamente gratificante sentire l’urlo di gioia di Darlene per aver “fottuto” non la società, ma chi la governa e la schiaccia tra l’incudine e il martello. I sorrisi e lo stupore della gente comune alla più grande redistribuzione della ricchezza della storia conferisce ulteriore umanità e genuina commozione nel vedere un Deus Group ormai smascherato di fronte al popolo e alle istituzioni.
Il tutto lasciato ad un cocente interrogativo su come reagirà il vero Elliot davanti ad un mondo un poco migliore ma dal futuro incerto, manchevole della sua amica ed amata Angela, ma con al suo fianco sua sorella Darlene che lo aiuterà a vivere una vita più equilibrata, meno depressa e soprattutto meno sola. Solitudine che ha portato definitivamente il vero Elliot a costruirsi una personalità da hacker giustiziere sempre più alienata, isolata, anaffettiva e rancorosa verso tutto e tutti.
Insomma, Mr. Robot non sarà una serie perfetta e forse non vuole nemmeno esserlo, ma di sicuro merita tutto il suo status di cult nel panorama seriale, che ora più che mai permette una maggiore libertà creativa ormai sempre più risicata al Cinema.
Una serie tv che sa parlare quindi del suo tempo, catturando le inquietudini del XXI Secolo creando un documentario sociale serissimo e ironico allo stesso tempo. Una serie che ama giocare col suo pubblico, generatrice di dinamiche narrative e stagioni sempre creative e mai monotone, ripiena di personaggi primari e secondari memorabili che meriterebbero un’analisi a parte. Interpretati da attori tutti in parte, a partire da Rami Malek nel suo ruolo della vita, che riesce a dare la giusta inquietudine e vulnerabilità emotiva ad un personaggio psicologicamente complesso da interpretare.
Una serie che parte come un thriller politico e informatico per diventare col susseguirsi delle puntate una catartica decodifica dell’essere umano, decriptando il codice sorgente di ognuno di noi, denudandoci dei nostri demoni interiori e mettendoci di fronte ad un catartico monologo finale del Mastermind Elliot, che incita lo spettatore a diventare parte attiva della società, ad aspirare a restare un soggetto e non a diventare un mero oggetto, scegliendo la strada dell’autenticità e della ribellione per riformare e rivoluzionare un sistema che può essere cambiato se solo i singoli individui si mettessero insieme a combattere.
Un inno al cambiamento, un inno all’empatia, un inno alla speranza che un giorno tutti gli Elliot Alderson del mondo combattono per migliorare la propria condizione psicosociale per ambire ad una società di ferventi rivoluzionari e non di meri cittadini passivi e depressi funzionali agli ingranaggi del sistema.
Mr. Robot è questo, è un prodotto artistico sensibile e rivoluzionario, tecnicamente suggestivo, un’odissea nella mente umana capace di penetrare gli animi più spenti e riattivarli. Una pura terapia per l’anima. Una catartica decodifica dell’essere umano.
Grazie Sam Esmail.
Addio, Amico.
Ciao, Elliot.
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