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70° Compleanno di John Landis
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John Landis

King Cohen: The Wild World of Filmmaker Larry Cohen (2017): John Landis

 

Oggi John Landis compie 70 anni.
A differenza di Nolan, l'Autore di "The Blues Brothers" ha avuto e continua ad avere una rilevanza ben maggiore nel mio percorso di crescita cinematografica, in particolare per lo spirito marcatamente anarcoide che caratterizza il suo Umorismo e che si declina, specialmente nelle Opere migliori, in esplosioni esagerate di caos. Purtroppo però anche a lui, come a Peckinpah, a Welles, ai Coen e così via tocca un "semplice" post come omaggio, non essendo riuscito a costruire una playlist con annessa maratona "di ripasso" a causa di un altro mio progetto e di un sostanziale mal ripiglio personale. Quindi intanto dedico a questo Regista un piccolo articolo "introduttivo", sperando di poter proporre in un futuro non troppo lontano una retrospettiva più approfondita per ogni suo lungometraggio cinematografico recuperando le ultime mie lacune, che non paiono però rientrare tra i sui lavori migliori: "Oscar", di cui prima intendo recuperare il film francese ispiratore, "Beverly Hills Cop III", anche qui dopo aver visto i capitoli precedenti, "Blues Brothers 2000" e "Susan's Plan". Anche una ripassata di "Coming to America" e "The Stupids" sarebbe essenziale. Comunque passo ora a parlare in generale di John Landis, o per lo meno a provarci. Come con Welles penso che sarà più una rapida biografia del regista, anche se i dati che userò saranno piuttosto "generici" non avendo letto ancora nessuna monografia "cartacea" dedicata al Cineasta.

 

John Landis

Blues Brothers. Il mito continua (1998): John Landis

 

Com'è noto, la carriera dell'Autore è iniziata dal ruolo di portalettere alla 20th Century Fox. Da qui passa a varie occupazioni all'interno di svariate produzioni cinematografiche fino a che, a soli 21 anni, debutta alla regia con "Schlock" una folle parodia dei monster movies dove una creatura primitiva (interpretata da Landis stesso) si aggira per il mondo civilizzato causando delirio e morte, ma (SPOILER) l'amore per una ragazza cieca lo porterà, come King Kong, alla tragedia.
Anche se col tempo l'Autore pare quasi "vergognarsi" del suo esordio (interessante in questo senso il suo commento per i Trailers from Hell), con esso riesce a passare a The Tonight Show e successivamente a dirigere, per conto di David Zucker, "The Kentucky Fried Movie", una divertente raccolta di sketch demenziali.
Ma il vero primo grande successo per Landis arriva con il Film successivo, nato dal gruppo creativo che animava la rivista satirica "National Lampoon", ovvero "Animal House". Il Film, oltre ad inaugurare il filone cinematografico (hollywoodiano) dedicato al mondo dei college e caratterizzato da una comicità demenziale spesso volgare, è anche un dissacrante attacco contro il sistema sociale perbenista, sfociando in un Finale sovversivo e libertario decisamente molto affine alla mia visione del mondo. Fondamentale l'apporto attoriale di John Belushi, l'unica star della Pellicola oltre a Donald Sutherland, che con il suo Umorismo folle e privo di freni costruisce un'autentica Icona.
Segue un altro SuperCult del Cinema comico statunitense, nonché una delle Opere cinematografiche a cui sono più affezionato, ovvero "The Blues Brothers", il quale prende i personaggi televisivi interpretati da Dan Aykroyd (co-sceneggiatore insieme a Landis) e John Belushi per costruire una commedia musicale action on the road piena zeppa di grandi nomi della Musica (ma non solo: i camei di colleghi cineasti come qui Spielberg e Oz saranno una costante nel Cinema landisiano), di Canzoni e di inseguimenti esagerati, senza però dare mai l'impressione di essere una "marchetta" per i numerosi cantanti infilati ma mantenendo una coerenza artistica e, soprattutto, una carica anti-autoritaria che non risparmia nazisti, sbirri, esercito, supermercati e nemmeno band country. Un Capolavoro per me assoluto del Cinema.
Inesorabilmente, Landis passa ad un altro Super Cult, "An American Werewolf in London", forse il suo progetto più personale e probabilmente uno dei migliori esempi di commistione tra Horror e Commedia, senza che un Genere prevalga sull'altro ma senza nemmeno alternarli meccanicamente. Le Citazioni (altro carattere fondamentale nello Stile dell'autore) ai Classici orrorifici si mescolano ad auto-ironiche considerazioni sui topoi del filone licantropesco creando un'atmosfera di squisito Black Humour che però riesce ad essere messa da parte per esplicitare la dimensione tragica della Morte e della Sofferenza. Il Film è, inoltre, noto per essere tra i primissimi, se non il primo in assoluto, a proporre una mutazione "in diretta" del Licantropo, grazie alla maestria effettistica di Rick Baker. Un altro Capolavoro, anche per il Tema dello "scontro culturale" tra Usa e Uk.
La fortunatissima Tripletta "Animal House", "The Blues Brothers" e "An American Werewolf in London" sembrerebbe proiettare il Cinema di Landis in un'inesorabile crescita artistica ed economica, ma il tragico incidente (che costò la vita a Vic Morrow e i due bambini Myca Dinh Le e Renee Shin-Yi Chen) sul set del suo episodio nella versione cinematografica della serie "Twilight Zone", provocò, oltre ad una necessaria revisione delle misure di sicurezza nei set hollywoodiani, un'ondata di rabbia mediatica nei confronti del regista il quale, pur non bloccando la sua carriera (che continuerà con una certa costanza almeno fino agli anni '90), vedrà da qui in poi giudicati i suoi lavori con una crescente negatività, tanto da essere ancora oggi semi-demonizzato da certa critica giornalistica e da certa opinione pubblica anche "cinefila".

