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Venezia 2020: Giorno 2
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In un'atmosfera di grande tranquillità, come dimostrano le foto che i nostri inviati inviano puntualmente, è partita la 77ª Mostra del Cinema di Venezia. Il clima è a ragion dovuta inedito e per molti versi straniante: il red carpet della serata di apertura ha sottolineato, qualora ve ne fosse bisogno, che determinati riti senza pubblico non hanno nemmeno ragione di essere. Mascherine o meno, è sembrato più un must per i fotografi, gli stilisti e gli addetti al glamour, che qualcosa di necessario. La cerimonia di apertura, trasmessa anche in 100 sale (ma non si hanno dati Cinetel al momento sulle presenze in una giornata segnata dal boom inaspettato di After 2), ha visto la presidente Cate Blanchett e gli 8 direttori di festival europei fiduciosi sulla ripartenza. Commozione invece è stata generata dal Wakanda Forever pronunciato da Tilda Swinton, Leone d'Oro alla Carriera, in ricordo del collega Chadwick Boseman, venuto a mancare nei giorni scorsi per un cancro al colon.

 

Il film di apertura, Lacci, ha poco entusiasmato i nostri, come dimostrano le recensioni in calce. Ricco sulla carta il programma di oggi, con la presentazione di ben tre film in concorso appartenenti a tre cinematografie tra loro molto differenti mentre grande attenzione fuori concorso è data da The Human Voice, il primo progetto girato in inglese da Pedro Almodovar.

 

Proiezioni odierne: Concorso

LOVERS

Sinossi: Lisa e Simon sono inseparabili. Sono innamorati l'uno dell'altra da quando erano adolescenti. Capita una tragedia, provocata dalle attività criminali di Simon. Egli è in pericolo e fugge. Senza Lisa. Lei aspetta invano notizie da lui. Tre anni dopo, è sposata con Leo quando le loro strade si incrociano nuovamente su un'isola nell'Oceano Indiano.

EXCL: Tre domande alla regista Nicole Garcia

1. La storia è raccontata in tre atti. Perché?

Tre atti, tre personaggi, tre ambientazioni. Forse è un'eco del triangolo amoroso. In maniera meno metaforica e più concreta, la struttura in tre parti mi ha permesso di giocare con le ellissi del racconto, di scavare nelle personalità, di addentrarmi nelle emozioni e di entrare nei segreti degli innamoratori soggetti all'inevitabile scorrere del tempo. In tutto il film, si parla tanto dei sentimenti del presente quanto del posto che occupano nei ricordi dei personaggi.

2. Già nel primo atto fa ingresso la morte. Perché tale carta viene giocata così velocemente?

Lisa e Simon sono giovani, sono belli e si amano da sempre. Diciamo che è anche troppo. Vengono subito messi alla prova dalla morte: è casuale, ovviamente, ma Simon rimane intrappolato dalla sua stessa reazione. Lo isola. La sua coscienza sporca sarà alla base del resto del film. Lui e Lisa si trovano in quella che è una sorta di scena del crimine e la loro relazione è in pericolo. Da quel momento in poi, anche nelle splendide acque dell'oceano Indiano, ci sarà sempre qualcosa di oscuro che li insegue. Come un tatuaggio, è il segno indelebile del momento che hanno vissuto insieme e a cui cercheranno di sfuggire.

3. Definirebbe il suo film drammatico?

La prima inquadratura del film scopre Lisa e Simon. I loro corpi nudi si staccano gradualmente da un lenzuolo nero che li abbraccia o divora. La scena è una sorta di avvertimento: la tragedia sta per arrivare. Il film presenta diversi presagi. Lo stesso personaggio di Nathalie è un presagio. Riappare nel terzo atto, quello in cui Lisa vive con Léo a Ginevra in una sorta di bolla, quella dei potenti che trascorrono il loro tempo tra la Svizzera, New York, Dubai e Parigi. Con il suo ritorno in scena, sottolineo l'importanza del destino ma mi serve anche per descrivere le società moderne. Ho sempre filmato i soldi, il lusso e i vuoti che generano: per parlare di sentimenti e metterli alla prova, metto spesso i miei personaggi faccia a faccia con il denaro. Per me, è un modo per guardarli da vicino e poter dire molto su di loro e sulle loro vite.

