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The Wicker Tree
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Torno, dopo diverso tempo, ad utilizzare il formato del post per recensire un film non presente nel database di FilmTV. 

 

 

Robin Hardy, Regista di "The Wicker Man", già nel 2002 intendeva, supportato da Christopher Lee, realizzare una sorta di 'sequel spirituale' del suo Cult del 1973 ma dovette fermarsi mutando, in un primo tempo, nel romanzo "Cowboys for Christ". Quasi una decina d'anni dopo, però, il progetto ha modo di vedere la luce, pur dovendo reinventare cast (e script) dopo che una caduta da cavallo su un set della Hammer impedì a Lee d'interpretare l'antagonista, ottenendo un cameo in flashback. Alla sua uscita, però, "The Wicker Tree" incontrò un'accoglienza non troppo esaltante, pur venendo generalmente preferito al remake con Cage (brutto e scemo come pochi), e con gli anni è stato sostanzialmente dimenticato.
Personalmente, non posso negare di essere rimasto parzialmente deluso dalla visione: non mi aspettavo certamente un Capolavoro come "Man" e avevo abbassato ulteriormente le aspettative dopo alcune brevi anteprime, però speravo in qualcosa di 'socialmente cattivo', mentre spesso durante la (prima) visione si ha l'impressione che manchi qualcosa, specialmente nella caratterizzazione dei personaggi e delle relazioni tra la coppia protagonista (texani 'born again christians') e la comunità pagana della scozzese (non isola) Tressock che vuole palesemente imprigionarli in qualche rito.
Comunque non posso nemmeno negare di aver trovato anche motivi di apprezzamento. Nonostante la non completa riuscita, il tema 'cristianesimo vs. neo-paganesimo' viene esplorato con interessanti variazioni in cui si rafforza l'ambiguità etica e relativista sui due mondi, approfondendo le similitudini, in particolare nell'integralismo e nell'immaginario sanguinario: se i cristiani, contemporanei, sono meno propensi alla violenza rituale ma inclini, nelle interpretazioni più rigide, a dogmatici giudizi moralisti, per contro i neo-pagani, nel film, continuano a eseguire inquietanti sacrifici umani che però leggono, oserei dire più 'poeticamente', come un rinnovamento della vita e denotano una maggiore volontà di comprendere punti di vista differenti.
Non manca la presenza dell'ombra del potere sull'utilizzo della religione per coprire le proprie responsabilità promettendo mondi 'migliori'.
Sul piano estetico, il cast, pur non convincendomi appieno nella coppia protagonista, presenta interpretazioni molto buone tra i personaggi abitanti di Tressock; le musiche strumentali in alcuni momenti forse sanno di convenzionale, ma quando partono i brani cantati e 'folkloristici', cristiani e pagani, si viene trascinati nell'Atmosfera ricercata dall'Opera. Non male la fotografia, con alcune immagini affascinanti, e tutto sommato buona la messa in scena di Hardy.
Dunque, pur deludendo un attimino, "The Wicker Tree" riesce ad intrigare al punto giusto chi ama "The Wicker Man" originario, anche se il confronto tra i due è impietoso. Ma perlomeno non è il remake di merda con Cage, la cui stupidità va ribadita costantemente, come l'incazzatura per la sua distribuzione italiana (mentre l'Originale tocca ancora importarlo), e mi piace incolparlo anche del ritardo (e parziale non riuscita) nella realizzazione di questo secondo capitolo della trilogia (incompiuta causa morte di Hardy) di "The Wicker".

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