Alla fine se l'è comprata lui.
Jeff Bezos, con la sua creatura Amazon, si è portato in casa la Metro Goldwin Mayer, uno dei gioielli della corona quando parliamo di produzione cinematografica mondiale, che con il suo marchio di fabbrica unico, il leone ruggente, ha introdotto alla visione migliaia di film, fin dalla sua nascita nel 1924. Quasi cento anni di storia del cinema sono stati anticipati da quel leone e da quel logo, un simbolo più che una semplice società, con una immensa library di film e serie televisive. Sarebbe quasi inutile sciorinare le punte di diamante che costellano l'elenco dei titoli che fanno parte dell'infinito catalogo della MGM, ma è necessario ricordarne alcune non solo perché fanno parte dell'immaginario di qualsiasi cinefilo o anche semplice appassionato di cinema, ma soprattutto perché la loro nuova destinazione (Prime Video) avrà delle pesanti ripercussioni sul cinema che vedremo e - soprattutto - sul dove lo vedremo. Un piccolo universo che va da Il silenzio degli innocenti a 2001: Odissea nello spazio, da Robocop alla serie di pellicole con protagonista il pugile (Rocky) e l'agente segreto (007) più famosi al mondo, anche se metà del franchise 007 è ancora in mano alla Eon Films, proprietà della famiglia Broccoli, che ha ancora molta voce in capitolo sulle strategie distributive e sul marketing dei film di 007.
Questa acquisizione è un ottimo punto di partenza per ricapitolare quel che sta accadendo nel mercato dell'intrattenimento, non tanto per affastellare cifre con un numero di zeri che sono al di fuori dell'immediata comprensione per i normali esseri umani (8.700.000.000 dollari, in questo caso), ma per riflettere soprattutto sul destino della televisione, un media che di cinema si è sempre nutrito per comporre i propri palinsesti e quindi, a caduta, le (tele)visioni di noi spettatori.
Fino a quando la catena distributiva del prodotto film era scomposta nelle sue tipiche fasi - sala cinematografica, rilascio homevideo, passaggi sulla tv a pagamento e infine sulla tv free - c'era una certa garanzia che prima o poi quasi tutti i film dei grandi studios americani sarebbero arrivati, alla fine di questa catena, anche sulla cosiddetta televisione lineare e gratuita. Poi - lo sappiamo, è storia recente - ai tipici canali di consumo di film si è aggiunta la distribuzione digitale in streaming nelle sue varie forme: noleggio, abbonamento e, di nuovo, anche gratis con pubblicità. Quel che inizialmente era solo un altro modo di guardare i film è diventato, negli ultimi anni, IL terreno di scontro principale del mercato dell'entertainment.
Una grande casa di produzione come la Disney, ad esempio, dopo aver fatto uscire un film in sala e averlo distribuito direttamente sul mercato homevideo, guadagnava anche sulla cosiddetta coda lunga, ossia vendendo i passaggi sulle tv a pagamento e su quelle gratuite. Se Canale 5 voleva programmare un film Pixar in prima serata acquistava dalla Disney quel diritto di programmazione per un certo numero di volte. Quel costo veniva ripagato, possibilmente con un margine, con la vendita di spazi pubblicitari che noi spettatori ci siamo sempre sorbiti prima, durante e dopo la messa in onda. È grazie a questo meccanismo che Rai 2, sempre parlando di film Pixar, ha potuto programmare il film Coco e Monsters University, ormai qualche anno fa. E la stessa cosa vale per Inside Out su Italia 1, perfino l'anno scorso.
A marzo del 2020 però la Disney ha lanciato anche in Europa la piattaforma streaming Disney+ e il numero di film che fanno parte del catalogo Disney passati in tv è diminuito drasticamente. Ho perciò dei seri dubbi che le nuove creazioni Pixar come Onward (2020) o anche solo Toy Story 4 (2019) abbiano qualche possibilità di essere programmate sui canali televisivi tradizionali. Perché ovviamente, una volta che Disney+ può arrivare direttamente nelle case degli spettatori ha tutto l'interesse a centellinare, nel migliore dei casi, la vendita di passaggi televisivi. Userà invece tutte le leve del suo catalogo per tenere gli spettatori agganciati alla piattaforma di proprietà sottoposta al pagamento dell'abbonamento mensile. In palio ci sono i due beni più preziosi della nostra era (o almeno questo è quello che pensano loro): la nostra attenzione e la raccolta e l'elaborazione dei dati che dalla nostra attenzione derivano.
