“Le grand jeu” è il bel titolo della mostra di Cartier Bresson a Venezia, ancora per pochi giorni e per pochi fortunati transfughi dal lockdown.
Una mostra che fa riflettere, molto, sul grande gioco dell’arte e sulla storia degli uomini che sempre le dà linfa, la ispira, la coinvolge.
L’artista è l’occhio che pensa, la mano che scrive, disegna, compone.
Definirlo “intellettuale”, oggi che il ben dell’intelletto è perso per sempre, sarebbe un insulto, diciamo piuttosto che, come avrebbe voluto il buon Machiavelli, piuttosto che star fermo inoperoso lui vorrebbe voltolar sassi, essere utile è il suo destino e, forse, la sua pena.
Il suo è un grande gioco.
Purtroppo oggi non si gioca più.
“Intellettuali dimezzati”, così li definì nel ’77 Gorgio Bocca (L’Italia è malata, edizioni de L'Espresso).
Prendiamo tre anni a caso, 1936/39, guerra di Spagna.
Forse non è tanto a caso, ma l’esempio è buono.
L’elenco che segue è fatto di nomi celebri votati ad una causa politica, la guerra di Spagna e la lotta al franchismo
85 anni fa, luglio 1936, aveva inizio, con il colpo di stato dei generali fascisti e con la reazione del governo repubblicano e del popolo spagnolo, la guerra civile spagnola. Sarebbe durata quasi tre anni, fino alla definitiva sconfitta del fronte repubblicano e al trionfo di Franco.
Molti furono in quell´occasione i film girati con l´intento di sollecitare e sensibilizzare l’opinione pubblica, e registi noti e meno noti, spagnoli, europei, americani, si schierarono con l’uno o l’altro fronte politico-ideologico, contro il fascismo o per una sua ulteriore affermazione.
Si dirà: ma oggi non ci sono guerre, contro chi dovrebbero schierarsi gli intellettuali?
Ma forse nessuno lo dirà, troppo stupida la domanda
Oggi televisioni e talk show, dirette fiume di giornalisti e menti pensanti di ogni risma intorno a tavoli super accessoriati di ogni ben di Dio tecnologicamente avanzato, conduttori/trici solerti nell’ interrompere con intermezzi pubblicitari ogni tot di tempo, assolvono al compito un tempo affidato a baionette, volantini, giornali e radio.
La grande quantità di materiale filmico girato in quei tre anni e in quelli immediatamente successivi, soprattutto dalla parte repubblicana ma anche da quella franchista, dicono molto dell’impegno civile di uomini e donne che anche nel cinema, un’arte al tempo ancora abbastanza giovane, trovarono il mezzo adatto per far conoscere e soprattutto tramandare il ricordo di quelle vicende.
Solo una piccola parte sarà citata qui, i nomi più noti, ma la produzione è davvero grande ed è segno di una partecipazione intensa e accorata ad una tragedia che fu per l’Europa il prologo della seconda guerra mondiale.
Quest’ultima è una valutazione storica che possiamo fare facilmente oggi, favoriti dalla necessaria distanza.
Eppure molti allora ne colsero l’immensa portata, non c’erano social né televisioni e talk show, solo l’arte, le arti, e in particolare il cinema, che funzionò come arma da imbracciare.
Uomini e qualche donna (pochi nomi emergono, ma questa è storia nota) che seppero dar voce a chi non l’aveva, rappresentare la sofferenza di masse annientate da un lugubre destino, artisti, filosofi, scienziati votati ad un’impresa a cui non potevano rinunciare senza sentire di tradire prima di tutto sé stessi.
Esserci, testimoniare, raccontare e svelare fu il loro credo, spesso a prezzo della vita, certo senza mirare a Pulitzer o quant’altro.
Molto materiale è reperibile su you tube.
Las Hurde, 1933 di Luis Buñuel
https://www.youtube.com/watch?v=sZsSRacQQbU
Terra senza pane (titolo originale Las Hurdes) è un documentario diretto da Luis Buñuel nel 1933 ambientato a Las Hurdes, una regione contadina poverissima della Spagna, formata da una serie di villaggi al confine col Portogallo e non lontana da Madrid.
Las Hurdes mostra le misere condizioni della popolazione autoctona, in evidente contrasto con la ricchezza dell'unica chiesa presente. Buñuel denuncia l'arretratezza di una regione priva di strade ed elettricità e la preoccupante diffusione di malattie come il gozzo e la malaria, il nanismo e la dissenteria. Las Hurdes in origine era muto, venne sonorizzato solamente nel 1937. La musica di commento è la sinfonia n.4 di Brahms. Non gradito alla giovane Repubblica spagnola che lo censurò immediatamente, venne poi messo per breve tempo in circolazione dalla Repubblica stessa all'inizio della guerra civile come strumento di propaganda contro Franco.
Scrive il regista:
“In Estremadura, tra Caceres e Salamanca, esisteva una regione montagnosa e desolata dove trovavi solo rocce, brughiere e capre: Las Hurdes. Un tempo, quelle terre alte erano abitate da ebrei che fuggivano l'Inquisizione e da banditi. Avevo appena letto uno studio esauriente sulla regione, scritto dal direttore dell'Istituto francese di Madrid, Legendre. Lettura che m'interessò moltissimo. Un giorno, a Saragozza, parlavo della possibilità di fare un film documentario su Las Hurdes con l'amico Sanchez Ventura e un anarchico, Ramon Acin, il quale mi disse all'improvviso: "Senti, se prendo il primo premio, te lo finanzio io, il tuo film". Due mesi dopo vinse alla lotteria, se non il primo premio, una bella sommetta. E mantenne la parola. Per girare Las Hurdes, o Terra senza pane feci venire da Parigi Pierre Unik, come assistente, e l'operatore Elie Lotar. Yves Allégret ci prestò una macchina da presa.
Disponendo solo di ventimila pesetas, una ben piccola somma, mi diedi un mese di tempo. Quattromila pesetas andarono nell'acquisto, indispensabile, di una vecchia Fiat che all'occorrenza riparavo io stesso (ero un meccanico piuttosto bravo).
In un convento abbandonato dopo le misure anticlericali prese da Mendizabal nel XIX secolo, il convento di Las Batuecas, esisteva ancora un minimo di foresteria, basata su una decina di camere. Fatto notevole: l'acqua corrente (fredda).
Ogni mattina, durante le riprese, si partiva prima dell'alba. Dopo due ore di automobile dovevamo proseguire a piedi, col materiale in spalla. Quelle montagne diseredate mi hanno conquistato subito. La miseria degli abitanti mi affascinava, come pure la loro intelligenza e l'attaccamento al loro paese perduto, alla loro "terra senza pane". In almeno venti villaggi, il pane quotidiano era un oggetto misterioso. Ogni tanto qualcuno portava dall'Andalusia una pagnotta rafferma che serviva come moneta di scambio. Il film fu proiettato una prima volta al "Cine de la Prensa". Era muto e lo commentavo io stesso al microfono.”
Joris Ivens 1937 (Terra di Spagna)
commento di Ernest Hemingway
voce di Orson Welles
https://www.youtube.com/watch?v=rXRNlcmMtZ0
In Terra di Spagna lo spunto narrativo è dato dalle vicende di Julian, un giovane contadino che combatte col proprio reggimento a Madrid. Le riprese seguono il lavoro collettivo per l'irrigazione delle terre, i combattimenti al fronte a 25 km dal villaggio, i bombardamenti, il ritorno dal fronte.
"Il testo di Hemingway è un esempio, finora quasi mai raggiunto, di linguaggio crudo, aspramente modellato, quasi senza la minima emozione, e indubbiamente sufficiente allo scopo cui aspira in quel momento, cioè far conoscere, attraverso il film, soprattutto al disinformato pubblico americano, la cruda realtà della guerra spagnola."( Klaus Kreimer, Il cinema di Joris Ivens)
"Ivens si preoccupa di sfuggire al pericolo di un film troppo politico o troppo educativo anche in contrasto con chi, come Lilian Helman, gli rimprovera la povertà di informazioni fornite al pubblico americano. Al centro dell'attenzione c'è l'uomo nelle sue fatiche quotidiane, sia un contadino o un soldato. E un gran rilievo è dato alle sue mani, al suo volto, ai suoi gesti, per simbolizzare un'umanità che si contrappone alla guerra e alle sue distruzioni, e che (come dice il commento) combatte "la battaglia perché sia possibile vivere come esseri umani".(Silvano Cavatorta, Daniele Maggioni, Joris Ivens,)
Henry Cartier Bresson, L’Espagne vivra, 1938, 43’
commento di Georges Sadoul,
https://www.youtube.com/watch?v=rXRNlcmMtZ0
Questo documentario, commissionato dal francese "Secours Populaire" è una descrizione della presenza degli eserciti stranieri accorsi per aiutare la ribellione franchista e una critica sociale alla politica di non intervento. Sottolinea inoltre il lavoro svolto dai membri del "Secours Populaire" a favore della Spagna repubblicana. Il commento, scritto da Georges Sadoul, è un'accusa ben argomentata e dettagliata della presenza di stranieri (marocchini, tedeschi e, soprattutto, italiani) dalla parte delle truppe franchiste. Il film si basa su diversi frammenti di documenti filmati, i documentari "The Durruti Column" e "The Mutilation of Barcelona", nonché la rivista di notizie dei lavoratori "Magazine Populaire nº1".
