È il 2021 e prima dell’inizio di Venezia 78 si parla di rinascita. Le star e le grandi case di produzione (Universal, Fox, Warner, ormai Netflix) sono finalmente tornate, per due intere settimane, per un programma che, diversamente dal solito, non spezza in due il calendario (mondanità più mainstream nella prima settimana, cinema presunto di ricerca nella seconda) ma imbastisce uno spettacolo continuativo e più organico. Se anche nella prima settimana Dune, Spencer e Last Night in Soho hanno battuto il red carpet, nella seconda sono arrivati The Last Duel e Halloween Kills, con qualche concessione - magari questo sì - ai titoli del concorso più spinosi ed esotici (3h20 di thriller politico filippino e 2h40 di thriller politico polacco), ben lontani dai lustrini più catchy dei primi giorni.
In realtà però per i veneziandi questa rinascita o non c’è stata perché poco è morto, oppure ancora si deve vedere: negli ultimi due anni il festival si è tenuto normalmente, dando fede alle mascherine e agli igienizzanti per azzerare la diffusione del virus, e ha anche quest’anno chiuso il red carpet al pubblico (la gente comunque provava ugualmente ad arrampicarsi una sull’altra per vedere i vip dall’ingresso delle automobili sul tappeto rosso). Quindi al netto delle perdite per i vip-watcher in esplorazione all’hotel Excelsior, non tanto è cambiato.
Di certo il trauma più grande è quello del rapporto amore/odio per Boxol, che meriterebbe un suo film. Boxol, per chi non lo sapesse, è la piattaforma su cui gli accreditati prenotano le proiezioni, con un sistema articolato che sostituisce le vecchie priorità di ingresso delle code fisiche in sala con delle priorità date esclusivamente dall’abilità dell’accreditato di refreshare la pagina della data proiezione più velocemente degli altri. Non credo che la situazione sia poi troppo migliorata col passare dei giorni, durante il festival, forse è più probabile che tutti ci siamo abituati all’essere isterici in massa. Il vero dubbio è che, dopo un 2020 in cui Boxol sembrava una manna dal cielo (si può andare a una proiezione anche due minuti prima perché il posto è assicurato), adesso è diventato fonte di nevrosi e ansia, specie quando per i titoli di maggior richiamo (che l’anno scorso latitavano) i server hanno cominciato a singhiozzare per il sovraccarico. Personalmante, i vantaggi di Boxol permangono, ma forse riorganizzare i tempi delle prenotazioni (come mi è stato detto è successo a Cannes dal 2021) potrebbe essere una grande idea.
Non fatevi ingannare dalla media matematica, affondata dalla visione di alcuni corti scadenti di Orizzonti: il festival Venezia 78 mi è piaciuto. È soprattutto stato una sorpresa, nel mio apprezzamento per titoli a cui non avrei dato un soldo (Dune e Halloween Kills) e per le conferme delle mie aspettative (Last Night in Soho e The Last Duel). È certamente più di quanto potessi aspettarmi dal mainstream US. In compenso forse sono rimasto deluso dalla parte più esplorativa e di ricerca del festival, perché a parte il cinema francese e italiano, che mi hanno dato delle gioie (Diwan, Mainetti, Brizé, Martone) che sono state anche delle riconferme, gli exploit hanno raramente superato la medietà. Né Leave No Traces di Matuczynski né On the Job 2 di Matti hanno soddisfatto il mio feticismo per i film di lunga o lunghissima durata (durante i quali mi piace immergermi, nessuno dei due me l’ha concesso), e Orizzonti in 8 degli 11 titoli che ho visto ha ribadito una mediocrità quasi assoluta e francamente insopportabile. Le brutte esperienze del passato mi hanno forse colpevolmente tenuto lontano dalle Giornate degli Autori e dalla Settimana della Critica (della seconda ho visto solo l’estenuante eroticissimo Salamandra di Alex Carvalho), ma in assenza di grandi nomi o di nazionalità che più mi attraggono al cinema (l’estremo oriente in particolare) mi sono più impigrito dentro la selezione ufficiale, che in compenso ho scandagliato puntigliosamente. Dribblando i doc musicali tranne il terribile Ennio di Giuseppe Tornatore (ma quando si odia un autore bisogna tenerselo stretto anche più di quando lo si ama, a costo di 166 minuti di invito facile e patetico ad azzerare il pensiero critico, ridotto a grigio razionalismo), il Fuori Concorso ha sparato alcune cartucce notevoli, dal De Palma infantile di Edgar Wright al Rashomon di Ridley Scott, dalla nenia funebre di Augusto Contento (il Viaggio nel crepuscolo di un’Italia già morta) all’epopea criminale di Jon Alpert. Per non parlare del piccolo nido western in cui ripararsi di Potsy Ponciroli (Old Henry), dei luoghi senza neanche più fantasmi di Tsai Ming-liang (The Night) e delle memorie delle carceri di Leonardo di Costanzo (Ariaferma). È una selezione intelligente e davvero esplorativa, che ha avuto spesso da dire sulle donne (Les choses humaines, The Last Duel, La scuola cattolica, anche Republic of Silence, La ragazza ha volato e Ma Nuit dagli Orizzonti Extra) e sui miti che nascono e tornano (Dune, Halloween Kills, Last Night in Soho).
