Se siete spettatori attenti e informati forse le notizie vi saranno arrivate già, o forse vi arriveranno nei prossimi giorni. Se no, tranquilli: c’è sempre la newsletter di FilmTv.it (qui faccina che ride). In tempi di ripartenza (si, un po’, forse, vedremo… e tutto con sulla testa la colossale spada di Damocle dei contagi che potrebbero ripartire anche loro) resta il grande tema delle sale cinematografiche, che con teatri, sale da concerti, musei e tutto il comparto della cultura in genere, sono per forza di cose condannate ad attendere molto. Per loro la ripartenza, comunque vada, è lontanissima.
Nella newsletter scorsa vi avevamo raccontato i primi esperimenti delle major per saltare “la fila” e passare direttamente in streaming alcuni titoli non ancora usciti nelle sale. Un’azione che fino a oggi non era possibile, data l’esistenza di accordi che stabiliscono le cosiddette finestre di protezione, per cui deve trascorrere un certo tempo (variabile a seconda della nazioni) prima che un titolo destinato alle sale possa approdare ai canali dell’home entertainment: i dvd, il noleggio, lo streaming. Ricordate tutte le polemiche nate dalla presenza ai festival di Venezia e Cannes dei titoli Netflix?
A rimetterci in questo caso - è chiaro - sono gli esercenti: le sale, che dovrebbero rappresentare un patrimonio da proteggere e tutelare per il loro essere un avamposto culturale sul territorio. E perché il cinema è il cinema: non può prescindere da loro, altrimenti è un’altra cosa. Punto.
Questa cosa della difese delle sale magari interessa poco a chi “consuma” cinema di massa: l’utente tipico dei grandi multisala, che va al cinema per vedere i blockbuster del momento. Anche perché - azzardo io, sulla base del mio vissuto - il multisala non è per sua natura luogo verso il quale sviluppare un’affezione. È semmai un non-luogo come qualsiasi centro commerciale: uno vale l’altro. Ci si va per quello che ci si trova - le merci - non per la loro identità o l’esperienza esclusiva che offrono (questo non vale ovviamente per gli amanti del pollo fritto e delle bibite gassate e per i feticisti delle scale mobili).
È invece il pubblico cinefilo, che frequenta le sale indipendenti che hanno ancora un volto, che sviluppa questa sensibilità. È lui che con la sala, luogo della sua esperienza, sviluppa una relazione. Quella è la “sua” sala, un po’ come quella è la “sua” libreria: conosce chi sta alla cassa, saluta chi stacca i biglietti. Sa che lì c’è una programmazione che gli interessa, di qualità, e sa che che troverà un pubblico motivato e partecipe, un pubblico che gli assomiglia. Magari se va bene ci incontra anche amici e conoscenti.
Ora - in tempi bui (e certo questi lo sono) - quale cinefilo non si preoccuperebbe di difendere un posto così? Chi non scenderebbe in campo o aprirebbe un po’ il portafogli per salvare la “sua” sala?
È puntando su questo che nascono le nuove iniziative: siamo a conoscenza di almeno due di queste. Una è stata presentata ieri. Ha un nome per il quale nessun creativo sembra essersi speso troppo: Miocinema. Ma chissene del nome: l’importante è la sostanza. E la sostanza qual è?
Miocinema è un’iniziativa firmata da Lucky Red, la casa di produzione guidata da Andrea Occhipinti, dalle sale di CircuitoCinema (vale la pena qui ricordare che il presidente è... Andrea Occhipinti), e da un partner tecnologico il cui nome è quasi la traduzione in inglese del nome stesso dell’iniziativa (mi sa proprio che il nome lo hanno scelto loro). La cosa, sulla carta, sembra promettente: Miocinema partirà il 18 maggio “proiettando” I miserabili (2019), di Ladj Ly (distribuito da Lucky Red): premio della giuria al Festival di Cannes 2019. Poi a seguire altri titoli sempre Lucky Red: Dopo il matrimonio, Il meglio deve ancora venire, Matthias & Maxime (l’ultimo Dolan, anche questo in concorso a Cannes). E poi c’è di più: saranno disponibili anche titoli di catalogo “collegati”, percorsi editoriali, extra, interviste. Brividi cinefili percorrono la nostra pelle.
Per vederli si pagheranno 7 euro: noleggio per trenta giorni, con 48 h di validità dopo l’avvio della visione. Non male! Ma non è tutto: è il funzionamento della iniziativa che avvince. Infatti al momento dell’acquisto, oltre ovviamente al numero di carta di credito, viene richiesto anche il Cap. Una volta immessolo, ecco che saranno presentate le sale (quelle reali) che si trovano, pare, nel raggio di 40 km: basterà scegliere la propria sala del cuore e il 40% del valore del biglietto (tolta l’Iva, si immagina) andrà a quella sala, proprio a quella, proprio come prima, proprio come sarebbe in un mondo “normale”.
Non è quindi uno streaming come gli altri, quelli “cattivi”, antagonisti alle sale: invece è un modo per salvare le sale e per portare il cinema d’autore (solo quello, garantiscono) al pubblico cinefilo. Applausi.
In fondo alla sala buia della mia mente cominciano però a entrare da dietro una tenda domande e pensieri: quante sono le sale? 75 per ora. Quante tra queste sono quelle di Circuitocinema? Dicono il 60%. Ma le altre sale possono aderire? Dicono di sì (ma le sale indipendenti che conosciamo e che abbiamo contattato dicono di non aver avuto risposta). Cosa succede ai miei dati? Sono gestiti dal gruppo Gedi, che se li mette in pancia, creandosi un bel database. Cosa succede se nel raggio di 40 km da casa non c’è nessuna sala? Potrai vedere i film lo stesso! Già ma in questo caso la percentuale della sala a chi va? A nessuna sala, si immagina. Quante persone, considerando il territorio italiano, avranno una delle 75 sale entro 40 km? Difficile stabilirlo: potrebbero essere un bel po’.
Cosa succederà quando tutto tornerà alla normalità? Non è che si sta creando un canale che farà concorrenza diretta alle sale che proiettano cinema indipendente e d’autore e con un bel database di tutti quelli che lo amano? Ma no, tranquilli, questo progetto è fatto proprio per aiutare le sale (alcune sale: va puntualizzato). Quindi, “dopo”, questa cosa continuerà a funzionare solo per quei film che difficilmente trovano distribuzione e che in sala non ci sarebbero nemmeno andati. Wow, bellissimo. Già ma chi lo decide quali saranno questi film? In fondo non è stata proprio Lucky Red a far sì che uno dei film italiani più importanti dello scorso anno cinematografico - Sulla mia pelle - andasse direttamente su Netflix?
L’iniziativa c’è. Le domande anche. Non è un canale di streaming, si dice. Però diamine se gli assomiglia. E infatti alcune sale indipendenti sono sul piede di guerra: settimana prossima uscirà un comunicato con molte firme autorevoli che prenderà posizione e farà richieste dirette di reale protezione. Io aspetterò - prima di esultare - e cercherò di vederci meglio. Perché può anche darsi che il mio cinema, in Miocinema, non ci sarà. E forse nemmeno il vostro.
PS: ah dimenticavo. I film citati non saranno in esclusiva, andranno anche su Sky, a pagamento. Quindi anche "suatv", per dirla tutta.
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