Crusher Joe, Yoshikazu Yasuhiko, 1983.
Nel 1982 il maestro Osamu Dezaki trasporta sul grande schermo le avventure pirotecniche e sensazionalistiche firmate da Buichi Terasawa, realizzando pertanto il suo ennesimo capolavoro: Space Adventure Cobra. Il film è fondamentale, opera antesignana in grado di dare nuova luce e prospettiva alla space opera fondendola con una marea di generi (il geniale Shin'ichir? Watanabe ringrazia) il tutto filtrato da toni scanzonati ed adrenalinici.
L'anno seguente Sunrise dopo aver constatato sulla propria pelle i benefici dei lungometraggi al cinema (la storica trilogia di Gundam) decide di realizzare il suo primo lungometraggio originale cercando di riciclare le atmosfere proposte da Dezaki ed affida il tutto alla stella Yoshikazu Yasuhiko, servendosi inoltre dell'aiuto dello Studio Nue (specializzato in Mecha Desong ed infatti sale sulla barca anche l'enfant prodige Sh?ji Kawamori).
Il progetto è davvero ambizioso con un budget stratosferico al punto da poter coinvolgere illustri mangaka, i quali contribuiscono disegnando un costume, una creatura oppure un personaggio di passaggio (i nomi sono tanti tra cui spiccano: Hideo Azuma, Rumiko Takahashi, Keiko Takamiya, Katsuhiro Otomo, Akira Toriyama, Yumiko Igarashi).
Sfortunatamente il film non riuscì a soddisfare le preteste del pubblico nonostante un apparato visivo ammaliante e stupefacente che mostrano senza dubbio il talento sopraffino di Yoshikazu Yasuhiko.
Crusher Joe è dinamismo puro, 120 minuti di folli peripezie alternate tra battaglie spaziali o sparatorie sulla terra ferma.
Ciò che più sorprende è innanzitutto la composizione dell'immagine, densa di oggetti e cose più disparate tra grattacieli hi-tech, cartelloni pubblicitari o fitte foreste popolate da mostri, per non parlare dei tantissimi veicoli aereo-spaziali realizzati con cura maniacale (davvero meravigliosa ed imponente la corazzata dell'esercito della confederazione tale da rievocare la celeberrima Yamato) .
Il regista inoltre gioca sfarzosamente con le luci servendosi delle molteplici armi da fuoco, e non solo, che emanano raggi laser pop-psichedelici con lo schermo invaso simultaneamente da un numero spropositato di luci e colori dando vita ad un quadro animato strabiliante.
Anche le situazioni narrative sono abbastanza diversificate e dalle già citate battaglie spaziali o sparatorie terresti si passa a orrorifiche sequenze nella foresta a torture in basi nemiche o grandi assedi.
L'unico aspetto davvero rivedibile è la caratterizzazione dei soggetti; il protagonista Joe accenna ad un rapporto problematico con il padre ma il tutto rimane abbastanza sullo sfondo mentre tutti gli altri sono semplici macchiette ed un po' dispiace.
Infine, soprattutto verso l'epilogo, emergono una serie di tematiche care all'autore, dai giochi politici all'inutilità della guerra.
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