Henry Cartier Bresson, Victoire de la vie, 1937, 47’
commento di Pierre Unik
https://www.youtube.com/watch?v=rXRNlcmMtZ0
sequenze:
Madrid durante la guerra / cosa ha fatto la Repubblica per la salute e per i bambini in particolare / produzione di medicinali / distribuzione di pane per il Fronte e grano per i villaggi / addestramento di soldati a difesa della Repubblica, barellieri, che salgono al fronte / carico di un camion medico per un intervento immediato al fronte / il lavoro dei portatori di barelle / un'operazione chirurgica sul camion / l'evacuazione dei feriti in treno e ambulanze / cura dei feriti in diversi ospedali / festa in un piccolo villaggio per commemorare il primo anno di vita dell'ospedale / centro per bambini rifugiati.
“Lo sforzo sanitario e la mobilitazione della Spagna repubblicana, la solidarietà medica dei paesi stranieri, coordinata dall'Internazionale Sanitario Centrale (C.S.I). Se la guerra è presente nel film, illustrata da immagini di scontri e bombardamenti (chiesa devastata e statue religiose), viene osservata principalmente da dietro. La parte principale del film è infatti dedicata alla cura, alla riabilitazione e all'istruzione dei soldati feriti e ai bambini spagnoli presentati come le principali vittime della guerra e del futuro della Spagna . L'appoggio dell'esercito dei Mori e della Germania nazista alle truppe franchiste è evocato da una semplice ripresa girata all'interno di una casamatta presa dai repubblicani: vediamo una svastica e le insegne dell'esercito moresco. Gli spari mostrano anche soldati che imparano a leggere, feriti che giocano a scacchi, la sequenza si svolge in campagna dove, dopo il raccolto, i contadini danno metà del raccolto all'esercito (alcuni stringono i pugni). Nell'ultima sequenza, i miliziani sono ripartiti verso il fronte in camion e a piedi mentre questa affermazione appare sovrapposta: “Con uomini del genere la Spagna non può morire. L'ideale per cui versano il sangue è un ideale di Pace. In modo che i bambini crescano nella gioia. Per i bei raccolti di domani. La Spagna in generale deve vivere. La Spagna vivrà " (da ciné-archive)
André Malraux, Espoir Sierra de Teruel, 1939, 78´
commento sonoro di Darius Milhaud
Il film utilizza filmati di guerra del 1938 ed è stato montato con altre scene girate durante il 1938-1939.Fu terminato nel luglio 1939 e mostrato due volte a Parigi, ma la Spagna franchista fece pressioni per censurarlo.Tutte le copie conosciute furono distrutte durante la seconda guerra mondiale.Una copia è stata trovata e il film è stato rilasciato di nuovo nel 1945. In Spagna, è stato bandito e non è stato proiettato fino al 1977, dopo la morte di Franco.
https://www.youtube.com/watch?v=nzr632awASY
Jean-Paul Le Chanois, Espana 1936, 35’
Materiale documentario raccolto da Luis Buñuel; montaggio: Jean-Paul Dreyfuss; supervisore al montaggio: Luis Buñuel; fotografia: Roman Karmen e altri; commento: Pierre Unik, Luis Buñuel; musica: brani della Settima e Ottava sinfonia di Beethoven;
https://www.youtube.com/watch?v=MeiSXKFbAgs
Per chi suona la campana, 1940 di Ernest Hemingwai
«...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee.»
Dal romanzo nel 1943 Sam Wood ricavò il film che ricevette 9 nomination per l’Oscar.
Pere Portabella, Nocturno29, 1968, 83’
Primo lungometraggio del regista, 29 anni è la lunga notte del franchismo in Spagna
//www.filmtv.it/film/199250/nocturno-29/recensioni/987548/#rfr:user-43940
Pere Portabella, Aidez l'Espagne, 1969
Girato in occasione della mostra antologica di Joan Miró a Barcellona nel 1969. Il pittore aveva disegnato "Aidez l'Espagne" nel 1937 per sostenere la Repubblica spagnola.
//www.filmtv.it/film/199730/aidez-l-espagne/recensioni/987755/#rfr:user-43940
Robert Capa
Fotoreporter di fama mondiale, documentò con i suoi scatti la guerra di Spagna, dove trovò la morte la sua compagna Gerda Taro.
Di lui disse Steinbeck " Capa sapeva che cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un'emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell'emozione conoscendola da vicino "
Pablo Picasso, Guernica , tela realizzata dopo il bombardamento della cittadina basca (aprile 1937)
Guernica chiude questa mini rassegna di tempi e opere che ci raccontano di una sventurata terra che ebbe bisogno di eroi.
Noi, oggi, eroi non ne abbiamo, ma anche noi sventurati siamo.
www.paoladigiuseppe.it
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