Dopo il discusso Mary e il fiore della strega, i due fondatori dello Studio Ponoc Yoshiaki Nishimura e Hirosama Yinebayashi (ex talenti dello Studio Ghibli) forse in risposta ai detrattori del film decidono di realizzare un progetto ambizioso e temerario; nel 2018 esce in Giappone Eroi Modesti (in Italia distribuito da Netflix a partire dal 6 Settembre 2019), un omnibus cinematografico diviso in tre cortometraggi (in origine dovevano essere quattro e l’ultimo sarebbe stato diretto da Takahata ma con la scomparsa del maestro ,avvenuta prima della lavorazione, si decise di realizzarne solo tre).
Questo particolare “formato” in passato non ha mai portato a lauti risultati economici sebbene i vari omnibus presentassero un livello artistico elevato (pensiamo a Manie-Marie- I racconti del labirinto o Memories) anzi alla fine si sono rivelati dei flop incredibili al box office, tuttavia Yonebayashi e Nishimura non si sono limitati alla realizzazione di un solo film bensì hanno alzato notevolmente l’asticella pensando ad un progetto antologicodenominato Ponoc Short Film Theatre.
Eroi Modesti è solamente il primo volume, ma fortunatamente le premesse sono già parecchio interessanti.
Il tema principale di quest’opera riguarda il coraggio, inserito in un contesto insolito: la quotidianità. Il vero eroe dopo tutto è colui che affronta con coraggio la normalità del quotidiano e per estensione la vita, senza ricorrere a poteri o abilità speciali.
Kanini & Kanino: i granchietti umanoidi
Il primo corto, scritto e diretto da Yonebayashi, conferma una certa coerenza artistica del suo autore all’insegnadell’esaltazione di una natura incontaminata unita ad un immaginario fantastico: la storia verte sulle vicissitudini di due granchietti umanoidi alla ricerca del padre, spazzato via dalla corrente.
Il lavoro di Yonebayashi propone diversi spunti lodevoli; per prima cosa il film è quasi esclusivamente muto dal momento che i due piccoli protagonisti comunicano a gesti pronunciando solo i loro nomi, inoltre al centro dell’attenzione ritroviamo nuovamente delle figure fanciullesche coraggiose pronte ad affrontare i problemi della vita.
La particolarità più vistosa presente in Kanini & Kanino è tuttavia da ricercare nello stile; il regista oltre ad un’animazione tradizionale vicina al Ghibli, inserisce una nota di CGI molto evidente in riferimento alla rappresentazione di un grosso pesce (una sorta di vilain), il tutto per enfatizzare al massimo la drammaticità dell’evento (contrasto volutamente forte).
Life Ain’t Gonna Lose: il bambino guerriero
Qui le cose incominciano a farsi davvero intriganti; innanzitutto la regia e la sceneggiatura viene affidata al veterano Yoshiyuki Momose, storico collaboratore del Ghibli da oltre tren’anni, che opta per un approccio completamente diverso rispetto al corto precedente. L’immaginario fantastico viene accantonato a favore di uno spaccato di vita quotidiana, incentrato su di un bimbo affetto da una grave allergia alimentare (non può mangiare le uova ed i suoi derivati). Il ragazzino (Shun) è un vero guerriero, costretto ogni santo giorno a combattere questa tremenda allergia, grazie anche al supposto totale della madre.
Momose pur non rinunciando ad un tratto morbido, si allontana totalmente dalla rassicurante bellezza estetica e realista tipica del Ghibli, abbracciando nuovi linguaggi in nome della sperimentazione; i personaggi presentano dei tratti stilizzati (soprattutto quelli secondari, in alcuni casi schizzi abbozzati) mentre le scenografie/fondali sono tavolozze disegnate a matita.
Nota di merito per il finale estremamente appassionate ed inteso con il piccolo Shun afflitto a causa di uno shock anafilattico, messo in scena con singolarità: la sequenza è una sorta di vortice claustrofobico-psichedelico, in grado di trasmetterci il tormento del giovane.
Invisible. L’impiegato dimenticato
Il primo volume di Ponoc Short Film Thetare si conclude con un’opera scritta diretta da Akihiko Yamashita, stimato animatore e oggi promettente regista.
Lo stile cambia nuovamente e dalla matita si passa al pastello; Yamashita lavora molto bene sul colore, optando per tonalità scure e cupe che ben comunicano lo stato d’animo del protagonista: un impiegato emarginato, letteralmente invisibile a tal punto da diventare evanescente (è costretto a girare con un estintore sulle spalle altrimenti volerebbe via).
Il character desing dell’uomo è particolare ma la genialità è tutta da leggere nella chiara metafora posta dal regista; Yamashita attraverso il suo protagonista invisibile, ci parla di un problema reale in Giappone dove in molti casi l’impiegato è semplicemente un numero atto a produrre.
Allo stesso tempo il regista ci tiene ad evidenziare come un piccolo gesto, ad esempio una chiacchierata amichevole con un passante, possa letteralmente cambiare la vita ad un uomo.
Eroi Modesti è un omnibus particolare, contraddistinto da tre corti completamente diversi tra loro anche se collegati ad un tema centrale.
I vertici dello Studio Ponoc dopo l’esordio un po’ strozzato con Mary e il fiore della strega hanno deciso di puntare dritto sull’originalità, scelta sempre apprezzata.
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