L'11 settembre del 1940, a 4 giorni di distanza da Dario Argento, nasce Brian (Russell) De Palma, terzo figlio dell'ortopedico Anthony F. e della casalinga Vivienne Muti, entrambi italo-americani. Essendo quindi giunto l'80° compleanno anche per questo Regista ho pensato di dedicargli un post d'omaggio, sperando di riuscire in futuro a costruire una playlist più approfondita. Intanto qui mi concentrerò a proporre alcune riflessioni sulla sua Poetica per poi osservare brevemente la sua evoluzione filmografica, con qualche riga di commento per ogni opera.
Analogamente al citato Collega italiano Argento, anche il Cinema di De Palma deve notoriamente moltissimo all'Estetica di Alfred Hitchcock, tant'è che diverse sue Pellicole possono essere interpretate quasi come dei remake non dichiarati di diversi Capolavori del Maestro britannico. Il tutto però viene filtrato da uno sguardo unico, caratterizzato da un largo uso di piani-sequenza (alcuni molto lunghi, come l'inizio di "Snake Eyes", Omicidio in diretta), mai fini a sé stessi e fondamentali per immergere l'Individuo Spettatore nella Tensione della narrazione. L'Autore, inoltre, spesso e volentieri propone delle "divisioni" nell'Immagine, adottando tecniche di montaggio come lo split screen oppure utilizzando l'espediente ottico dello split focus che, grazie ad una lente addizionale, sdoppia la messa a fuoco per concentrarla su due soggetti/oggetti distanti (solitamente uno in primo piano e l'altro sullo sfondo).
Tra gli altri elementi stilistici tipici del Regista statunitense troviamo una sperimentazione, soprattutto agli inizi (nei neo-hollywoodiani anni '60), del mockumentary, con Titoli come "Greetings" (Ciao, America!) o "Hi, Mom!" (o anche il più recente "Redacted"), ma questo gusto para-documentaristico si nota anche nell'inserimento di servizi televisivi e schermi vari, oltre che in film interni al film e così via.
Su un piano "tematico" notiamo che De Palma ama affrontare Personaggi in una condizione di semi-estraneità rispetto alla società "per bene", tra reietti ("Phantom of the Paradise", Il fantasma del palcoscenico), falliti ("Body Double", Omicidio a luci rosse), "sfigati" ("Carrie"), sociopatici ("Raising Cain", Doppia personalità), immigrati ("Scarface"), prostitute ("Dressed to Kill", Vestito per uccidere) ma anche persone con Ideali solidi immersi in ambienti in cui la sopraffazione e la corruzione dominano incontrastate ("Casualties of War", Vittime di guerra). Da quest'ultimo punto si muove la costante Critica depalmiana nei confronti dell'ipocrisia morale su cui si fondano gli United States: il "sogno americano" per l'Autore sembra più un Incubo rivoltante intriso di Violenza e indirizzato esclusivamente allo sfruttamento. I Protagonisti e le Protagoniste del suo Cinema (stando alle mie impressioni sui suoi Film) sembrano anche credere nella bontà di questo Sogno o, comunque, sono spinte dal desiderio di raggiungere le promesse di successo, integrazione, potere, popolarità, fascino propagandate dal sistema, ma questa Illusione è destinata solitamente a distruggersi con la realtà, e anche quando sembra che si arrivi ad un lieto fine questo è sporcato inevitabilmente da un senso di amarezza e di incompiutezza. Altri Temi importanti sono il Voyeurismo (affine ad Hitchcock e Argento), il Repporto tra Eros e Thanatos e la Passione per il Cinema, declinata in citazioni e messa in scena dei dietro le quinte di questo mondo.
Chiudo però qui questa introduzione riflessiva per andare ad analizzare brevemente le singole Opere.

Scarface (1983): Brian De Palma
Realizzato nel 1964 ma distribuito 5 anni più tardi, "The Wedding Party" (Oggi sposi) dovrebbe essere l'esordio alla Regia di un lungometraggio per De Palma: in realtà ci troviamo di fronte ad un progetto scolastico diretto insieme alla compagna di corso Cynthia Munroe e all'insegnante Wilford Leach. La natura scolastica del film è evidente ed è davvero arduo riconoscere anche solo qualche abbozzo dello Stile di De Palma, ma se si vuole approfondire a 360° l'evoluzione stilistica dell'Autore qualcosa d'interessante c'è, anche per la prima collaborazione "lunga" del Regista con gli Attori Robert De Niro (poi "feticcio" di Martin Scorsese) e William Finley.
Prima di "The Wedding Party" vengono distribuiti, nel 1968, "Murder à la Mod" (id.) e "Greetings" (Ciao, America!).
Il primo è un mix particolarissimo di Thriller, Commedia, Noir, Cinema Sperimentale e Citazionismo, con la seconda parte che, nella divisione dei punti di vista, ricorda per certi versi il kubrickiano "The Killing". Da un lato si nota l'ancora molto forte acerbità dello Stile del Regista, con il ritmo che in certi momenti si ammoscia e alcune scelte (come dei "flashback sonori" fuori campo) per me non entusiasmanti. Dall'altro lato però si inizia a delineare per bene quella che sarà la sua Poetica, tra MetaCinema, Voyeurismo, rapporto tra Erotismo e Morte, Morbosità del Cinema. Gli ultimissimi secondi finali per certi versi anticipano (soprattutto sul piano Concettuale) l'Epilogo di "Blow Out". Ottimo il tema musicale cantato da William Finley, che nel Film interpreta il bizzarro Otto.
Il secondo Film depalmiano del '68, "Greetings", vede Robert De Niro in un ruolo di primissimo piano. Anche qui lo stile di De Palma è ancora estremamente acerbo, quasi amatoriale, ma ha dalla sua una notevole Passione e voglia di sperimentare, e anche qui vediamo già alcuni abbozzi di quelli che saranno i Temi predominanti della Poetica De Palmiana, come il Voyeurismo, i media e la pornografia, un po' di critica sociale e così via. Anche se ho preferito di gran lunga l'evoluzione operata con "Hi, Mom!" (con il quale condivide il Personaggio interpretato da De Niro, cosa che ho realizzato solo nelle ultime ore), pure questo "Greetings" è un lavoro interessante per comprendere le origini della Poetica di De Palma.
Nel 1970 escono altri due film di De Palma, "Dionysus in '69" (Dionisio nel '69) e "Hi, Mom!" (id.).
Il primo, co-diretto con altri, consiste in realtà nella registrazione di una sperimentale rappresentazione teatrale delle Baccanti di Euripide allestita dal gruppo The Performance Group, con William Finley tra gli attori. Interessante è l'uso costante dello split screen, dove si uniscono due diverse giornate della rappresentazione, ma anche il gioco squisitamente meta-teatrale con cui viene riletta la Tragedia di Euripide. Si tratta però di un lavoro non appartenente a De Palma, e infatti la regia principale è quella teatrale di Richard Schechner.
