Un uomo è morto. Un uomo non tanto normale...
Colui che, anche se non fosse vero che sia stato the greatest football player of all time, cioè il più grande calciatore di tutti i tempi poiché, con buona pace dei napoletani, forse lo fu Pelé oppure lo è Messi, oramai verrà considerato tale. Mi pare un doveroso omaggio. Sacrosanto!
Diego Armando Maradona, forse, non era un grande uomo. O forse, così come disse la serafica, magnifica, sì, gran fi... a, Marlene Dietrich nei riguardi de L’infernale Quinlan, a suo modo, lo era...
Un uomo folle, vizioso, capriccioso. Soprattutto permaloso. In particolar modo perché, per l’appunto, nessuno poteva dirgli che Pelé fu più bravo di lui.
Una testa calda, un uomo sanguigno e verace. Argentino eppur partenopeo nell’animo. Un uomo vulcanico che, alla pari del Vesuvio, purtroppo non potrà più eruttare la sua magmatica e magnetica forza lavica, incendiando le platee anche solo col potere del suo focoso carisma immane e inaudito.
Ebbe una vita sregolata, drogata, oggi oramai definitivamente e mortalmente infartuata.
Che vi piaccia o no, che l’abbiate amato, adorato, idolatrato oppure l’abbiate considerato solamente un pagliaccio, un giocoliere da circo, Maradona è un mito.
È, Dio c’è. C’è ancora anche se adesso sta lassù. A benedire la sua patria immiserita, a sperare che il sangue di San Gennaro riesploda vitalmente e vivifichi molte reliquie viventi, asciugando le lacrime amare di tanta gente di Napoli disperata. Credete a Nietzsche o a Woody Allen?
O agli zingari di Emir Kusturica?
Maradona era così. Un tipo difficile, scontroso, dal carattere fumantino. Fumante come il Nevado Ojos del Salado.
Al che, tutti sapevano che era il più forte, dunque lo invidiavano a morte e lo facevano apposta arrabbiare ma lui, esasperato, li afferrava per le p... le, no, prendeva una palla e faceva questo.
Facendosi perdonare per aver segnato, (ir)regolarmente, un goal con la mano. Mano de Dios.
Eh sì, rigirava sempre le frittate in modo balistico, più che altro ballistico, grazie al potere fascinoso della sua pancetta ipnotica. E, con posa basculante da “tarchiatello” deriso da Diego Abatantuno di Tifosi, dribblava ogni cattiveria, fottendosene immensamente, rifilando a ogni pallone gonfiato un’acrobazia esagerata.
Pura rovesciata incredibile. Che classe, che portamento. Visto che fenomeno? Dunque, è morto Sean Connery dopo essere stato ucciso nella finzione, su commissione, da De Niro negli Intoccabili. È morto Gigi Proietti che doppiò De Niro in Mean Streets simili ai quartieri spagnoli.
Ed è finita una vita da Asso come in Casinò... The Irishman è un capolavoro. Anche tutti i padrini sono opere grandiosamente belle quanto il goal più bello del mondo. Al Pacino viene ucciso da De Niro in The Irishman. E, nel secondo capitolo della trilogia di Francis Ford Coppola sulla famiglia Corleone, al crepuscolo di un autunno tristissimo, non ha il coraggio di piangere, pensando che forse ha fatto ammazzare, per orgoglio e vanità cretina, il suo fratello migliore, interpretato dal compianto John Cazale. Il fratello che gli voleva più bene. Colui che non l’avrebbe mai tradito, bensì servito e riverito.
Maradona, genio del Calcio. Coppola e Scorsese, geni del Cinema.
Uomini malinconici, uomini passionali e al contempo fragili e tragici, uomini melodrammatici, uomini nel cui cuore batte un falò...
di Stefano Falotico
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