Ora, credete che stia bestemmiando forse come il suo Gesù blasfemo de L’ultima tentazione di Cristo. Invece, sono assolutamente serio.
Ci sono attori magnifici, attualmente in vita, sì, leggende viventi... che, soltanto con una manciata di ruoli, durante la New Hollywood, assursero a divinità scese in terra.
Basti pensare a Robert De Niro e ad Al Pacino. I quali, con due tre interpretazioni intoccabili e antologiche, a metà anni settanta, ascesero già nell’olimpo. E, da allora in poi, incrociando altri grandi autori che li valorizzarono enormemente, cementarono la loro inviolata monumentalità. Malgrado, soprattutto il De Niro delle ultime due decadi, Joker, The Irishman e le collaborazioni con David O. Russell a parte, si siano buttati spesso via per cosiddette ragioni alimentari.
Espressione che mi fa ridere poiché sia De Niro che Pacino, certamente, non avrebbero bisogno di partecipare a film insulsi e assai mediocri per pagarsi le bollette di casa.
Detto ciò, secondo i puristi scespiriani, non è Kenneth Branagh il migliore interprete del Bardo. Bensì Ian McKellen.
Da molti considerato addirittura l’attore più grande di tutti i tempi. No, non sto scherzando. Ho un paio di amiche su Facebook che lo venerano e lo idolatrano più di Marlon Brando. Nonostante Ian non abbia mai, di certo, spiccato per sex appeal e non possiamo reputarlo, diciamo, giovanissimo.
In Italia lo conosciamo, invero, assai poco. E la sua nomea, comunque piccola, la si deve al suo ruolo di Gandalf nella trilogia Il signore degli anelli di Peter Jackson e agli Hobbit affini...
Anzi, lo conoscete anche per Magneto degli X-Men. Soprattutto nel capostipite di tale franchise oramai spezzettatosi in tanti epigoni e reboot, inaugurato da Bryan Singer. Colui che lo diresse ne L’allievo, peraltro.
Ma delle sue prove teatrali sapete ben poco. Anzi, sappiamo poco. E dove dovevamo vederlo noi italiani coi du’ spaghi? Non siamo londinesi e la Brexit sta contribuendo a impedire di pagarci qualche centinaio di Euro per prendere un volo per il Regno Unito. Comunque, basta cambiare la moneta e prenotare, se conoscete la lingua anglosassone, un posto in prima fila in un teatro della terra di Shakespeare.
Fatto sta che siete pigri. E preferite scegliere gli attori “monstre” che vanno per la maggiore.
Adorando Dustin Hoffman, lo storico Laureato, anche se ne L’uomo del labirinto, eh già, il vicino mio condomino, il signor Lucchi, forse avrebbe dato maggiore incisività al personaggio.
Il Lucchi è un uomo che, quando si cala nel personaggio, cioè quello del pensionato rancoroso, sfodera una verve e una grinta da far impallidire anche il Tom Cruise più in forma di Rain Man.
Ecco, non perdiamoci in diatribe condominiali.
Io vedrei bene, di notte, Christopher Walken che danza nel mio palazzo, nel mio stabile pieno di gente instabile, salendo e scendendo le scale come solo lui saprebbe fare. Ma, sebbene Chris, oltre che attore ineccepibile e straordinario, sia un ballerino insuperabile, non è il più grande attore del mondo.
Il più grande attore del mondo è, senz’ombra di dubbio, annesso Shadow of the Vampire, Willem Dafoe.
Un attore strepitoso. Il più grande amico di Paul Schrader. Tant’è che la moglie di Dafoe, l’italiana Giada Colagrande, penso che dubiti che Willem e Paul, oltre al loro affiatatissimo rapporto professionale, non nascondano, più che scheletri nell’armadio, vari panni sporchi condivisi in lavatrice.
Willem Dafoe, un attore che non vedo l’ora di vedere in The Lighthouse. E, con tutta la stima possibile per Brad Pitt, attore che a me piace, malgrado non sia omosessuale, l’Oscar di Brad per C’era una volta a... Hollywood m’è parso veramente un’esagerazione.
Dafoe, signore e signori. Stupendo in Motherless Brooklyn, pupillo inoltre di Abel Ferrara, un attore mai cagato da nessuno che invece ha lavorato con Kathryn Bigelow, il sopraccitato Scorsese, William Friedkin, Walter Hill, David Cronenberg, Wim Wenders, David Lynch, Sam Raimi, Willem, che è stato van Gogh per Julian Schnabel.
Marcus di John Wick, amico intimo di Lars von Trier.
E mi stanco ad elencare tutti i cineasti e a menzionarvi tutti i grandi film a cui ha preso parte, da protagonista e non. Chi più ne ha più ne metta, come si suol dire.
Dai, è Willem il più grande del mondo.
Nonostante non sia, secondo canoni classici ed ellenici, un bello. Anzi fa ribrezzo, esteticamente, in molte pellicole.
Willem, dal viso smunto, spesso villain, stupendo Pasolini.
Vi lascio con alcune immagini iconiche di Wllem e con una foto finale, in bianco e nero spettrale, che fa molto Robert Pattinson italiano.
di Stefano Falotico
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