Livorno e Rieti sono in fibrillazione. Domenica 25 aprile le due città potrebbero per un attimo mettere da parte le preoccupazioni legate alla pandemia e godersi la Notte degli Oscar agguantando una storica statuetta. Sono infatti originari rispettivamente di Livorno e Rieti (per la precisione Castelnuovo di Farfa, comune da mille e poco più abitanti) i candidati Dalia Colli e Francesco Pegoretti, nominati per il trucco e le acconciature di Pinocchio di Matteo Garrone (insieme all’inglese Mark Coulier).
Colli e Pegoretti saranno ospiti il 23 aprile di Luce Social Club, il format televisivo di approfondimento culturale condotto da Gianni Canova e Martina Riva, prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con la direzione comunicazione di Istituto Luce Cinecittà, Sky Arte, ATCL e Spazio Rossellini, con la regia di Max De Carolis. In onda alle ore 20.00 su Sky Arte e disponibile on demand su Now e in streaming gratuito su https://video.sky.it/arte, Luce Social Club dedica la puntata del 23 alla “linea d’ombra”, attraverso l’incontro con ospiti che, come di consueto, porteranno la propria testimonianza artistica e la propria lettura di quale sua quel punto oltre il quale si diviene adulti. Canova e Riva intervisteranno Andrea De Sica, Piero Pelù, Marco Castello e, per l’appunto, Francesco Pegoretti e Dalia Colli, che inevitabilmente affronteranno l’argomento Oscar.
In anteprima esclusiva, abbiamo un estratto dell’intervento di Colli e Pegoretti, che racconta di come hanno reagito alla candidatura.
La loro candidatura è chiamata insieme a quelle di Massimo Cantini Parrini (per i costumi sempre di Pinocchio) e Laura Pausini & Nicolò Agliardi (per la canzone Io sì dal film La vita davanti a sé) a rappresentare a Hollywood il cinema italiano in un momento in cui tutto il settore ha bisogno di un forte scossone che segni la rinascita. Il 2020 è stato l’anno peggiore per il nostro cinema, di fatto stroncato dal CoVid-19. Con la riapertura delle sale il prossimo 26 aprile nelle regioni “gialle”, ricominciare con una o più statuetta sarebbe di ottimo auspicio. FilmTv.it, come ogni anno, seguirà in diretta l’evento, sperando di poter festeggiare l’eccellenza italiana. Per i bookmakers, dovremmo agguantare almeno 2 statuette su 3: Pausini quotata tra il 2.10 e il 2.85 mentre Colli e Gregoretti tra il 5.00 e il 16.00. Dissonanti, invece, le speranze che gli scommettitori hanno su Cantini Parrini, che va dal 5.00 di Sisal al 41.00 di Eurobet.
Entrambi poco più che quarantenni,Colli e Pegoretti hanno cominciato presto a muoversi tra un set e l’altro. “Pinocchio è stato forse è il film più difficile, tecnicamente parlando, che abbia mai fatto. E pensare che nel 1999 venne una troupe romana a girare una fiction a Livorno e io, che frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Firenze, scoprivo tutto un mondo: il dietro le quinte. Mi chiesero di curare la scenografia e quindi trovavo le location e facevo l’attrezzista di scena. Il trucco ancora non era nei miei pensieri. Subito dopo feci il trasferimento all’Accademia di Roma perché volevo a tutti i costi trovare il modo di entrare nel mondo del cinema e naturalmente, ho dovuto fare mille altri lavori per mantenermi nella costosissima metropoli capitolina. Tramite una truccatrice mia conterranea, Paola Gattabrusi, ho solcato il mio primo set come aggiunta trucco nel 2001, una volta finiti gli studi accademici. Da lì ho iniziato a lavorare in un laboratorio di effetti speciali a Roma e ho cercato di imparare tutto quello che mi ha fatto andare avanti da sola”, ha raccontato Delia sui suoi esordi.
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“Ufficialmente lavoro dal 1998 ma ho iniziato prima, da quando avevo 15-16 anni”, ha ricordato invece Pegoretti. “Il mio debutto è stato con mia madre Alberta Giuliani, aiutandola con ammirazione sin da piccolo, quando preparava i suoi lavori e rubandole con gli occhi tutto quello che faceva. Tutto questo unito ad una grande passione per il cinema, la storia, e la storia dell’arte che invece mi aveva inculcato mio padre Mario, uomo di cultura, dotato di grande estro. Il primo film in assoluto in cui ho mosso i miei passi come volontario, tra un anno e un altro del liceo, è stato Othello di Oliver Parker. Poi ho continuato ad accompagnare mia madre sul set dei suoi film (era il premio perché andavo bene a scuola!). Arrivato ai 23 anni, nonostante avessi praticamente finito, ho lasciato l’Università (mi ero iscritto a Storia dell’Arte) perché era impossibile reggere i ritmi del set e quelli dello studio, ma ero felice, perché il lavoro andava bene, crescevo e comunque gli studi fatti mi avevano arricchito tantissimo. Proprio in quell’ anno una parrucchiera mi chiama per andare con lei a fare un film a Belgrado ambientato alla Corte Estense di Ferrara all’inizio del 500. Partiamo, ma dopo una settimana lei deve tornare a Roma, lasciando me a fare il film”.
Lungo è l’elenco dei titoli a cui hanno lavorato. Colli, ad esempio, ha al suo attivo le esperienze su set diretti da Ron Howard, Lasse Hallstrom, Ermanno Olmi, Francesca Archibugi e Paolo Virzì. Pegoretti ha curato le acconciature sui set di Ferzan Ozpetek, Carlo Carlei, Gabriele Salvatores, Mel Gibson e Michele Placido. Ma è la collaborazione con Matteo Garrone che lega i due: Delia è alla sua terza collaborazione con il regista romano (Reality e Dogman i precedenti due titoli) mentre Francesco è alla seconda (dopo Il racconto dei racconti, per cui è stato chiamato direttamente da Milena Canonero).
Per il lavoro in Pinocchio hanno già agguantato entrambi un David di Donatello ma l’Oscar rappresenta qualcosa di straordinario nella vita di ogni artista. Il caso pinocchio, ricordiamolo, è simbolico di come un’opera straniera, seppur non sostenuta ufficialmente dal proprio paese, si possa far strada a Hollywood con le proprie gambe. “In questo momento l'ultima cosa che mi metterei a fare è una polemica sul perché Pinocchio non è stato candidato per l'Italia agli Oscar, non lo farei mai, sarebbe di pessimo gusto”, ha dichiarato Garrone all’Ansa. “Mi godo però la felicità delle due nomination, storiche per un film italiano indipendente, senza piattaforma o major dietro, senza qualcuno che lo porti avanti ad Hollywood, è qualcosa di veramente unico, bisogna andare indietro di 50 anni per un film italiano che riesca ad avere questo percorso”.
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