L'altro film del '70, "Hi, Mom!", è ufficialmente un seguito di "Greetings". Superiore alle mie aspettative (almeno alla prima visione), qui De Palma adotta, come aveva fatto Woody Allen l'anno precedente con "Get the Money and Run" , la tecnica del mockumentary per costruire una Riflessione criticamente ironica nei confronti della società borghese e nel contempo delle realtà radicali facilmente assoggettabili o reprimibili dal sistema. Il porno e il documentario si fondono insieme e mentre il primo, da genere mercificatore dei corpi, diventa documento efficace della realtà, il secondo, che come il nome suggerisce dovrebbe documentare la realtà, invece la mercifica trasformando la vita in pornografia. Importante è l'inizio della collaborazione col montatore Paul Hirsch, con il quale De Palma lavorerà più volte fino a "Mission to Mars".
Finale abbastanza "cattivo", per quel che ricordo, per un piccolo Gioiellino che spero di rivedere molto presto.
"Scavalcando" il 1971, nel 1972 De Palma torna al Cinema ancora con una doppietta, "Get to Know Your Rabbit" (Conosci il tuo coniglio) e "Sisters" (Le due sorelle).
Il primo, completato nel '70 ma distribuito solo due anni dopo, vide enormi problemi tra il Regista e la Warner Bros. (e l'attore protagonista), e De Palma venne licenziato prima di concludere la lavorazione, provocando forse una prima, profonda frattura tra il Cineasta e lo studio system hollywoodiano. Ironica, in questo senso, la presenza di Orson Welles nel cast come il mentore prestigiatore del protagonista, visto l'astio che Hollywood prova(va) per l'Autore di "Citizen Kane".
Nonostante questi problemi impediscano di ritenere il film veramente personale, credo comunque che esso abbia diversi motivi d'interesse, dalla presenza di diversi marchi di fabbrica di De Palma (in particolare lo Split Screen) a qualche riflessione critica e amara nei confronti del sistema capitalistico, da cui il protagonista cerca di fuggire invano.
Con "Sisters" De Palma inizia ad omaggiare esplicitamente Hitchcock, incrociando il voyeurismo di "Rear Window" con la confusione d'identità di "Psycho", il tutto rafforzato dalle Musiche di Bernard Herrmann, storico collaboratore del Cineasta inglese. Purtroppo è passato diverso tempo dalla mia prima visione e, ora come ora, non riesco a trovare appunti vari sul film (sempre che li abbia stilati), però conservo nella memoria dei flash suggestivi, soprattutto in un flashback particolarmente allucinato della protagonista.
Nel 1974 esce "Phantom of the Paradise" (Il fantasma del palcoscenico), Musical intrigante ispirato a "Le Fantôme de l'Opéra" (Il fantasma dell'Opera) di Leroux con qualche infusione di "The Picture of Dorian Gray" (Il ritratto di Dorian Gray) e "Faust" (il video in cui Swan, interpretato dal compositore Paul Williams, SPOILER ottiene l'eterna giovinezza). Pur avendolo visto (per intero) una sola volta troppi anni fa (ero ancora alle superiori, mi sa), il Film mi colpì enormemente, portandomi negli anni ad ascoltare più volte la Colonna Sonora nell'attesa di rivederlo, magari comprando pure un'edizione figa (una volta venni tentato da un dvd usato, ma non aveva la lingua originale quindi lo abbandonai). Nel Cast, oltre al citato Williams, troviamo il fidato Finley e una magnifica Jessica Harper che cinque anni dopo Dario Argento (ancora lui) riprenderà, spinto dal Film di De Palma, per il Capolavoro "Suspiria".
Il 1976 è un altro anno con "doppietta", ovvero "Obsession" (Complesso di colpa) e "Carrie" (Carrie-Lo sguardo di Satana).
"Obsession" è un altro Thriller in cui l'Influenza Hitchcockiana si sente fin nel midollo, tant'è che potremmo vederlo come una sorta di remake ufficioso di "Vertigo", evidente nei richiami narrativi (perdita della donna amata e "ritrovamento" a distanza di anni di una ragazza perfettamente identica all'originale) ma anche nella Colonna Sonora composta nuovamente da Bernard Herrmann. Come sempre, la Fedeltà alla Lezione del Maestro viene assorbita da De Palma secondo il proprio Stile comunque personalissimo, e il Risultato è un Thriller che, pur lasciando intuire le rivelazioni finali (dai risvolti morbosi e affini al successivo "Oldboy" di Park Chan-wook), lascia col fiato sospeso fino all'ultimo fotogramma. Non sarà uno dei Capolavori di De Palma ma comunque resta un'Opera artisticamente interessante, con tanto di prima collaborazione col direttore di fotografia Vilmos Zsigmond.
Con "Carrie", prima trasposizione di un Romanzo di King (tra l'altro il suo esordio ufficiale), Brian De Palma compie una svolta fondamentale nella sua Filmografia, realizzando forse il suo primo autentico Capolavoro, un "Horror non Horror" dove il Genere resta sostanzialmente nascosto per la maggior parte del tempo salvo poi esplodere in un Finale esagerato. Anche se l'Azione vera e propria arriva soltanto alla Fine, il Film riesce a tenere ancorato l'Individuo Spettatore mettendo in scena un mondo adolescenziale, leggero e al contempo crudele, dove la Protagonista vorrebbe inserirsi nonostante le enormi difficoltà causate dalle proibizioni della dispotica madre bigotta e dalla sua condizione di emarginata. Tra raffinatezze stilistiche magistrali (split focus, split screen, piani-sequenza, la danza rotante) e numerosi Spunti di riflessione, oltre ad imbarcare nella squadra depalmiana l'Attrice (poi moglie del Regista) Nancy Allen e il fidatissimo Compositore Pino Donaggio, "Carrie" è a parer mio, insieme a "The Shining" di Kubrick, una delle trasposizioni cinematografiche migliori in assoluto di un Romanzo di King, la cui Poetica viene assorbita da De Palma in modo personale, realizzando uno degli Horror più importanti nella Storia del Cinema. Forse il mio Film preferito del Regista, almeno da qualche tempo. Inutili il sequel "The Rage: Carrie 2" e la miniserie del 2002, da bestemmie il remake del 2013.
Nel 1978 esce "The Fury" (Fury), dove ritorna l'attrice Amy Irving (Sue in "Carrie") inserita in un Cast in cui troviamo Kirk Douglas e John Cassavetes.
