L'11 settembre del 1940, a 4 giorni di distanza da Dario Argento, nasce Brian (Russell) De Palma, terzo figlio dell'ortopedico Anthony F. e della casalinga Vivienne Muti, entrambi italo-americani. Essendo quindi giunto l'80° compleanno anche per questo Regista ho pensato di dedicargli un post d'omaggio, sperando di riuscire in futuro a costruire una playlist più approfondita. Intanto qui mi concentrerò a proporre alcune riflessioni sulla sua Poetica per poi osservare brevemente la sua evoluzione filmografica, con qualche riga di commento per ogni opera.
Analogamente al citato Collega italiano Argento, anche il Cinema di De Palma deve notoriamente moltissimo all'Estetica di Alfred Hitchcock, tant'è che diverse sue Pellicole possono essere interpretate quasi come dei remake non dichiarati di diversi Capolavori del Maestro britannico. Il tutto però viene filtrato da uno sguardo unico, caratterizzato da un largo uso di piani-sequenza (alcuni molto lunghi, come l'inizio di "Snake Eyes", Omicidio in diretta), mai fini a sé stessi e fondamentali per immergere l'Individuo Spettatore nella Tensione della narrazione. L'Autore, inoltre, spesso e volentieri propone delle "divisioni" nell'Immagine, adottando tecniche di montaggio come lo split screen oppure utilizzando l'espediente ottico dello split focus che, grazie ad una lente addizionale, sdoppia la messa a fuoco per concentrarla su due soggetti/oggetti distanti (solitamente uno in primo piano e l'altro sullo sfondo).
Tra gli altri elementi stilistici tipici del Regista statunitense troviamo una sperimentazione, soprattutto agli inizi (nei neo-hollywoodiani anni '60), del mockumentary, con Titoli come "Greetings" (Ciao, America!) o "Hi, Mom!" (o anche il più recente "Redacted"), ma questo gusto para-documentaristico si nota anche nell'inserimento di servizi televisivi e schermi vari, oltre che in film interni al film e così via.
Su un piano "tematico" notiamo che De Palma ama affrontare Personaggi in una condizione di semi-estraneità rispetto alla società "per bene", tra reietti ("Phantom of the Paradise", Il fantasma del palcoscenico), falliti ("Body Double", Omicidio a luci rosse), "sfigati" ("Carrie"), sociopatici ("Raising Cain", Doppia personalità), immigrati ("Scarface"), prostitute ("Dressed to Kill", Vestito per uccidere) ma anche persone con Ideali solidi immersi in ambienti in cui la sopraffazione e la corruzione dominano incontrastate ("Casualties of War", Vittime di guerra). Da quest'ultimo punto si muove la costante Critica depalmiana nei confronti dell'ipocrisia morale su cui si fondano gli United States: il "sogno americano" per l'Autore sembra più un Incubo rivoltante intriso di Violenza e indirizzato esclusivamente allo sfruttamento. I Protagonisti e le Protagoniste del suo Cinema (stando alle mie impressioni sui suoi Film) sembrano anche credere nella bontà di questo Sogno o, comunque, sono spinte dal desiderio di raggiungere le promesse di successo, integrazione, potere, popolarità, fascino propagandate dal sistema, ma questa Illusione è destinata solitamente a distruggersi con la realtà, e anche quando sembra che si arrivi ad un lieto fine questo è sporcato inevitabilmente da un senso di amarezza e di incompiutezza. Altri Temi importanti sono il Voyeurismo (affine ad Hitchcock e Argento), il Repporto tra Eros e Thanatos e la Passione per il Cinema, declinata in citazioni e messa in scena dei dietro le quinte di questo mondo.
Chiudo però qui questa introduzione riflessiva per andare ad analizzare brevemente le singole Opere.
