Tutti i film della Warner Bros previsti per il 2021 usciranno contemporaneamente al cinema e in streaming, sulla piattaforma di loro proprietà: Hbo Max. Per quanto riguarda la fruizione cinematografica, è senza dubbio la notizia degli ultimi dieci anni, quella destinata a cambiare definitivamente la posizione e il ruolo della sala cinematografica. Di cosa stiamo parlando, in concreto? Tecnicamente funzionerà così: i film (a cominciare da Wonder Woman 1984, in arrivo a dicembre) debutteranno in sala e su piattaforma nello stesso giorno, saranno disponibili in streaming per un mese, finito il quale rimarranno solo al cinema per poi seguire, di lì in poi, le canoniche finestre di sfruttamento (noleggio, on demand, streaming e infine televisione). Sappiamo però che, a differenza di venti anni fa, oggi la programmazione di un film al cinema difficilmente dura più di un mese. E che quindi la finestra utile di programmazione in sala con ogni probabilità si esaurirà con il termine della finestra prevista per lo streaming.
Di quali film parliamo? Parliamo di The Matrix 4, di Dune di Denis Villeneuve, del nuovo Suicide Squad, del thriller di Denzel Washington The Little Things, del primo lungometraggio in cgi di Tom e Jerry. E, ancora, di Godzilla vs. Kong, di un nuovo adattamento di Mortal Kombat prodotto da James Wan, del film di Angelina Jolie Those Who Wish Me Dead, del prossimo sequel di The Conjuring e persino del nuovo musical di Lin-Manuel Miranda.Senza considerare anche il nuovo Space Jam: A New Legacy, il film di Hugh Jackman Reminiscence, l’horror Malignant, King Richard con Will Smith e Cry Macho di e con Clint Eastwood. Una line-up per una piattaforma appena nata in grado di far tremare i polsi a Netflix, Amazon Prime o Hulu. Una di quelle che potrebbe costringere anche la Disney ad optare per il lancio dei suoi prossimi titoli direttamente online: un film come Black Widow può davvero debuttare solo nelle sale cinematografiche in un contesto in cui The Matrix 4 arriva in streaming?
Per Warner Bros la decisione non era più rinviabile: il problema della scarsa frequentazione delle sale non si risolverà in fretta, il pubblico perso a causa del Covid-19 non tornerà di colpo e quelli della Warner sono film che hanno bisogno di tantissimo pubblico per generare guadagni. Visti gli investimenti milionari, sono film che devono attirare grandi folle di moviegoers: termine che compare nel comunicato ufficiale di AT&T, la società di telefonia ex monopolista d’America che possiede WarnerMedia, e che per la prima volta crea una vera e propria separazione nel più ampio e generico bacino del pubblico. Se fino a ieri eravamo tutti spettatori, sia chi guardava i film su piattaforme, sia chi andava al cinema, da oggi sarà impossibile non considerare distintamente chi preferisce la sala (o ha l’abitudine di frequentarla regolarmente) e tutti gli altri.
Nel giro di pochissimo tempo sono emersi due nuovi modelli di distribuzione. Nel pieno della prima ondata, era scesa in campo la Universal, firmando accordi con le più grandi catene di sale cinematografiche mondiali come AMC, Cinemark e Cineplex per poter proporre i propri film in streaming dopo 17 giorni dal loro debutto in sala. Una mossa che adesso, alla luce di quanto deciso da WB, potrebbe apparire timidissima, e che invece solo qualche mese venne considerata “dirompente”, persino pericolosa per la sopravvivenza dei cinema stessi. Ora quella di Universal potrebbe paradossalmente diventare la strategia di distribuzione preferita dai proprietari delle sale (già sperimentata per The Croods: A New Age e News of the World con Tom Hanks, rimasti in sala per qualche settimana). Grazie all’accordo con Universal, inoltre, i cinema ottengono una percentuale sulle entrate dei noleggi digitali. Ma davvero la società di proprietà della Comcast Corporation potrà proseguire ancora a lungo su questa linea?
Se per i titoli Universal lo spettatore deve pagare cifre spesso superiori ai 20 dollari per un noleggio VOD, i clienti HBO Max avranno accesso a tutto, da Dune a In the Heights, con il solo canone mensile previsto per l’abbonamento (che rende accessibile ovviamente tutto il restante catalogo della piattaforma). Gli studios concorrenti dovranno prendere delle decisioni difficili nel prossimo futuro. Paramount sceglierà di spingere sul proprio servizio di streaming (CBS All Access) o comincerà a fornire titoli per ingrossare i cataloghi delle piattaforme già strutturate? E Sony, praticamente assente dal mercato streaming, intraprenderà quella strada o diventerà l’obiettivo di una ghiotta acquisizione per Apple o Amazon?
Mike Hogan di Vanity Fair ha commentato gli ultimi cambiamenti in maniera piuttosto brutale: “Il problema nel dire che la gente vorrà ancora vedere i film su un grande schermo è che equivale a dire che la gente vorrà ancora ascoltare la musica su vinile. È vero, ma vale solo per un piccolo gruppo. Quindi la tua attività estremamente redditizia diventa ora una cosa di nicchia destinata agli appassionati più irriducibili”. È abbastanza probabile che in Francia gli esercenti sceglieranno di boicottare Warner, decidendo di mettersi tutti insieme di traverso, come hanno già fatto in passato in casi simili, e non proiettare i loro film (rimettendoci anche loro, sia chiaro). Così di fatto i titoli non uscirebbero in sala e perderebbero una fetta comunque consistente di introiti.
Più difficile capire adesso come andrà invece in Italia. Francesco Rutelli, presidente di Anica, nel 2018, a Repubblica, diceva: “Bisogna capire in che misura rendere le finestre più flessibili, ma non si può avere lo streaming in contemporanea con la sala”. Solo due anni dopo ha commentato l’accordo siglato con Universal spiegando che “siamo nel mezzo di un periodo di sperimentazione destinato a produrre delle conseguenze di sistema”. Per quanto Warner Bros possa rassicurare parlando di una situazione temporanea, è chiaro che qualcosa sta cambiando. Forse definitivamente.
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