Anche questo è un film che non vedo da tempo, però all'epoca lo descrissi come un film minore per De Palma, ma comunque un ottimo esempio della sua capacità nel costruire un più che buon film travalicante i Generi, dalla Commedia allo Spy-Movie, dalla Fantascienza al Thriller, dalla Tragedia all'Horror, senza mai confondere l'individuo spettatore. Ritroviamo inoltre le caratteristiche inconfondibili dello stile depalmiano e uno strepitoso epilogo per certi versi anticipatore dello "Scanners" cronenberghiano. Lo rivedrò con piacere.
È del 1979 "Home Movies" (Home Movies - Vizietti familiari, ancora con Kirk Douglas), film piuttosto minore di De Palma, nato come progetto d'allenamento per i suoi studenti di Cinema, dove però torna quel desiderio di sperimentazione che caratterizzava diverse sue Opere degli esordi con uno stile rafforzato sul piano tecnico.
In particolare, ritroviamo quel gusto per certi versi avanguardistico verso il mockumentary, con un'interessante dialettica tra "pellicole nella pellicola" e fiction tradizionale.
La supervisione di De Palma e il suo coinvolgimento diretto si fan sentire: la messa in scena è intelligente, la direzione del cast rafforza le performance già molto buone del reparto attoriale, i virtuosismi tecnici cari al regista come piani-sequenza e split focus sono adoperati con buon gusto e in favore del film, eccetera.
Non mancano spunti di riflessione sul rapporto tra realtà e macchina da presa e una critica all'ipocrisia del perbenismo e al maschilismo reazionario di certe correnti filosofiche.
Non imperdibile ma interessante.

Carrie. Lo sguardo di Satana (1976): Piper Laurie, Brian De Palma
Gli anni '80 si aprono per De Palma con "Dressed to Kill" (Vestito per uccidere), un altro Thriller omaggiante Hitchcock, in particolare "Psycho", sempre rielaborato dal Cineasta statunitense seguendo la propria Poetica, esplicitando soprattutto la Natura Sessuale degli omicidi e dei rapporti interpersonali in generale. "Unicamente" depalmiani sono gli utilizzi frequenti di lenti bifocali e split screen (per tenere d'occhio contemporaneamente dettagli diversi), i piani-sequenza, nonché un paio di Auto-Citazioni a "Carrie".
Nei Contenuti, l'impressione è che De Palma volesse soprattutto intrattenere con dell'Ottima Suspense, ma il Tema della Transessualità è discusso più volte nel Film senza giudizi negativi: a differenza delle superficiali accuse rivolte al film infatti la Violenza nasce dall'auto-castrazione della propria natura, cosa che a me pare tutt'altro che transfobica.
Non uno dei Capolavori di De Palma, "Dressed to Kill" è un Thriller artistico costruito con intelligenza e grande senso della Suspense. Cast superbo, Musiche magnifiche e Montaggio ben ritmato da Gerald (Jerry) Greenberg, che in questo decennio lavorerà in altri quattro Film del Regista.
Nel 1981 De Palma omaggia Antonioni con "Blow Out" (id.), ispirato esplicitamente già nel titolo a "Blowup" (che non ho ancora visto, come vergognosamente tutta la Filmografia del Cineasta italiano). De Palma propone un Thriller squisitamente MetaCinematografico, dimostrando una straordinaria Abilità nel saldare indissolubilmente la Tensione con la 'Teoria' Cinematografica, facendo coincidere i Momenti più Importanti per la costruzione del Thrilling con la messa in scena del dietro le quinte della costruzione del Sonoro, aspetto fondamentale nella risoluzione dell'indagine. Un altro Cult che rivedrò con enorme piacere.
Nel 1983 De Palma dirige, partendo da una sceneggiatura di Oliver Stone, "Scarface" (id.), remake dell'omonimo Film di Hawks (che ancora devo vedere). Già provai a parlare, in questo sito, del Film una cinquina di anni fa, quindi mi limiterò a proporre qualche veloce "elenco" dei concetti che ritengo più importanti, come la pesante Critica al "sogno americano", all'ipocrisia della classe borghese, all'auto-distruzione del Protagonista, alla follia del Possesso e così via. Tecnicamente il Regista è sempre al massimo, le Musiche di Moroder sono stupende, il Cast è fenomenale e le quasi 3 ore di durata scorrono sempre via come l'olio. Uno dei Capolavori che più amo del Regista, per diverso tempo il suo Film che più amavo (prima di essere "scalzato" da "Carrie").
Nel 1984, insieme a due videoclip (una per i Frankie Goes to Hollywood e l'altra per Bruce Springstreen), esce "Body Double" (Omicidio a luci rosse), un ottimo giallo-thriller che pure non vedo da troppo tempo. De Palma, riprendendo ancora gli hitchockiani "Rear Window" e "Vertigo", tiene alto il ritmo (aiutato nel montaggio da Bill Pankow, assistente di Greenberg e da qui altro collaboratore importante per il Regista) stabilendo un contatto strettissimo fra lo spettatore e il protagonista all'insegna del Voyeurismo, grazie anche all'utilizzo di prospettive sfalsate che accentuano la claustrofobia del protagonista, il tutto immerso in un clima erotico mai volgare. Un'altra revisione a lungo attesa per me. Oltre al montatore Pankow, l'Autore qui inizia una collaborazione col direttore di fotografia Stephen H. Burum.
Nel 1986 De Palma realizza "Wise Guys" (Cadaveri e compari, il cui titolo originale causò cambiamenti per il successivo "Goodfellas" scorsesiano, che inizialmente doveva chiamarsi "Wiseguy" come il Romanzo di Pileggi alla base del Film).
La pellicola è una commedia gangster, se non sbaglio nata su commissione, e sicuramente non ci troviamo di fronte ad uno dei migliori Film dell'Autore. L'ironia però funziona nel giocare con il Genere Gangster, il ritmo è buono e la mano del Regista si sente in alcune scelte, come alcune panoramiche (ad esempio l'accensione dell'auto o la rivelazione dell'esito della scommessa) e qualche split focus. Il cast è molto buono, il reparto tecnico è valido e, in generale, il risultato è gradevole: avrei preferito un finale più "spietato", ma probabilmente il Cineasta aveva le mani legate. Non imperdibile, ma simpatico e consigliabile.
Del 1987 è "The Untouchables" (The Untouchables - Gli intoccabili), ritorno di De Palma ad un gangster movie "serio" dopo "Scarface", anche se la prospettiva qui è della polizia.
La Regia di De Palma è decisamente magistrale, tra movimenti di macchina elaborati, utilizzo brillante di lenti bifocali e della profondità di campo, costruzione intelligente dei rallenty e sfruttamento ottimo del montaggio nella costruzione della tensione, il tutto condito da una ricostruzione coinvolgente della Chicago proibizionista, citazioni cinematografiche varie ("Bronenosets Potemkin", La corazzata Potemkin, di Eisenstein su tutte), numerose soggettive e molti altri virtuosismi utili nel dare sostanza alla costruzione del racconto, dei caratteri, del ritmo e anche degli spunti di riflessione.