 

 

Da qui in poi mi prometto di essere più rapido nel parlare della Filmografia landisiana, limitandomi a proporre alcune breve considerazioni sui singoli lavori (tra quelli da me visti, ovviamente), partendo proprio da "Twilight Zone: The Movie", in cui Landis dirige appunto, oltre al divertente prologo, l'episodio "Time Out", dove un protagonista xenofobo sballottato in diversi periodi storici diventando vittima di razzismo: un buon corto, nonostante la chiusura tronca (dovuta all'incidente).
Nello stesso periodo, per Imdb con qualche giorno d'anticipo, esce nelle sale "Trading Places", oggi trasformata da mediaset in un classico natalizio: in realtà, a differenza di prodotti sostanzialmente "conservatori" come "Home Alone" e compagnia bella, il Film di Landis, oltre a lanciare (assieme a "48 Hrs." di Walter Hill) Eddie Murphy nel Cinema, è una dura satira del capitalismo in particolare post-reaganiano, evidenziando come lo squilibrio tra ricchi e poveri sia reso sostanzialmente invalicabile da un sistema fortemente classista. Il Finale, lungi per me dal proporre un catartico riequilibrio della società, è una perfida constatazione di come il potere economico possa cambiare gli "attori" in campo ma non possa modificare sé stesso spontaneamente (in altre parole, va abbattuto alla radice).
Seguono il geniale videoclip di "Thriller" di Michael Jackson e il brillante "Into the Night": avendo scoperto di amare gli "one crazy night" movies, non posso non adorare questa spassosa avventura notturna, coetanea dello scorsesiano "After Hours", dove seppure più posato lo spirito folle dell'Autore ha modo di esprimersi in tutta la sua grandiosità (e poi c'è Cronenberg).
Meno convincenti, a parer mio, sono "Spies Like Us" e "¡Three Amigos!", non so se per la presenza di Chevy Chase (comico che non conosco bene ma, dove l'ho visto, non è mai riuscito a convincermi, come ad esempio in "Memoirs of an Invisible Man"), per pregiudizi miei o se per un effettivo ammosciamento della Mano di Landis, forse per tutti questi e altri motivi. Comunque non si tratta di due film brutti e, qua e là, lo sguardo socialmente dissacrante dell'Autore di "Animal House" si sente, oltre a proporre camei simpatici e ottime trovate comiche.
Con "Coming to America" Landis torna a lavorare con Murphy, ma i rapporti "di forza" tra Regista e Attore sono radicalmente cambiati rispetto a "Trading Places". Se nel Film precedente il secondo era (cinematograficamente) un novellino propenso a farsi dirigere dal primo che, invece, era un acclamato cineasta (nonostante i problemi, anche giudiziari, di "Twilight Zone"), qui è Murphy ad essere sulla cresta dell'onda mentre Landis è appena uscito da un paio di lavori non particolarmente apprezzati da pubblico e critica, e il fatto che sia l'Attore ad aver "chiamato" il Regista non aiuta certo il secondo a "controllare" il primo, motivo per cui nacquero dei dissapori tra i due. Il film, da quel che ricordo (e forse mi son sempre perso l'inizio), è meno graffiante rispetto a "Trading Places" e la sua natura palesemente "murphycentrica" non mi aiuta ad amarlo in toto. Però comunque Landis mantiene una sua autonomia registica inserendo anche qualche elemento socialmente critico e lo stesso Murphy, non ancora travolto troppo dall'egocentrismo che (per quel che ho visto finora) ha contaminato i suoi lavori successivi, ha una forte grinta comica, quindi nel complesso il film funziona molto come commedia.
Saltando "Oscar" (che non ho visto, come ho detto in apertura), arriva "Innocent Blood", un altro esperimento di Commedia Horror per Landis. Seppure decisamente inferiore al Capolavoro "An American Werewolf in London", il Film a me è parso molto brillante nel trattare il Tema dei Vampiri, riuscendo meglio del successivo "Vampire in Brooklyn" a mescolare l'Orrore con l'Ironia (ma il film di Wes Craven sarà dominato da un Eddie Murphy già pesantemente "divistico"), ma anche nel contaminare la Commedia Horror con i codici del Gangster Movie l'Autore realizza un lavoro egregio.
Successivamente abbiamo "Beverly Hills Cop III" (non visto), "The Stupids" (che non ricordo molto bene, ma mi parve simpatico), "Blues Brothers 2000" e "Susan's Plan" (non visti), più vari lavori televisivi, tra cui spiccano i due episodi per la serie antologica "Masters of Horror":nella prima stagione auto-omaggia (anche esplicitamente) il suo "An American Werewolf in London" con "Deer Woman", ma è nella seconda stagione che realizza il suo contributo migliore al progetto con "Family", cattivissima satira del sistema famigliare (borghese), tra gli episodi meglio riusciti della seconda stagione.
A più di dieci anni di distanza da "Susan's Plan", Landis torna al Cinema con "Burke and Hare", Commedia nera ispirata alla vera storia dei due assassini scozzesi che vendevano i cadaveri delle proprie vittime alle università di medicina: (mezzo?) massacrato dalla critica e quasi totalmente ignorato dal pubblico, per me il Film, pur non raggiungendo la magnificenza dei Capolavori precedentemente realizzati da Landis, è una brillante Satira della società occidentale, in cui la vita umana non ha praticamente valore se non in termini monetari.

 

 

Chiudo qui auspicando presto un ritorno, possibilmente al Cinema, di John Landis, per me tra gli Autori viventi più sottovalutati al giorno d'oggi, quasi unicamente usando l'incidente di "Twilight Zone" per condannare tutto il suo Cinema o almeno le sue opere successive a "Trading Places", nonostante diverse suoi ultimi Lavori siano Gioiellini e pure i suoi lavori minori abbiano qualcosa d'interessante da riscoprire.

 

 

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