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Arrival...ma io non ci credo.
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Quando arrivarono, io non ci credevo.

Amy Adams

Arrival (2016): Amy Adams

 

All’inizio furono avvistati lontano da noi, in Cina. Il problema, quindi, appariva distante e me ne preoccupavo con il distacco che si riserva alle disgrazie che non ci riguardano. La notizia del loro arrivo nel nostro Paese fu improvvisa e paradossalmente inaspettata. Gli alieni sono presenti sotto forma di virus, dicevano alla tv, e riescono ad impossessarsi del nostro corpo e della nostra essenza contagiandoci tramite una semplice influenza. I primi sintomi sono banali: raffreddore, tosse, forse febbre, per diventare qualcosa di terribilmente più grave dopo pochi giorni. Gli scienziati hanno compreso che questi alieni riescono così a selezionare gli individui più resistenti da quelli più fragili, che vengono eliminati dai loro progetti ancora misteriosi procurandogli una repentina morte. L’unica arma di difesa che ci rimane -dicono sempre gli esperti- è la più banale: una mascherina chirurgica che evita di esporci al contagio diretto , ed evitare il contatto ravvicinato tra individui, soprattutto se sintomatici.

Kevin McCarthy, Dana Wynter

L'invasione degli ultracorpi (1956): Kevin McCarthy, Dana Wynter

 

Quando sono arrivati, io non ci credevo. Nonostante fossi bombardata dalle notizie, nonostante il governo ci imponesse regole e lockdown da rispettare, io continuavo a credere che fosse tutta un’esagerazione, che il problema sarebbe rientrato nel giro di pochi giorni, un mese al massimo. Quello che non sapevo, e che nemmeno gli esperti avevano ancora scoperto, era che gli alieni erano già entrati dentro di me e senza alcun sintomo. Non avevo né tosse né raffreddore, continuavo ad andare a lavorare con tutte le precauzioni che il buon senso e il governo dettava, regole che via via che il tempo passava (e non si trattava più di pochi giorni o un mese) diventavano più rigide. Gli alieni erano dentro di me e non erano visibili nemmeno con un tampone molecolare o con un test sierologico, non si formavano anticorpi nel sangue, non avevo problemi di respirazione. I sintomi, ho scoperto molto tempo dopo, erano altri e più subdoli. Gli alieni, con me, erano stati molto scrupolosi, chissà da quanto tempo avevano cominciato a studiarmi, o a studiare i soggetti del mio tipo. Sana, di 50 anni, senza figli, lavoratrice da oltre 30 anni al pubblico, sposata da 20, con una vita affettiva soddisfacente, abituata a stare tra le persone per più di 7 ore al giorno, utilizzo dei social al minimo indispensabile, conoscenza della tecnologia e dei sistemi di comunicazione moderni molto scarsa. Una persona, io, che è più abituata a vivere e frequentare le persone in presenza (termine questo entrato di moda negli ultimi mesi) piuttosto che a stare -sia per motivi di lavoro che per quelli di svago- davanti ad un pc. Gli alieni mi hanno colpita senza pietà, privandomi di quello di cui avevo più bisogno e che davo per scontato: gli abbracci, i sorrisi, le strette di mano, i baci.

Brooke Adams

Terrore dallo spazio profondo (1978): Brooke Adams

 

Di tutto questo non si muore (pensavo io, una volta accortami del contagio), ma certo non mi reputano un essere così forte da poter essere selezionata per qualche oscuro esperimento. Il panico intanto mi prendeva sempre più spesso, e il dover frequentare gli ospedali per assistere via via i miei cari che purtroppo si dimostravano troppo fragili a queste invasioni aliene, non aiutava certo a rafforzarmi. Sapevo che erano dentro di me e che mi stavano levando le energie, giorno dopo giorno, tanto che non me ne importava più niente di sapere se e quando le misure restrittive sarebbero state alleggerite, io mi sentivo al sicuro solo se non vedevo nessuno, il solo pensiero di incontrare qualcuno o di far entrare in casa persone mi mandava in profonda depressione. La mancanza delle ore di sonno si iniziava a far sentire rendendomi più apatica e irascibile nelle ore diurne. Il mio viso aveva spesso i segni della mascherina sulla pelle per via delle molte ore che ero costretta a portarla. Mi isolavo anche dal mondo del web oltre che da quello reale, il mio rifugio erano spesso la visione di vecchi film in bianco e nero.

Ann Robinson, Gene Barry

La guerra dei mondi (1953): Ann Robinson, Gene Barry

 

Quando sono arrivati, non ci credevo, poi ho imparato a conoscerli, a riconoscerli e a comunicare con loro: isolamento, depressione e paura erano già dentro di me, gli alieni sono stati solo capaci di manifestarli tutti insieme ma non hanno creato nulla che già non avessi in incubazione. Ho iniziato a comunicare con loro, se mi concentro riesco anche a vederli o forse ad immaginarli.

Lo sforzo maggiore è quello di non ascoltarli. Quando sono arrivati non li vedevo e non li sentivo, oggi sono presenti constantemente nella mia mente, non smettono di lavorare sui miei punti deboli e ho cominciato a vacillare. “Una mattina ti sveglierai e tutto questo sarà passato, una calma irreale ti avvolgerà e troverai pace”, questo continuano a ripetermi negli ultimi tempi, un messaggio costante che non riesco a non ascoltare, mi distrae e mi procura una sonnolenza irresitibile.

Kevin McCarthy, Dana Wynter

L'invasione degli ultracorpi (1956): Kevin McCarthy, Dana Wynter

So che è un trucco e non riesco a fidarmi di chi con tanto inganno mi ha contagiata. Aspetto la cura, nel frattempo il sonno ha la meglio.

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