De Palma evita poi accuratamente di cadere nel manicheismo, nonostante una visione superficiale potrebbe dare l'idea di una divisione netta tra mafiosi cattivi e poliziotti buoni.
Un Signor Cult che merita di essere studiato da chiunque voglia apprendere l'Arte cinematografica, tra le mie primissime esperienze con il Cinema depalmiano.
Gli anni '80 si chiudono per De Palma con "Casualties of War" (Vittime di guerra), tratto da una storia vera accaduta in particolare in Vietnam ma simile a molti altri casi che la guerra produce (e infatti il Regista tornerà su un fatto simile, sempre vero ma accaduto in Iraq, con "Redacted"), mettendo a nudo l'essenza dell'esercito.
De Palma mostra come lo stupro sia di fatto un'arma (ufficiosamente) prevista e sistematicamente impiegata da ogni esercito, in particolare quelli colonialisti (quindi United States in primis) per umiliare e assoggettare popolazioni inermi, il tutto coperto dagli alti gradi gerarchici.
Ha il difetto forse di cedere un po' nella retorica e in un'idea democratica della giustizia, ma in questo caso ciò non danneggia l'Opera, sorretta da un Cast magistrale e da una struggente Colonna sonora di Morricone. Da far vedere a tutti quelli che, assai stupidamente, esaltano l'esercito e i vari apparati.
De Palma inaugura gli anni '90 con "The Bonfire of the Vanities" (Il falò delle vanità), brillante Commedia 'tribunalistica' ispirata ad un romanzo di Tom Wolfe in cui l'Autore fa sentire la sua Poetica e il suo Stile, a partire dai vari tocchi registici caratteristici come i piani-sequenza (stupendo quello iniziale), l'uso di lenti bifocali, lo split screen e così via, ma anche nelle Tematiche trattate fa sentire la sua Forza politica, proponendo un Ritratto alquanto impietoso di tutto ciò che concerne il potere. Non esistono vincitori in questa "guerra" improntata all'arrivismo, e ogni 'burattinaio' si rivela essere burattino di qualcun altro, in un labirinto di intrighi e contro-intrighi dove anche chi protesta resta invischiato.
L'unico difetto, dal mio punto di vista, è che questa critica contro il potere viene portata avanti difendendo il principio della legge, ma anche qui va notato come pure essa si riveli in realtà un'istituzione priva di vera forza e manipolabile a seconda di chi tiene 'in mano il manico'.
Nel 1992 De Palma dirige nuovamente (dopo "Obsession" e "Blow Out") il sottovalutato John Lithgow affidandogli il complesso ruolo del Protagonista-Antagonista dalle molteplici personalità nel Thriller Psicologico "Raising Cain" (Doppia personalità). Ritmo serratissimo (87 minuti volano alla velocità della luce) e Tensione alle Stelle ("specialità" del mitico De Palma) per un'Opera complessa e affascinante sull'Identità e le nevrosi dell'uomo medio. Un'altra Opera che non vedo l'ora di rivedere.
Nel 1993 De Palma torna a dirigere Al Pacino in un gangster movie, "Carlito's Way" (id.), tratto dai romanzi di Edward Torres e sceneggiato da David Koepp. Come con "Phantom of the Paradise" anche questo è un Film che non vedo da troppi anni ma che mi colpì significativamente, convincendomi pure nell'uso della voce fuori campo, espediente da me non molto amato in genere. Il Film è una riflessione sul Passato e la sua invasiva onnipresenza e sui cambiamenti. Un'altra revisione che aspetto con trepidazione.
Bisogna aspettare tre anni da "Carlito's Way" per veder tornare De Palma al Cinema, ma nel 1996 esce finalmente "Mission: Impossibile" (id.), trasposizione cinematografica di una nota serie televisiva, con Tom Cruise protagonista e primo capitolo di una lunga saga diretta poi da Registi come John Woo, J.J. Abrams e Brad Bird, per poi approdare nelle mani del da me sconosciuto Christopher McQuarrie. Il primo film del franchise da me visto fu il terzo, poi seguito in una botta d'entusiasmo alle superiori dai primi due e da allora ferma immobile. Ricordo che il Film di De Palma mi parve un onesto action, con una discreta presenza della Mano dell'Autore, ma in alcuni punti datato. Non è comunque uno dei Capolavori del Regista, questo è sicuro, però anche qui aspetto volentieri la revisione.
Il millennio per De Palma termina nel 1998 con "Snake Eyes" (Omicidio in diretta), Thriller di altissimo livello dove assistiamo a raffinatezze Stilistiche con piani-sequenza (giustamente celeberrimi i primi 15 minuti), sviluppo della narrazione sui diversi punti di vista grazie all'uso di soggettive e semi-soggettive, divisione dello schermo tramite split-screen e interessanti inquadrature di televisioni e specchi, costruzione 'Hitchcockiana' della detecion soffermandosi su personaggi e dettagli apparentemente insignificanti fondamentali nella risoluzione dell'indagine.
Insomma, non so se si possa definire o no un Capolavoro (forse no), ma per me è una delle Opere più significative all'interno della Filmografia DePalmiana e godibile anche una volta conosciuto il Finale. Inoltre Cage qui è visibilmente convinto del progetto, con conseguenze positive nella sua interpretazione.
Il 2000 si apre per De Palma con "Mission to Mars" (id.), film sicuramente minore ma, secondo me, estremamente sottovalutato, stando almeno alla mia finora unica (ma recente) visione.
Non mancano difetti, tra cadute nel retorico e nel sentimentalismo, però l'opera riesce a costruire un Dramma fantascientifico nettamente più intrigante, soprattutto a livello visivo, rispetto ad altre produzioni hollywoodiane dello stesso tipo (penso al relativamente recente "Interstellar"). Le domande e le risposte sull'origine dell'Universo forse sono un po' naive, però almeno non vengono "pompate" inutilmente per ridursi alla fine ad un ammasso di teorie nerdose.
Il Cast è straordinario, la Colonna Sonora di Morricone, pur non immune anch'esso da alcune cadute retoriche, ha sempre quel tocco personale in più che molti blockbuster si scordano, la Fotografia di Burum regala Immagini marziane memorabili e il Montaggio di Hirsch dà il giusto ritmo alla narrazione.
Un gran bel film da rivalutare (e rivedere).
