Espandi menu
cerca
La 16° Festa del cinema di Roma in una quarantina di film.. e un pò di sano "mugugno" ligure
di alan smithee ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 318
  • Post 219
  • Recensioni 6729
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

locandina

Open Arms - La legge del mare (2021): locandina

E' stata una "festa" sfarzosa di ospiti illustri questa sedicesima edizione della rassegna romana, che quest'anno è iniziata con un sindaco uscente e si è conlusa con un nuovo arrivato che, speriamo, riesca ad occuparsi della pulizia delle strade e del verde romano, ridotte le prime alla stregua di discariche, e a selve oscure il secondo.

Tarantino, Burton, la Chastain e compagnia bella, sono materiale utile e necessario per soddisfare il pubblico da tappeti rossi, quello che in effetti più si addice ad una festa. E di metri quadrati di tappeto rosso all'Auditorium Parco della Musica di Roma, sede ufficiale tra le molte in cui è stata sbriciolata con poco criterio pratico e tattico la programmazione dei film della festa quest'anno , ce ne sono anche più che a Cannes.

Ma ammettiamolo subito, senza tergiversare troppo o utilizzare inutili mezze misure; se si eccettua una chicca rappresentata dalla retrospettiva dedicata quest'anno al grande regista americano Arthur Penn (qui di seguito potete trovarne un resoconto piuttosto dettagliato), o la scoperta di un musical cubano travolgente presentato tra tanti titoli sin troppo facili (se non alcuni addirittura banali) nella rassegna "I film della vita"(film che i selezionatori della festa ritengono fondamentali a livello personale e scelgono di proporli o riproporli all'attenzione del pubblico), ovvero Patakin! (Quiere decir fàbula!),entrambi veri fiori all'occhiello della rassegna, la Festa del Cinema 2021 si è rivelata, a livello di contenuti, e quindi di film presenti in particolare nella "Selezione ufficiale", come una edizione a tutti gli effetti un pò fiacca.

locandina

Petite maman (2021): locandina

Come se non bastasse anche quest'anno, come avviene quasi sempre, il titolo che il pubblico ha scelto come vincitore (alla Festa romana non esistono giurie ed il premio viene assegnato dal pubblico votante in sala), è un film ahimé piuttosto deludente. Si perché ammettiamolo, anche se la tematica del film è sacrosanta e merita tutto il rispetto del caso, oltre che essere riferito ad un dramma assai tristemente attuale, Meditérraneo-Open Arms è davvero un filmetto piuttosto imbarazzante per l'effluvio di retorica di cui si compone il suo parterre di personaggi, in primis quelli di contorno.

Ma pazienza; certo gli anni addietro la Festa si è quasi sempre contraddistinta per la presenza di titoli straordinari, se non unici. 

Titoli che quest'anno, a parte qualche interessante botta di vita anche da parte del cinema italiano (penso a L'Arminuta, ma anche al Rubini de I fratelli De Filippo), non si sono visti, essendo risultati i film della selezione mediamente piuttosto deboli.

Certo con qualche altra eccezione: l'intrigante taiwanese Terrorizers, il valido musical "trattenuto" Cyrano che ci riappacifica col genere dopo la fatica di arrivare sani e salvi al termine del bolso e prolisso Dear Evan Hansen, presentato in una combinata tra la Selezione ed Alice nella città.

In quest'ultima sezione è stato bello veder vincere Petite Maman di Celine Sciamma, ed anche Belfast di Branagh, premiato come "migliore regia", è un film che, nonostante qualche edulcorazione, convince proprio in termini di direzione.

La Festa 2021 dunque, riuscita nella sua concezione di festa intesa come "glamour", fallisce come qualcosa che assomiglia ad un festival, non solo per la medietà dei contenuti, ma anche e soprattutto per le pecche organizzative che a Roma invero non sono mai mancate, ma che in questa edizione si sono superate.  

locandina

Belfast (2021): locandina

Una cosa è da ammettere: siamo sopravvissuti quasi indenni al famigerato Boxol e ai suoi algoritmi diabolici secondo i quali, in una sala con meno di metà spettatori, tutti i presenti risultano poi ammassati uno accanto all'altro per buona pace di una sana e serena contaminazione tardiva, ma pur sempre possibile, il sisterma di prenotazione in fondo ha funzionato, come avviene ogni qualvolta le presenze siano limitare (vedi edizione di Venezia 2020 in piena epoca pandemica senza vaccini a disposizione).

