In una inquietante e malinconica villa gotica a ridosso di una scogliera una ragazza vestita di nero (come se fosse a lutto) parla (ma senza spiegarlo) di un gioco macabro che fa col giovane padrone di casa, suo amante, per sentirsi viva. Tempo fa quest'ultimo si era imbattuto, durante i suoi viaggi per ingannare la solitudine, in uno strano luna park dove, accanto ad un tendone dove venivano proiettate esecuzioni di condanne a morte, un imbonitore esponeva una giovane che dormiva da 8 anni (perché? Era in coma o era tutto (de)merito di una pozione che la manteneva in catalessi?) e la faceva baciare dal pubblico, in un gioco dove un principe azzurro prima o poi l'avrebbe risvegliata. Se la valutazione delle opere d'arte (in questo caso il film e il romanzo dal quale è tratto) fossero rapportate all'originalità del soggetto di partenza il giudizio potrebbe anche essere alto, però, visto che bisogna tenere conto anche di altri fattori i pregi si abbassano notevolmente di fronte ad una narrazione confusa dove non sono chiari vari (quasi tutti) particolari (il protagonista è un nobile che ha arredato la sua magione ispirandosi alle fiabe e si è innamorato della ragazza solo perché rappresenta la Bella Addormentata? E chi sono le giovani donne che vivono con lui? Amanti? Una sorella lesbica e la sua amante? Un gruppo di filantropi amanti dell'eccentricità? Un gruppo di nobili del quale tutto è un gioco?). Bunuellismi trash (ci sono pure le suore, vere o false che siano) che potrebbero nascondere una seria riflessione sulla solitudine, se solo fossero più comprensibili, e vari misteri, che potrebbero anche portare notevole spessore se solo fossero chiariti e svelati, sono gli ingredienti di un film, quindi, originale ma confuso. Sicuramente un lavoro con ambizioni, di un regista, James B. Harris, nato come collaboratore di Stanley Kubrick. Curioso il cast: l'interprete protagonista, Zalman King, in seguito diverrà celebre come regista di film erotici, Tisa Farrow, che è Jennifer la Bella Addormentata, avrà una discreta carriera nel cinema di genere italiano, Richard Pryor, un pittore tossicomane, avrà ruoli di rilievo come comico negli anni '80 e '90.
Articolo scritto da Davide Lingua, Dizionario del Turismo Cinematografico, Verolengo, Wikipedia.
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