Nel 2002 De Palma dirige Rebecca Romijn e Antonio Banderas in "Femme Fatale" (id.), per certi versi un'altra reinterpretazione dell'hitchcockiano "Vertigo" con un Epilogo assai sorprendente, anche se ancora non so se trovarlo brillante o irritante (forse, ripensandoci, potrebbe essere un'illusione). Un'altra volta siamo di fronte ad un lavoro minore per il Regista, ma i motivi d'interesse sono, a parer mio, sempre presenti, con tematiche intriganti sul Voyeurismo e il desiderio di riscatto personale.
Dopo "Femme Fatale" De Palma resta "disoccupato" per quattro anni, "record" fino ad allora per il Regista, che nel 2006 però ritorna alla regia, sostituendo David Fincher, con "The Black Dahlia" (Black Dahlia), noir tratto da un romanzo di Ellroy e ispirato ad un reale (e celeberrimo) caso di cronaca nera.
Sicuramente non spicca tra le migliori Opere del Regista: De Palma più che "sovvertire" il Genere ne ha proposto un omaggio ligio alle sue regole, e pure i suoi soliti "virtuosismi" di macchina qua si fanno sentire di meno.
Comunque, pur forse "frenandosi" un attimo (probabilmente perché il progetto nasce su commissione), De Palma si fa sentire proponendo alcuni suoi tratti stilistici distintivi, dalle lenti bifocali ai fluidi movimenti di macchina. Anche le sue riflessioni, sull'insensatezza tragica della Violenza, sulla Corruzione del potere, sull'assenza di Innocenza, sulla Sessualità e le sue possibili manipolazioni, e così via, non mancano come nemmeno il MetaCinema.
Non imperdibile ma consigliato.
Nel 2007 De Palma, con "Redacted" (id.), riprende una storia molto ma molto simile a quella raccontata in "Casualties of War" senza però farne un remake, perché purtroppo lo stupro è una pratica amata dai militari (statunitensi e non).
La Verità emerge come la prima vittima di guerra e paradossalmente oggi, in un mondo perennemente documentato da video e dal web, essa rischia di essere uccisa con maggiore prepotenza rispetto a quando tutto era molto più 'privato'. De Palma sceglie di raccontare una storia vera riadattandola come storia di finzione, ma soprattutto adottando lo stile Mockumentary, già trattato nelle fasi iniziali della sua Filmografia. Il Film accumula 'documenti' disparati, dai video del cinefilo Salazar al documentario francese, dai tg ai vlog e così via. Questa sovraesposizione di documenti, di immagini, di suoni, di punti di vista diversi da un lato permette una comprensione globale dei fatti narrati, ma dall'altro serve anche a mettere a nudo l'accumulo bulemico d'informazioni che caratterizza la nostra quotidianità, bombardando le masse per privarle di empatia verso le crudeltà denunciate rischiando così di far perdere anche la fiducia nell'esistenza stessa della Verità.
Osteggiata pesantemente negli Usa alla sua uscita (per ragioni ovviamente politiche), "Redacted" è secondo me l'Opera migliore in assoluto di De Palma dal 2000 ad oggi, nonché uno dei suoi Lavori (sempre secondo me) imperdibili.
Sempre più ai margini del Panorama cinematografico, De Palma ritorna a dirigere un lungometraggio dopo ben 5 anni da "Redacted", e lo fa nel 2012 con "Passion" (id.), remake di "Crime d'Amour" (aka Love Crime), ultimo film di Alain Corneau uscito due anni prima e temo inedito ancora in Italia.
Devo ammettere di aver avuto delle perplessità e, forse, ho trovato parzialmente deludente il tutto. Innanzitutto l'Autore decide di rimanere fedele alla fonte originaria, tranne nel finale, rendendo meno avvincente l'intreccio per chi ha visto il predecessore, e forse anche per questo il ritmo sembra correre troppo. In altri momenti, invece, si sentono echi ai precedenti Lavori del Regista dando a volte l'impressione di un'auto-imitazione e non solo di coerenza artistica. La fotografia digitale ogni tanto mi sembrava "anonima", ma al contempo proponeva scelte in linea con il Gusto di De Palma, quindi sono indeciso.
Nonostante queste mie esitazioni, comunque, ho trovato "Passion" un film tutto sommato buono che conferma per l'ennesima volta l'abilità registica di De Palma, aiutato dal fidato Donaggio nelle Musiche e da un cast in forma.
Aspettando di vedere "Domino" (id.), che però l'Autore ha praticamente disconosciuto in seguito a scontri con la produzione (e infatti il film, girato nel 2017, è stato distribuito solo nel 2019, a 7 anni di distanza da "Passion") e sperando di trovarlo nuovamente alla Regia di un progetto personale, chiudo questo (lungo) post su De Palma rinnovando la mia ammirazione per un Regista tecnicamente straordinario e contenutisticamente più profondo di quanto si vuol far credere, nonché pesantemente sottovalutato ancora oggi (tanto che il capo dei razzie si ostina a ritenerlo un regista pessimo).
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A causa di qualche errore tecnico il titolo inizialmente diceva "Dario Argento" (avevo infatti preso il suggerimento indicatomi dal sistema per poi sostituire il Regista). Ora spero resti corretto...
Ora il titolo è corretto ;)
Straordinaria disamina sul Cinema depalmiano che purtroppo ho esplorato molto poco. Per ora ho visto solo "Carrie", "Scarface" e "Carlito's way" e li ho trovati tutti e 3 ottimi se non dei veri e propri capolavori della Settima Arte (oltre che del loro genere).
Tra i migliori lavori su King io ci caccerei anche l'ottimo "Christine" di Carpenter, "La zona morta" di Cronenberg, "Le ali della libertà" di Daramont e "L'allievo" di Singer.
Comunque mi hai fatto venir voglia di recuperare altro del famoso cineasta, e mi sa che mi butterò su "Gli intoccabili" e "Omicidio in diretta" che a pelle sono quelli che mi intrigano di più :D
Alla prossima Death, ormai di cifre tonde ne stai pubblicando un sacco e a volte mi diverte pensare che tu sia ogni anno con un listone della spesa con tutti i compleanni tondi dei vari registi che ami ;-)
"The Untouchables" è un Film che mi accompagna fin dalla preadolescenza (ricordo che l'avevo portato in gita alle medie per vederlo in autobus ma i/le docenti non approvarono), poi alle superiori ho recuperato "Scarface", "Carrie" e altri, e negli ultimi anni ho colmato le mie lacune (tranne "Domino") chiudendole tutte qualche mese fa con "Mission to Mars".
Inizialmente per il post pensavo di proporre una breve osservazione sulla sua Filmografia, come ho fatto ad esempio con Argento, ma poi mi son lasciato prendere la mano nel rielaborare appunti e ricordi vari sui singoli titoli e alla fine mi è uscita una specie di pre-playlist. Penso però che terrò questo formato anche per i successivi post "temporanei".
