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Giovanni Rappazzo: il messinese che inventò il cinema sonoro
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Le guardie tedesche portano via degli uomini da uno stabile. Le donne dell’abitazione osservano preoccupate e intimorite. All’improvviso una di loro (Anna Magnani) rompe la fila, comincia a correre allungando le mani verso il camioncino che porta via i prigionieri, tra cui il suo compagno e futuro marito. Mentre corre, la donna urla più volte il nome del suo amato, mentre questo la supplica di allontanarsi. Colpi di fucile fuoricampo colpiscono la donna, che cade a terra senza vita di fronte allo sguardo sconvolto di amiche e vicine, del figlio e di don Pietro (Aldo Fabrizi). 

 

Anna Magnani

Roma città aperta (1945): Anna Magnani

 

Festa di fine anno scolastica. Un giovane imbraccia la chitarra, invitato da alcuni ragazzi a suonare con loro. Suonano un brano pacato, poi il ragazzo, proveniente dal futuro, viene convinto a suonare un altro pezzo, che dia la carica per continuare la serata. Il giovane esegue un pezzo mai udito prima da quel gruppo di studenti, che passato un iniziale sgomento si fanno coinvolgere dalla musica travolgente (Johnny be good di Chuck Berry). Il giovane chitarrista si lascia andare alla foga del momento: spacca la chitarra, le casse, corre a perdifiato sul palco, mentre da sotto centinaia di occhi lo guardano incuriositi. Alla fine il ragazzo, accortosi di aver superato il limite, afferma:"Penso che ancora non siate pronti per questa musica, ma ai vostri figli piacerà.”

 

Michael J. Fox

Ritorno al futuro (1985): Michael J. Fox

 

Quelle appena descritte sono due delle scene più iconiche della storia del cinema. La prima è da Roma città aperta di Roberto Rossellini; la seconda, invece, proviene dal primo film della trilogia Ritorno al futuro di Robert Zemeckis. 

La bellezza di tali scene è rafforzata da un piccolo, ma decisivo, dettaglio: il suono. Provate a immaginare entrambe le scene senza il suono e vi accorgerete che non sarà la stessa cosa. 

 

Il passaggio dal muto al sonoro non fu affatto semplice. Prima della definitiva ascesa del suono, il cinema muto aveva raggiunto, anche grazie alle numerose innovazioni tecniche e stilistiche che in quegli anni si erano rapidamente succedute, un buon livello di rappresentazione. Quando venne trasmesso Il cantante di Jazz, il primo film sonoro (anche se non interamente), nessuno avrebbe mai potuto ipotizzare il cataclisma che investì il cinema negli anni successivi. Un cataclisma che fece terminare anticipatamente la carriera di numerosi attori (alcuni illustri, come ad esempio Buster Keaton). 

Alcuni si opposero strenuamente all’innovazione, come Chaplin, portando avanti i propri personaggi e il proprio modo di fare cinema. Il futuro grande dittatore avrebbe parzialmente aperto le porte al sonoro in Tempi moderni, per poi abbracciare definitivamente la novità ne Il grande dittatore. Il sonoro travolse tutto quello che il cinema muto aveva costruito dalla sua nascita avvenuta circa 30 anni prima. Lo stesso cinema ce lo racconta con due pellicole straordinarie: Cantando sotto la pioggia e Viale del tramonto, due film, il primo della coppia Donen-Kelly il secondo di Billy Wilder, che mettono al centro della vicenda attori del cinema muto dimenticati o costretti a reinventarsi per far fronte alle nuove esigenze del sonoro. Tutte le caratteristiche tipiche di un attore del muto come la prestanza fisica,  il comunicare con gli occhi e con le espressioni, non bastavano più. 

Di sicuro il sonoro diede un impulso decisivo al mondo cinematografico a stelle e strisce, che si trovò in mano la Pepita d’oro che rese gli Stati Uniti il motore dello sviluppo e della produzione della settima arte. Francia e Italia (ma anche la Germania del periodo espressionista, che poi “presterà” i suoi principali autori, in fuga dal regime nazista, alla ricca America), nazioni particolarmente attive nei primi decenni di vita della nuova arte, si vedranno superare dai nuovi e indiscussi padroni del settore. Eppure… 

 

 

 

Eppure la storia sarebbe potuta essere un’altra. 

