Bene. Per la newsletter di questa settimana un argomento vero non ce l’ho; ci ho pensato e ripensato e giravo in tondo. Sarà il caldo. Ho però una collezione di fatterelli che vado ora ad enunciarvi.
L’altro giorno in testa alla classifica del box office c’era Memorie di un assassino, di John-ho Bong, il regista del premiato Parasite. È un film del 2003 ed è arrivato nelle sale italiane solo perché trainato appunto dal successo di Parasite. Una prima posizione simbolica: lo sapete. Ha vinto la giornata incassando “ben” 1.675 euro.
Proseguono con il contagocce le riaperture delle sale italiane. Sono circa 350 ora, un anno fa di questo periodo erano 3,200 circa. Tra un po’ però immagino che inizieranno a diminuire: non per un nuovo lockdown, ma per la buona vecchia e semplice chiusura estiva. Anche perché chi glielo fa fare di tenere aperto con questi risultati?
La tanto annunciata uscita di Tenet è stata rimanda un’altra volta: ora si parla del 26 agosto. Mulan invece, l’altro “filmone” che doveva/avrebbe dovuto/dovrà uscire e segnare la ripartenza è in sospeso e la data è ancora ignota.
Negli USA le sale del circuito AMC - la più grande catena americana che conta ben 600 sale - hanno rinviato l’apertura al 30 luglio (e non tutte riapriranno). Idem Cineworld, il secondo gruppo per dimensioni.
Cinetel, che raccoglie e pubblica i dati del botteghino italiano, non sta contando le arene estive. Non che sposterebbero di molto i dati degli incassi, ma se lo si fa va fatto bene e non c’è motivo di tenerle fuori, anche perché sono le uniche che possono realizzare qualche numero significativo.
A proposito di streaming, sarebbe davvero interessante sapere quanto hanno incassato i titoli usciti in streaming durante il lockdown. Quanto avranno incassato per esempio Favolacce e I Miserabili? Al momento in sala sono rispettivamente a 33K e 61K. Perché i dati degli incassi in sala vengono comunicati e quelli dello streaming no? In fondo servirebbe saperlo.
Ovunque leggo di film che escono direttamente in streaming: oggi per dire esce È per il tuo bene, su Amazon Prime Video.
Dal 30 giugno su Netflix invece è arrivato Homemade, film corale prodotto durante la quarantena.: 16 registi che hanno girato altrettanti corti senza troupe e con mezzi di fortuna. Si va da Ladj Ly a Sorrentino, passando per Maggie Gyllendhall e Kristen Stewart.
Pensavo di non aver voglia di vedere opere prodotte in casa in questo periodo (anche per sciacquarmi la testa dalla parola "casa" che mi ha intossicato), poi un amico mi ha segnalato una miniserie BBC, Staged, con David Tennant e Michael Sheen nei panni di se stessi, impegnati a tentare di fare le prove via Zoom di Sei personaggi in cerca di autore. Ne ho visto un episodio e andrò avanti, senza dubbio.
Qualcuno ha provato a calcolare quanti soldi hanno perso sinora le sale: sono ipotesi su medie, ovviamente, perché nessuno sa quanto avrebbero incassato nei mesi da marzo a giugno e parimenti nessuno sa quanto si incasserà in seguito e quanto saremo tranquilli e fiduciosi. L’ipotesi - ammesso che da settembre a dicembre non vi siano nuovi blocchi - è che alla fine dell’anno potrebbe mancare il 50% degli incassi: oltre 300 milioni in meno, senza contare l’indotto (tipo le consumazioni di cibo e bevande ai bar delle sale o la pubblicità prima della visione).
Il 4 luglio terminerà il Far East Film Festival di Udine, che si sta tenendo per la prima volta in modalità solo online. Ecco una cosa che speriamo si mantenga - affiancata ovviamente alla modalità live. Pagare 9 euro per vedere i film del festival in streaming è una cosa bella: ci vorrebbe sempre.
Non si sa se la Mostra del Cinema di Venezia invece - che inizierà il 2 settembre e finirà il 12 settembre - avrà qualcosa di simile. Probabilmente no. Ma Venezia si svolgerà - se tutto andrà bene (ma bisogna sempre scriverla 'sta frasetta scaramantica: non possiamo fare che sia d’ora in poi e per sempre sottintesa?) - come tutti gli altri anni: in presenza. Noi abbiamo già accreditato i nostri utenti/inviati. Speriamo che sia una Mostra bellissima: se lo meritano, ce lo meritiamo tutti.
Conoscete, vero, il vecchio giochino in cui si uniscono a penna i puntini su un foglio e alla fine emerge una figura che non si scorgeva prima? La verità è che, se questi fatti sin qui citati sono i puntini da unire, io la figura che ne viene fuori non la capisco. Voi? Sarà il caldo.

Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Io leggo sempre, quando posso....i bei posti che scrivi, e spesso rimango senza fiato. Grazie.
Mi piacerebbe sapere come ti chiami.
Non credo che i film in streaming incassino proporzionalmente alle views. Ma certamente i servizi di streaming non dichiarano e non dichiareranno mai, se non in termini puramente relativi (tipo classifica) quanto vengono visti i loro prodotti. Ci sono troppe variabili economiche in ballo.
Dobbiamo rassegnarci a vivere in un'epoca in cui per sapere se le cose hanno successo dobbiamo fidarci della parola di qualcuno.
Che poi, se è come con gli ebook, in cui vai in testa alla classifica (in Italia) e poi scopri di aver venduto venti copie… mah.
Cosa sono le views?
