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Ohayo
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Ohay?, Satoshi Kon, 2008.

Ohayo è l'ultimo fugace ma intensissimo capolavoro firmato dal compianto Satoshi Kon; cortometraggio di chiusura dell'ambizioso progetto Ani*Kuri 15, quindici cortometraggi di un minuto realizzati da svariati autori del settore, liberi di sperimentare e dare sfogo al loro estro creativo (i nomi coinvolti sono pezzi da 99 stile Sh?ji Kawamori, Mamoru Oshii o Makoto Shinkai) seguiti dai più celebri studi dello star system (Madhouse, Studio 4°C, Production I.G o Gainax).
Satoshi Kon in circa 60 secondi condensa parte della sua poetica e della sua formazione artistica.
 
Partiamo dalla protagonista, l'ennesima giovane donna immersa nella quotidianità, tra dubbi e tensioni ed il primissimo piano sul suo volto trasuda malinconia da ogni poro.
Immancabile poi la complessa e sovrapposta frammentazione delle leggi dello spazio e del tempo, iconicità dell'autore di Kushiro.

La ragazza appena sveglia avvia un immediato processo di sdoppiamento, immergendoci in uno scenario trasognante; a questo punto le varie versioni della giovane svolgono azioni di routine, dal lavarsi i denti al bere un bicchiere d'acqua.
 
Il tema dello sdoppiamento permette tantissime letture simboliche ma ripensando al primissimo piano iniziale è possibile leggerlo come una sorta di scissione violenta del proprio io pronto ad esplorare un mondo nuovo ma pochi secondi prima della conclusione i vari frammenti si riuniscono nuovamente e la giovane sembrerebbe pronta ad affrontare la sua realtà ritrovando un tenue sorriso ed esclamando "buongiorno".

Finale che richiama un altro tema tipico del maestro, ossia rifiutare la dimensione onirica con l'intento di riappropriarsi della realtà.
In precedenza parlavo di formazione artistica e non a caso Kon omaggia senza mezzi termini il suo maestro Otomo, regalandoci una perfetta composizione formale estremamente realista ed abbondante di dettagli (ultra-realisti).
 
Volendo è possibile ritrovare echi verso il grande Oshii e mi riferisco al momento in cui la giovane guarda la televisione laddove viene proiettato un servizio giornalistico circa un recente incidente, forse è un attentato terroristico ? Richiamo quindi a Patlabor 2 dove Kon ha lavorato in veste di scenografo e responsabile del layout.
Meravigliosa anche la prima inquadratura: un dettaglio ravvicinato su una composizione floreale, ripreso con un lentissimo ed raffinato movimento descritto obliquo.
 
Forse un rimando autoreferenziale a quella perla di Magnetic Rose, primo segmento di Memories, diretto da koji Morimoto e sceneggiato proprio da Kon.
 
Capolavoro...
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