Il tempo che passo a navigare sulle homepage di Netflix e Prime Video (ma la stessa cosa vale anche per altri cataloghi estesi e senza personalità) in cerca di ispirazione è diminuito radicalmente. Semplicemente ho deciso che le salto e vado direttamente a vedere le cose che mi interessano. Dopo aver provato per un po' di tempo a cercare di convincermi che era possibile iniziare un film o una serie "al buio" dando fiducia agli elementi che mi vengono sottoposti anche dal cosiddetto algoritmo, ho smesso. Mi spiace Netflix se ci hai speso qualche milione di dollari, ma io lo ritengo tempo completamente perso, quindi frustrante, profondamente demotivante, paralizzante, letale. E sono ritornato ad andare a colpo sicuro muovendomi solo su cose di cui ho letto qualcosa che mi ha colpito o di cui qualcuno di cui mi fido mi ha parlato in maniera seducente.
Un minimo di seduzione ci vuole, quasi in tutte le cose. Che poi la seduzione alla fine non è altro che la capacità di dire quelle due parole giuste, raccontare una piccola storia che faccia scattare un clic e dia il via al più efficace dispositivo che traduce davvero i pensieri in azioni: l'immaginazione. Perché sapere razionalmente una cosa non è quasi mai abbastanza per uscire da una situazione di stallo. È necessario che si attivino zone del cervello differenti, che traducano gli stimoli esterni in visioni, le visioni in desideri e i desideri in movimento.
Quando mi è arrivata la notizia che era nata una nuova piattaforma streaming, una parte di me si è espressa con un monosillabo significativo: "Mah". Però la persona che me l'ha segnalata (evidentemente esperta in seduzione) ha aggiunto un paio di dettagli in più: "Dietro ci sono alcuni registi diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia determinati a portare i film italiani ai festival internazionali. E non è geolocalizzata, quindi la puoi vedere anche dall'estero! Ci sono anche i primi tre film di Matteo Garrone che ho cercato in giro e non ho mai più trovato e che vale davvero la pena vedere."
Quindi siccome è scattato qualcosa, su questa "nuova piattaforma" ci sono andato immediatamente, ma proprio subito. E dopo un attimo - perché rispetto alla debordante e paralizzante offerta delle piattaforme su questa c'è "poco" - ho subito trovato Estate romana di Matteo Garrone e l'ho fatto partire. Ah, certo, una cosa fondamentale da sapere è che, dopo una rapidissima registrazione senza menate e fronzoli, ho scoperto che i film sono tutti gratis. Quindi non è intervenuta alcuna frizione a interrompere il percorso informazione --> visione --> desiderio --> movimento.
Il film inizia così: un prete e una donna con una benda sulla testa camminano e parlano in un chiostro. La camera li inquadra da lontano e quindi anche le voci sono lontane. Bisogna fare attenzione, aguzzare le orecchie, dedicare risorse. Lei ha una voce delicata, incerta e ferita e dice che in questo ultimo periodo ha molta paura del sole. Ha la sensazione che il sole le possa fare molto male. Il prete la segue nel pensiero, la fa sentire perfettamente compresa, prosegue con leggerezza a camminare e le dice queste bellissime parole: "Lo abbiamo fatto arrabbiare noi, il sole. Ma non solo il sole. Le acque sono arrabbiate. Il fuoco è arrabbiato. La terra è arrabbiata. E l'aria? Arrabbiatissima, furibonda." Dopo un cambio di inquadratura, un po' più ravvicinata, il prete le dice con dolcezza: "Io però sto aspettando che tu mi dica quella cosa che mi volevi dire". E la donna, con un filo di voce: "Sì, se lei intravede una cosa da cui mi devo difendere". "Da una sola cosa ti devi difendere" le dice il prete "dalla paura. Difenditi dalla paura, però non avere paura della paura. Perché se hai paura della paura già ti ha fregato. Però, per farla fuori del tutto, fatti, diciamo, invadere dall'amore." Paura della paura. Che espressione esatta. Chi l'ha provata sa cosa vuol dire, è una fregatura, ha ragione il prete.
Erano le 11 di mattina e non potevo sottrarre alla mia mattinata di lavoro il tempo necessario per vedere il terzo film di Garrone fino alla fine, anche se la cosa che avrei voluto davvero fare era quella di sbattermi sul divano con le cuffie ed isolarmi dal mondo. Ma il gioco era fatto, la seduzione era avviata, ci sarei tornato la sera, con calma. Però il tempo per dare uno sguardo al resto del catalogo invece ce l'avevo, o meglio potevo facilmente farlo rientrare in una attività lavorativa. Devo pure essere informato, no? Soprattutto perché questa settimana la newsletter tocca a me e Database vi ha raccontato la settimana scorsa che, quando dobbiamo scrivere questo testo, ci trasformiamo in predatori disposti a tutto pur di trovare uno spunto. Ormai la cosa è talmente nota che il giovedì mattina la domanda con cui iniziamo la nostra chat quotidiana è "Ce l'hai?". Ce l'ho.
Ce l'ho perché il catalogo di youmovie.it è all'insegna del poco, un poco che non è dettato dalla mancanza di idee o di risorse ma che esprime un progetto ed una visione, un poco che esprime una personalità. Quella di chi sceglie di svelarsi gradualmente e quello che mostra non può che essere specchio preciso e sincero della propria essenza. O almeno di una precisa immagine di sé e del proprio posto nel mondo, il fondamentale tassello che completa chi riesce a liberare la propria immaginazione anche se è dovuto passare attraverso quel vertiginoso strapiombo rappresentato dalla paura della paura o dal suo paralizzante - e in fondo simile - opposto: la paura del vuoto.
Quindi ho dato un'occhiata veloce alla trentina di film disponibili in questo momento e ad altrettanti documentari e penso che me li vedrò tutti. Magari non saranno tutti ottimi, perché in fondo neanche Estate romana di Garrone, che ho poi finito di vedere con calma, è un film perfettamente riuscito. Magari saranno solo film "buoni" o anche medi, ma il fatto che siano il frutto di una selezione, di una scelta, mi porterà su un terreno di gioco che mi è più familiare e con il quale mi sento immediatamente in sintonia: il coraggio di rivelare i veri colori dei propri sogni.
E poi avrò sistemato Netflix e la sua dannata homepage per almeno un mesetto.
Mica poco.
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