Amici, adepti e non della congrega di fedelissimi non soltanto del Cristo, la vita va avanti, malgrado tutto.
Il Cinema tentenna, le produzioni sono bloccate e Martin Scorsese, dallo scorso marzo, sta aspettando di girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bobby De Niro.
Mentre Lady Gaga sarà Patrizia Reggiani per Gucci di Ridley Scott, avente nel cast the greatest actors alive, ovvero i nostri beniamini di The Irishman, cioè Al Pacino e sempre lui, Bob, mentre la signora Germanotta diventa sempre più donna, sempre più bella, sempre più irresistibile, diciamocelo, sempre più bona e tatuata, la mitica ed immarcescibile Scicolone, in arte Loren, forse ce la farà ad ottenere un’altra storica nomination agli Oscar per La vita davanti a sé del figlio avuto con Carlo Conti, no, con Carlo Ponti.
Se così fosse, fra la sua precedente caricatura, no, candidatura e quella che noi, italiani di razza, tifanti per lei, ci auguriamo che possa ottenere, sbaragliando una concorrenza agguerrita in cui primeggiano Frances McDormand e Vanessa Kirby su tutte, sarebbe intercorso un infinito tempo pari soltanto, perfino superiore, a quello trapassato, no, semplicemente passato dalla primissima nomination ottenuta da Henry per Furore al suo Oscar, decisamente troppo tardivo, per Sul lago dorato...
Perché C’era una volta il West e forse soltanto Claudia Cardinale, a quei tempi, poteva battere la Loren in fatto di sex appeal.
Dinanzi a loro, si rimaneva in silenzio come Charles Bronson. Impietriti, durissimi...
A essere sinceri, La vita davanti a sé non è un granché ma io mi sono emozionato a vedere la Loren in quest’intervista:
Così come mi emoziona, nonostante tutto, sapere che un uomo bruttino come Al Bano sia riuscito a conquistare, per tantissimi anni, il cuore di una donna magnifica, vale a dire Romina Power, figlia di un uomo a sua volta bellissimo, Tyrone.
Così come mi commuovo sempre a sapere che la loro figlia, Ylenia, forse si perse da Ragazza nella nebbia di Donato Carrisi...
Chissà se è ancora viva, se Rust Cohle/Matthew McConaughey di True Detective avrà le palle per raccontarci la verità sulla sua tragica scomparsa.
Perché, checché se ne dica, questa è una delle scene più belle, più forti e più struggenti di sempre:
Al Pacino forse è più grande, più grintoso, più potente di Bob De Niro.
Forse David Lynch è il più grande regista di sempre.
Perché forse aveva ragione la sua ex, ex anche di Scorsese, cioè Isabella Rossellini. Quando disse che, con tutta la stima e l’amore possibile che possa valere, no, volere a zio Marty, David non lo vede neanche.
Sapete qual è la verità? È così.
Perché Twin Peaks: Il ritorno non è una serie televisiva. È il più grande, stupendo, impressionante film della storia del Cinema.
Basterebbero tre scene per definirlo, senz’ombra di dubbio, così. Il risveglio dell’agente Cooper, il finale e i titoli di coda di ogni episodio. Allora, sono più di tre scene?
E questo è quanto.
Spero di avervi allietato con un poco di magia.
di Stefano Falotico
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