Quest'anno è un Giorno della Memoria speciale, per me (che scrivo oggi, 27 gennaio). Non devo andare molto indietro per ricordare: mi basta arrivare a settimana scorsa. A giovedì 20, esattamente, quando sono andato a Firenze dove sono state poste due pietre d’inciampo per i cugini di mia mamma, Alberto e Pierluigi Guetta, ebrei, uccisi dai nazisti a Gubbio il 1944. Avevano 22 e 19 anni, si erano nascosti là con la famiglia, in fuga da Firenze. Furono presi durante un rastrellamento, arrestati, interrogati e poi liberati e mitragliati alle spalle mentre si allontanavano: qualcosa del loro travestimento non aveva funzionato, e non sapremo mai cosa. La loro madre, la mia amata zia Irma, preoccupata perché non li vedeva arrivare, fu avvisata che c’erano tre corpi per strada (insieme a loro fu ucciso anche un loro amico, Piero Viterbo). Andò a vedere col cuore in gola e scoprì che sì, erano i suoi figli. Ma dovette far finta di nulla, mascherare ogni emozione, scappare e lasciarli lì, a terra. Potete immaginare lo strazio. I corpi vennero raccolti da un prete compassionevole e sepolti come ignoti e solo dopo la guerra traslati al cimitero ebraico di Firenze.
Mia madre aveva 7 anni, si nascondeva nella casa di Firenze dove vivevano i miei cugini uccisi, poi fu nascosta con sua sorella presso delle suore di Mercatale Val di Pesa, dove lei e mia zia dovettero fingere di essere orfane, a 7 e 5 anni. Mia nonna scappò altrove. Se la cavarono, altrimenti non sarei qui a raccontarlo. Ma il prezzo sulla loro vita e sulla loro salute fu comunque altissimo.

Da anni faccio ogni tanto un gioco on line, per svagarmi. È un gioco open source con una piccola comunità di persone di tutto il mondo: ci sono giovani ma anche no. La cosa divertente, per me, è soprattutto conoscere le persone, chattare on line nelle lingue che conosco (hey mi ha fatto fare grandi progressi!). Ed è capitato, capita, che ci siano anche neonazisti. In genere, una decina di anni fa, chi guidava la comunità bannava chi indossava un nickname chiaramente ispirato al nazismo. Oggi non accade più, se non per iniziativa di qualcuno (tra cui io) che ne chiede la rimozione. E già questo mi preoccupa; ci stiamo allontanando dalla memoria, ci stiamo allontanando dalla consapevolezza.
Ci sono sempre discussioni al riguardo. I neonazi e i loro amici dicono: ma se io mi chiamassi, invece di Hitler, Gengis Khan? Sapete quanta gente ha ucciso Gengis Khan? Hitler è solo un nome del passato, e se non bannate Gengis Khan allora non bannate nemmeno Hitler!. Sono polemicucce inutili, è chiaro: capziose, provocatorie. Però ci sarà (forse) un futuro in cui non ci saranno più in vita bambini dell’Olocausto come mia madre. L’ultima generazione che ha vissuto la Seconda guerra mondiale sta sparendo. E quando sparirà la mia e quella di mio nipote che era con me e mia madre alla cerimonia a Firenze, quando le stesse pietre d’inciampo saranno annerite, magari rimosse o vandalizzate, che ne sarà di tutto questo fardello di memoria, dolorosa e al tempo stesso necessaria e vitale? I morti del passato saranno molto morti, magari altre morti molto tragiche arriveranno: speriamo di no, ovviamente, ma non ci fidiamo molto della nostra speranza. A quel punto allora chiamarsi Hitler o Mussolini in un gioco sarà lo stesso che chiamarsi Gengis Khan o Attila?
Una risposta ce l’ho. Ed è no: nessuno mai dovrebbe chiamarsi Hitler, mai più. In nessun gioco e in nessuna realtà nessuno dovrebbe inneggiare a quel passato. Nessuno dovrebbe in nessun modo dimenticare cosa sia stato quel progetto di sterminio, perché non fu “solo” una guerra, una di quelle dove alla fine lo sai che il nemico che sei pronto a uccidere è come te, soltanto che si trova dall’altra parte. Lì l’idea era far fuori qualcuno (gli ebrei, gli omosessuali, i rom, i politici) proprio perché era diverso, non umano, non degno di vivere: si è negato l’uomo nell’uomo. C’è stata gente convinta che uccidere programmaticamente fosse la cosa giusta, a priori, non uno strumento di conquista o di potere.
