Come la pensa la critica italiana sui film di cui tutti parlano?
Ho preso, a titolo di esempio, alcuni film di recente uscita o produzione che hanno suscitato un certo dibattito fra i cinefili: per ognuno di essi sono andato spulciare il tabellino dei punteggi di FilmTv, con i voti assegnati dai critici della rivista. Con una certa approssimazione, possiamo dire che ognuno di questi tabellini rappresenta, in linea di massima, il parere della nostra critica su quel film, essendo la rosa delle firme del settimanale abbastanza variegata per età, formazione culturale e mentalità di approccio ai film.
Partiamo da una hit che è stata per un certo periodo sulla bocca di tutti, ovvero Spider-Man: No Way Home.
Adriano Aiello: 6
Pedro Armocida: 7
Mariuccia Ciotta: 5
Simone Emiliani: 10
Ilaria Feole: 6
Andrea Fornasiero: 8
Mauro Gervasini: 7
Filippo Mazzarella: 6
Rocco Moccagatta: 6
Giona A. Nazzaro: 7
Emanuele Sacchi: 6
Giulio Sangiorgio: 6
Roberto Silvestri: 4
Filippo Tassi: 5
Media: 6,4
Il range dei voti è fra il 4 e il 10, con una media che si attesta su una generale valutazione sufficiente. Niente male, in effetti, per un titolo che da molti (e con molti intendo "coloro che amano il Vero Cinema") è ritenuto una merda inqualificabile. Lasciamo pure stare i "nerdoni ossessivo-compulsivi", che saranno delusi a prescindere dal fatto che solo un critico gli ha messo 10, staccandosi peraltro da tutti gli altri. Ma è pur vero, all'opposto, che solo un critico gli ha messo 4.
Proseguiamo con l'incensato e discusso The Northman di Robert Eggers, ora in sala.
Pier Maria Bocchi: 5
Caterina Bogno: 5
Maria Sole Colombo: 7
Fiaba Di Martino: 7
Andrea Fornasiero: 8
Mauro Gervasini: 4
Matteo Marelli: 5
Filippo Mazzarella: 3
Rocco Moccagatta: 7
Emanuele Sacchi: 5
Giulio Sangiorgio: 6
Media: 5,6
Questa volta i voti oscillano fra il 3 e l'8, con una media inferiore di quasi un voto rispetto a quella di Spider-Man: No Way Home. Più della metà dei critici non gli ha appioppato nemmeno la sufficienza. Nessuno, ad ogni modo, si è spinto al 10. Piuttosto strano, verrebbe da dire, per un film che da molti (sempre "coloro che amano il Vero Cinema") è giudicato come un'opera d'arte formidabile diretta da Dio in persona. I "nerdoni ossessivo-compulsivi", invece, è già tanto se di questo film hanno visto in giro la locadina.
Proviamo allora a tornare indietro al lavoro precedente dello stesso regista, The Lighthouse.
Andrea Bellavita: 5
Pier Maria Bocchi: 3
Caterina Bogno: 6
Maria Sole Colombo: 8
Adriano De Grandis: 3
Fiaba Di Martino: 7
Simone Emiliani: 7
Ilaria Feole: 7
Andrea Fornasiero: 7
Roberto Manassero: 4
Matteo Marelli: 6
Emanuela Martini: 4
Filippo Mazzarella: 4
Rocco Moccagatta: 7
Giona A. Nazzaro: 9
Luca Pacilio: 7
Emanuele Sacchi: 4
Giulio Sangiorgio: 7
Media: 5,8
Media voti più o meno uguale, range di voti più o meno uguale (fra il 3 e il 9), con un leggero rialzo dettato dal maggior numero di votanti e dal fatto che la maggior parte di loro gli ha dato un 7. Eppure, questo film è stato accolto da "coloro che amano il Vero Cinema" (sempre loro) come il più grande capolavoro degli anni Duemiladieci, partorito da un maestro che andrebbe venerato anche quando scorreggia (nel film in realtà lo fa fare a Willem Dafoe ma la sostanza cambia poco). Sui "nerdoni ossessivo-compulsivi" il discorso rimane il medesimo di The Northman: Eggers chi?
Ma andiamo adesso su un altro titolo di larga fama e di largo incasso come Star Wars: L'ascesa di Skywalker.
Adriano Aiello: 5
Pedro Armocida: 7
Mariuccia Ciotta: 10
Alice Cucchetti: 6
Fiaba Di Martino: 5
Simone Emiliani: 9
Ilaria Feole: 6
Andrea Fornasiero: 4
Mauro Gervasini: 5
Filippo Mazzarella: 10
Rocco Moccagatta: 6
Emiliano Morreale: 5
Emanuele Sacchi: 6
Roberto Silvestri: 10
Filippo Tassi: 6
Media: 6,7
I voti vanno dal 4 al 10 (come quelli di Spider-Man: No Way Home), ma la media è persino più elevata, essendoci stati addirittura tre critici che hanno assegnato al film un 10. Davvero niente male, per un prodotto che è considerato da "coloro che amano il Vero Cinema" come un prodotto seriale deprecabile, diretto da una lurida personcina senza arte né parte né dignità. Incredibile a dirsi, ma la lunghezza d'onda è più o meno la stessa dei "nerdoni ossessivo-compulsivi", convinti che si tratti del peggior film mai concepito dall'umana stirpe.
Chiudiamo, infine, con L'uomo invisibile versione 2020.
Adriano Aiello: 7
Andrea Bellavita: 7
Pier Maria Bocchi: 7
Caterina Bogno: 7
Maria Sole Colombo: 8
Adriano De Grandis: 7
Fiaba Di Martino: 8
Ilaria Feole: 8
Andrea Fornasiero: 8
Mauro Gervasini: 8
Roberto Manassero: 6
Matteo Marelli: 7
Emanuela Martini: 8
Filippo Mazzarella: 8
Rocco Moccagatta: 7
Giona A. Nazzaro: 9
Luca Pacilio: 6
Emanuele Sacchi: 8
Giulio Sangiorgio: 8
Media: 7,5
Nessuno dei critici gli ha dato meno della sufficienza. Solo due critici, peraltro, si sono concessi un 6. Uno è persino arrivato al 9. La maggior parte ha deciso per l’8 o per il 7. La media è decisamente abbondante. Tuttavia, mentre i "nerdoni ossessivo-compulsivi" non sanno nemmeno che questo film esista, "quelli che amano il Vero Cinema" magari lo sanno, ma fanno finta che non esista.
La domanda, ovviamente, sorge quasi automatica: chi sarebbero "coloro che amano il Vero Cinema"? Si tratta di quei cinefili convinti che esista un Cinema con la C maiuscola e un cinema (anzi: un non-cinema) con la c minuscola. Il Vero Cinema è Arte Pura, partorita da Autori che esprimono Simbolismi & Finezze con la loro Messa In Scena. Sotto di esso, c'è solo un abisso indistinto di schifezza ripugnante, commerciale e puzzolente, prodotta da un'industria che si prefigge il solo scopo di abbindolare le masse e fregare agli allocchi fior fior di dollaroni.
Costoro ritengono di possedere la Verità Assoluta su come capire la Settima Arte. E invadono i social network sparando a zero su chiunque "pretenda" di esprimere pareri da appassionato di film senza averne, a loro avviso, le necessarie conoscenze e il necessario gusto estetico.
The Northman è un film divisivo, ma solo nel senso che divide chi il cinema lo ama profondamente da chi non ha la più pallida idea di che cosa sia.
(Commento preso da Facebook sotto un post dedicato a The Northman)
Questo modo di pensare, lo dico senza alcun livore, è semplicemente fuori dalla realtà. È un modo di pensare obsoleto, dannoso, fatiscente e fazioso. Coloro che lo abbracciano, a dire il vero, lo fanno anche in buona fede, cioè con l'idea di arginare un capitalismo aggressivo e malato che minaccia la sopravvivenza di molte sale, che castra il cinema indipendente e che soffoca l'impeto creativo di certi registi. E lo abbracciano anche per contrapporsi idealmente a un'opposta (e non meno perniciosa) fazione di cinefili "fai da te" fissati coi cinecomic e coi franchise (ovvero coloro che ho definito precedentemente "nerdoni ossessivo-compulsivi").