Stacy Martin, Pierre Niney

Lovers (2020): Stacy Martin, Pierre Niney

 

QUO VADIS, AIDA?

Sinossi: Bosnia, luglio 1995. Aida è un’interprete che lavora alle Nazioni Unite nella cittadina di Srebrenica. Quando l’esercito serbo occupa la città, la sua famiglia è tra le migliaia di cittadini che cercano rifugio nell’accampamento delle Nazioni Unite. Come persona informata sulle trattative, Aida ha accesso a informazioni cruciali per le quali è richiesto il suo ruolo di interprete. Cosa si profila all’orizzonte per la sua famiglia e la sua gente? La salvezza o la morte? Quali passi dovrà intraprendere?

EXCL: Tre domande alla regista Jasmila Zbanic

1. Da dove nasce l'idea del film?

La sistematica uccisione di circa 8 mila abitanti della città bosniaca di Srebrenica alla fine del conflitto nel 1995 rappresenta un trauma per tutta la Bosnia. Durante la guerra, una zona della città fu dichiarata sicura dalle Nazioni Unite ma nel luglio del 1995 ciò non è servito a salvare la vita dei civili uccisi. Srebrenica è a circa 40 minuti di volo da Vienna e a meno di due ore da Berlino: fa paura pensare che tale genocidio è avvenuto davanti agli occhi degli Europei dopo che gli stessi, negli anni passati, hanno ripetuto milioni di volte "Mai più". Sono una sopravvissuta della guerra e ho sempre desiderato che qualcuno raccontasse con un film ciò che è realmente avvenuto. Non pensavo mai che tale compito toccasse a me. La storia di Srebrenica mi ha ossessionato per molto tempo, ho letto tutto ciò che potevo leggere e dopo quattro film ho sentito che era arrivato il momento di raccontarla, a dispetto di tutti gli ostacoli che avrei potuto incontrare.

2. Che tipo di ostacoli?

La Bosnia produce un solo film all'anno e i fondi statali sono ridotti all'osso. Ho ricevuto solo il 5% dei fondi di cui necessitavo per il film. L'industria cinematografica, dopo il disfacimento della Jugoslavia, è ridotta al minimo, non esistono più relazioni con altri Paesi e girare un film è come attraversare il deserto. Quindi, è complicato realizzare un film come quello che avevo in mente io. Da un punto di vista della storia, invece, occorre ricordare come Srebrenica sia rimasta nella parte gestita dai serbi bosniaci. Il governo di destra nega ancora il genocidio e celebra i criminali di guerra. Fortunatamente, al di là della politica contraria, ho trovato il sostegno di produttori che hanno creduto nel progetto sia bosniaci sia appartenenti ad altri nove differenti Paesi europei. Ci hanno creduto perché non parla solo di Bosnia o Balcani ma degli esseri umani in generale.

3. Chi è Aida, la sua protagonista?

Aida è una donna divisa tra due differenti mondi: è bosniaca, la sua famiglia è nelle stesse condizioni di altri 30 mila residenti di Srebrenica, ma lavora per le Nazioni Unite. Ciò rende la sua posizione molto ambigua. Ada crede nelle Nazioni Unite, è convinta che la sede rappresenti un posto sicuro per la sua famiglia e di avere certi privilegi. Il film ripercorre ciò che succede quando il suo mondo cade a pezzi ed è costretta a cambiare la sua visione delle cose.

Jasna Duricic, Boris Isakovic

Quo vadis, Aida? (2020): Jasna Duricic, Boris Isakovic

 

THE DISCIPLE

Sinossi: Sharad Nerulkar ha consacrato sé stesso a un obiettivo: diventare un interprete della musica classica indiana. Una ricerca che dura tutta la vita, in cui solo pochi riescono. Iniziato dal padre a una tradizione millenaria, insegue il suo sogno con sincerità e disciplina, impegnandosi incondizionatamente nel suo percorso artistico. Cercando strenuamente di padroneggiare la sua arte ai massimi livelli, Sharad si fa strada all’interno dei misteri e dei rituali sacri delle leggende musicali del passato. Ma con il passare degli anni, Sharad dovrà confrontarsi tanto con la complessa realtà della vita nella Mumbai contemporanea, quanto con il percorso che ha scelto, che lo condurrà a trovare la sua voce autentica nella musica e nella vita stessa.