Realizzato nel 1964 ma distribuito 5 anni più tardi, "The Wedding Party" (Oggi sposi) dovrebbe essere l'esordio alla Regia di un lungometraggio per De Palma: in realtà ci troviamo di fronte ad un progetto scolastico diretto insieme alla compagna di corso Cynthia Munroe e all'insegnante Wilford Leach. La natura scolastica del film è evidente ed è davvero arduo riconoscere anche solo qualche abbozzo dello Stile di De Palma, ma se si vuole approfondire a 360° l'evoluzione stilistica dell'Autore qualcosa d'interessante c'è, anche per la prima collaborazione "lunga" del Regista con gli Attori Robert De Niro (poi "feticcio" di Martin Scorsese) e William Finley.
Prima di "The Wedding Party" vengono distribuiti, nel 1968, "Murder à la Mod" (id.) e "Greetings" (Ciao, America!).
Il primo è un mix particolarissimo di Thriller, Commedia, Noir, Cinema Sperimentale e Citazionismo, con la seconda parte che, nella divisione dei punti di vista, ricorda per certi versi il kubrickiano "The Killing". Da un lato si nota l'ancora molto forte acerbità dello Stile del Regista, con il ritmo che in certi momenti si ammoscia e alcune scelte (come dei "flashback sonori" fuori campo) per me non entusiasmanti. Dall'altro lato però si inizia a delineare per bene quella che sarà la sua Poetica, tra MetaCinema, Voyeurismo, rapporto tra Erotismo e Morte, Morbosità del Cinema. Gli ultimissimi secondi finali per certi versi anticipano (soprattutto sul piano Concettuale) l'Epilogo di "Blow Out". Ottimo il tema musicale cantato da William Finley, che nel Film interpreta il bizzarro Otto.
Il secondo Film depalmiano del '68, "Greetings", vede Robert De Niro in un ruolo di primissimo piano. Anche qui lo stile di De Palma è ancora estremamente acerbo, quasi amatoriale, ma ha dalla sua una notevole Passione e voglia di sperimentare, e anche qui vediamo già alcuni abbozzi di quelli che saranno i Temi predominanti della Poetica De Palmiana, come il Voyeurismo, i media e la pornografia, un po' di critica sociale e così via. Anche se ho preferito di gran lunga l'evoluzione operata con "Hi, Mom!" (con il quale condivide il Personaggio interpretato da De Niro, cosa che ho realizzato solo nelle ultime ore), pure questo "Greetings" è un lavoro interessante per comprendere le origini della Poetica di De Palma.
Nel 1970 escono altri due film di De Palma, "Dionysus in '69" (Dionisio nel '69) e "Hi, Mom!" (id.).
Il primo, co-diretto con altri, consiste in realtà nella registrazione di una sperimentale rappresentazione teatrale delle Baccanti di Euripide allestita dal gruppo The Performance Group, con William Finley tra gli attori. Interessante è l'uso costante dello split screen, dove si uniscono due diverse giornate della rappresentazione, ma anche il gioco squisitamente meta-teatrale con cui viene riletta la Tragedia di Euripide. Si tratta però di un lavoro non appartenente a De Palma, e infatti la regia principale è quella teatrale di Richard Schechner.
L'altro film del '70, "Hi, Mom!", è ufficialmente un seguito di "Greetings". Superiore alle mie aspettative (almeno alla prima visione), qui De Palma adotta, come aveva fatto Woody Allen l'anno precedente con "Get the Money and Run" , la tecnica del mockumentary per costruire una Riflessione criticamente ironica nei confronti della società borghese e nel contempo delle realtà radicali facilmente assoggettabili o reprimibili dal sistema. Il porno e il documentario si fondono insieme e mentre il primo, da genere mercificatore dei corpi, diventa documento efficace della realtà, il secondo, che come il nome suggerisce dovrebbe documentare la realtà, invece la mercifica trasformando la vita in pornografia. Importante è l'inizio della collaborazione col montatore Paul Hirsch, con il quale De Palma lavorerà più volte fino a "Mission to Mars".
Finale abbastanza "cattivo", per quel che ricordo, per un piccolo Gioiellino che spero di rivedere molto presto.
"Scavalcando" il 1971, nel 1972 De Palma torna al Cinema ancora con una doppietta, "Get to Know Your Rabbit" (Conosci il tuo coniglio) e "Sisters" (Le due sorelle).
Il primo, completato nel '70 ma distribuito solo due anni dopo, vide enormi problemi tra il Regista e la Warner Bros. (e l'attore protagonista), e De Palma venne licenziato prima di concludere la lavorazione, provocando forse una prima, profonda frattura tra il Cineasta e lo studio system hollywoodiano. Ironica, in questo senso, la presenza di Orson Welles nel cast come il mentore prestigiatore del protagonista, visto l'astio che Hollywood prova(va) per l'Autore di "Citizen Kane".
Nonostante questi problemi impediscano di ritenere il film veramente personale, credo comunque che esso abbia diversi motivi d'interesse, dalla presenza di diversi marchi di fabbrica di De Palma (in particolare lo Split Screen) a qualche riflessione critica e amara nei confronti del sistema capitalistico, da cui il protagonista cerca di fuggire invano.
Con "Sisters" De Palma inizia ad omaggiare esplicitamente Hitchcock, incrociando il voyeurismo di "Rear Window" con la confusione d'identità di "Psycho", il tutto rafforzato dalle Musiche di Bernard Herrmann, storico collaboratore del Cineasta inglese. Purtroppo è passato diverso tempo dalla mia prima visione e, ora come ora, non riesco a trovare appunti vari sul film (sempre che li abbia stilati), però conservo nella memoria dei flash suggestivi, soprattutto in un flashback particolarmente allucinato della protagonista.
Nel 1974 esce "Phantom of the Paradise" (Il fantasma del palcoscenico), Musical intrigante ispirato a "Le Fantôme de l'Opéra" (Il fantasma dell'Opera) di Leroux con qualche infusione di "The Picture of Dorian Gray" (Il ritratto di Dorian Gray) e "Faust" (il video in cui Swan, interpretato dal compositore Paul Williams, SPOILER ottiene l'eterna giovinezza). Pur avendolo visto (per intero) una sola volta troppi anni fa (ero ancora alle superiori, mi sa), il Film mi colpì enormemente, portandomi negli anni ad ascoltare più volte la Colonna Sonora nell'attesa di rivederlo, magari comprando pure un'edizione figa (una volta venni tentato da un dvd usato, ma non aveva la lingua originale quindi lo abbandonai). Nel Cast, oltre al citato Williams, troviamo il fidato Finley e una magnifica Jessica Harper che cinque anni dopo Dario Argento (ancora lui) riprenderà, spinto dal Film di De Palma, per il Capolavoro "Suspiria".
Il 1976 è un altro anno con "doppietta", ovvero "Obsession" (Complesso di colpa) e "Carrie" (Carrie-Lo sguardo di Satana).
"Obsession" è un altro Thriller in cui l'Influenza Hitchcockiana si sente fin nel midollo, tant'è che potremmo vederlo come una sorta di remake ufficioso di "Vertigo", evidente nei richiami narrativi (perdita della donna amata e "ritrovamento" a distanza di anni di una ragazza perfettamente identica all'originale) ma anche nella Colonna Sonora composta nuovamente da Bernard Herrmann. Come sempre, la Fedeltà alla Lezione del Maestro viene assorbita da De Palma secondo il proprio Stile comunque personalissimo, e il Risultato è un Thriller che, pur lasciando intuire le rivelazioni finali (dai risvolti morbosi e affini al successivo "Oldboy" di Park Chan-wook), lascia col fiato sospeso fino all'ultimo fotogramma. Non sarà uno dei Capolavori di De Palma ma comunque resta un'Opera artisticamente interessante, con tanto di prima collaborazione col direttore di fotografia Vilmos Zsigmond.