La buona fede è giustificabile, ma quando la suddetta forma mentis "altezzosa" acquisisce delle forme dogmatiche e cristallizzate diventa davvero la quintessenza del fanatismo. Non meno, appunto, di quella dei "nerdoni ossessivo-compulsivi". È questo a cui mi riferisco quando utilizzo il termine "tifoserie". Le tifoserie sono l'opposto del pensiero critico. E purtroppo i social network hanno enormemente contribuito a svezzarle e a polarizzarle, costruendo le basi di una "nuova" cinefilia sempre più rancorosa e superficiale.
Entrambi questi gruppi (i "nerdoni" e gli "amanti del Vero Cinema") sono afflitti da cancri atavici. Mentre i primi si approcciano alla visione dei film con un occhio puramente emozionale, prestando attenzione soltanto alla coerenza del mondo di finzione e al trattamento riservato ai personaggi che hanno imparato ad amare attraverso fumetti, romanzi o videogiochi, i secondi sono spesso dipendenti (ovviamente senza averne contezza) dal luogo comune per cui la riuscita di un film è la sua riuscita tecnica.
The Lighthouse è tecnicamente un film perfetto, eppure è un film che molti critici hanno giudicato come mediocre. Questo perché la forma è anche (e soprattutto) veicolo di una sostanza. La quale, peraltro, non dipende soltanto dalla forma. Esiste un numero pressoché illimitato di possibili variabili che influiscono sulla riuscita di un film e parecchie di queste non hanno quasi nulla a che fare con la tecnica: il ritmo, l'inventiva, la suggestione, la capacità di essere sintomo del presente, fra le tante.
Infatti esistono innumerevoli film che tecnicamente sono imperfetti, talora nemmeno poco, ma che si dimostrano capaci di attivare dinamiche intelligenti che ne fanno delle opere comunque assai meritevoli. Un esempio abbastanza fresco? Matrix Resurrections. Ma chi conosce il cinema (per davvero) sa benissimo, in realtà, che gli errori di montaggio ci sono anche nei capolavori di Alfred Hitchcock.
La forma è importante, ma lo è anche la sostanza. Anche Zack Snyder's Justice League è tecnicamente un film perfetto. Ma la perfezione tecnica è al servizio di che cosa? Di quali significati si fa garante? La stessa domanda andrebbe posta anche per The Lighthouse. Ma ovviamente gli "amanti del Vero Cinema" se la pongono solo per Zack Snyder's Justice League, in quanto prodotto commerciale adorato dai "nerdoni". Eppure l'espressione "esercizio di stile" è nota a tutti. Ma secondo gli "amanti del Vero Cinema" lo Stile è intoccabile, essendo l'Essenza dell'Arte dell'Autore.
Vaglielo a spiegare che l'arte non è qualcosa di opposto all'industria. Arte e industria si mescolano sempre. Spider-Man: No Way Home è arte e industria esattamente come lo è The Lighthouse. Poi entrambi, ovviamente, possono farsi piacere o non piacere, ma il primo ha una sua sagacia di riflessione che non è né scontata né svogliata, il secondo è citazionista e utilizza meccanismi attinti dal cinema di genere (e il genere è industriale per definizione, così come la citazione è anti-originale per sua natura). Il primo è anche arte, il secondo è anche industria. Magari lo sono in diverse percentuali, ma capire precisamente dove finisca l'una e cominci l'altra è un'operazione ai limiti dell'impossibile.
Diciamo pure che esistono dei film su cui gli "amanti del Vero Cinema" e i critici di FilmTv sono anche d'accordo. Ma si tratta di quelle opere che le firme della rivista hanno appoggiato quasi all'unanimità: ad esempio The Irishman (con una media che raggiunge addirittura il 9, evento di estrema rarità), Licorice Pizza (media di 8,8) e West Side Story (media di 8,1), tutti film eminentemente autoriali su cui è difficile per chiunque esprimere perplessità.