1913, Messina. L’Italia è un paese che sta con difficoltà tornando a galla dopo una guerra sanguinosa e disumana. Messina, invece, è una città che lentamente sta risorgendo dalle proprie macerie dopo il terribile terremoto e maremoto del 1908. Un evento che ha ancora effetti sulle condizioni di vita di tante persone. Nelle strade del nascente quartiere Lombardo, l’Eden Cinema Concerto dei fratelli Rappazzo diventa il centro principale di ritrovo per la popolazione. Ce lo ha mostrato Giuseppe Tornatore in “Nuovo cinema Paradiso” come il cinema potesse coinvolgere l’intera popolazione, come la sala non fosse semplicemente un luogo in cui guardare film e alienarsi per l'intera durata, bensì un luogo di ritrovo e di vita. Uno dei due fratelli Rappazzo, Giovanni, durante le proiezioni al cinema sperimenta anche la sua nuova invenzione: il cinema sonoro (da lui stesso poi definito come sincronismo sonoro o sincronizzazione foto-cine-fonica).

Giovanni Rappazzo (1893-1995) nasce a Messina nel 1893. All’età di 6 anni si trasferisce a Genova con il fratello più grande. Nel capoluogo ligure viene per la prima volta a contatto con il cinema dell’epoca. Non resta coinvolto nella tragedia del 1908, ma decide di fare ritorno nella sua città natale subito dopo il drammatico avvenimento. Una volta tornato, si iscrive all’Istituto Industriale “Verona Trento” e la sera, nel tempo libero a disposizione, fa l’operatore cinematografico nel primo cinema edificato a Messina da suo fratello Luigi dopo il terremoto: l’Eden Cinema Concerto. Un po’ Alfredo un po’ Totò, i due protagonisti di Nuovo cinema Paradiso, proietta e assiste alle pellicole. Una di quelle sere, l’incredibile idea frutto di un banale errore. Una pellicola messa al contrario, le lamentele della gente, l’incomprensione del momento e infine l’ispirazione: germoglia così nella mente di quel ragazzo siciliano il pensiero che il cinema possa anche parlare e non comunicare solo con immagini e didascalie, incomprensibili al grande pubblico che è per lo più analfabeta. 

Rappazzo si mette subito all'opera: lo studio si fa sempre più serrato e difficile, finché un giorno gli esperimenti vanno a buon fine. Riesce a realizzare la colonna sonora attraverso la produzione di un innovativo rivelatore con cellula fotoelettrica, per poterla poi proiettare sullo schermo.

 

Una sera del 1913 il sogno di Rappazzo diventa realtà: viene proiettata la prima pellicola ad impressione contemporanea di immagini e suoni. Rappazzo capisce di essere davanti alla scoperta del secolo, mentre il pubblico è terrorizzato da quella novità come se si trattasse di una trovata del diavolo (d’altronde anche alla prima dei Lumière la gente si spaventò vedendo il treno arrivare). Decide allora di registrare la sua invenzione presso l’ufficio brevetti nel febbraio del 1921. Adesso la sua invenzione è al sicuro, basterebbe solo trovare qualcuno disposto a finanziarla e adottarla. Basterebbe, appunto. 

Le case cinematografiche nazionali e internazionali, alle quali il geniale inventore messinese si rivolge, sbarrano la porta all’invenzione: il cinema deve restare muto, gli dicono. Era nato muto e tale doveva essere. 

 

Nel 1924 scade il termine per il rinnovo dei brevetti. Giovanni Rappazzo non riesce a pagare le tasse necessarie per proteggere l’invenzione dalle mani di altri, ed è costretto a vedersi sfuggire dalle mani la sua grande opera. L’America è lontana, dall’altra parte della luna, ma l’odore per l’occasione arriva comunque. William Fox (Fox in italiano vuol dire volpe) s’impossessa del brevetto, portando nel suo paese la possibilità di trasformare definitivamente il cinema. Dopo il successo de “Il cantante di Jazz” (prodotto dalla Warner Bros), tutte le grandi case di produzione decidono di aprire al sonoro, fiutando i lauti guadagni che possono derivare da questa novità che piace tanto al pubblico. 

 

 

Per anni Rappazzo ha lottato per vedersi riconosciuto il merito di aver creato il cinema sonoro, ma invano. Si è rivolto a chiunque pur di ricevere la paternità per un’invenzione che ha stravolto la settima arte, ma inerme ha potuto solo assistere al suo successo. Non sono bastati i (pochi) riconoscimenti per ripagare il torto subito. 

 

 

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