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C'era una volta in tv
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Leonardo DiCaprio, Brad Pitt

C'era una volta a... Hollywood (2019): Leonardo DiCaprio, Brad Pitt



Questa sarà una newsletter acrobatica. E lo dico subito, non faccio come al solito che uno inizia a leggere e poi verso metà pensa “sisivabbè, ma dove diavolo vuole andare a parare”? Prendo spunto da un articolo segnalato tra i commenti del post sugli incassi della settimana che prova (finalmente) a spostarsi di qualche grado dal refrain più inflazionato di questo biennio 2020/2022, ossia che lo streaming ha dato il colpo di grazia al cinema in sala. Mentre ci sarebbero, anche per il cinema in sala, da cogliere ancora molte opportunità. Poi mi inoltrerò tra i risultati dei film visti in televisione, con maggiore attenzione per quelli che NON sono stati visti, o almeno non abbastanza, come C’era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino. Ne approfitterò per piantare il seme di una piccola teoria che introduce un'altra vittima eccellente, se non a brevissimo, almeno a medio termine, dello sviluppo dello streaming (spoiler: il cinema in tv) e di come questa vittima potrebbe condizionare la tv che resta. Infine mi chiederò, anzi VI chiederò, alla luce di tutto questo movimento intorno al cinema, di proporre miglioramenti ma anche di evidenziare eventuali ridondanze, sia su filmtv.it che sul settimanale Film Tv. E lo chiedo qui, certo, proprio qui. In questo posto che venti anni fa è nato esattamente come una costola del settimanale e in cui i frequentatori attuali sono un interessante risultato (e incrocio unico) di vent’anni di evoluzione del sistema cinematografico e di quello televisivo.

Quindi via - siete con me? - iniziamo.

Chi tra voi legge le puntuali analisi del lunedì sul botteghino del weekend sa benissimo che - a parte sporadici e limitati successi - c'è poco da stare allegri sul fronte degli incassi in sala. Si tratta ormai di bollettini che informano su una crisi permanente che non è più agganciata alla pandemia ed è sganciata persino dal resto dell'Europa. I film che incassano cifre decenti sono pochissimi, tendenzialmente quelli del genere supereroi. Gli incassi medi sono spariti dai radar. Il flop è diventato una costante più che un rischio. La commedia italiana non sembra avere più presa sul pubblico. Bruciante, ad esempio, il caso di Bla Bla Baby di Fausto Brizzi che, pur essendo stato programmato in più di trecento sale nello scorso weekend, ha incassato la misera cifra di 80.000 euro. La teoria dominante è che la "colpa" sia delle piattaforme, della facilità con cui le piattaforme catturano il pubblico e lo tengono agganciato, del marketing digitale aggressivo che permette a Netflix e a tutti gli altri di conservare il controllo sul tempo speso dagli spettatori. Come tutte le risposte a senso unico anche questa teoria rischia di non analizzare adeguatamente tutti gli spazi confinanti che stanno ai margini della "grande spiegazione" e che spesso sono anche il terreno nel quale languono e a volte germogliano delle opportunità.

Il digitale, infatti, inteso come quello spazio di mercato in cui si sono accorciate le distanze distributive mettendo in contatto i consumatori con i prodotti in maniera più diretta, è ancora un luogo di grandi opportunità. Se da un lato è vero che i grandi player (Google, Facebook, Amazon, Netflix, Apple) stanno costruendo ecosistemi sempre meno liberi, è proprio in uno scenario come quello social - che sembrava territorio incontrastato di Facebook - che è arrivato quasi dal nulla Tik Tok. Applicazioni come Tik Tok, che offrono innovativi algoritmi di scoperta di nuovi contenuti legati a doppio filo agli interessi degli utenti, rappresentano il futuro del marketing, anche e soprattutto di quello che si occupa dei prodotti culturali e di intrattenimento. Piccole e molto motivate case di produzione cinematografiche e grandi network televisivi hanno già iniziato ad utilizzare Tik Tok con insistenza e hanno già portato a casa ottimi risultati riuscendo a far arrivare ai pubblici giusti film e serie tv. Hanno ottenuto brillanti risultati lavorando con mesi di anticipo rispetto alle date di uscita, creando attesa, distribuendo contenuti mirati e poi cavalcando l'entusiasmo dei fan. Il tutto spesso senza produrre un singolo spot tradizionale.