Commento del regista Chaitanya Tamhane: «Mi sono perdutamente innamorato del mondo della musica classica indiana. Le storie fantastiche dei grandi musicisti, la tradizione millenaria della loro disciplina e, naturalmente, la ricchezza insita nella musica mi hanno incantato. Alla luce dei suoi legami con la mitologia, la spiritualità e un sapere misterioso, fede è la parola chiave per la maggior parte di coloro che praticano questa musica. La fede è ciò che li spinge a dedicare l’intera vita a padroneggiare questa complessa forma d’arte. Ma poi, ci sono la vita e i suoi accadimenti. La storia ha preso forma nella mia mente a partire dall’esplorazione di questi temi. Sebbene ambientata nel caos di una Mumbai ipermoderna, trovo che il conflitto che la governa si applichi, nella sua essenza, su scala universale. Tutti abbiamo diritto alla vita e non abbiamo alcuna alternativa se non adattarci e sopravvivere».

scena

The Disciple (2020): scena

 

Proiezioni odierne: fuori concorso

THE HUMAN VOICE

EXCL: La parola al regista Pedro Almodovar

«Il testo di Cocteau alla quale è liberamente ispirata la sceneggiatura di questa human voice è una vecchia conoscenza che mi era già servita di ispirazione in altre occasioni. Avevo cercato di adattarlo quando ho iniziato a scrivere Donne sull'orlo di una crisi di nervi, ma è venuta fuori una commedia esilarante dove l'amante non telefonava e, pertanto, non c'era spazio per il monologo al telefono. Un anno prima lo avevo già inserito in una scena di La legge del desiderio, il protagonista è un regista e dirige sua sorella in una versione de La voce umana. Già allora avevo pensato che un personaggio con i nervi in quello stato fosse capace di distruggere a colpi d’ascia la casa dove ha vissuto con l'uomo che l'abbandona. L'idea dell'ascia nasce con La legge del desiderio e torna ad apparire adesso.

Di nuovo mi sono seduto per adattare il testo di Cocteau deciso ad essere fedele al suo autore, lo leggevo per la prima volta dopo decenni. Ma è chiaro che sono infedele per natura e che a questa versione devo aggiungere "liberamente ispirata" perché è questo ciò che è. Ho mantenuto l'essenziale, la disperazione della donna, l'alto prezzo imposto dalla legge del desiderio, che lei è disposta a pagare, quasi a rischio della vita. Un cane afflitto anche lui per la perdita del suo padrone e delle valigie piene di ricordi. Il resto, la conversazione telefonica, l'attesa e ciò che avviene dopo, lo ho adattato al mio modo di concepire una donna contemporanea, pazza d'amore per l'uomo che deve chiamarla da giorni per venire a riprendere le sue valigie, ma con sufficiente autonomia morale per non piegarsi davanti a lui. Non è una donna remissiva, come nel testo originale. Non può esserlo nei tempi che viviamo. Ho sempre pensato questo adattamento come una sorta di esperimento, un capriccio dove avrei mostrato ciò che a teatro si chiama la quarta parete, e, al cinema, equivale a mostrare la parte di dietro, cioè la struttura di legno che sostiene le pareti del set, la realtà materiale dietro la finzione.

La realtà di questa donna è il dolore, la solitudine, il buio in cui vive. Ho fatto in modo che ciò fosse palese, emozionante ed eloquente attraverso l'interpretazione (sublime) di Tilda Swinton, mostrando quasi da subito che la sua casa è una costruzione all’interno di un teatro di posa. Mostrandola da ogni lato, uscendo dal set realista, e utilizzando lo spazio dello studio nella sua totalità, ho ingrandito, per così dire, le dimensioni della scena dove si svolge il monologo. Ho mischiato il mondo cinematografico e quello teatrale combinando le loro essenze. Ad esempio, quando Lei è sulla terrazza, aspetta e guarda la città, l’unica cosa che vediamo è una parete (la parete del teatro di posa) che conserva tracce delle riprese di altri film. Non c'è uno skyline, il paesaggio urbano non esiste. Lei trova solo vuoto, assenza e buio. E mi permette di esasperare la sensazione di solitudine e oscurità in cui vive il personaggio».

Tilda Swinton

The Human Voice (2020): Tilda Swinton

 

MOSQUITO STATE

Commento del regista Filip Jan Rymsza: «Nonostante tutto il sangue che si versa nei film di vampiri, penso che la zanzara, il peggior nemico mortale dell'uomo, sia stata esaminata molto poco. E dopo aver letto Flash Boys di Michael Lewis, sono rimasto affascinato dai "quants", gli analisti che fanno funzionare l'high frequency trading. Questo improbabile abbinamento è alla base di Mosquito State. Il 2007 è stato l'anno in cui mi sono trasferito a Los Angeles. Mi sembra lontano ormai, ma anche stranamente vicino. Molti eventi culturali si sono fusi con le banalità post-2000, ma ricordo ancora quando ho tenuto in mano l'iPhone di prima generazione come se fosse il mio primogenito. Oltre all'iPhone, la prima settimana di agosto vide Barry Bonds battere il record di home run a baseball, Rupert Murdoch acquistare il Wall Street Journal, The Apprentice con Donald Trump incominciare la quinta stagione, lo scrittore Nassim Taleb apparire in TV per parlare con Charlie Rose del suo libro Black Swan, un giovane senatore di nome Barack Obama parlare di crescenti divisioni nel corso del dibattito presidenziale del Partito Democratico, e la BNP Paribas menzionare "una completa evaporazione di liquidità", avviando la peggiore crisi finanziaria dopo la Grande Depressione. Canarini nelle miniere di carbone e zanzare nelle strade».

Beau Knapp

Mosquito State (2020): Beau Knapp

 

I AM GRETA

Commento del regista Nathan Grossman: «La prima volta che incontrai Greta Thunberg nella ventosa Riksgatan, in Svezia, parlò con me e altre persone presenti con voce ebile e balbettante. Rimasi tanto sorpreso di sapere che fosse un’attivista, quanto colpito dalle sue potenti parole: nei suoi discorsi sottolineava come per decenni non si fosse fatto granché per rimediare al problema di una societa? che consuma le risorse di vari pianeti, pur avendone a disposizione uno solo. Greta parlava di ambiente e cambiamenti climatici in modo così logico da farmi immediatamente sentire in sintonia con quel modo di pensare. Mi sono messo al lavoro nel tentativo di rappresentare il mondo dal suo punto di vista attraverso la telecamera, creando una storia sul suo universo. Pensavo che quella di Greta fosse una cosa piccola, magari una bella storia per le elezioni svedesi. Quanto mi sbagliavo».

EXCL. Messaggio da Greta Thunberg: «Mi piace che il film dia un'immagine quanto più vicina alla realtà di me e della mia vita di tutti i giorni. Spero che chiunque lo guardi possa finalmente capire che noi giovani non saltiamo la scuola solo per divertirci. Lo facciamo per protesta. Non abbiamo altra scelta. Molto è accaduto da quando ho cominciato a scioperare ma siamo ancora a un livello zero. I cambiamenti e il livello di consapevolezza necessari non si vedono ancora all'orizzonte. Tutto ciò che chiediamo è che la nostra società tratti la crisi climatica come una crisi vera e propria e ci dia un futuro sicuro. Il documentario mostra come oggi non sia ancora così e come il messaggio scientifico sia sottovalutato».

Greta Thunberg

I Am Greta (2020): Greta Thunberg

Proiezioni odierne: Orizzonti

GAZA MON AMOUR

Commento dei regist Tarzan e Arab Nasser: «Con questo film, come con il precedente lavoro, cerchiamo di offrire uno sguardo sulla vita quotidiana di questa piccola striscia di terra chiamata Gaza. È un luogo strano, in cui le situazioni più semplici possono rivelarsi estremamente complicate. Sebbene alle prese con questa situazione cupa e sconfortante, il nostro protagonista vede la vita sotto una luce diversa. A dispetto delle tradizioni conservatrici del suo Paese, della sua età e degli infiniti problemi politici, Issa è un romantico e difende il diritto di amare, che fa di lui un vero resistente. Per quanto il tono del film possa essere percepito come buffo, cupo o, talvolta, perfino amaro, è soprattutto tenero e malinconico, come Issa e Siham. A volte le storie più belle sono le più semplici».

Salim Dau

Gaza mon amour (2020): Salim Dau

 

 

THE FURNACE

Commento del regista Roderick MacKay: «Oggi l'Australia ha il più alto numero di cammelli selvaggi. Tuttavia, la maggior parte degli australiani non sa che, a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento, l'impero britannico importò cammelli e addestratori dall'Afghanistan, dall'India e dalla Persia per esplorare l'interno del deserto australiano. Questi camellieri islamici, sikh e indù costituivano la principale forma di esplorazione e di trasporto merci tra le colonie e i campi dei minatori d'oro. Furono essenziali per il costituirsi della nazione, tuttavia dovettero sopportare molti pregiudizi e furono spesso costretti a contratti di lavoro forzato. The Furnace è una rivisitazione della mitologia di frontiera che tesse questa storia dimenticata nell’arazzo dell'Outback. La mia speranza è che il film generi un senso di identità australiano più inclusivo».

David Wenham, Ahmed Malek

The Furnace (2020): David Wenham, Ahmed Malek

Proiezioni odierne: Giornate degli Autori

EST - DITTATURA LAST MINUTE

Commento del regista Andrea Pisu: «Quando ho letto per la prima volta le vicende di Maurizio Paganelli, Andrea Riceputi ed Enrico Boschi, ho capito che quella era la storia giusta da raccontare oggi. In un momento in cui una società individualista sembra non avere il tempo per tendere una mano verso il prossimo, è arrivato il momento di fermarsi, fare un piccolo passo indietro e riflettere. 1989, pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino. Nell'aria si respira la fine del regime sovietico. Tre ragazzi di una piccola provincia italiana decidono di fare un viaggio alla scoperta di quei luoghi che il mondo ignora. Casualmente si ritrovano nella Romania di Ceausescu, travolti da una missione per aiutare una famiglia in difficoltà. L'Italia, come il resto del mondo, finge di non sapere quale sia il passato e il presente dello stato rumeno. Con il mezzo cinematografico è possibile invece, attraverso gli occhi di tre giovani italiani, ripercorrere le strade della storia in una vicenda universale, una metafora su come basti poco affinché il punto di vista cambi. Una visione di come ciò che diamo per scontato ogni giorno, per gran parte della popolazione mondiale, è solo un grande buffet da poter ammirare dall'ultima fila in punta di piedi».

Lodo Guenzi, Jacopo Costantini, Matteo Gatta

Est - Dittatura Last Minute (2020): Lodo Guenzi, Jacopo Costantini, Matteo Gatta

 

 

200 METERS

Commento del regista Ameen Nayfeh: «Sono tanti i ricordi a cui non ho più accesso o sui quali forse ho timore a soffermarmi. L'oppressione è alienante soprattutto quando ti abitui alla negazione dei diritti fondamentali! Una separazione forzata fa molto male. 200 meters è la mia storia, è la storia di migliaia di palestinesi e, sicuramente, le storie possono cambiare la vita. Credo nel potere del cinema e nella maniera in cui tocca le nostre esistenze in modo magico. È necessario raccontare questa storia. Quando si menziona la Palestina, probabilmente a venire in mente sono le immagini del muro, dei posti di blocco e dei soldati. Immagini, queste, che sono presenti anche in questo film. Tuttavia, l'attenzione è concentrata su quanto questa divisione influisca negli esseri umani, per fare luce su quei muri invisibili originati da una barriera fisica. Qui, in Palestina, siamo abituati ad adattarci a nuove situazioni, a fare come viene detto e a camuffare i nostri sentimenti. Ma questo non dovrebbe essere più accettabile. La libertà di movimento è un diritto umano fondamentale che appare come una favola in una realtà così brutale. Il protagonista Mustafa ha obbedito alle regole, ha sopportato l'umiliazione e ha fatto come gli è stato detto per garantirsi una piccola possibilità di stare con la sua famiglia, ma quando quelle stesse regole che lo hanno alienato mettono in pericolo i suoi cari e il senso della paternità, potrà ancora obbedire?».

Ali Suliman

200 Meters (2020): Ali Suliman

 

PREPARATIONS TO BE TOGETHER FOR AN UNKNOWN PERIOD OF TIME

Commento della regista Lili Horvát: «Per me, il film è principalmente una storia personale su quanto sia importante la proiezione nell'amore. Il nostro film sta in quella terra di nessuno, inquietante e torbida, che separa l'amore dalla follia. In che misura, dentro di noi, costruiamo storie d'amore? La realtà desiderata fino a che punto può spingersi e dove invece incontra la realtà vissuta? In che modo due persone possono provare lo stesso amore? Preparations to be... racconta il viaggio interiore di una donna forte, ostinata e, al tempo stesso, fragile: un neurochirurgo con una carriera pienamente realizzata, a cui però manca qualcosa di radicalmente fondamentale nella sua vita».

Natasa Stork

Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time (2020): Natasa Stork

 

TENGO MIEDO TORERO

Commento del regista Rodrigo Sepúlveda Urzúa: «Realizzare Tengo miedo torero è stato arduo e avventuroso. Ci sono voluti molti anni di lavoro per portare questo libro sul grande schermo. Ho sempre ammirato la poetica di Pedro Lemebel, per cui è stato un onore dirigere l'adattamento cinematografico del suo primo e unico romanzo. Da regista, ho voluto ritrarre una Santiago del Cile degli anni Ottanta diversa rispetto ad altri film che si svolgono nello stesso periodo. L'insolita relazione di un travestito in là con gli anni e un guerrigliero sotto copertura, che la sta chiaramente usando per nascondere le armi che serviranno per l'attentato a Pinochet, mi ha permesso di mostrare una città in rovina dopo un terribile terremoto, che dal controllo delle forze militari e dei coprifuoco notturni, passa al ritmo dei canti di protesta, ai boleri e alle notizie radiofoniche. Sebbene si tratti di una storia toccante, ho evitato lo sguardo malinconico sul passato. Il film è una complessa esplorazione dell'omosessualità in un paese dominato dalla tirannia e dal pregiudizio».

Alfredo Castro

Tengo Miedo Torero (2020): Alfredo Castro

Proiezioni odierne: Settimana della critica

BAD ROADS

Commento della regista Natalya Vorozhbit: «Quando si gira su una strada secondaria, non si sa mai dove può portare. Nel mio film, le strade secondarie portano in zone di conflitto, dove le persone che vivono nella paura e nell'odio hanno imparato ad affrontare le situazioni più terribili. In questo mondo, i bambini attraversano la vita come testimoni innocenti e indifesi, come i cani randagi che percepiscono il suono delle granate in arrivo prima degli esseri umani. Con uno stile quasi documentaristico, il film descrive la violenza che dal nulla scatena un grande conflitto. La mia speranza è che quel conflitto possa lasciare la presa sul cuore umano e aprire la strada a una nuova era».

Andrey Lelyukh, Igor Koltovskyy

Bad Roads (2020): Andrey Lelyukh, Igor Koltovskyy

 

 

GAS STATION

Commento della regista Olga Torrico: «Sommersi sotto gli strati induriti degli anni, ricordi tristi e felici riemergono improvvisamente, come un tesoro strappato dal fondo di un oceano scuro. Dentro c'è un vuoto, in cui è rimasto sigillato un fuoco che si è fatto sempre più debole, lasciato senza l'ossigeno necessario per bruciare. Con Gas Station volevo raccontare il senso di mancanza che prosciuga chi ha messo da parte se stesso e la propria essenza per paura di esprimersi. Alice è alla ricerca di un posto nel mondo che sia veramente suo - immagini che appartengono ormai a un'altra vita le ricordano cosa ha perduto».

scena

Gas Station (2020): scena

Proiezioni odierne: Biennale College

FUCKING WITH NOBODY

EL ARTE DE VOLVER

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RECENSIONI

Lacci - Recensione di EightAndHalf // Recensione di Alan Smithee // Recensione di PortCros

Honey Cigar - Recensione di Eight AndHalf // Recensione di AlanSmithee

Apples - Recensione di AlanSmithee

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Numeri precedenti

Venezia 2020: Giorno 0

Venezia 2020: Giorno 1

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2. Continua

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