In quasi tutte le dichiarazioni di Amazon che hanno seguito la notizia dell'acquisto di MGM è stata confermata la volontà di distribuire le nuove produzioni nelle sale: tra queste ovviamente le attenzioni convergono proprio sull'atteso nuovo capitolo di 007, No Time to Die, la cui uscita è prevista per ottobre di quest'anno. Non penso che questa operazione avrà particolari riflessi negativi sulla distribuzione in sala, ma esiste invece la possibilità che l'acquisto di MGM da parte di Amazon, oltre a essere una mossa molto aggressiva nello specifico perimetro dello streaming - quella che vede le varie piattaforme combattere per accaparrarsi i nostri abbonamenti e la nostra attenzione - vada potenzialmente a sottrarre circa 4000 film dalle library a cui i canali televisivi tradizionali attingono per rimpinguare i propri palinsesti quotidiani. Il canale Sky Cinema Collection, per dire, solo l'anno scorso ha programmato quasi tutti i film del franchise 007. Una volta che Amazon avrà consolidato l'acquisizione di MGM e integrerà gli 007 di cui ha i diritti nel catalogo di Prime Video, la cessione dei diritti di trasmissione alle tv tradizionali non sarà per nulla scontata perché questa sterminata library potrà (dico potrà nel senso che la proprietà avrà la possibilità di farlo) essere trattata nello stesso modo in cui Prime Video tratta i suoi Original: chi li vuole vedere non ha altra scelta se non quella di abbonarsi alla piattaforma.
Il fatto che Amazon sia la società più liquida del pianeta ha delle significative implicazioni proprio sulla determinazione delle strategie a breve e medio termine, quelle dove la presenza o l'assenza di cassa può fare la differenza. Sono abbastanza convinto, infatti, che Amazon non abbia alcun interesse a inimicarsi l'opinione pubblica e l'industria di settore ostacolando la distribuzione nelle sale dei grandi titoli (magari anzi è in trattativa per acquistare qualche circuito di sale cinematografiche messo in ginocchio dalla pandemia), ma nessuno si indignerà (e forse neanche si accorgerà nel breve termine) se Sky o Mediaset o la stessa Rai non dovessero più avere accesso alla library MGM per rimpinguare le proprie programmazioni tv. Non deve essere molto divertente trattare con una potenza solida come Amazon che può facilmente rinunciare, da domani, a qualche decina di migliaia di euro per un pacchetto di passaggi tv. Per questo Sky sta incrementando la produzione diretta di pellicole che andranno in programmazione esclusiva sui suoi schermi (questa settimana è uscito American Skin e prossimamente Security), ma è molto difficile riuscire a rifornire un intero palinsesto se le library storiche vengono a mancare.
Il servizio Prime di Amazon conta circa 200.000.000 di abbonati nel mondo ma (ancora) solo una piccola parte di questi usa con costanza Prime Video che è incluso nel costo mensile al servizio rapido di spedizione e offerte speciali. L'acquisizione di Bezos quindi non è solo finalizzata a catturare gli sguardi degli spettatori che già usano altri servizi streaming ma mi sembra proprio diretta a sedurre chi già paga Prime senza usare la sezione Video e a sottrarre (ulteriore) audience alla tv tradizionale, sia essa a pagamento o gratuita.
Resta un grande problema, che è anche una grande sfida. Nel media televisivo esiste ancora qualcuno che sceglie per noi. Qualcuno che si prende la briga di dire stasera puoi guardare questo e questo, semplificando, di molto, l'accesso ai film e snellendo un processo di selezione che sulle piattaforme, invece, rasenta il paradosso: sapere che c'è molto ma fare fatica a scegliere. In tv, insomma, c’è ancora qualcuno che compone il palinsesto della nostra serata pescando nei cataloghi mentre invece la soluzione delle piattaforme sappiamo tutti quale sia: è l'algoritmo che sceglie per noi, valutando i dati della nostra attenzione, e proponendoci film e serie sulla base di preferenze più o meno espresse o collegamenti più o meno azzeccati. Così alla fine, ancora una volta, si presentano due grandi temi tanto cari alla fantascienza (a partire da 2001: Odissea nello spazio, peraltro parte proprio del catalogo MGM): il rapporto/conflitto tra l'uomo e la tecnologia e la comprensione della dimensione del tempo, che è anche moneta preziosa con cui integriamo i nostri abbonamenti streaming.
Nel dna di questo sito (e del settimanale da cui è nato), ci sono grandi appassionati di cinema e un grande numero di spettatori televisivi che tutte le sere verso le 19 iniziano ad atterrare sulle nostre pagine per scegliere il film al quale dedicare la loro serata. Tuttavia anche le nostre pagine dedicate allo streaming sono di ispirazione per sapere cosa è arrivato di nuovo. O di vecchio.
Penso che una delle scommesse del prossimo futuro sarà vinta da chi troverà la modalità di sintesi tra la semplicità della visione in tv e la ricchezza, la scelta e la complessità tra le possibilità offerte dalla rete. Magari l'idea viene proprio a voi...Per qualsiasi cosa siamo qui. Nel caso siate convinti di avere per le mani l'idea del secolo, ad esempio, prima di scrivere a Jeff Bezos, per cortesia, mandateci un messaggio!
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