Sulle trasposizioni kinghiane, apprezzo anch'io molto "Christine" di Carpenter e "The Dead Zone" di Cronenberg ma, come un po' in tutti i film post-"The Shining", ho sempre l'impressione che la Mano dello Scrittore si "imponga" su quella dei Registi. Inoltre bisogna tener conto del fatto che Carpenter ha diretto "Christine" (e poi "Starman") sostanzialmente per "ripulirsi" l'immagine dopo l'astio critico ricevuto all'epoca con "The Thing", mentre Cronenberg nell'anno di "The Dead Zone" ha realizzato "Videodrome" e questo mi porta a pensare che il primo nasca come lavoro su commissione. Comunque si parla di due Film stupendi dove in ogni caso i rispettivi Autori riescono ad affiancare le proprie Poetiche a quella di King. "The Shawshank Redemption" (Le ali della libertà), come anche "Apt Pupil" (L'allievo), mi manca, però della coppia Darabont-King ho visto "The Green Mile" (Il miglio verde) e "The Mist": quest'ultimo l'ho rivisto recentemente nella versione in Bianco & Nero (preferita dal Regista) e per me è un piccolo Gioiellino. Apprezzo molto (sempre tratto da King) i Romeriani "Creepshow" e "The Dark Half" (La metà oscura, che però ha avuto problemi in produzione), "Pet Sematary" (Cimitero vivente), "Stand By Me", ma anche "Cujo" (di cui avevo iniziato anni fa a leggere il romanzo per poi interromperlo causa noia, ma ero un ragazzetto), "Silver Bullet" (Unico indizio la luna piena), "Misery", "Needful Things" (Cose preziose), "The Night Flier" e "Tales from the Darkside: The Movie" (I delitti del gatto nero, dove è presente un episodio tratto da King). Però chiudo qui la parentesi kinghiana perché mi son dilungato troppo.
Sull'ultimo punto posso dire che non ho un "listone della spesa" coi compleanni tondi dei registi che amo, però quasi: ogni anno, infatti, precompilo un'agenda con i vari anniversari di nascita degli autori di cui ho aperto delle schede mie personali per recuperare eventuali lacune. Fino a qualche tempo fa capitava che aprissi queste schede anche per registi di cui avevo visto solo una minoranza di titoli (sempre almeno 5, ma per autori con una trentina quel 5 cambia molto le proporzioni rispetto ad autori con una decina), nell'ultimo anno però ho deciso di soffermarmi appunto su quei Cineasti di cui ho visto la maggior parte o comunque almeno la metà dei lavori. Per questo motivo, ad esempio, ho escluso quest'anno Registi come Fellini (di cui finora ho adorato tutto ciò che ho visto ma, citando Guccini, «quel tutto è ancora poco») o Eastwood. Poi ogni tanto apro schede anche per registi che mi fan schifo, ma i loro compleanni non li segno. :D
E qua chiudo, perché mi son dilungato davvero troppo. Ti ringrazio per aver letto e commentato questo mio omaggio a De Palma, che ti consiglio di approfondire perché merita davvero moltissimo: oltre a "The Untouchables" (Gli intoccabili) e "Body Double" (Omicidio in diretta) ti consiglio caldamente (restringendo tra i titoli per me "imperdibili" o quasi) "Casualties of War" (Vittime di guerra),"Hi, Mom!", "Redacted", "Raising Cain" (Doppia identità), "Phantom of the Paradise" (Il fantasma del palcoscenico) e "Blow Out".
A presto!
Ahahaha molto divertente l'aneddoto su "Gli Intoccabili" (di cui ho visto soltanto uno spezzone per vedere il famoso raccordo sull'asse durante il mio laboratorio di regia), si vede che è un regista che ami molto. Sicuramente conteneva scene forti o comunque messaggi scomodi per dei ragazzini delle medie. Su "Domino" ho sentito parecchie stroncature e alcuni retroscena davvero inquietanti, che ormai confermano la dipartita di molti registi della New Hollywood. Gli unici che lavorano ancora bene (forse perché pro-sistema o comunque accettabili dal sistema) sono Spielberg, Eastwood, Scorsese, Cameron...insomma, si contano sulla punta delle dita.
"Mission to Mars" mi ispira assai, infatti volevo vederlo quando avevo Netflix, ma alla fine non sono riuscito a recuperarlo, recupererò!
Hai fatto benissimo a fare una pre-play, così almeno si sente un "assaggio" del piatto forte che arriverà prima o poi. Quindi le play le pubblichi solo con numeri che finiscono per 0 o 5? Non è limitante questa scelta? A novembre quindi ti aspetta l'80° di Terry Gilliam ;)
Riflessioni molto interessanti le tue sulle trasposizioni di King, indubbiamente l'influenza del potente scrittore americano si può sentire soprattutto nella vendibilità del progetto. Farò tesoro dunque dei tuoi consigli kinghiani e ti invito a seguire anche i miei così potrai completare la tua "collezione cinefila". Per "Pet Sematary" intendi quello vecchio vero? Perchè il remake nuovo dicono che faccia pena.
Allora ci ho preso più o meno sul tuo "calendario" dei compleanni ;)
A questo punto ci starebbe anche un bel Michael Mann nel 2023 visto che ancora ti mancano alcuni suoi titoli!
Sarebbe anche molto interessante ficcanasare nella tua agenda così per "anticipare" certe uscite, anche solo per vedere la quantità dei compleanni tondi. Comunque andando di 10 e 5 anni a play, deve essere di sicuro molto certosino e paziente il tuo lavoro, complimenti! Nel 2026 attendo con ansia il tuo 60° su Zack Snyder XD (scherzo ovviamente, però forse meglio di un Vanzina/Parenti).
Comunque a parte le "stronzate", accetto volentieri i tuoi consigli per partire per bene col Cinema di De Palma, anche perché alcuni titoli ce li ho già in watchlist su amazon prime ;)
A presto Death e grazie ancora per la tua divulgazione cinefila sempre scritta con gusto e competenza! Ciao carissimo ;D
Ti rispondo punto per punto (interrompendo di volta in volta la lettura).
"Domino", come accenno nel post, non l'ho ancora visto ma, oltre a sentirne parlare male pure io, ho visto da qualche parte dichiarazioni di De Palma in cui lamentava rotture di balle con lo studio, tanto da definire la lavorazione come uno dei suoi set peggiori (se non il peggiore in assoluto). La colpa quindi dell'eventuale scarsa qualità del film sarebbe da imputare non al Regista ma alla produzione.
