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110° Anniversario della Nascita di Akira Kurosawa
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Il 23 marzo 1910, a Tokyo, nasceva Akira Kurosawa, uno dei registi giapponesi più noti al mondo e, forse, il più celebrato in assoluto. In attesa di riuscire a costruire una "retrospettiva" decente e soprattutto completa (mi mancano infatti da vedere ancora una decina di suoi film, sparsi temporalmente, sulla trentina circa di lungometraggici cinematografici totali), dedico intanto anche a lui un post generale per celebrarne l'anniversario, ripercorrendo più che altro il primo percorso della sua carriera cinematografica a causa del timore reverenziale che provo nell'affrontarne rapidamente l'intera Filmografia.

 


Come viene detto nel saggio monotrafico curato da Aldo (il quale a sua volta attinge dall'Autobiografia del Cineasta, che intendo assolutamente leggere), la Poetica di Kurosawa si fonda su alcuni personaggi chiave della propria infanzia, dal padre che gli impartisce un'educazione severa ma che lo porta anche al cinema (cosa non scontata in un clima anti-modernista come quello del Giappone del periodo) ad un insegnante (allontanato poi dalla scuola per le idee troppo audaci) che lo incoraggia nella vocazione pittorica e al compagno d'infanzia Keinosuke con cui condivide la passione per la Letteratura (e che poi collaborerà con il regista in alcune sceneggiature). Ma è soprattutto il fratello maggiore Heigo, suicidatosi a 28 anni, che con il suo carattere ribelle e la sua immensa cultura lo porta ad approfondire i campi letterari (scoprendo gli scrittori russi da cui attingerà per diversi Film), pittorici e in particolare cinematografici (il fratello lavorava come benshi, ovvero commentatore di film muti). Prima di dirigere dei film "autonomamente" Kurosawa si formerà come aiuto-regista, in particolare per Kajiro Yamamoto, per poi debuttare nel 1943 con "Sugata Sanshiro": il clima socio-politico giapponese in tempo di guerra non incoraggia certo la libertà creativa, ma nel suo esordio, seppure molto acerbo e lontanissimo dalla raffinatezza delle sue Opere successive, il Regista dimostra già di privilegiare i drammi psicologici umani rispetto ai tradizionali valori di forza e onore, e infatti non fece impazzire i militaristi (che si aspettavano qualcosa di virile ed eroico), ma il discreto successo popolare portò a realizzare un sequel. Fatta eccezione forse per il mediometraggio (59 minuti) "Tora no O o Fumu Otokotachi" gli altri lavori bellici di Kurosawa sono tutt'altro che imperdibili. Dopo la guerra però, nonostante l'occupazione statunitense inizialmente esercitasse un potere censorio non indifferente (penalizzando, in particolare, le produzioni jidaigeki, ovvero i "film di samurai", perché potenzialmente nostalgici del periodo feudale), l'Autore ha modo di approfondire la sua Poetica intimista maturando un gusto al contempo fedele alle radici giapponesi eppure intriso di quella Cultura occidentale che il Cineasta ha avuto modo di coltivare fin da giovanissimo. Con "Rashomon" e il suo spiazzante relativismo Kurosawa riesce a portare il Cinema giapponese al centro dell'attenzione europea e statunitense ricevendo il Leone d'Oro a Venezia: da lì in poi tutte o quasi le Opere del Regista, a differenza della maggioranza dei suoi connazionali, riceveranno una pronta accoglienza nelle sale occidentali generando anche diversi remake più o meno mascherati (ad esempio "Shichinin no Samurai" diventerà "The Magnificent Seven" e "Yojimbo" verrà 'plagiato' da Leone con "Per un pugno di Dollari"). Kurosawa realizzerà anche diversi adattamenti di Classici letterari occidentali, ispirandosi soprattutto a Shakespeare ("Kumonosu-j?" e "Ran") e Dostoevskij ("Hakuchi"), e passando al Colore non solo non perderà la Forza dei lavori in Bianco e Nero ma, anzi, arricchirà il suo Stile con un Gusto pittorico.
E chiudo qui, un po' bruscamente, il mio post, sperando di non aver banalizzato troppo questo Autore che, seppure ancora non approfondito integralmente (mi interessa colmare specialmente le lacune tra le sue ultime pellicole), ha sempre esercitato verso di me una forte attrazione, sia per la sua Importanza all'interno della Storia del Cinema sia per una certa affinità che avverto tra la sua Poetica e la mia personalità.

 

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