I morti ammazzati sono tutti uguali, le vittime sono tutte vittime, ma le motivazioni sono state nei tempi diverse e l’umanità dovrebbe esser cresciuta da quando fare le guerre era una delle opzioni possibili per capi tribù, condottieri, re, imperatori e papi. Ma lo è solo se questa cosa del Giorno della Memoria - che sembra un po’ rituale e che come tutte le cose che si istituzionalizzano rischia di anestetizzarsi - resterà vissuta, partecipata, compresa. Lascio il testimone a mio nipote Elia, che c’era, lo lascio ai suoi figli e ai figli dei suoi figli. Lo lascio qui affinché tutti possano continuare a dire: mi ricordo. Non c’ero, ma mi ricordo.
Shalom.
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Purtroppo molte persone non comprendono l'eccezionalità (negativa, chiaramente) del progetto nazista rispetto alle altre dittature e rispetto a come veniva gestita la politica nei secoli passati, così come nei giorni nostri. Quando leggo cose come "gli ebrei stanno facendo ai palestinesi quello che i nazisti fecero agli ebrei, quindi il ricordo delle vittime dell'Olocausto nella Giornata della Memoria dovrebbe essere condiviso con quello delle vittime dell'esercito israeliano", mi cadono davvero le braccia. Mettere sullo stesso piano la questione israelo-palestinese, con tutto il bagaglio di colpe e di violenze da entrambe le parti, con la pianificazione e l'attuazione metodica dello sterminio di una intera INERME etnia significa avere il cervello bacato. Eppure di stronzate come queste se ne sentono e se ne leggono parecchie, e mai una volta che sul web frasi del genere vengano riportate come "hate speech". Mi chiedo come si possano far passare in cavalleria frasi del tenore di quella che ho riportato sopra fra le virgolette, che oltre ad essere storicamente falsa è palesemente un messaggio d'odio razziale. Purtroppo anche su questo sito tempo fa girava un utente antisemita, la cui presenza indisturbata contribuì ad allontanarmi per un po' da questi lidi. Spero davvero che questa tipologia di "menti" si estingua in breve tempo. Un saluto.
Sono iniziati i lavori di costruzione del muro al confine tra Polonia e Bielorussia.
Di fronte all'odierno indegno spettacolo italiano, la lezione più grande proviene da chi è scampata alla Shoah, la senatrice Segre che così si espresse nella giornata della memoria di tre anni fa:
Quando vengono compiute violenze, ci sono sempre modalità analoghe. Ma c'è una cosa che, a differenza di altri, trovo identica ad allora: il distacco, il disinteresse collettivo verso persone che, pur con storie diverse, decidono di mettere pochi oggetti in valigia, lasciare le proprie case e lasciarsi alle spalle la vita intera, la propria città, pur sapendo di rischiare la morte, di farla rischiare ai figli piccoli [...] Va sottolineata l'analogia tragica dell'indifferenza e bisogna aiutare gli italiani a respingere la tentazione di voltarsi dall'altra parte.
...ricordare. Ed è imperativo, Bruno. Se era praticamente scritto che, in chiave diversa ma narrativa, si sarebbe provato a proporre film ogni anno nuovi per rinnovare la Memoria (ed il maiuscolo è d'obbligo), non è stata così scontata la realizzazione in Italia. Escludendo documentari, l'ultima opera di finzione per il cinema è datata 2014, "Anita B.", guarda caso a firma di Roberto Faenza, che aveva diretto già "Jona che visse nella balena", nel 1993 e prodotto da Elda Ferri, che aveva prodotto "La vita è bella". Il Ministero, oggi, di queste sceneggiature non ne vuole più sapere....purtroppo. Ed anche questo è un segno.
Shalom.
Grazie per quello che hai scritto Bruno! Riporto di seguito i miei versi non per ostentare presunte capacità poetiche ma perché con essi mi è più facile dirti come condivido ogni tua parola.
VENTISETTE GENNAIO
Anteponi, ragazzo,
il giorno della memoria
a tutte le ricorrenze
che ti riguardano.
Mettilo prima
del tuo compleanno
perché sei nato
per poi apprendere
che la tua specie
può macchiarsi
di grandi ignominie.
Mettilo anche oggi
per urlare più forte
che in tutti i giorni
degli anni futuri
non devi distrarti,
abbassare la guardia,
attenuare il ricordo,
la vergogna, i rimorsi.
All’avviso di simili orrori
non restare in silenzio,
al pensiero di simili corsi
non ti fingere
cieco né sordo.
Eugenio
Tu sei un poeta.. Trovi sempre le parole... i versi giusti per emozionarmi .... Sono sicuro che anche Bruno gradirà molto questo tuo intervento: si può e sideve fare!
ma certo che ho letto e gradito Valerio. Leggo tutto sempre. Magari non subito. Spero che sappiate che lo faccio.
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