Sulla questione "compleanni in 0 o 5" devo ammettere che, col tempo, inizia a sembrarmi sempre più auto-opprimente come schema, anche se più che una limitazione io vedo un'imposizione, tant'è che negli ultimi 12 mesi ho spesso usato il formato post. Proprio per questo motivo sto pensando di usare quest'ultima opzione (il post) per preparare una sorta di anticipazione di quello che potrebbero essere le playlist "approfondite", così da permettermi poi di pubblicarle quando le avrò pronte, sia che decida di approfittare di compleanni (anche non a cifra tonda o "semi-tonda"), sia che decida di approfittare di qualche ultima uscita cinematografica/home video, sia che decida di proporle in una data random. Insomma, userei i compleanni "in 0 e 5" non più come punto di arrivo ma come (ri)avvio delle benedette/maledette playlist.
Comunque Gilliam è un altro Autore che spero di "monografare" in tempo per l'80° compleanno. :)
Su King io penso che, dopo lo "smacco" ricevuto da Kubrick, abbia deciso di tenere maggiormente d'occhio le successive trasposizioni dei suoi libri: non in senso per forza "oppressivo" (sembra, anzi, che sia piuttosto benevolo con i vari registi e le varie registe che trattano le sue opere) ma, consapevolmente o inconsapevolmente, la sua "ombra" credo pesi sulle produzioni.
Con "Pet Sematary" intendevo proprio l'originale: il remake (come anche il sequel, sempre diretto da Lambert mi pare) mi manca ancora. Comunque seguirò anche i tuoi consigli kinghiani: il film di Darabont in realtà è da tempo che lo punto, mentre quello di Synger non lo conoscevo (o forse non ricordavo fosse tratto da King).
Michael Mann non l'ho inserito nella mia agenda perché mi mancano diversi suoi titoli, anzi forse quasi tutti. Purtroppo. Però non è detto che nei prossimi anni non recuperi lacune nella sua Filmografia. :)
È buffo che citi Snyder perché ho una "scheda" aperta anche su di lui, o forse dovrei parlare di "schedatura": ridendo e scherzando dei suoi lungometraggi mi manca la tripletta di Superman, Batman e compagnia bella, ma prima volevo vedermi il "Superman" di Donner (e sequel vari, più il "Returns" di Synger, e già che ci siamo anche i Batman si Schumacher). Dubito fortemente che gli dedicherò una playlist. :D
Di Vanzina e Parenti credo (spero) di non aver visto nulla se non qualche spezzone (soprattutto di Fantozzi vari). Prima o poi intendo vedere, a puntate, un cinepanettone per decennio giusto per confermare la mia "allergia", ma certamente non muoio dalla voglia di recuperarli.
Tornando a De Palma, credo che non ti pentirai nello scoprirlo. ;)
Grazie a te per stimolare questi scambi di riflessioni, e a presto! :)
Approvo con piacere la tua nuova scelta editoriale per le play, così sei più libero di pubblicare quando ti pare un omaggio ai tuoi registi preferiti :)
Non vedo l'ora per l'omaggio a Terry Gilliam visto che per ora ho visto ancora poco di lui!
Su King mi hai aperto davvero un mondo e sicuramente la sua "ombra" pesa a tutti anche per la sua grande notorietà in America.
Il film di Singer è tratto da un racconto e non da un romanzo, forse è per questo che ti è sfuggito, comunque ne parlava molto bene il Frusciante e così ho approfondito!
Poi adoro i "Soliti Sospetti" che però devo sempre rivedere una marea di volte perché perdo sempre un filo nella stratificata narrazione che non mi permette di giudicarlo "a pieno". Forse sta qui la grandezza di un film che gioca tutto sul plot twist, ma senza sminuire tutta l'impalcatura precedente ad esso. Vabbè poi io adoro gli X-men del regista che purtroppo poi è scemato in produzioni veramente ignobili che l'hanno portato un po' nel dimenticatoio di Hollywood.
Su Mann hai tutto il tempo del mondo se vorrai fargli un omaggio, di sicuro ti sorprenderanno i suoi capolavori tra cui il noto "Heat" che ha ispirato Nolan per la costruzione del suo "The Dark Knight" ;)
AHahah i 300 fascisti di Snyder già ti avevano fatto onco, però il tuo masochismo vuole completare lo sforzo sovraumano di recupero ahahah. Guarda, quei film che citi te, io li ho visti tutti e devo dire che è da tanto che non li rivedo per paura di farmi del male XD.
Ottimi i recuperi su Superman (gli unici degni del personaggio) meno quelli dei Batman "pop-retro" di Schumacher che non valgono neanche il "reazionario" "The Dark Knight Rises" (anche se io non sono d'accordo su questa definizione, ma avremo modo di discuterne in futuro sotto una mia recensione).
Per quanto riguarda i cinepanettoni io ne ho visto solo uno al Cinema per capodanno 2014 e mi è bastato, non credo di riaffondare in quel mondo becero e demente ;D
Tornando un po' seri, sicuramente recuperò qualcos'altro su De Palma entro la fine dell'anno e chissà, magari riuscirò anche ad iniziare e concludere la mia retrospettiva su Denis Villeneuve in vista dell'uscita nelle sale di "Dune". Tu per caso hai visto il trailer? Hai recuperato qualcos'altro di lui quest'anno?
Singer mi ispira molto come Regista: gli "X-Men" sono una delle poche saghe tratte dalla marvel che amo quasi a 360°, anche se mi mancano "Dark Phoenix" e soprattutto "Logan", in particolare per i Temi politici (xenofobia e diversi metodi di rivoluzione in primis). "The Usual Suspects" pure mi è piaciuto molto e non vedo l'ora di rivederlo. Su 'L'allievo', ora che me lo fai notare, ricordavo qualche accenno frusciantesco in merito (mi pare sulla retrospettiva dedicata appunto a King).
Mann intendo approfondirlo assolutamente, per i Batman di Schumacher la mia era più una battuta (per dire che, piuttosto che Snyder, preferirei vedermi la bat-carta di credito in loop); mentre sulla "reazionarietà" di "The Dark Knight Rises" ne riparleremo quando pubblicherai la recension: penso però che tu ti riferisca alla mia recensione su "The Dark Knight", quindi anticipo solo che, probabilmente, negli anni ho cambiato un po' il mio punto di vista in merito (pur ritenendo "Rises" il punto più basso raggiunto da Nolan).
Chiudendo, ho visto il trailer di "Dune" e mi ispira, anche se i "vermoni" mi sa che li preferivo nella versione di Lynch. Di Villeneuve però sono ancora fermo a "Sicario" e "Arrival", devo ancora guardare "Blade Runner 2049" che ho lì e poi passerei quasi certamente a "Prisoners".
Singer secondo me ha confezionato l'unico capolavoro che considero tale nel panorama cinefumettistico per le solide virtù che hai elencato egregiamente anche tu ossia "X-Men Days of Future Past". Il duello fisico ed intellettuale tra Xavier e Magneto penso sia uno degli elementi più introspettivi all'interno del filone cinecomics, anche perché la forte componente sociopolitica rappresenta chiaramente la nostra realtà divisa tra reazionari-conservatori e innovatori-libertari.
