
Qualche giorno fa sono entrato in un piccolo negozio di un piccolo paese dell'isola in cui vivo, Compra vendita di cose di seconda mano, diceva l'insegna. A differenza di altri negozietti simili, questo mi aveva conquistato perché invece di esporre la solita ridda di oggetti diversi tra loro per dare l'idea della varietà aveva deciso di puntare sull'estetica e sull'armonia, esponendo una quindicina di grandi giare di vetro in varie tonalità di verde che creavano un bellissimo contrasto con il grigio diffuso della strada deserta sulla quale il negozio si affacciava.
Una volta dentro, dopo un breve giro perlustrativo e dopo aver verificato che aveva in vendita anche elettrodomestici usati, ho chiesto al proprietario se era interessato all'acquisto di un frigorifero in ottime condizioni che mi è avanzato da un recente trasloco. Teoricamente sì, mi ha risposto, ma sono mesi che non posso comprare niente, prima devo vendere e ha fatto un gesto ampio con la mano, come a dire questo.
Si tratta di un basilare esempio, uno dei mille possibili, che ha avuto il pregio di rappresentare con immediatezza il concetto di stagnazione finanziaria ma anche di fotografare con altrettanta efficacia come questo spazio di tempo che avrebbe dovuto essere di transizione si stia consolidando anche in significativi cambiamenti strutturali.
Se da un lato la stagnazione finanziaria obbliga la maggior parte degli esercizi a "esercitare" la mera arte della sopravvivenza, tralasciando forzatamente qualsiasi aspetto legato agli investimenti, sull'altro versante della medesima stagnazione, quello legato ai consumi, avvengono cambi di abitudini e comportamenti che rischiano di affossare ulteriormente proprio tutte le entità che in questi momenti non possono permettersi di investire un soldo, neanche per ampliare il magazzino.
Si tratta di cambiamenti che avvengono, infatti, al di sopra dei radar a disposizione della maggior parte dei commercianti che hanno a che fare fisicamente con il pubblico. È molto difficile per un negoziante sapere se in questo momento nel suo negozio non si vendono jeans e reggiseni perché vende poco di tutto o perché il cambiamento di vita e abitudini imposti dalla gestione della pandemia ha fatto scoprire alla gente che i jeans e i reggiseni non sono poi così comodi (interessante proprio a questo proposito il contributo proposto da boychick che trovate qui).
Parlando sempre di puro e semplice commercio di beni, invece, una entità come Amazon ha tutti i radar a disposizione e sotto controllo per sapere in tempo reale cosa succede nelle abitudini di acquisto dei suoi consumatori e si ritrova con ancora più frecce nella sua faretra di quante già ne avesse prima, frecce che sicuramente utilizzerà per ampliare i prodotti da includere nelle consegne con la modalità Prime e avanti così. In più ovviamente ha in cassa una quantità di soldi tale da poter investire in tutti gli aspetti del proprio sviluppo, dal marketing alla distribuzione sempre più capillare, precisa, veloce e puntuale. E se avete comprato su Amazon (esiste qualcuno che non è stato obbligato dagli eventi ad acquistare su Amazon, ancora?) recentemente ve ne sarete resi conto: i tempi dal momento dell'ordine a quello della consegna sono diventati ormai ridicoli ma, soprattutto, hanno un sistema di aggiornamento in tempo reale per cui si sa con precisione dove si trovi il corriere della logistica Amazon e quando arriverà.
Messa così, sembra che per il commercio fisico non ci sia storia, anzi, che ci sia storia ma nessun futuro. In questo spazio che sta tra il prima e il dopo, le aziende che si ritrovano flussi di cassa non problematici e che hanno il controllo sui comportamenti dei propri consumatori accumulano vantaggi competitivi che sembrano non lasciare spazi disponibili ad alcuna concorrenza.
Eppure questo stesso tempo di transizione, questo stesso iato che sta tra il noto prima e un misterioso dopo, in cui gli Amazon accumulano rendite e vantaggi, è per me, sotto il punto di vista puramente umano, un grandissimo punto interrogativo le cui ricadute di comportamento sono ancora imprevedibili. Se, giusto per fare un esempio, c'è il rischio che continueremo a salutarci a distanza o con il gomito anche quando non sarà più necessario, esiste anche la possibilità che gli individui stiano accumulando un tale bisogno di vicinanza e contatto e necessità di abbracciare anche gli sconosciuti da trasformare il globo in una specie di orgia danzante strafatta di endorfine troppo a lungo represse e che non vedrà l'ora di andare a comprare una giara di vetro verde che non serve a niente in un negozietto sperduto della provincia di Campos, pur di inseguire e premiare un momento di bellezza.
Sarà perché sto guardando I Soprano e mi sto appassionando al percorso interiore del boss mafioso Tony, intepretato in maniera commovente da James Gandolfini, che vede improvvisamente incrinate tutte le sue ruvide certezze e si ritrova in crisi esistenziale. Anche lui è sospeso tra un passato con un codice obsoleto e un futuro incerto in cui è probabile che il codice possa non funzionare più ed è costretto a rivedere costantemente le sue posizioni e a fare i conti con gli incalzanti malesseri confrontandosi con la sua psicologa (Lorraine Bracco) e dando vita ad alcuni tra i dialoghi più profondi e meglio strutturati sulla famiglia e sul proprio ruolo nel mondo, che mi è capitato di ascoltare in una serie televisiva. Pur continuando ad agire secondo il codice mafioso e le regole della "famiglia", episodio dopo episodio è messo costantemente di fronte ai suoi limiti e anche se il mondo intorno a lui continua la sua marcia verso l'abisso, si percepisce che la trasformazione di questo personaggio imponente e apparentemente inscalfibile potrebbe essere esplosiva.
Se da un lato sembra facile fare previsioni sul destino segnato degli esercizi fisici - incluso quello cinematografico chiaro - dall'altro c'è la possibilità che i cambiamenti più profondi che stanno intervenendo negli individui e gli appetiti che questi cambiamenti genereranno, maturino alla fine in comportamenti, anche legati al consumo, di segni completamente opposti che tendano a valorizzare tutto ciò che ha a che vedere con la vicinanza e il contatto e con l'universo ora un po' represso e quasi secretato legato ai nostri sensi.
Io mi porto avanti e domani compro la giara verde, è deciso.
E pazienza se mi avanza un frigorifero. Anzi, se vi serve fatevi avanti ma vi avviso: questa non è una vendita online, al massimo un regalo di persona.
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