Però, al di fuori di queste eccezioni, la critica tende sempre a dividersi molto (ed è giusto, sacrosanto e doveroso che sia così). Su tutti i film. Blockbuster e indipendenti. D'autore e non d'autore. Le categorie esistono solo nella testa di qualcuno. Il cinema è cinema. E ha sempre la C maiuscola, bello o brutto che sia.
Le cose sono due: o la critica italiana è formata per la maggior parte da venduti (?) o da incompetenti che non sanno una mazza di cinema (e francamente lo escluderei), oppure gli "amanti del Vero Cinema" sono vittime, poveri loro, di vetusti schemi mentali che impediscono alla loro intelligenza di capire il cinema per davvero.
Non ti è piaciuto The Northman? Tornati a vedere le cazzate Marvel, che è meglio...
(Altro commento preso da Facebook sotto un post dedicato a The Northman)
Spoiler numero uno: esistono film della Marvel più riusciti di The Northman. E non sono nemmeno pochi. Spoiler numero due: alcuni di questi film (non tutti, peraltro) sono diretti da autori. Ovvero: la realtà delle cose, gira che ti rigira, è sempre sfumata.
Infatti non è un mistero che esistano parecchi film alquanto discutibili seppur diretti da degli autori: è il caso di The Northman (e The Lighthouse). Così come esistono parecchi film eccelsi diretti da registi che non sono degli autori: è il caso di L'uomo invisibile, naturalmente ignorato dagli "amanti del Vero Cinema" essendo firmato da un mestierante.
La politique des auteurs di François Truffaut, secondo cui l'autore è un'entità che va venerata e che è immune al fallimento, è da prendere con le pinze, soprattutto nel pieno di un'epoca post-post-post-moderna come la nostra. Un brutto film di un autore è comunque migliore di un bel film di un mestierante in quanto firmato da un autore? Assolutamente no. Gli autori sono esseri umani, falliscono anche loro.
Personalmente, lo ammetto, non sopporto parecchi film. Alcuni di essi sono anche d'autore. Così come amo parecchi blockbuster non d'autore. Dunque non ci capisco una mazza di cinema? In realtà sono laureato in Cinema col massimo dei voti. Il problema è che gli "amanti del Vero Cinema", per difendere il loro credo, arrivano addirittura al populismo più lercio (di retrogusto elitista): lo studio non vale una mazza, la Verità è un dono per pochi eletti (cioè loro e basta).
La distinzione fra "quelli che amano il Vero Cinema" e "nerdoni ossessivo-compulsivi" ho potuto osservarla già in ambiente universitario. E già mi inquietava. Se provavo a parlare con un "nerdone" di un regista che non fosse Wes Anderson o Quentin Tarantino, mi diceva di non conoscerlo e attaccava con l'elogio di Black Panther. Se dicevo a un "altezzoso" che non mi era piaciuto per niente l'ultimo Gaspar Noé (e men che meno i suoi exploit precedenti), mi guardava con una faccia un po' schifata. Ma i social sono proprio un'altra cosa. Quanto si siede di fronte a una tastiera o ha uno smartphone tra le mani, certa gente (parecchia) lascia andare totalmente i propri freni inibitori.
So che probabilmente desidero l'impossibile, ma mi piacerebbe poter discutere in un ambiente cinefilo depurato da queste scorie ideologiche deleterie. Credere che gli autori siano Dei è un luogo comune, non meno di credere che Spider-Man: No Way Home sia un capolavoro. Inoltre, il cinema non dovrebbe servire a gonfiarsi il petto, ma a vivere meglio (anche con chi ci circonda).
Avendo imparato fin da piccolo a godere del cinema come di qualcosa di bello e speciale, mi fa tristezza vederlo ridurre attraverso il web a un'arena di bassa lega per sfogare la frustrazione di una vita insoddisfacente. Lo sfogo dovrebbe essere il cinema stesso, che in questo modo diventa un mero pretesto per sparare cacca sugli altri e per appigliarsi a ipotetici "valori" in cui credere, che siano la fanfara degli Avengers o il Cinema Vero di Robert Eggers. Gli appassionati di cinema sono rimasti ormai pochi. E proprio per questo dovrebbero appoggiarsi vicendevolmente, anche nella differenza di vedute, non certo buttarla in caciara nel tifo da stadio.
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