Ciò nonostante, la Festa è stata soprattutto funestata ed affossata, per noi cinefili incalliti, protesi a riuscire a vedere il maggior numero di pellicole ogni giorno, da un criterio di programmazione scellerato.

Ovvero un calendario che ha inteso sparpagliare la programmazione intorno alla città, senza garantire, come avviene quasi ovunque negli altri festival, mezzi di trasporto idonei che non si restringessero alle private iniziative (oltre che spese) dei singoli utenti.

Come se non bastasse non si comprendono le motivazioni per cui si è proceduto ad organizzare una programmazione nei vari punti interessati caratterizzata da buchi che si sono rivelate vere e proprie voragini lunghe ore, funestate oltretutto da diverse variazioni di orari previsti e già calendarizzati, utili solo a far sballare programmi ormai definiti, seppur a fatica e dopo molteplici spostamenti tra le varie sale.

Viene da sorridere amaramente quando poi il direttore artistico Monda si pavoneggia sull'argomento della fruibilità sparsa sulla città, quando poi la stessa costringe solo il medesimo numero di accreditati e di pubblico di spettatori a intraprendere una corsa tra un cinema e l'altro della città, senza alcun rispetto per le necessarie tempistiche richieste dai complicati spostamenti.

Le programmazioni in luoghi differenti sono certo un elemento positivo se si garantiscono programmazioni lineari e costanti in tutte le sedi; ma a Roma una circostanza del genere è mancata quest'anno più che nelle precedenti edizioni.

Polemiche a parte, di film ne abbiamo comunque visto abbastanza, ed il ritmo più blando che rispetto a qualsiasi altro festival, ci ha permesso di godere della eccelsa cucina romana, evitandoci i soliti tramezzini ingolfanti e pizzette insapori.

Qui di seguito potrete trovare i titoli di tutti i film delle due rassegne (Selezione Ufficiale e Alice) che siamo riusciti a far nostre, a cui si aggiungono anche alcuni titoli già visionati in altre occasioni, e riproposti qui a Roma.

Come sempre, cliccando sui titoli elencati, sarà possibile accedere alle relative singole recensioni.

Buona lettura.

locandina

Terrorizers (2021): locandina

I film visti alla Festa (e quelli presenti già visti prima altrove) in ordine di gradimento:
*Selezione Ufficiale:

locandina

L'arminuta (2021): locandina

*Alice nella Città:

Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel

I fratelli De Filippo (2021): Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel

Retrospettiva ARTHUR PENN:

FURIA SELVAGGIA, 1958 VOTO 7/10

Il film d'esordio di Arthur Penn è un piccolo western crepuscolare in cui insolitamente potente risulta lo scavo psicologico in cui la storia si concentra nel definire il suo tormentato protagonista.

ANNA DEI MIRACOLI, 1962 VOTO 9/10

Anna dei Miracoli è uno dei capolavori di Arthur Penn, che al suo secondo lungometraggio, dirige con potenza e un uso meraviglioso dei primi piani (sui meravigliosi occhi senza direzione di Patty Duke, sul volto scavato e coperto da piccole lenti scure di una Bancroft spaziale); un film che attanaglia e stordisce, finendo per emozionare come pochi altri in assoluto.

MICKEY ONE, 1965 VOTO 8/10

Penn si prodiga a Dare vita ad un film piccolo e personale in cui poter descrivere le sfaccettature di un attacco d'ansia che degenera in uno stato depressivo latente. Il senso di colpa e il peso di una minaccia che la nevrosi rende più opprimente del dovuto, emergono feroci in un film che crea disagio e spiazza, ma si rivela, almeno a tratti, potente e coraggioso.

LA CACCIA, 1966 VOTO 8/10

Ancora odio ed intolleranza fuori controllo che animano le masse e degenerano in episodi di violenza estrema. Attraverso una sontuosa produzione che si fa forte di un cast da fare impallidire i più grandi colossal, La caccia è spesso considerato il film dal quale Arthur Penn prese le distanze, rifiutandosi di amarlo nonostante sia considerato uno dei vertici qualitativi della sua produzione cinematografica. 

In realtà Penn ha precisato che non ama solo quel finale posticcio ed accomodante che la produzione gli impose con arbitrio.