Con "Carrie", prima trasposizione di un Romanzo di King (tra l'altro il suo esordio ufficiale), Brian De Palma compie una svolta fondamentale nella sua Filmografia, realizzando forse il suo primo autentico Capolavoro, un "Horror non Horror" dove il Genere resta sostanzialmente nascosto per la maggior parte del tempo salvo poi esplodere in un Finale esagerato. Anche se l'Azione vera e propria arriva soltanto alla Fine, il Film riesce a tenere ancorato l'Individuo Spettatore mettendo in scena un mondo adolescenziale, leggero e al contempo crudele, dove la Protagonista vorrebbe inserirsi nonostante le enormi difficoltà causate dalle proibizioni della dispotica madre bigotta e dalla sua condizione di emarginata. Tra raffinatezze stilistiche magistrali (split focus, split screen, piani-sequenza, la danza rotante) e numerosi Spunti di riflessione, oltre ad imbarcare nella squadra depalmiana l'Attrice (poi moglie del Regista) Nancy Allen e il fidatissimo Compositore Pino Donaggio, "Carrie" è a parer mio, insieme a "The Shining" di Kubrick, una delle trasposizioni cinematografiche migliori in assoluto di un Romanzo di King, la cui Poetica viene assorbita da De Palma in modo personale, realizzando uno degli Horror più importanti nella Storia del Cinema. Forse il mio Film preferito del Regista, almeno da qualche tempo. Inutili il sequel "The Rage: Carrie 2" e la miniserie del 2002, da bestemmie il remake del 2013.
Nel 1978 esce "The Fury" (Fury), dove ritorna l'attrice Amy Irving (Sue in "Carrie") inserita in un Cast in cui troviamo Kirk Douglas e John Cassavetes.
Anche questo è un film che non vedo da tempo, però all'epoca lo descrissi come un film minore per De Palma, ma comunque un ottimo esempio della sua capacità nel costruire un più che buon film travalicante i Generi, dalla Commedia allo Spy-Movie, dalla Fantascienza al Thriller, dalla Tragedia all'Horror, senza mai confondere l'individuo spettatore. Ritroviamo inoltre le caratteristiche inconfondibili dello stile depalmiano e uno strepitoso epilogo per certi versi anticipatore dello "Scanners" cronenberghiano. Lo rivedrò con piacere.
È del 1979 "Home Movies" (Home Movies - Vizietti familiari, ancora con Kirk Douglas), film piuttosto minore di De Palma, nato come progetto d'allenamento per i suoi studenti di Cinema, dove però torna quel desiderio di sperimentazione che caratterizzava diverse sue Opere degli esordi con uno stile rafforzato sul piano tecnico.
In particolare, ritroviamo quel gusto per certi versi avanguardistico verso il mockumentary, con un'interessante dialettica tra "pellicole nella pellicola" e fiction tradizionale.
La supervisione di De Palma e il suo coinvolgimento diretto si fan sentire: la messa in scena è intelligente, la direzione del cast rafforza le performance già molto buone del reparto attoriale, i virtuosismi tecnici cari al regista come piani-sequenza e split focus sono adoperati con buon gusto e in favore del film, eccetera.
Non mancano spunti di riflessione sul rapporto tra realtà e macchina da presa e una critica all'ipocrisia del perbenismo e al maschilismo reazionario di certe correnti filosofiche.
Non imperdibile ma interessante.
Gli anni '80 si aprono per De Palma con "Dressed to Kill" (Vestito per uccidere), un altro Thriller omaggiante Hitchcock, in particolare "Psycho", sempre rielaborato dal Cineasta statunitense seguendo la propria Poetica, esplicitando soprattutto la Natura Sessuale degli omicidi e dei rapporti interpersonali in generale. "Unicamente" depalmiani sono gli utilizzi frequenti di lenti bifocali e split screen (per tenere d'occhio contemporaneamente dettagli diversi), i piani-sequenza, nonché un paio di Auto-Citazioni a "Carrie".
Nei Contenuti, l'impressione è che De Palma volesse soprattutto intrattenere con dell'Ottima Suspense, ma il Tema della Transessualità è discusso più volte nel Film senza giudizi negativi: a differenza delle superficiali accuse rivolte al film infatti la Violenza nasce dall'auto-castrazione della propria natura, cosa che a me pare tutt'altro che transfobica.
Non uno dei Capolavori di De Palma, "Dressed to Kill" è un Thriller artistico costruito con intelligenza e grande senso della Suspense. Cast superbo, Musiche magnifiche e Montaggio ben ritmato da Gerald (Jerry) Greenberg, che in questo decennio lavorerà in altri quattro Film del Regista.
Nel 1981 De Palma omaggia Antonioni con "Blow Out" (id.), ispirato esplicitamente già nel titolo a "Blowup" (che non ho ancora visto, come vergognosamente tutta la Filmografia del Cineasta italiano). De Palma propone un Thriller squisitamente MetaCinematografico, dimostrando una straordinaria Abilità nel saldare indissolubilmente la Tensione con la 'Teoria' Cinematografica, facendo coincidere i Momenti più Importanti per la costruzione del Thrilling con la messa in scena del dietro le quinte della costruzione del Sonoro, aspetto fondamentale nella risoluzione dell'indagine. Un altro Cult che rivedrò con enorme piacere.
Nel 1983 De Palma dirige, partendo da una sceneggiatura di Oliver Stone, "Scarface" (id.), remake dell'omonimo Film di Hawks (che ancora devo vedere). Già provai a parlare, in questo sito, del Film una cinquina di anni fa, quindi mi limiterò a proporre qualche veloce "elenco" dei concetti che ritengo più importanti, come la pesante Critica al "sogno americano", all'ipocrisia della classe borghese, all'auto-distruzione del Protagonista, alla follia del Possesso e così via. Tecnicamente il Regista è sempre al massimo, le Musiche di Moroder sono stupende, il Cast è fenomenale e le quasi 3 ore di durata scorrono sempre via come l'olio. Uno dei Capolavori che più amo del Regista, per diverso tempo il suo Film che più amavo (prima di essere "scalzato" da "Carrie").
Nel 1984, insieme a due videoclip (una per i Frankie Goes to Hollywood e l'altra per Bruce Springstreen), esce "Body Double" (Omicidio a luci rosse), un ottimo giallo-thriller che pure non vedo da troppo tempo. De Palma, riprendendo ancora gli hitchockiani "Rear Window" e "Vertigo", tiene alto il ritmo (aiutato nel montaggio da Bill Pankow, assistente di Greenberg e da qui altro collaboratore importante per il Regista) stabilendo un contatto strettissimo fra lo spettatore e il protagonista all'insegna del Voyeurismo, grazie anche all'utilizzo di prospettive sfalsate che accentuano la claustrofobia del protagonista, il tutto immerso in un clima erotico mai volgare. Un'altra revisione a lungo attesa per me. Oltre al montatore Pankow, l'Autore qui inizia una collaborazione col direttore di fotografia Stephen H. Burum.
Nel 1986 De Palma realizza "Wise Guys" (Cadaveri e compari, il cui titolo originale causò cambiamenti per il successivo "Goodfellas" scorsesiano, che inizialmente doveva chiamarsi "Wiseguy" come il Romanzo di Pileggi alla base del Film).
La pellicola è una commedia gangster, se non sbaglio nata su commissione, e sicuramente non ci troviamo di fronte ad uno dei migliori Film dell'Autore. L'ironia però funziona nel giocare con il Genere Gangster, il ritmo è buono e la mano del Regista si sente in alcune scelte, come alcune panoramiche (ad esempio l'accensione dell'auto o la rivelazione dell'esito della scommessa) e qualche split focus. Il cast è molto buono, il reparto tecnico è valido e, in generale, il risultato è gradevole: avrei preferito un finale più "spietato", ma probabilmente il Cineasta aveva le mani legate. Non imperdibile, ma simpatico e consigliabile.
Del 1987 è "The Untouchables" (The Untouchables - Gli intoccabili), ritorno di De Palma ad un gangster movie "serio" dopo "Scarface", anche se la prospettiva qui è della polizia.
La Regia di De Palma è decisamente magistrale, tra movimenti di macchina elaborati, utilizzo brillante di lenti bifocali e della profondità di campo, costruzione intelligente dei rallenty e sfruttamento ottimo del montaggio nella costruzione della tensione, il tutto condito da una ricostruzione coinvolgente della Chicago proibizionista, citazioni cinematografiche varie ("Bronenosets Potemkin", La corazzata Potemkin, di Eisenstein su tutte), numerose soggettive e molti altri virtuosismi utili nel dare sostanza alla costruzione del racconto, dei caratteri, del ritmo e anche degli spunti di riflessione.
De Palma evita poi accuratamente di cadere nel manicheismo, nonostante una visione superficiale potrebbe dare l'idea di una divisione netta tra mafiosi cattivi e poliziotti buoni.
Un Signor Cult che merita di essere studiato da chiunque voglia apprendere l'Arte cinematografica, tra le mie primissime esperienze con il Cinema depalmiano.
Gli anni '80 si chiudono per De Palma con "Casualties of War" (Vittime di guerra), tratto da una storia vera accaduta in particolare in Vietnam ma simile a molti altri casi che la guerra produce (e infatti il Regista tornerà su un fatto simile, sempre vero ma accaduto in Iraq, con "Redacted"), mettendo a nudo l'essenza dell'esercito.
De Palma mostra come lo stupro sia di fatto un'arma (ufficiosamente) prevista e sistematicamente impiegata da ogni esercito, in particolare quelli colonialisti (quindi United States in primis) per umiliare e assoggettare popolazioni inermi, il tutto coperto dagli alti gradi gerarchici.
Ha il difetto forse di cedere un po' nella retorica e in un'idea democratica della giustizia, ma in questo caso ciò non danneggia l'Opera, sorretta da un Cast magistrale e da una struggente Colonna sonora di Morricone. Da far vedere a tutti quelli che, assai stupidamente, esaltano l'esercito e i vari apparati.
De Palma inaugura gli anni '90 con "The Bonfire of the Vanities" (Il falò delle vanità), brillante Commedia 'tribunalistica' ispirata ad un romanzo di Tom Wolfe in cui l'Autore fa sentire la sua Poetica e il suo Stile, a partire dai vari tocchi registici caratteristici come i piani-sequenza (stupendo quello iniziale), l'uso di lenti bifocali, lo split screen e così via, ma anche nelle Tematiche trattate fa sentire la sua Forza politica, proponendo un Ritratto alquanto impietoso di tutto ciò che concerne il potere. Non esistono vincitori in questa "guerra" improntata all'arrivismo, e ogni 'burattinaio' si rivela essere burattino di qualcun altro, in un labirinto di intrighi e contro-intrighi dove anche chi protesta resta invischiato.
L'unico difetto, dal mio punto di vista, è che questa critica contro il potere viene portata avanti difendendo il principio della legge, ma anche qui va notato come pure essa si riveli in realtà un'istituzione priva di vera forza e manipolabile a seconda di chi tiene 'in mano il manico'.
Nel 1992 De Palma dirige nuovamente (dopo "Obsession" e "Blow Out") il sottovalutato John Lithgow affidandogli il complesso ruolo del Protagonista-Antagonista dalle molteplici personalità nel Thriller Psicologico "Raising Cain" (Doppia personalità). Ritmo serratissimo (87 minuti volano alla velocità della luce) e Tensione alle Stelle ("specialità" del mitico De Palma) per un'Opera complessa e affascinante sull'Identità e le nevrosi dell'uomo medio. Un'altra Opera che non vedo l'ora di rivedere.
Nel 1993 De Palma torna a dirigere Al Pacino in un gangster movie, "Carlito's Way" (id.), tratto dai romanzi di Edward Torres e sceneggiato da David Koepp. Come con "Phantom of the Paradise" anche questo è un Film che non vedo da troppi anni ma che mi colpì significativamente, convincendomi pure nell'uso della voce fuori campo, espediente da me non molto amato in genere. Il Film è una riflessione sul Passato e la sua invasiva onnipresenza e sui cambiamenti. Un'altra revisione che aspetto con trepidazione.
Bisogna aspettare tre anni da "Carlito's Way" per veder tornare De Palma al Cinema, ma nel 1996 esce finalmente "Mission: Impossibile" (id.), trasposizione cinematografica di una nota serie televisiva, con Tom Cruise protagonista e primo capitolo di una lunga saga diretta poi da Registi come John Woo, J.J. Abrams e Brad Bird, per poi approdare nelle mani del da me sconosciuto Christopher McQuarrie. Il primo film del franchise da me visto fu il terzo, poi seguito in una botta d'entusiasmo alle superiori dai primi due e da allora ferma immobile. Ricordo che il Film di De Palma mi parve un onesto action, con una discreta presenza della Mano dell'Autore, ma in alcuni punti datato. Non è comunque uno dei Capolavori del Regista, questo è sicuro, però anche qui aspetto volentieri la revisione.
Il millennio per De Palma termina nel 1998 con "Snake Eyes" (Omicidio in diretta), Thriller di altissimo livello dove assistiamo a raffinatezze Stilistiche con piani-sequenza (giustamente celeberrimi i primi 15 minuti), sviluppo della narrazione sui diversi punti di vista grazie all'uso di soggettive e semi-soggettive, divisione dello schermo tramite split-screen e interessanti inquadrature di televisioni e specchi, costruzione 'Hitchcockiana' della detecion soffermandosi su personaggi e dettagli apparentemente insignificanti fondamentali nella risoluzione dell'indagine.
Insomma, non so se si possa definire o no un Capolavoro (forse no), ma per me è una delle Opere più significative all'interno della Filmografia DePalmiana e godibile anche una volta conosciuto il Finale. Inoltre Cage qui è visibilmente convinto del progetto, con conseguenze positive nella sua interpretazione.
Il 2000 si apre per De Palma con "Mission to Mars" (id.), film sicuramente minore ma, secondo me, estremamente sottovalutato, stando almeno alla mia finora unica (ma recente) visione.
Non mancano difetti, tra cadute nel retorico e nel sentimentalismo, però l'opera riesce a costruire un Dramma fantascientifico nettamente più intrigante, soprattutto a livello visivo, rispetto ad altre produzioni hollywoodiane dello stesso tipo (penso al relativamente recente "Interstellar"). Le domande e le risposte sull'origine dell'Universo forse sono un po' naive, però almeno non vengono "pompate" inutilmente per ridursi alla fine ad un ammasso di teorie nerdose.
Il Cast è straordinario, la Colonna Sonora di Morricone, pur non immune anch'esso da alcune cadute retoriche, ha sempre quel tocco personale in più che molti blockbuster si scordano, la Fotografia di Burum regala Immagini marziane memorabili e il Montaggio di Hirsch dà il giusto ritmo alla narrazione.
Un gran bel film da rivalutare (e rivedere).
Nel 2002 De Palma dirige Rebecca Romijn e Antonio Banderas in "Femme Fatale" (id.), per certi versi un'altra reinterpretazione dell'hitchcockiano "Vertigo" con un Epilogo assai sorprendente, anche se ancora non so se trovarlo brillante o irritante (forse, ripensandoci, potrebbe essere un'illusione). Un'altra volta siamo di fronte ad un lavoro minore per il Regista, ma i motivi d'interesse sono, a parer mio, sempre presenti, con tematiche intriganti sul Voyeurismo e il desiderio di riscatto personale.
Dopo "Femme Fatale" De Palma resta "disoccupato" per quattro anni, "record" fino ad allora per il Regista, che nel 2006 però ritorna alla regia, sostituendo David Fincher, con "The Black Dahlia" (Black Dahlia), noir tratto da un romanzo di Ellroy e ispirato ad un reale (e celeberrimo) caso di cronaca nera.
Sicuramente non spicca tra le migliori Opere del Regista: De Palma più che "sovvertire" il Genere ne ha proposto un omaggio ligio alle sue regole, e pure i suoi soliti "virtuosismi" di macchina qua si fanno sentire di meno.
Comunque, pur forse "frenandosi" un attimo (probabilmente perché il progetto nasce su commissione), De Palma si fa sentire proponendo alcuni suoi tratti stilistici distintivi, dalle lenti bifocali ai fluidi movimenti di macchina. Anche le sue riflessioni, sull'insensatezza tragica della Violenza, sulla Corruzione del potere, sull'assenza di Innocenza, sulla Sessualità e le sue possibili manipolazioni, e così via, non mancano come nemmeno il MetaCinema.
Non imperdibile ma consigliato.
Nel 2007 De Palma, con "Redacted" (id.), riprende una storia molto ma molto simile a quella raccontata in "Casualties of War" senza però farne un remake, perché purtroppo lo stupro è una pratica amata dai militari (statunitensi e non).
La Verità emerge come la prima vittima di guerra e paradossalmente oggi, in un mondo perennemente documentato da video e dal web, essa rischia di essere uccisa con maggiore prepotenza rispetto a quando tutto era molto più 'privato'. De Palma sceglie di raccontare una storia vera riadattandola come storia di finzione, ma soprattutto adottando lo stile Mockumentary, già trattato nelle fasi iniziali della sua Filmografia. Il Film accumula 'documenti' disparati, dai video del cinefilo Salazar al documentario francese, dai tg ai vlog e così via. Questa sovraesposizione di documenti, di immagini, di suoni, di punti di vista diversi da un lato permette una comprensione globale dei fatti narrati, ma dall'altro serve anche a mettere a nudo l'accumulo bulemico d'informazioni che caratterizza la nostra quotidianità, bombardando le masse per privarle di empatia verso le crudeltà denunciate rischiando così di far perdere anche la fiducia nell'esistenza stessa della Verità.
Osteggiata pesantemente negli Usa alla sua uscita (per ragioni ovviamente politiche), "Redacted" è secondo me l'Opera migliore in assoluto di De Palma dal 2000 ad oggi, nonché uno dei suoi Lavori (sempre secondo me) imperdibili.
Sempre più ai margini del Panorama cinematografico, De Palma ritorna a dirigere un lungometraggio dopo ben 5 anni da "Redacted", e lo fa nel 2012 con "Passion" (id.), remake di "Crime d'Amour" (aka Love Crime), ultimo film di Alain Corneau uscito due anni prima e temo inedito ancora in Italia.
Devo ammettere di aver avuto delle perplessità e, forse, ho trovato parzialmente deludente il tutto. Innanzitutto l'Autore decide di rimanere fedele alla fonte originaria, tranne nel finale, rendendo meno avvincente l'intreccio per chi ha visto il predecessore, e forse anche per questo il ritmo sembra correre troppo. In altri momenti, invece, si sentono echi ai precedenti Lavori del Regista dando a volte l'impressione di un'auto-imitazione e non solo di coerenza artistica. La fotografia digitale ogni tanto mi sembrava "anonima", ma al contempo proponeva scelte in linea con il Gusto di De Palma, quindi sono indeciso.
Nonostante queste mie esitazioni, comunque, ho trovato "Passion" un film tutto sommato buono che conferma per l'ennesima volta l'abilità registica di De Palma, aiutato dal fidato Donaggio nelle Musiche e da un cast in forma.
Aspettando di vedere "Domino" (id.), che però l'Autore ha praticamente disconosciuto in seguito a scontri con la produzione (e infatti il film, girato nel 2017, è stato distribuito solo nel 2019, a 7 anni di distanza da "Passion") e sperando di trovarlo nuovamente alla Regia di un progetto personale, chiudo questo (lungo) post su De Palma rinnovando la mia ammirazione per un Regista tecnicamente straordinario e contenutisticamente più profondo di quanto si vuol far credere, nonché pesantemente sottovalutato ancora oggi (tanto che il capo dei razzie si ostina a ritenerlo un regista pessimo).
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