
Dopo 11 giorni di proiezioni, recensioni e stellette, la 78ma Mostra del Cinema di Venezia giunge alla fine. L'epilogo come sempre è segnato dai premi: il vincitore per la stampa è Sorrentino con una media di 3.75 su 5. Per la giuria, ci è andato vicino, fermandosi un gradino sotto: incredibile la sua commozione durante il discorso di ringraziamento. Recuperatelo.
Il Leone d'Oro è andato a una regista, Audrey Diwan, per lo splendido Happening - 12 settimane. Curioso come il Leone come la Palma siano andati a giovani registe francesi. Il film sarà nelle nostre sale a ottobre grazie a Europictures.
Un paio i riconoscimenti assegnati al cinema italiano e a Netflix, oramai presenza costante e sempre più di peso nel circuito dei festival. Deludente il resto della produzione italiana, nonostante da giorni la stampa millanti minuti e minuti di applausi.
Questi i premi (qui, i collaterali):
Leone d'Oro al miglior film: Happening - 12 settimane

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Leone d'Argento alla migliore regia: Jane Campion per Il potere del cane

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Gran Premio della Giuria: È stata la mano di Dio

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Coppa Volpi al miglior attore: John Arcilla per On the Job 2: The Missing 8

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Coppa Volpi alla migliore attrice: Penélope Cruz per Madres paralelas

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Premio Marcello Mastroianni al migliore attore emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio

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Premio per la miglior sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter

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Premio speciale della Giuria: Il buco

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Leone del futuro (Premio opera prima Luigi De Laurentiis): Immaculate

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Premio Orizzonti per il miglior film: Pilgrims

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Premio Orizzonti per la migliore regia: Eric Gravel per Full Time

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Premio speciale della Giuria Orizzonti: El Gran Movimiento

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Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile: Piseth Chhun per White Building

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Premio Orizzonti per la migliore interpretazione femminile: Laure Calamy per Full Time

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Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura: 107 Mothers

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Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: Los Huesos

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Premio degli Spettatori Armani Beauty per Orizzonti Extra: Il cieco che non voleva vedere Titanic

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I nostri post giornalieri con approfondimenti su tutti i film presentati:
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12. Fine
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Il mio film preferito di quest’edizione ha vinto il Leone D’Oro, non potrei esserne più felice.
Non vedo l’ora che tutti voi lo possiate guardare, perché è un film magnifico.
Fremo parecchio anch'io, come film mi incuriosisce davvero tanto... ;-)
Quest'anno concorso ghiottissimo, non vedo l'ora di poter vedere quasi tutti i film della selezione (si spera in sala)...
Per ora ho visto al cinema quello di Paul Schrader, stupendo...
Vedilo con una mente aperta pronta a tutto. Spero tu possa rimanere colpito quanto me
Grazie per il consiglio, terrò presente le tue parole
Leman, vedo che uscirà a ottobre: non mancherò.
Intanto glielo darei come Cura Ludovico al "simpatico" Francesco Borgonovo che così intitola un suo pezzo su La Verità: "Gli artisti si inginocchiano sulla via dell'aborto facile in cerca di premi e fama" [importante: non ho letto, mai fatto, quella roba, ho preso l'informazione da un post sui social].
Che dire: ributtante.
Mi spiace per Martone e Servillo, non ho visto il film, ma credo che la politica festivaliera "dell'equità" nei premi, penalizzi molte opere importanti in nome di scelte che col cinema c'entrano poco.
Un'annotazione di carattere puramente statistico: dal 1954 i film italiani che hanno vinto il Leone d'Oro solo con Presidenti di giuria italiani. Sarà un caso?
Perdonami, Greg: perché parli di un caso? Ne abbiamo ampiamente discusso: il presidente di giuria "fa assegnare il premio, quasi sempre, alla sua nazione". Ma accade ovunque: puoi farti un giro e verificare. Non è esente da questa regola nemmeno il grande Tarantino: Quentin fu presidente di giuria a Cannes nel 2004, quando fece premiare "Fahreneit 9/11" del connazionale Michael Moore, e a Venezia, quando, sempre in qualità di presidente di giuria, chiese ed ottenne che il riconoscimento andasse a "Somewhere", di Sofia Coppola, Stati Uniti. O, se vuoi un altro esempio, il messicano Del Toro premia un film messicano ("Roma") nel 2018...Potrei continuare, mi fermo qui per non stancare. In verità si tratta di una norma, ovviamente non scritta, a cui, a suo modo, non si è sottratto nemmeno Bong Joon Ho: sono stati i francesi a decretare il successo di "Parasite" - e questo fu ampiamente spiegato da Thierry Fremaux - e, per riconoscenza, ha premiato un film francese. Avevo puntato, molti giorni fa, sulla vittoria - annunciata - di "L'evenement" e così è stato. Tanto che un amico mi ha chiesto come facevo a saperlo!! Era semplice: non c'erano davvero "coreani" da premiare (ma lui ha comunque preteso un premio per il filippino Arcilla, molto vicino ai suoi personaggi...) e quindi ha optato per la Francia. Chiaro che ci sia chi ne è soddisfatto e chi deluso. Ma in linea di massima, va così: il maggior riconoscimento solitamente va alla nazione del presidente. (Fa quasi rima..) Un saluto, Mauriz
Non parlo, me lo chiedo. In ogni caso il paragone con gli altri festival non sussiste: a Cannes negli ultimi 54 (cinquantaquattro) anni i film francesi sono stati premiati solo (ripeto: solo) da presidenti di giuria francesi? Spoiler: no. D'altronde, i nostri (pochi) campioni in casa non giocano quasi mai.
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