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Il cinema di oggi come la musica rock
di bardolfo
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I giovani, questi sconosciuti! Ogni tanto provo ad interrogarli, tanto per farmi un'idea di chi essi siano. Scopro così che la maggior parte dei ventenni non ha mai visto un film in bianco e nero (con la sola eccezione di "Frankenstein Junior"), dico bianco e nero ma potrei anche dire "vecchi film", è solo più pratico e meno equivoco. Sono un po' sconcertato, ma perchè? In fondo già Umberto Eco ce lo spiegava decenni fa come funziona questo nostro tempo: tutto è veloce, tutti sono connessi, il presente impera, passato e futuro sono stati cancellati. Tutto sembra già spiegato in questo modo, ma sento la necessità di addentrarmi nel problema, alla ricerca di spiegazioni e forse di un senso; sono disposto a lasciare da parte i voli arditi del pensiero e accontentarmi di qualcosa di più semplice e concreto.

Deve esserci qualcosa, oltre la generale indifferenza per il passato, che aiuti a spiegare la disaffezione dei più verso il vecchio cinema.

Penso che sia un po' come la musica rock; il rock è un'invenzione straordinaria e diabolica della modernità, un'esperienza che è in se la negazione stessa del concetto di musica, ovvero una forma di espressione dove imperano suono e ritmo, ma ignara di tutto ciò che è il pane della musica: melodia, armonia, contrappunto, così come la ricerca di un rapporto tra suono e parola. Il rock è potente perché è un'esperienza puramente fisica, prelinguistica, ovvero fa a meno di un linguaggio musicale, ecco tra l'altro perché ha bisogno delle parole per comunicare qualcosa. La sua forza è però anche la sua debolezza: una musica che non significa finirà alla lunga per annoiare, così come delle macchie di colore su una tela non potranno mai avere la ricchezza di una pagina scritta, né costituire uno stimolo intellettuale altrettanto solido e ricco (non me ne vogliano gli espressionisti astratti).

Ma cosa c'entra tutto ciò con il cinema? Semplice, il cinema moderno di tendenza è rock, nel senso che è fatto di immagini in movimento di pari impatto. Le immagini sono grandi, colorate, tremendamente sature e ricche di dettaglio. Come può l'immagine tremolante e sgranata sulla pellicola, dai colori pallidi e magari un po' alterati, reggere il confronto con qualcosa di così potente come le moderne esperienze visive digitali, dove tutto brilla e riluce? Semplicemente non può, a meno di non ricordare che il cinema può essere qualcosa di più di un'esperienza fisica e sensoriale. Il Cinema (mi si perdoni la maiuscola) può essere "linguaggio", nel senso di linguaggio cinematografico, ovvero una forma che trasmette contenuti; una forma mutevole ed ambigua, come lo è sempre in arte, perché una forma già perfettamente codificata e riconoscibile non può dire nulla se non ciò che già sappiamo.

Come in musica avevamo melodia, contrappunto, armonia e struttura, così nel cinema abbiamo sceneggiatura, montaggio, fotografia, musica, oltre alla medesima costruzione architettonica dell'insieme.

Che meschina tirannia quella dell'immagine, così come quella del suono; imperi che riempiono gli occhi e le orecchie ma non recano pensiero, mondi privi di linguaggio.

I giovani sono sedotti dalla forza dell'esperienza sensoriale, e per questo hanno bisogni di esempi per intuire la ricchezza di quel mondo nascosto che è il linguaggio. Educhiamoli con il suono scarno di un pianoforte solo, ed educhiamoli con vecchi film in bianco e nero, sgranati e tremolanti, per comprendere che la forma artistica è un'idea che va ben oltre l'apparenza fisica, per quanto dolce e suadente.

 

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