Io penso che il legame tra il cinema in sala e quello in streaming sia ancora fortissimo. Penso che le piattaforme non abbiano alcun interesse a uccidere la distribuzione in sala, soprattutto perché il film non è un oggetto che nasce per la tv e tutti gli operatori streaming lo sanno benissimo: basta vedere l'attenzione con cui preparano le loro campagne di seduzione dei baluardi della cinematografia mondiale come gli Oscar. Cercano consacrazione, non l'abbattimento del sistema. Netflix senza il cinema in sala sarebbe come Spotify senza il traino dei concerti live. La smitizzazione del cinematografo non farebbe affatto bene alla salute delle piattaforme. Mi sembra che ci siano tutte le premesse per un grande salto di qualità del cinema in sala, che potrebbe premiare soprattutto il cinema d'autore e indipendente, quello che avrebbe maggiore facilità a costruire rapporti di fedeltà e rispetto con i propri spettatori, quello che a volte sa emozionare senza speculare sul dolore o che smuove il pensiero e lo mette in circolo. È come se mancasse solo un tassello: un elemento o uno strumento in grado di permettere al cinema in sala di iniziare a ragionare, programmare ed agire con le stesse modalità con cui agiscono le piattaforme.

Se c'è invece un media sul quale i film stanno soffrendo moltissimo la concorrenza delle piattaforme è la tv tradizionale. Anche perché è una concorrenza che si consuma proprio sugli stessi dispositivi. Quando un film come C'era una volta a... Hollywood arriva in prima visione in prime time su Rai2 e conquista solo 730.000 spettatori significa che un certo tipo di cinema in tv è arrivato a un punto di svolta e che quel film è stato già visto (e rivisto) su Netflix. O magari semplicemente che chi non lo ha ancora visto si sposta su Netflix e lo guarda in migliori condizioni, ossia senza interruzioni pubblicitarie e in lingua originale con i sottotitoli. La cosa non vale per tutti i film ovviamente: ci sono ancora film che si comportano bene anche in televisione. Mercoledì scorso ad esempio Migliori nemici, non esattamente memorabile film del 2019, ha racimolato su Rai1 2.330.000 spettatori. Sembra che possano funzionare meglio i film che pochi conoscono, che non hanno avuto grande esposizione, di cui non si sa nulla, come molte commedie sentimentali o thriller di modesta qualità programmati da TV8 che comunque portano sempre a casa 2-300.000 spettatori e che lo spettatore "prende" dalla tv nello stesso modo in cui prende tutto il resto, con quella sensazione della diretta, del "succede in quel momento", ottima per i talk show e per i programmi legati all'attualità, soprattutto in questi periodi di emergenza.

Questo poi è un periodo emergenziale così lungo che sta ormai segnando un po' il destino del media. Il digitale terrestre sta diventando quel luogo dove si ascoltano le notizie e si guarda gente accuratamente selezionata litigare su questioni di bruciante attualità. Il luogo dove, per rimbalzo, per reazione, ci si cala in rassicuranti fiction italiane, in film poco noti o poco esposti, piccolo universo nel quale solo ogni tanto approdano anche rare perle d'autore. Un media, in sostanza, che cerca di fare esattamente quello che fanno le varie piattaforme, ossia tenere agganciato il pubblico. Peccato che in questo percorso ci vada di mezzo anche l'informazione su temi fondamentali che viene ridotta a mero strumento di fidelizzazione dello spettatore.

Se da un lato vedo tanti segnali di consolidamento nel rapporto tra il cinema e lo streaming, sia di carattere industriale che di sovrapposizione di temi e interessi, il cinema in tv - almeno sul digitale terrestre - mi sembra destinato a trovare spazi sempre meno persistenti e costanti, sottoposti oltretutto a disponibilità di catalogo variabili e molto frammentate che, per dire, renderebbero difficilissima la costruzione di una qualsiasi rassegna su un regista o anche su un attore. Ammesso che qualche rete televisiva ne dimostri mai l'intenzione, ovviamente.

E infine, veniamo a noi.

Perché non importa se siete utenti storici del sito, se siete ex o attuali lettori del Film Tv di carta, se siete appassionati cinefili, dipendenti seriali, se siete partigiani della sala o fedelissimi di Netflix o se solo curiosate su queste pagine alla ricerca di qualcosa da vedere, appunto,“stasera in tv”. Se siete iscritti a questa newsletter, a questo sito, siete tutti cittadini onorari di FilmTv e, soprattutto, vivete tutti in questo bellissimo incrocio di film e serie. E sicuramente ci sono cose che vi piacerebbe leggere e non trovate, qui o sulla rivista. Pagine che non leggete più e che sono ridondanti. Servizi che vi mancano e che vorreste ritrovare (la settimana scorsa qualcuno di voi ha detto che gli piacerebbe ritrovare su queste pagine la programmazione cinematografica, è già un bel segnale!). E allora ecco il posto in cui condividere le vostre proposte, in cui riversare le vostre speranze, in cui confessare che la programmazione tv non la guardate neanche più, in cui dire che il film di Tarantino ve lo siete visto su Netflix o che usate Disney+ per cercare sollievo, anche se ci mettete ore a decidere cosa guardare. Ecco, quel posto è qui sotto.

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