281.530 Se lascio passare ancora un attimo questo numero sarà già cambiato. Ogni giorno cresce, inesorabilmente. Sono le recensioni presenti su FilmTv.it: una valanga, accumulatasi in ormai 18 anni suonati. I primi anni fu un vero boom. Quando demmo la possibilità - primi nel web italiano, ma francamente in buon anticipo anche sul resto del mondo - non potevamo prevedere quale sarebbe stata l’accoglienza. Certo con il senno del poi è facile dire che avrebbe funzionato. Ma allora era una scommessa. E tutto partì a razzo, in continua crescita: 5000 il primo anno (il 2002), 12 mila il secondo, 20 mila nel 2008. L’anno più prolifico fu il 2008: 25 mila recensioni raccolte. Poi siamo andati calando, ma restiamo sempre su buone medie. Il motivo del calo è semplice: la concorrenza dei social network da un parte, quella di chi ci ha copiato dall’altra, più vari altri fattori lunghi da elencare e analizzare qui. Non ci preoccupa. La media è sempre alta, la qualità anche… Già, la qualità: ma cosa rende di qualità una recensione?
So che molte persone che leggono questa newsletter e che usano il sito non hanno mai scritto una recensione e pensano che non lo farebbero mai. I motivi sono sempre tanti, ma a me interessano i pensieri di quelli che credono di non essere in grado di farlo, di non essere all’altezza. Persone che usano il sito come guida e strumento ma che non si ritengono in grado di contribuire. Del resto spesso, quando incontro qualcuno e parlando scopro che conosce FilmTv.it, mi sento dire: “ah ma lì ci sono persone molto preparate”. In alcuni casi questo è vero, in altri no. Ma non importa in verità e non è detto che una persona non preparata specificamente sulla materia non possa dare un apporto personale utile ad altri. Del resto ho sempre creduto che l’aspetto interessante di un sito come il nostro sia l’insieme delle voci, il risultato corale. Voglio sapere qualcosa di un film? Sicuramente ne capirò di più se ho la possibilità di avere molteplici riferimenti, anziché uno solo.

Ma torniamo a quelli che credono di non essere all’altezza. In genere si ritiene che il modello ”tipo” di una recensione, quello da seguire, sia quello deli testi scritti e proposti dai critici professionisti: quelle che si trovano sui giornali, da sempre, e che sono composte da una parte informativa e da una valutativa. Presentano l’opera e la giudicano, più o meno analiticamente. Ma non è detto da nessuna parte che questo modello, buono per la divulgazione, sia l’unico. Esistono - penso io - diversi tipi di recensioni, così come esistono diversi tipi di sguardi. Ci sono le recensioni che scrivono “a proposito di”, quelle che scrivono “intorno a”, e quella che scrivono “a partire da”. Le prime sono per così dire analitiche, le seconde informative, le terze ispirate. Ovviamente i tre intenti possono anche essere compresenti, in dosi variabili, all’interno dello stesso testo.
Certo è molto bello leggere qualcuno che analiticamente e con competenza rilegge un’opera, contestualizzando magari i giudizi con una conoscenza dello strumento cinematografico: amo le recensioni “a proposito di” quando mi mostrano e mi spiegano qualche aspetto che non avevo colto, pur vedendolo. Allo stesso tempo amo quelle che mi informano, che contengono riferimenti ad altre opere dello stesso autore o di altri autori collegati, che operano parallelismi e inseriscono l’opera in un percorso storico: sono le recensioni “intorno a”, che mi permettono aperture e mi aprono prospettive. Ma certe volte delle vere gemme si incontrano nelle recensioni ”ispirate a”: testi che non hanno bisogno di nient’altro che della sensibilità di chi le ha scritte e del suo coinvolgimento con l’opera. Per queste non serve una grande competenza specifica: bastano occhi in grado di guardare, un cervello e un cuore capaci di sentire, scegliere, descrivere.
Ho lasciato fuori qualcosa? Certamente. Mi piacerebbe sentire da voi quali sono le recensioni che preferite e, se siete tra quelli che scrivono, quale è il tipo di sguardo a cui aspirate. Ma mi piacerebbe anche che - se siete invece tra quelli che non scrivono - provaste per una volta a farlo. Non è necessario essere critici evoluti, né storici competenti (senza nulla togliere a chi lo è, beninteso). A volte basta essere spettatori attenti. E ispirati.
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