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Happy End
di AndreaVenuti
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Happy End, Jung Ji-woo, 1999

Siamo nel 1999 e nelle sale coreane escono pellicole quali Nowhere to Hide (Lee Myung-se), Memento Mori (Kim Tae-yong
& Min Kyu-dong), Shiri (Kang Je-gyu), City of the Rising Sun (Kim Sung-su), Calla (Song Hae-sung) Attack the Gas Station (Kim Sang-jin) e questo particolarissimo Happy End.
Tutti film emblematici, sinonimo di cambiamento ed innovazione: signori è nato il nuovo cinema coreano.
 
Tornando a focalizzarci sul Happy End, l'esordiente Jung Ji-woo (fino in quel momento impegnato "solo" nella realizzazione di cortometraggi) tira fuori dal cilindro un film a tratti scioccante che naviga nelle torbide acque del dramma erotico (triangolo amoroso estremamente pericoloso) pronto a cambiare pelle in un battito di ciglia tra umorismo piacevole e violenza aberrante, anticipando un certo Park Chan-wook e Kim Jee-woon (non a caso entrambi contatteranno Choi Min-sik).
 
Di Jung Ji-woo inoltre sorprende la sua straordinaria capacità di mettere in scene determinati eventi, sfruttando una regia altamente comunicativa, stratificata e simbolica; a tal proposito pensiamo alle diverse sequenze di sesso.
Subito dopo il piano sequenza d'apertura, con camera fissa in posizione frontale attenta ad immortale chiunque attraversi il ballatoio di un condominio a ringhiera di Seul, il regista riprende il primo focoso amplesso tra Choi Bo-ra (Jeon Do-yeon) ed il suo amante; Jung
 
Ji-woo opta per una camera a mano vorticosa bramosa di particolari piccanti, al contrario invece quando la donna si ritrova a letto con il marito (Choi Min-sik) la regia cambia del tutto ed il rapporto erotico viene messo in un fuori campo interno oppure analizzato mediante i primi piani schifati sulla donna.

Ovviamente il suo matrimonio è in crisi e la regia non fa altro che enfatizzarlo.
 
Jung Ji-woo è altresì predisposto a rompere gli schemi mascherando alcune ipocrisie sociali partendo dal maschilismo predominante della società locale e lo fa usando una sorta di gioco dell'opposto: il nostro Choi Min-sik ha perso il lavoro (riflesso della nefasta crisi finanziaria asiatica del 1997) e si ritrova a fare il casalingo e viene più volte ripreso dalla moglie che lo ammonisce in quanto lui non dovrebbe comportarsi come una "femminuccia" (al contrario lei è una donna in carriera).
 
Poi non mancano appunto famiglie disfunzionali, genitori assenti, crisi economica e soprattutto intravediamo già, molto bene, una certa predisposizione ad amalgamare più generi: dalla detection al thriller efferato...
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