QUESTA STORIA È UN HORROR
È estate, e gli horror sono sempre andati bene d’estate (per motivi che mai mi saranno chiari, penso che sia perché i brividi rinfrescano). Spesso gli horror sono legati a un luogo: le case gotiche, i castelli, le dimore infestate, i parchi a tema abbandonati.
Il mio luogo però non è nessuno di questi. È grande, moderno. Funzionale, bellissimo, centrale, chic. Lo hanno rimodernato nel 2002. Ma una cosa inquietante ce l’ha. È vuoto, anzi, deserto. Non so come sono arrivato lì, ma sono dentro. E mi aggiro per quelle grandi sale vuote, pulitissime. Nel silenzio. Qui - è chiaro - può succedere di tutto. O forse è già successo?
QUESTA STORIA È UN FILM CATASTROFICO
Quello che è successo alle 15 grandi sale vuote dell’ArcLight Hollywood lo conoscete, perché è successo anche a voi, a noi, a tutti. A tutto-il-popolo: è stata la pandemia.
L’ArcLight si trova al 6360 di Sunset Boulevard, a Hollywood. Più cinema di così, si muore. E infatti è morto.
Costruito nel 1963, rinnovato nel 2002, il complesso comprende la Cinerama Dome, la grande cupola bianca che da sola meriterebbe una storia a sé. Basate sulle cupole a forma di geode inventate dall’architetto R. Buckminster Fuller - un visionario, a dir poco - le sale Cinerama avrebbero dovuto essere 600. Il particolare tipo di costruzione avrebbe permesso di risparmiare molto su tempi e costi rispetto a una sala normale. Per motivi che non so, mi risulta che poi fecero solo quella di Los Angeles. Realizzata in sole 16 settimane, si inaugurò con la proiezione di Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo, nel 2 novembre del 1963.
Nomen omen: è stato davvero un pazzo mondo. Dal marzo del 2020, causa pandemia, l’ArcLight è chiuso. E quando le altre sale negli USA hanno pian piano riaperto, lui è rimasto chiuso. Non da solo: il 12 aprile del 2021, la Pacific Theatres, che possiede insieme all’ArcLight altre 300 sale in California, ha dichiarato che non avrebbero più riaperto. Il colpo è stato per loro troppo grosso. Fallimento, catastrofe.
QUESTA STORIA È FANTASCIENZA
Sono ormai otto settimane che seguo l’andamento delle riaperture delle sale anche in Italia e il miserevole (ma non potrebbe essere altrimenti) risultato degli incassi. So che le sale italiane sono circa 3500. So che quelle che hanno riaperto quest’anno sono circa 2000-2200. Non è necessariamente anche questa una catastrofe: l’anno scorso d’estate riaprirono in molte meno. Può darsi che tra la mancanti all’appello ve ne siano molte che hanno semplicemente fatto due conti e deciso di aspettare l’autunno. Ma magari ve ne sono anche alcune che come le sale della catena Pacific Theatres non riapriranno e basta. Al momento non ne ho notizia (e se ne avete voi, vi prego di informarmi). Una cosa è certa, però: non seguiranno il destino della spaziale cupola del Cinerama e delle sue sale consorelle. Già perché la storia non è finita. Non è che 300 sale nella mecca del cinema si chiudano e si buttino semplicemente via: il cinema è in crisi, ok, ma mica è morto.
Ed ecco la notizia bomba: si profila all’orizzonte un possibile acquirente. E il suo nome inizia con la A. Amazon! urlerete voi tutti in coro. No, Amazon avrebbe voluto comprarsi l’Esselunga.
Paradossalmente, incredibilmente chi forse è interessato a rilevare quelle sale è… AMC.
Ora si danno due possibilità. O avete seguito la saga, e allora cadrete dalle sedie, o non avete seguito niente e allora la cosa non vi fa né caldo né freddo. State con noi, comunque. Al limite fatevi un ripassino qui (ne avevamo già parlato).
La parte fantascientifica è che AMC Theatres, che è a sua volta una catena di grandi sale americane (anzi, la più grande) è a sua volta (stata) in crisi. Un disastro. All’inizio del 2021 ha dichiarato che nel 2020 gli incassi sono crollati dell’’88% sull’anno precedente.
E allora come è possibile che si comprino nuovi cinema? Sono ricchi? Ricchissimi?
No, ma. Se avete seguito la saga sapete che, come le azioni di GameStop, anche quelle di AMC nel gennaio scorso sono diventate un obiettivo dei ragazzi americani che su Reddit si sono coordinati per farne salire il valore. Non ripeterò qui tutta la storia, già raccontata. Vi basti sapere che le azioni AMC in gennaio passarono in un giorno da 2 a 20 dollari. Senza altro motivo che il disegno furbo e coordinato di piccoli azionisti indipendenti decisi a colpire i grandi fondi.
Ve lo avevo detto che era una storia di fantascienza, no? E siccome in ogni storia di fantascienza che si rispetti c’è un razzo, eccovelo qui il razzo. Lo sapete quanto valgono oggi le azioni AMC? “Niente” direte voi “saranno crollate, saranno spazzatura”. Macché: han fatto un altro pazzesco balzo i primi di giugno e ora valgono 58,69 euro, nel preciso momento in cui scrivo. Negli ultimi sei mesi sono cresciute del 1981,05%. Sky-rocketing, dicono gli americani, Salire a razzo, diciamo noi. I soldi per gli investimenti ci sono. Una follia, collettiva e davvero distopica.
QUESTA STORIA È UNA DISTOPIA
Sono nel mio cinema deserto. Ma non è l’ArcLight Hollywood. Questo posto fa davvero schifo, ammettiamolo. Non ha nemmeno quel fascino lugubre dei luoghi abbandonati e decadenti dei film horror. È solo sporco lercio. Le poltroncine sono mezze rotte. E non si respira alcun glorioso passato: c’è solo un tanfo orrendo. Ma non mi interessa. Questo rottame di cinema, questo avanzo orrendo e scombinato di quel che un tempo era una sala cinematografica, adesso è mio. È il mio cinema.
Con i soldi che ho guadagnato quando in febbraio ho deciso, sfidando tutto e tutti, di investire nelle azioni AMC, me lo sono comprato. Mi avevano detto di non farlo, mi avevano detto che era una follia. Stupidi. Non li conoscete voi quelli di Reddit, mica mollano così. NON CI CONOSCETE! E in pochi mesi ho moltiplicato i miei risparmi e me lo sono preso: l’ultimo cinema porno della mia città, chiuso da ben prima della pandemia, probabile luogo di diffusione di virus diversi dal Coronavirus. L’Astoria, ora, è mio.
E sapete come lo chiamerò? Non cambierò nemmeno l’insegna: la farò solo ripulire e, alla fine della magnifica ristrutturazione che ho in mente, sopra ci metterò giusto una correzione, un appunto, una chiosa. D’ora in poi si chiamerà “Tutta un’altr’ASTORIA”. È sarà una storia molto romantica. Altro che porno.
EDIT: mi è stato fatto notare che ho usato in modo sbagliato la parola distopia, che è un'utopia negativa, a cui invece io ho sempre erroneamente attribuito il significato di "realtà alternativa sviluppata a partire da un evento che è andato diversamente da quello storico". La parola giustea per questo è ucronia. Chiedo scusa.
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