Ah ok era una battuta, comunque ci sta una revisione, forse la sua essenza "naive" è migliore della pomposità snyderiana che scimmiotta malamente l'estetica nolaniana.
Su "The Dark Knight Rises" sarà molto interessante discutere con te prima o poi, anche dopo vari anni di revisioni e cambiamenti di qualsiasi tipo.
Io sinceramente sono abbastanza neofita sull'universo di Dune, infatti nel breve periodo intendo vedermi il film di Lynch per farmi un'idea anche sui famosi "vermoni".
Ottimo per Villeneuve, sei sulla buona strada anche perché così concludi la parentesi fantascientifica per poi inoltrarti completamente in quella thriller.
Spero allora con la mia (si spera) umile retrospettiva di invogliarti a recuperare qualcosa in più di questo splendido regista che io letteralmente amo (più di Nolan anche perché ha fatto meno marchettoni e sempre seguendo la sua idea di Cinema).
Ti rispondo ora (ieri pomeriggio e sera ero via).
"X-Men: Days of Future Past" l'ho visto intanto solo una volta (credo nel "Rogue Cut"), però è parso pure a me tra i capitoli più interessanti della saga, anche se intanto credo di continuare a preferire "X-Men 2" (perché visto più volte). Piuù che tra "reazionari-conservatori" e "innovatori-libertari" io nella serie ho visto, tra Xavier e Magneto, la divergenza diciamo "storica" (nei "fronti" rivoluzionari e/o di protesta) tra chi auspica un cambiamento graduale e (il più possibile) "non violento" e chi invece propende per strategie più radicali e "lottarmatista". Poi in realtà la fazione di Magneto (soprattutto nei primi film) vuole ribaltare una segregazione anti-mutanti con una anti-"normali", ma questo è un altro discorso.
"Dune" anni '80 non è tra le Opere migliori di Lynch (pre-produzione travagliata che vide coinvolti altri Registi come Cronenberg e soprattutto Jodorowsky, imposizioni sul set, poco controllo dell'Autore sul final cut...), però lo ricordo come un interessante Esperimento di Fantascienza "epica", ottimo contraltare "adulto" per il più "adolescenziale" "Star Wars" e non privo di Immagini affascinanti (i Vermoni in primis). Il film di Villeneuve mi pare da tenere d'occhio. Mi pare esista anche una serie tv, credo tra i '90 e gli '00.
Comunque leggerò volentieri i tuoi articoli anche sul Cinema di Villeneuve, sperando di recuperare nel frattempo buona parte dei suoi Lavori.
Scusa se ti rispondo solo adesso, ma avevo altri impegni da sbrigare facendomi dimenticare poi della tua risposta!
Sì, mi sono spiegato male, quella dualità sociopolitica era più sul confronto umani-mutanti più che su quello xavier-magneto, infatti poi in questa dualità molto raffinata si scorgono due approcci diversi nel abbracciare il nuovo "mutamento" genetico, che poi è alla base dei bellissimi x-men. Dark Phoenix purtroppo l'ho visto ed è una fine amarissima per il franchise, un film veramente brutto che te lo consiglio di vedere solo per completezza. Logan invece te lo straconsiglio, un'ottima conclusione su un personaggio ormai iconico e che ti regalerà in quel suddetto film una buona dose di violenza che apprezzerai non poco in quel scenario apocalittico quasi "anarcoide" da Far West.
Per Dune sono a conoscenza della varie "maledizioni" produttive, speriamo che Villeneuve faccia un buon lavoro tra autorialità e commerciabilità. Il suo approccio meditativo e spettacolarizzante potrebbe essere la giusta ricetta per un buon film di fantascienza (questo mi aspetto perché non ho letto il libro).
Per quanto riguarda la retrospettiva spero di riuscire a farla entro quest'anno, così magari ti invoglio a recuperare alcuni suoi film ;)
Per adesso ho finito la mia su Nolan, e ti segnalo che è uscita la mia recensione su MEMENTO!!!
Dark Phoenix lo guarderò per completismo, ma già avevo avuto sentori negativi che il tuo commento confermerebbe. "Logan" invece mi ispira da anni e mi intriga anche la versione in bianco e nero: diciamo che intanto lo sto facendo "invecchiare" per poi gustarlo meglio. ;)
Di "Dune" ho visto solo il film di Lynch, quindi non so quanto fedele sia ai romanzi, che un po' mi ispirano ma ultimamente ho rallentato notevolmente la lettura (soprattutto di opere narrative) e, in ambito fantascientifico, preferirei approfondire Philip K. Dick. Però questo è un altro discorso.
Leggerò comunque presto la tua recensione su "Memento", che ho rivisto proprio l'altroieri proseguendo la mia maratona.
Logan invecchia pure nel film quindi fai bene a "fermentare" il vinello ;)
Io sono una capra in letteratura, però prima o poi qualche opera fantascientifica me la dovrò gustare. Se hai qualche consiglio, sono aperto a qualsiasi lettura :D
Una congiuntura astrale allora caro Death ;)
A questo punto direi che siamo sulla stessa "carreggiata" in termini di ritmo, presto pubblicherò anche la recensione su Insomnia e così via. Sarebbe molto interessante il tuo giudizio su quel film abbastanza dimenticato dai fan di Nolan, e giustamente direi ;)
Neanch'io sono un "esperto" in letteratura, però intanto tutto ciò che ho letto di Dick mi è piaciuto moltissimo: oltre a 'Ma gli androidi sognano pecore elettriche?' devo rileggerlo ma lo ricordo stupendo, anche se diverso da "Blade Runner", ho letto 'Cronache dal dopobomba' e i racconti contenuti nelle raccolte "Rapporto di minoranza e altri racconti" e "I labirinti della memoria e altri racconti". Poi ho amato molto Romanzi distopici Classici come "1984" di Orwell e 'Il mondo nuovo" di Huxley. Però anche io devo approfondire moltissimo la Fantascienza letteraria (e anche l'Horror letterario).
Sulla "congiuntura astrale", non so ancora quando vedrò "insomnia" di Nolan, però intanto posso dirti che "Insomnia" di Skjoldbjærg mi è piaciuto moltissimo (dopo la visione abbozzai questa riga: «Un grandissimo thriller (per certi versi un noir solare) con Stellan Skarsgård magnifico in uno dei suoi ruoli migliori.»). Non mi è sembrato, però, un materiale molto "nolaniano", però magari poi ha filtrato la narrazione con il suo stile.
Grazie per i consigli letterari! Quel poco è già tanto per me!
Bello l'originale, meno quello nolaniano ;(
In effetti, il film di Nolan è più un film su commissione :(
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