A lato, sulla questione incassi dei film in streaming: è davvero curioso. Perché dire che un film (un libro, un disco) è stato visto (letto, ascoltato) N volte o addirittura è il più visto è un motore - da sempre - che conduce a nuove visioni (letture, ascolti). Questo pudore può significare due cose: o che non ci hanno proprio pensato o che i numeri sono tanto bassi da far pensare che sia meglio non divulgarli.
Eppure tra le mie conoscenze in tanti hanno visto Favolacce...
Sul fatto che in tanti abbiano visto "Favolacce", bisognerebbe anche capire quanti di loro lo hanno visto a pagamento.
-_-'
Per questo avevo inteso in modo diverso da S* la tua richiesta. "Favolacce", come altri film, è disponibile pagando la visione, in questo caso su Miocinema (che poi di mezzo c'è pure il discorso della fetta da destinare alla sala prescelta), per cui avere qualche dato sul servizio sarebbe assolutamente interessante.
;-)
Oltre al tema sui dati delle vendite in streaming (ad esempio, un paio di mesi fa avevo letto che "Trolls 2" aveva già incassato 95 milioni di dollari nel mondo ed era già un dato superiore a "Trolls"), mi lascia perplesso la continua uscita di film italiani con un certo potenziale commerciale direttamente sui canali streaming, vedi il citato "È per il tuo bene".
Canappando su Mojo, ho visto che in Francia, dove gli incassi sono già dignitosi, prodotti locali medi stanno comunque sostenendo, nei limiti del possibile, il mercato.
A me sembra che da noi, si continui (da anni) a parlare di lavoro di squadra tra le parti e poi ognuno vada regolarmente per i fatti suoi (di sicuro, dietro questa scelta c'è la garanzia per il produttore/distributore di portare a casa la pelle).
Beh, le piattaforme di streaming sembrano la collocazione ideale per la stragrande maggioranza delle commedie italiane.
Ma continuassero così, pure al ritorno alla normalità.
Però oggi quelle commedie servirebbero alle sale, se fossero aperte.
Così torniamo a quanto mi dici sempre, cioè del gatto che si morde la coda.
Non escono perché le sale sono chiuse o le sale sono chiuse perché non ci sono questi film?
Non è che in Francia stiano facendo uscire prodotti di prima fascia (mica sono scemi, i film dall'alto ritorno economico attendono tempi migliori).
Se poi vogliamo dirla tutta, altri mercati importanti (ho letto i dati di Germania e Australia) sono in condizioni simili alla nostra.
Sarebbe interessante eccome sapere i dati dello streaming ma no, pare sia segreto di stato. Ergo, salvo casi eccezionali, si tratta di mega-flop.
Un po' come per i fumetti: nessuna delle case editrici rilascia le cifre ufficiali di vendita, ad esempio il numero di albi mensili venduti (al netto del reso) indi qualsiasi illazione è permessa.
Semplicemente, vivacchiano.
Faccio fatica a credere che si siano precipitati in massa a pagare lo streaming per, che so, Buio.
Il giorno dopo la messa a disposizione sulla piattaforma un film sarà già presente su torrenti e altri siti di pesca illegale. E in risoluzione ideale.
...è per me strano leggere certe cose: da sempre, tutti i dati sono approssimati (meglio non dire altro); ovviamente, la necessità di "edizione" rende possibile il contributo ministeriale (in Italia impossibile che si producano film senza contributo: i produttori non esistono, di fatto!). Quindi, per intenderci, "Favolacce" (il primo che mi viene in mente) aveva bisogno di "un'edizione"; è pur vero che al momento "il concetto di film editato" in rete non è chiaro (questo perché altrimenti si dovrebbe riconoscere ad youtube la dignità di canale alla stregua di, mettiamo, Netflix e non è accettabile) ma la definizione di edizione per il futuro viaggia in tal senso. Chiaramente, non si può aspettare in eterno: un film prodotto tra il 2019 e il 2020 ha pochissimo tempo per la richiesta di accredito contributo. Come si dice, passato il santo, passata la festa. Ecco, quindi, necessario determinare un'ipotetica uscita per ceri prodotti, sia pur se schiacciati su siti inaccettabili e rischiando (ma caro Gregorio, quel rischio esiste da trent'anni) lo streaming illegale. Per i dati dei fumetti qui sotto ti posto un link. Tieni presente che, al momento in cui scrivo, in Italia ci sono circa 15.000 edicole: far arrivare i prodotti da un capo all'altro della Penisola è da sempre un'impresa, anche perché i distributori sono solo 4. Pertanto, un fumetto "medio" non è presente in più di 4,5 copie per edicola. Un saluto, Mauriz
https://www.giornalepop.it/quante-copie-vendono-i-fumetti/#:~:text=Il%20primo%20numero%20di%20Tex,persona%20(a%20Cartoomics%202019).
Beh, sì, la pirateria c'era già, dico solo che così le copie a disposizione sono ottimali quindi invoglia maggiormente alla fruizione illegale. Perché pagare 7,90 Euro (o di più, o poco meno) quando puoi avere la stessa qualità a costo zero, non certo per film attesissimi (quelli per i quali, per capirci, scatta la corsa alla visione e recensione/discussione sui social)?
Fumetti. Conosco quelle cifre, conosco quel sito, di noti cazzari nonché in qualche caso epurati da tempo dal settore. Sono sempre illazioni, in ogni caso: le cifre ufficiali non ci sono.
La diffusione delle strisce sta cambiando, frazionando: le edicole di fatto stanno scomparendo, al loro posto - senza contare gli spazi all'interno dei supermercati - prendono sempre più piede le fumetterie ma anche le librerie tradizionali che ormai vi dedicano danno ampia metratura (da cui la necessità di sfornare a getto continuo fumetti col nome nobile di graphic novel).
Commenta