Il concorso aveva davvero i titoli fra i più interessanti del festival. Sundown, che pure è il più odiato di Venezia 78, è uno studio sulle aspettative etiche dello spettatore e su come possano essere sconquassate dalle ellissi e dal non detto, con un occhio a Camus; Madres paralelas è la prima incursione esplicita di Almodóvar nella storia, che sta dentro il dramma delle due donne protagoniste ma non sembra, e ha il respiro del capolavoro; Il buco ci dice che esplorare il sottosuolo può essere entusiasmante ma in fondo non c’è niente, come può essere brillante una vita pur conducendo lei, in ogni caso, alla morte; Un autre monde è il nuovo tassello dell’affresco social-mélo di Stéphane Brizé, che per spiccare il volo non necessita del parossismo di En Guerre ma solo del controcampo giusto; The Card Counter è il consueto viaggio schraderiano violento nella redenzione, mascherato da gambling movie ma con delle scosse elettriche impazzite. Sono titoli che confermano il meglio dei loro autori, se non addirittura tasselli nuovi in esplorazioni molto profonde.
Come sempre invece alcuni titoli che hanno entusiasmato tutti a me hanno interdetto. Sorrentino decide che crescere vuol dire smettere di sognare e cominciare a ricordare, accumulando qualunque correlativo oggettivo possibile per trasformare una crescita non in un percorso ma in una successione sfiancante di schematiche visioni; Duprat e Cohn sparano a zero su qualunque cosa come alibi per la loro sciocca satira macchiettistica sullo show biz, il cinema d’autore e l’arte contemporanea, ma fanno ridere tutti; Fabio e Damiano D’Innocenzo vogliono fare un thriller paranoico all’americana in una Latina che è Latina solo nei tg ed è invece il consueto scenario desertico e anonimo che dovrebbe mettere in crisi il maschio: è solo una sciocca favolaccia che non sa scriversi e quindi decide di vivere di allucinazioni, giustificata approssimativamente in senso caratteriale checché ne dicano gli amanti della gratuità che il film dal canto loro l’hanno apprezzato, non c’è nulla di gratuito nel film. Ma è un meccanismo tipico del festival, capitare di essere in minoranza, succede ogni anno da 8 Venezie a questa parte.
E quindi il mio responso è positivo, ho vissuto bene (con piacevole fatica) la mia ennesima immersione nel cinema, e sono contento di poterla vivere come una vera e proprio abitudine di ogni anno, anche quando sembra che non potrei riuscire ad andare. Ed è una delle più belle vacanze perché stanca talmente tanto che alla fine si è felici di tornare.
Piccole statistiche: la media del festival è la più bassa di sempre, 5.05/10, ma è colpa dei cortometraggi, in assenza di questi si attesta in un più normale 5.42.
I miei premi preferiti sarebbero stati:
LEONE D’ORO: The Card Counter di Paul Schrader
LEONE D’ARGENTO GRAN PREMIO DELLA GIURIA: Madres paralelas
LEONE D’ARGENTO MIGLIOR REGIA: Un autre monde
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Qui rido io
PREMIO ALLA SCENEGGIATURA: Sundown
COPPA VOLPI PER L’INTERPRETAZIONE FEMMINILE: Anamaria Vartolomei per L’événement
COPPA VOLPI PER L’INTERPRETAZIONE MASCHILE: Vincent Lindon per Un autre monde
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI: Filippo Scotti
E di seguito la mia pagella, priva del film di Jane Campion che ho perso ma che recupererò con la distribuzione Netflix, con i migliori auguri per Venezia 79!
CONCORSO
The Card Counter di Paul Schrader 8/10
Madres paralelas di Pedro Almodóvar 7/10
Qui rido io di Mario Martone 7/10
Sundown di Michel Franco 7/10
L’événement di Audrey Diwan 7/10
Un autre monde di Stéphane Brizé 7/10
Il buco di Michelangelo Frammartino 6,5/10
The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal 6/10
Freaks Out di Gabriele Mainetti 6/10
Leave No Traces di Jan P Matuszy?ski 6/10
Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily Amirpour 5,5/10
On The Job 2: The Missing 8 di Erik Matti 5/10
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino 5/10
Reflection di Valentyn Vasyanovych 5/10
Captain Volkonogov Escaped di Alexey Chupov e Natasha Merkulova 5/10
Illusions perdues di Xavier Giannoli 4,5/10
Spencer di Pablo Larraín 4/10
America Latina di Fabio e Damiano D’Innocenzo 4/10
La caja di Lorenzo Vigas 4/10
Competencia Official di Gastón Duprat e Mariano Cohn 2,5/10
FUORI CONCORSO
Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento 7/10
Last Night in Soho di Edgar Wright 7/10
The Last Duel di Ridley Scott 7/10
Life of Crime 1984-2020 di Jon Alpert 6,5/10
Ariaferma di Leonardo di Costanzo 6/10
The Night di Tsai Ming-liang 6/10
Halloween Kills di David Gordon Green 6/10
Dune di Denis Villeneuve 6/10
Old Henry di Potsy Ponciroli 6/10
Plastic Semiotic di Radu Jude 6/10
Les choses humaines di Yvan Attal 5/10
Republic of Silence di Diana El Jedouiri 5/10
Il bambino nascosto di Roberto Andò 4/10
Ennio di Giuseppe Tornatore 3,5/10
La scuola cattolica di Stefano Mordini 3/10
ORIZZONTI
INU-OH di Masaaki Yuasa 7/10
Les promesses di Thomas Kruithof 6,5/10
White Building di Kavich Neang 6/10
True Things di Harry Wootlif 5,5/10
Il paradiso del pavone di Laura Bispuri 5/10
Amira di Mohamad Diab 5/10
Wela (Anatomy of Time) di Jankrawal Nilthamrong 4/10
El gran movimiento di Kiro Russo 4/10
El hoyo en la cerca di Joaquím del Paso 4/10
Once Upon a Time in Calcutta di Aditya Vikram Sengupta 4/10
Pubu (The Falls) di Chung Mong-hong 3/10
ORIZZONTI CORTI
Hair Tie, Egg, Homework Books di Runxiao Luo 4/10
The Boob Fairy di Léahn Vivier-Chapas 4/10
Sandstorm di Seemab Gul 3,5/10
Heltzear di Mikel Gurrea 2,5/10
Don’t Get Too Comfortable di Shaima Al Tamimi 2/10
ORIZZONTI FUORI CONCORSO
Preghiera della sera (Diario di una passeggiata) di Giuseppe Piccioni 3/10
ORIZZONTI EXTRA
Ma nuit di Antoinette Boulat 6/10
The Blind Man Who Did Not Want To See Titanic di Teemu Nikki 3,5/10
La ragazza ha volato di Wilma Labate 3/10
PROIEZIONI SPECIALI
Inferno rosso. Joe D’Amato sulla via dell’eccesso di Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin 6/10
GIORNATE DEGLI AUTORI (NOTTI VENEZIANE)
Giulia di Ciro de Caro 5/10
Coriandoli di Maddalena Stornaiuolo 2/10
SETTIMANA DELLA CRITICA
Salamandra di Alex Carvalho 5/10
SIC@SIC
Notte romana di Valerio Ferrara 4/10
Per le mie recensioni rimando ad altre di queste pagine, con i consueti immancabili ringraziamenti a FilmTv.it !
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