GANGSTER STORY, 1967 VOTO 8/10

Da una storia vera che ha creato una coppia di personaggi leggendari per seduzione, simpatia ed il fatto di appoggiare apertamente la classe meno abbiente e rubando solo ai ricchi e alle istituzioni o grandi banche, trascinandosi dietro un tifo da stadio nonostante le nefaste azioni di cui si resero protagonisti e nonostante la scia di sangue che derivò spesso dai loro colpi, ecco che l'epopea sanguinosa ed irresistibile di Bonnie and Clyde è il veicolo perfetto che permette ad Arthur Penn di tornare a focalizzarsi sulla violenza che alberga nell'essere umano. Con Gangster Story ci troviamo ai vertici del cinema di un grandissimo autore indimenticabile.

 

ALICE'S RESTAURANT, 1969 VOTO 8/10

Penn dirige il suo film più politico e impegnato, traendo lo spunto proprio da una canzone del cantautore folk Arlo Guthrie, che partecipa interpretando l'omonimo bizzarro giovane e disincantato protagonista.

 

PICCOLO GRANDE UOMO, 1970 VOTO 9/10

 

BERSAGLIO DI NOTTE, 1975 VOTO 8/10

Da un soggetto di Alan Sharpe, Arthur Penn dirige un giallo incalzante che riesce a coniugare il sordido intrigo che sta al centro delle molteplici morti, con i risvolti privati di un detective abituato a scandagliare vizi e virtù dei suoi clienti, e trovatosi per ironia della sorte a scoprire una infedeltà che lo vede coinvolto in prima persona.

MISSOURI, 1976 VOTO 8/10

Missouri è un western moderno che riflette sulle conseguenze di una violenza subitanea ed implacabile ordita a tradimento e senza pietà, che diventa una risposta ad una precedente violenza, generando in tal modo una spirale di reazioni in cui è difficile riuscire ad uscirne indenni, e in cui qualora tale circostanza accada, essa fa comunque naufragare ogni proposito di costituzione di un futuro, di una famiglia, e di una solidità di sentimenti che rimane un miraggio, soprattutto nei territori senza legge né giustizia attraversati dall'impetuoso fiume Missouri.

GLI AMICI DI GEORGIA, 1981 VOTO 8/10

Arthur Penn firma con Four Friends (questo il titolo originale del film), una delle sue opere più intense e introspettive, perfettamente calata sui personaggi coinvolti, a loro volta specchio di un periodo cruciale in cui l'America si trova a fare i conti con i moti generazionali pacifisti di protesta contro la guerra.

TARGET - SCUOLA OMICIDI

Target sarà pure probabilmente niente più che un film su commissione, che tuttavia ci far ritrovare un Arthur Penn in piena forma, impegnato a costruire una spy story che, per una volta addentro a questo genere spesso fumoso, risulta lineare e comprensibile e si fa seguire con grande suspence e scene di inseguimento davvero notevoli (le peripezie sulla Peugeot 295 e poi sulla Fiat Uno rossa sono fantastiche!).

OMICIDIO ALLO SPECCHIO, 1987 VOTO 6/10

Certamente per Penn un'opera "alimentare" su commissione, in cui il maestro tuttavia riesce qua e là ad imprimere il suo tocco che si districa tra violenza ed ironia, nonché il suo interesse a scandagliare figure femminili complesse, in questo caso riconducibili non solo a due donne identiche, ma addirittura a tre.

CON LA MORTE NON SI SCHERZA, 1989 VOTO 6/10

Opera bizzarra, con siparietti divertenti e scanzonati, forti di una comicità isterica, fisica e verbale sviluppata sul contrasto fisico e caratteriale dei due bravi ed un po' inquietanti comici, al servizio di un piccolo film certo di nicchia, che sfrutta il talento del bizzarro e corrosivo duo comico per riflettere sulle inquietanti conseguenze che il mezzo televisivo può esercitare sulla massa in termini di condizionamento ed incitamento verso forme di violenza che si trasformano da messe in scena, a drammatiche realtà.

 

locandina

Furia selvaggia (1958): locandina

 

 

locandina

Anna dei miracoli (1962): locandina

 

La caccia - Film (1966) - MYmovies.it

Il piccolo grande uomo - Arthur Penn - recensione

 

locandina

Gli amici di Georgia (1981): locandina

 

Missouri (1976) - Streaming | FilmTV.it

 
 
 
 
 
 
 
 
Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati