Espandi menu
cerca
FESTA DEL CINEMA DI ROMA NR. 15… anche se, a dirla tutta, ora c'è veramente poco da festeggiare…
di alan smithee ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 318
  • Post 218
  • Recensioni 6676
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

E' stata una edizione tormentata, indubbiamente complessa da gestire, coraggiosa se vogliamo, per la risolutezza quasi incosciente ad andare avanti, nonostante le fosche nubi che, già dall'inizio, si scorgevano distinte verso un orizzonte sempre più prossimo, minaccioso ed incombente di una pandemia pronta a tornare a livelli critici ormai tristemente noti.

Certo poi, a dirla proprio tutta, un po' più di umiltà da parte dell'intera organizzazione e dei vertici, prima di fare certi proclami trionfali (Il futuro del cinema è a Roma, si leggeva al termine di uno dei diversi spot autocelebrativi sottoposti a forza allo spettatore, a ritmo martellante prima di ogni proiezione), smentiti quasi sempre da problematiche quotidiane incombenti sugli inarrendevoli frequentatori della manifestazione, e in po' più di atteggiamento di emulazione rispetto a tutto quanto di buono (molto) è stato fatto dalla Mostra del Cinema di Venezia, sarebbe parso saggio, utile, doveroso.

Partecipare alla festa romana con le fosche avvisaglie che circondavano i giorni immediatamente precedenti la manifestazione, può apparire in effetti una mossa azzardata, imprudente, poco opportuna.

Specialmente per chi, come almeno due di noi dei tre presenti in rappresentanza di FilmTv, proveniva da lontano, sottoposto più dei romani alla pressione di un eventuale contagio in loco, che avrebbe compromesso le possibilità di rientro e complicato notevolmente la permanenza romana…. senza contare gli effetti reali che questa subdola malattia prevede, nella peggiore delle situazioni, sulle sue vittime.

E' stato difficile già dall'inizio, sin nella fase di ottenenimento dell'accredito, con una direzione romana organizzata in una sola direzione, offrendosi agli utenti come un muro di gomma verso cui risultava inefficace, anzi impossibile comunicare.

Pensate che, a fronte di tre richieste distinte di accredito a nome del mostro sito, l'ufficio accrediti ha proceduto addirittura ad accreditare per tre volte uno solo di noi, lasciando fuori gli altri due.

L'intervento del nostro "comandante" Database ha, per fortuna, avuto effetti efficacemente risolutivi, ma proprio sul filo del rasoio, costringendoci a tardare le necessarie prenotazioni di alloggi e trasporto in loco, con un evidente disagio economico rispetto ad una organizzazione più premeditata.

La programmazione poi, per rispettare i doverosi canoni di distanziamento, quest'anno ha evitato (saggiamente) di concentrare le proiezioni nel solo Auditorium Parco della Musica, tradizionalmente dedicato alla Festa, prevedendo almeno altre sei sale (oltre al solito Maxxi e la Casa del Cinema) dislocate in un cinemino parrocchiale noto ai cinefili romani (il Caravaggio) e in due multisale in zona Parioli.

Fin qui tutto bene. Ma perché affittare tutte queste strutture, sicuramente origine di costi di non poco conto, per proiettarvi solo uno, due spettacoli al massimo per ogni sala ogni giorno, costringendo accreditati e pubblico ad un costante monitoraggio delle prenotazioni on line allo scandire della quarantottesima ora che precede la proiezione prescelta?

Risultato dei primi giorni? Un mare di esclusioni, di cambi di programma repentini che inducono gli utenti a spostamenti irrazionali, per lo più gestiti affrontando a piedi il traferimento da due di noi accreditati (Port Cros ed il sottoscritto), onde evitare gli assembramenti dei mezzi pubblici.

Dunque un festival tutto di corsa, tutto a piedi, per nulla coadiuvato dalla presenza in streaming, di una serie di titoli acquisiti effettivamente previsti da una piattaforma a pagamento, che tuttavia doveva risultare disponibile per ogni accreditato: nulla di vero, perché l'organizzazione, irraggiungibile persino nelle mail messe a disposizione degli utenti (una volta scritto per chiedere spiegazioni all'indirizzo previsto, mi son visto tornare indietro la mail con l'avviso che la stessa non era stata predisposta per un servizio di risposta all'utente), si è presa carico di fornire una sola utenza ad uno degli accreditati di ogni singolo editore o sito, lasciando a bocca asciutta gli altri, che, per accedere alle proiezioni volutamente da noi tralasciate allo streaming per privilegiare in sala le altre escluse, sono stati costretti ad acquistarsi singolarmente ogni film tra quelli previsti anche in tale formato visivo.

Non pago di questo sberleffo, nel provare a chiedere di risolvere il problema all'Ufficio Accrediti accedendo di persona, dopo una pausa di riflessione, mi viene consigliato dall'incolpevole giovane staff (infatti costui è solo la facciata di una organizzazione che non ha funzionato) di controllare che la mail con le credenziali di accesso non sia finita fra gli spam: risposta geniale, a beneficio di una non-soluzione. 

E poi altre cose, come film programmati cancellati all'improvviso, programmi ristampati con modifiche sostanziali senza evidenti preavvisi agli utenti.

Per quel che riguarda la sicurezza, va riconosciuto che, con le nuove normative che costringono (anzi ormai costringevano, ahimè) le sale ad una presenza massima di 200 unità a sala, l'accesso di accreditati e di possessori di biglietti ha riguardato così poche persone, da potersi ritenere rispettata l'esigenza del distanziamento fisico di sicurezza previsto.

Ma allora perché non prevedere anche un posto riservato, incedibile ed insostituibile ad ognuno dei presenti, come ha fatto saggiamente la Mostra di Venezia, mettendo le basi per un possibile futuro tracciamento in caso di eventuali contagi nei localu della Festa? La cosa ridicola è, in più, che la voce bilingue registrata ad inizio di ogni spettacolo, raccomandava ad ognuno dei presenti di prender posizione rigorosamente nel posto prenotato, quando ciò poteva avvenire al massimo per i soli possessori di biglietto a pagamento, lasciando gli accreditati in balia di loro stessi, a vagare per la sala alla ricerca di un posto residuale non prenotato, in genere relegato nelle ultime file, ove la visuale dei sottotitoli, in molte sale, risultava per giunta piuttosto problematica, se non impossibile.    

E poi restano difficile da spiegare le motivazioni per cui in certe sale i posti a sedere rispettavano l'alternanza di una sedia sola, mentre in altre di ben due sedie, garantendo un netto e miglior distanziamento tra spettatori.

O ancora perché, nella maggior parte delle sale, i posti a sedere fossero quelli lasciati liberi e non contrassegnati, mentre, al contrario, alla Casa del Cinema, i posti a sedere risultavano quelli contrassegnati da un bollino, mentre quelli vuoti indicavano quelli in cui NON sedersi, generando tale promiscuità di tattica, una gran confusione con conseguente perdita di tempo tra una programmazione e l'altra.

Non per voler tessere le lodi sempre e solo a Venezia, ma là si notava un coordinamento ed una unità di organizzazione che qui invece sono latitate in modo clamoroso, lasciando libertà d'azione alla singola, confusa iniziativa.

E gli ingressi registrati con codice qr in qualche sala, con codice qr e, non bastasse, anche codice a barre da altre (con conseguente doppia coda e doppio possibile assembramento), con portatili sensibili alla luce dell'atrio delle sale, spesso in difficoltà a smarcare la presenza e a non penalizzare lo spettatore? 

Abbiamo avuto anche questo. 

Poi, nei proclami degli organizzatori, emergeva solo l'orgoglio di difendere il cinema in sala, con annessa la incredibile gaffes del film di apertura infelicemente rappresentato da Soul della Pixar, che apre una Festa del cinema, ma diserta clamorosamente le sale, venendo distribuito direttamente in streaming a pagamento per Natale.

Beffa pazzesca. 

E ciò ormai dieci giorni orsono, quando la triste notizia della chiusura totale delle sale, scoperta ieri in occasione dell'ultimo DPCM, era ancora lungi dal poter risultare così annunciata.

Non parliamo poi dell'efficacia dell'app di My Cicero (i nomi ogni tanto bisogna farli), che, ancora al secondo giorno di festa già iniziato, riportava ancora in evidenza la Festa nr. 14, ovvero quella del 2019. Per prenotare i film, tale app è stata inservibile per giorni, ed appena aggiornata, con lo scandaloso ritardo di cui sopra, essa non faceva altro che riportare al sito, ove succedeva un'altra cosa incredibile; Il film prescelto, sul sito riportava un titolo in un modo, nel programma cartaceo un altro, e nell'app un'altro ancora: col risultato che, per prenotare ad esempio i film di Satyajit Ray, eri costretto a districarti tra il titolo originale in bengalese tradotto col nostro alfabeto, quello internazionale in inglese, e quello italiano: facile comprendere la confusione a cui si poteva andare incontro, nei pochi secondi vitali a disposizione per prenotare, prima di farsi soffiare i pochi posti disponibili alla Casa del Cinema.

A parte questo sfogo, che è quello di un cinefilo che, per andare a Roma, ha comunque dovuto mettere in conto di accollarsi rischi tutt'altro che piacevoli  (primo tra tutti la difficoltà di poter tornare a casa in caso di sopraggiunto stato febbrile, che mi avrebbe costretto ad un soggiorno obbligato in loco per almeno altre due settimane) - ma il cinema è un amore che tutto sommato continuo a pensare possa meritarselo -  alla Festa romana ci sono stati anche i lati positivi.

Primo fra tutti, una selezione ufficiale di egregia qualità, per i 2/3 circa della quale, non a caso e senza alcuna critica da parte mia, assorbita dalla Selezione Ufficiale di Cannes 2020 (ma la rassegna dedicata al cinema dei giovani, ovvero "Alice nella città" conteneva pure molto materiale da Venezia 2020), che quest'anno, pur senza avere luogo, ha orgogliosamente (poi ognuno la pensi sinceramente come vuole) deciso di marchiare col suo prestigioso sigillo, i film prescelti per il Concorso, il Certain regard, il Fuori Concorso e le altre sezioni ufficiali (tranne la Semaine, lasciata indipendente ed a parte, e la Quinzaine, che invece quest'anno è saltata completamente per la medesima emergenza).

Una succursale della Croisette, insomma, questa Festa romana, che ha avuto il merito di poterci far apprezzare una serie di titoli di indubbia qualità, e di autori particolarmente cari al festival più glamour e prestigioso che esista. 

E poi, chicca tra le chicche, c'è stata la retrospettiva organizzata da Mario Sesti sul grandissimo regista indiano, anzi bengalese, per la precisione, che è Satyajit Ray, e che ci ha permesso di poter far nostri, presso la Casa del Cinema Macello Mastroianni, una dozzina ed oltre di titoli, alcuni tra essi davvero rari, ed alcune vere e proprie perle di genuina purezza, di uno dei massimi esponenti della settima arte mai esistiti…. e non esagero considerandolo come tale, né lo sostengo di mia arbitraria convinzione.

Ah! una cosa ancora: ha vinto Ozon col suo buon film-amarcord sulle frenetiche e spensierate, nostalgiche estati degli anni '80, intitolato appunto Eté 85:  come al solito a Roma, dove le scelte sono appannaggio del pubblico (quest'anno invero davvero sparuto), esso si è rivelato tutt'altro che il film migliore, ma pur sempre un'opera dignitosa (seppur minore), di un notevole autore.

Scelta senz'altro più appropriata per il premio principale, rispetto ai vincitori delle ultime due, tre edizioni.

Qui di seguito, come di consueto, potrete trovare la traccia dei film da me visionati, raggruppati per categoria, ed elencati in ordine di recensione, circostanza che, in via di massima, ricostruisce il mio "percorso" di scelte cinematografiche, intrapreso durante questa Festa.

Il termine "percorso", risulta quest'anno particolarmente azzeccato, perché, mai come in questa occasione, la programmazione dei film ha richiesto, a Port Cros ed a me, un vero e proprio tour de force a piedi, che da un lato mi ha permesso di scoprire una Roma mai così calpestata livello fisico e dunque percepita così da vicino… ma dall'altro mi ha dato conferma di quanto degradata e drammatica sia la condizione delle strade e dei parchi cittadini, abbandonati ad una incuria ormai fuori controllo, che vede marciapiedi e zone pedonali, persino strade ad ampio scorrimento, letteralmente inghiottite da una giungla di piante, arbusti ed alberi ad alto fusto, con radici e rami che ne hanno reso estremamente pericoloso il percorso.

Al punto da rendere certi scorci cittadini, anche di zone rinomate, di alto livello (il quartiere ripetutamente attraversato è stato quello dei Parioli) quasi come trovarsi, soprattutto nelle notti piovose, tetre e deserte dei miei rientri al domicilio prescelto, come all'interno di un set tenebroso degno di un film tratto da un romanzo d'avventura esotica di Salgari.

 SELEZIONE UFFICIALE:

-STARDUST, di Gabriel Range - voto 5/10

-SUPERNOVA, di Harry McQueen - voto 5/10

-SMALL AXE: Mangrove/Lovers Rock/Red, White and Blue - voto 8/10

-LAS MEJORES FAMILIAS di Javier Fuentes-Leon - voto 7/10 

-PALM SPRINGS di Max Barbakov - voto 6/10

-RICOCHET di Rodrigo Fiallega - voto 7/10

-TRUE MOTHERS di Naomi Kawase - voto 8/10

-DE NOS FRERES BLESSES di Hèlier Cisterne - voto 6/10

-DES HOMMES di Lucas Belvaux - voto 6/10

-LE DISCOURS di Laurent Tiraud - voto 6/10

-HOME di Franka Potente - voto 6/10

-DRUK di Thomas Vinterberg - voto 4/10

-FORTUNA di Nicolangelo Gerlormini - voto 4/10

-I CARRY YOU WITH ME di Heidi Ewing - voto 7/10

-EL OLVIDO QUE SEREMOS di Fernando Trueba - voto 7/10

-THE SHIFT di Alessandro Tonda - voto 4/10

-THE COURIER di Dominic Cooke - voto 6/10

-PENINSULA di YeonSang-ho - voto 7/10

-HERSELF (LA VITA CHE VERRA') di Phyllida Lloyd - voto 4/10

-9 DAYS IN RAQQA di Xavier de Lauzanne - voto 7/10

-AFTER LOVE di Aleem Khan - voto 6/10

-AMMONITE di Francis Lee - voto 6/10

-ROMULUS di Matteo Rovere - voto 4/10

-FIREBALL: VISITORS FROM DARKER WORLDS di Werner Herzog e Clive Oppenheimer - voto 8/10

-UNDER THE OPEN SKY di Miwa Nishikawa - voto 6/10

-ETE 85 di Francois Ozon - voto 6/10 (visto in precedenza, "Oltreconfine")

-MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex Infascelli - voto 6/10
COSA SARA' di Francesco Bruni  - EVENTO SPECIALE - voto 6/10

 ALICE NELLA CITTA':

-STRAY di Elizabeth Lo - voto 7/10

-IO STO BENE di Donato Rotunno - voto 4/10

-PALAZZO DI GIUSTIZIA di Chiara Bellosi - voto 6/10

-TRASH di Francesco Dafano e Luca Della Grotta - voto 5/10

-NADIA, BUTTERFLY di Pascal Plante - voto 5/10

-THE SPECIALS di Eric Toledano e Olivier Nakache - voto 6/10 (visto Oltreconfine)

-LISTEN di Ana Rocha de Sousa - voto 7/10 (visto a Venezia)

-NIGHT OF THE KINGS di Philippe Lacote - voto 7/10  (visto a Venezia)

-NOWHERE SPECIAL di Uberto Pasolini - voto 4/10  (visto a Venezia)

-MAINSTREAM di Gia Coppola - voto 6/10  (visto a Venezia)

-I PREDATORI di Pietro Castellitto - voto 6/10  (visto a Venezia)

-SUN CHILDREN di Majid Majidi - voto 8/10  (visto a Venezia)

-SUL PIU' BELLO di Alice Filippi - voto 3/10

-SLALOM di Charléne Favier - voto 5/10

-KAJILLIONAIRE di Miranda July - voto 6/10

-SHADOWS . OMBRE di Carlo Lavagna - voto 5/10

 

RIFLESSI:

-HASTA EL CIELO di Daniel Calparsoro - voto 5/10

-HONEYDEW di Devereux Miburn - voto 6/10

-MALEDETTA PRIMAVERA di Elisa Amoruso - voto 3/10

RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY

-IL LAMENTO SUL SENTIERO - 1955 (visto in dvd)

-L'INVITTO - 1956  (visto in dvd)

-IL MONDO DI APU - 1959  (visto in dvd)

-LA SALA DELLA MUSICA - 1958

-LA DEA - 1960

-KANCHENJUANGHA - 1962

-LA GRANDE CITTA' - 1963

-DAYS AND NIGHTS IN THE FOREST - 1970

-THE ADVERSARY - 1970

-DISTANT THUNDER - 1973

-THE CHESS PLAYER - 1977

-THE STRANGER - 1991

-THE PHILOSOPHER'S STONE - 1958

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati