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1+1=3: La lotta al Covid-19 - Clip in anteprima
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L'inizio del 2020 ha coinciso per il mondo intero con un incubo al momento senza fine. La tempesta COVID-19 ha travolto in pieno i cinque continenti e ancora oggi si contano giornalmente i danni. I bollittini del contagio globale sono impietosi, l'incubo lockdown aleggia sulle teste di ognuno di noi e i medici di ogni latitudine si impegnano a trovare un rimedio. Come ad esempio Paolo Ascierto, uno dei componenti del team di ricercatori dell'Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli che un giorno, tra le 3 e le 4 del mattino, ha in'intuizione. Da quell'istante la sperimentazione è immediata, graduale, ininterrotta e indispensabile. Per salvare l'esistenza a quante più persone possibile. Salvarle subito.

Il produttore Gaetano Di Vaio, per Bronx Film Production, sente che la storia umana-professionale di Ascierto (uomo, scienziato, oncologo, ricercatore, padre, tifoso di calcio e appassionato di Pink Floyd, Muse, Lucio Dalla e Fabrizio De André) va raccontata e da queste percezioni parte il docufilm diretto da Romano Montesarchio. 1+1=3 è il ritratto di uomo normale/speciale, Paolo Ascierto, e del suo lavoro notturno/diurno. Le videoconferenze coi colleghi di tutto il globo, la sua famiglia.

Dopo la visione in anteprima alla 50° edizione di Giffoni Film Festival, ospitiamo in anteprima una clip estratta di 6' in cui il professore campano appare coraggioso, commosso, ispirato, concentrato, rivelando una estrema empatia. A Giffoni, Paolo Ascierto ha partecipato anche a una intensa masterclass con giurati di età fra i 15 e i 24 anni, rispondendo alle curiosità dei giovani, spiegando i pericoli invisibili dell'emergenza sanitaria e le necessarie regole di sicurezza per la difesa collettiva.

 

"Questo mio ritratto – commenta Paolo Ascierto – rappresenta un viaggio sorprendente nella mia stessa esistenza. Mi fa sentire frastornato ma allo stesso tempo sono sicurissimo che illuminerà quanto di buono e intenso abbia fatto la comunità scientifica in questi terribili mesi della pandemia da COVID-19. Niente è finito. Tutti siamo ancora super concentrati. Ci tengo a ribadire che il docufilm di Montesarchio non esalterà nessun primato di questo presidio ospedaliero su quello. Il racconto porta a galla quanto lavoro, entusiasmo e volontà abbiamo investito da marzo in qua, e quanto ancora faremo, per salvare vite umane. Vite famose e vite cosiddetti marginali. Per noi sono tutte uguali. Se la pandemia ci ha insegnato un valore è ancora una volta la costanza con cui bisogna vivere il nostro mestiere. Inseguendo idee. Specialmente quando ti trovi davanti giovanissimi spaventati e leggi nei loro occhi e in quelli dei genitori, delle mogli, dei figli, la paura di morire in un istante. Per di più in solitudine. Questi eventi ti insegnano profondamente. Io mi considero un medico come ieri. Un oncologo in prima linea nella ricerca contro il melanoma. Ho affrontato la narrazione e il viaggio scientifico nella maniera più sobria senza perdere per strada nessuna emozione. Anche perché accanto ho avuto una compagine produttiva di tutto rispetto. Da un punto di vista umano quanto artistico: da Gaetano Di Vaio di Bronx Film Production, che ebbe l'idea quando venne realizzato il video Noi siamo il Pascale per la campagna contro il Coronavirus al regista Romano Montesarchio, discreto e meticoloso nella raccolta di informazioni e testimonianze pubblico-private".

La genesi di tutto, rievoca il professor Ascierto, risale a "una conversazione tra amici. Il mio amico, il dottore Stefano Ambrosio della direzione scientifica dell'Istituto nazionale tumori Pascale, e Di Vaio, stavano dialogando proprio nelle ore in cui ebbi l’intuizione di adoperare il Tocilizumab sui pazienti in serie difficoltà respiratorie. Gran parte dei quali era ricoverata nei reparti di terapia intensiva. Quando Stefano e Gaetano chiacchieravano, fu proprio Di Vaio a proporre l'idea di un racconto che scavasse dentro questo improvviso pericolo per il pianeta. E ho creduto che fosse il caso per mostrare, a chi non conosce il nostro costante lavoro collettivo, quanto tutto è precario e indispensabile. La stessa troupe ha fatto rari sacrifici, poiché per girare tante scene ha dovuto rispettare protocolli rigorosissimi, rischiando per la propria salute. Tutto ciò è stato realizzato grazie alla dedizione e accoglienza dei vertici del Pascale. E intendo ringraziare la lungimiranza e l'intelligenza del Direttore scientifico, il professor Gerardo Botti, e del Direttore generale, il dottor Attilio Bianchi. Siamo una squadra nei padiglioni e in laboratorio e siamo stati un team in questa narrazione".

 

scena

1+1=3 (2020): scena

"Durante il lockdown, con Gaetano Di Vaio, che è coautore della sceneggiatura del docufilm – sostiene il regista Romano Montesarchio – ci siamo più volte sentiti e confrontati sentendo l'esigenza di dover raccontare un periodo così unico per la storia dell’umanità. Da subito ci aveva rapito la vicenda di questo medico-oncologo partenopeo, Paolo Ascierto, che stava salvando molte vite nel momento più triste e disperante per tanti di noi, costretti solo a subire gli aggiornamenti dai notiziari tv. La sua era una cura nata da tutt’altre esigenze scientifiche. Così grazie alla disponibilità dell’Istituto tumori Pascale di Napoli abbiamo cominciato a raccontare questo medico straordinario, che trasuda una adamantina umanità. E ci dà la possibilità di raccontare dall'interno la pandemia. Le molte storie dei guariti, grazie alla sua intuizione, offrono l'opportunità di illuminare la vita più che la morte".

Infine, precisa Di Vaio, produttore per Bronx Film Production: "Ho pensato a questo progetto in pieno lockdown, quando tutti eravamo prigionieri nelle nostre case e ci era stato vietato ogni movimento in città, perché ho avvertito un profondo senso di ingiustizia per il modo in cui certi media nazionali stavano maltrattando il lavoro coscienzioso del professor Ascierto. Ho sentito il bisogno di incontrarlo e chiedergli se gli andava di parlare della sua storia. In Romano Montesarchio, col quale ho realizzato già due docufilm, ho visto la figura ideale per trattare cinematograficamente una storia così particolare".

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Pietro Cerniglia.

©2020 Mondadori Media S.p.A. – Riproduzione riservata

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