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Centomila dollari al minuto
È la cifra che Jeffrey Katzenberg, vecchia conoscenza nell'ambito produttivo di Hollywood (co-fondatore della Dreamoworks SKG e da molti considerato il salvatore del dipartimento animazione della Disney dei primi anni '90), ha ritenuto opportuno inserire nel budget della neonata, anzi della non-ancora-nata QuiBi, per produrre show e film a episodi originali dell'ennesima piattaforma streaming che va a sommarsi a quelle già attive (Netflix, Prime Video, AppleTv+, Sky) e a quelle che arriveranno tra poco (Disney+, HBOMAX). E lascio volontariamente fuori quelle che non producono contenuti originali (tipo Infinity e TimVision) che personalmente non vedo troppo bene in futuro.

Nella presentazione ufficiale di Quibi, che sta per Quick Bites, bocconcini veloci, avvenuta a gennaio al CES di Los Angeles, sono state illustrate le quattro principali strategie che Quibi adotterà per conquistare la sua fetta di mercato del tempo che passiamo su smartphone e tablet. Ve le illustro perché dicono molto del tempo che stiamo vivendo.

Dieci minuti
I contenuti originali prodotti da Quibi saranno di tre tipi: news, show e film. E tutti avranno una durata massima di dieci minuti. Per quel che riguarda news e show mi pare non ci sia nulla di originale nello stare dentro a quel formato, la novità è rappresentata dall'introduzione di film a episodi. Stiamo parlando di film originali prodotti ex-novo, quindi il formato non sarà utilizzato per spezzettare in Quick Bites film esistenti di catalogo, cioè non troverete, per dire, 1917 di Sam Mendes ridotto in mini piani sequenza da dieci minuti l'uno, ma film originali pensati fin dal principio per stare all'interno di questa matrice creativa. Innumerevoli le star che hanno già aderito e che sono chiaramente già al lavoro per rimpinguare il catalogo con cui Quibi aprirà i battenti il 6 aprile, al momento solo negli Usa.

Grandi nomi
Per sfondare il muro dell'indifferenza o quello ancor più invalicabile generato dall'overdose informativa a cui siamo tutti sottoposti, i due fondatori (Jeffrey Katzenberg sul fronte dei contatti con Hollywood e Meg Whitman sul versante tecnologico), hanno assoldato una quantità assurda di grandi personaggi del mondo dell'entertainment statunitense: non voglio fare una lista ma parliamo di personaggi del calibro di Steven Spielberg, Zac Efron, Idris Elba, Kristen Bell, Tyra Banks oltre ai due creatori di Avengers: End Game Anthony e Joe Russo. E praticamente ogni giorno i comunicati stampa di QuiBi annunciano che qualche nuova star sarà autore o personaggio principale di un original.

Una roba strana
Questa è la parte più divertente o almeno l'unica che ha avuto una minima presa su di me. La roba strana, che sarà la caratteristica tecnologica, di questa piattaforma è che la maggior parte dei contenuti saranno resi disponibili in un doppio formato: verticale e panoramico. Da spettatore, in sostanza, si avrà sempre la possibilità di ruotare lo schermo dello smartphone (o del tablet) per cambiare il formato di quel che si sta guardando. Un esempio? Immaginate che nel nostro film a episodi ci sia una scena in cui stiamo assistendo ad un monologo e ce lo stiamo guardando in formato verticale, poi improvvisamente il monologo viene interrotto da uno sparo o da un evento al di fuori del campo visivo e zac ruotiamo lo schermo per vedere cosa diavolo sta succedendo al di là del campo precedente. Senza soluzione di continuità passeremmo alla versione panoramica che includerà quindi porzioni più ampie della scena. Tecnologicamente questa roba è un inferno: inviare un doppio formato in streaming e renderli entrambi fruibili solamente ruotando il dispositivo è una sfida decisamente ambiziosa e infatti il sistema che permetterà questa possibilità è un brevetto esclusivo di Quibi e si chiama Turnstyle. Il successo di questa particolare funzione dipenderà da molte variabili, a partire dall'uso creativo che se ne farà.

A pagamento e con gli spot
Un'altra prerogativa di Quibi decisamente singolare è che l'abbonamento più economico, circa 6 dollari al mese, includerà comunque anche un numero imprecisato di spot. Certamente il fatto che siano state coinvolte nel progetto molte star hollywoodiane ha indotto i grandi brand a saltare sul carro producendo e programmando spot ad hoc e così facendo copriranno almeno una parte degli investimenti a prescindere dal reale successo che la piattaforma avrà sul pubblico. Penso, però, che l'adesione delle aziende che inseriranno i loro spot all'interno di Quibi sia dovuta soprattutto alle potenzialità creative del doppio formato e dello slittamento verticale/orizzontale. Già me li vedo i creativi delle grandi agenzie di pubblicità che si stanno leccando i baffi all'idea che finalmente gli spettatori invece di evitare gli spot su YouTube inizieranno ad interagirvi ruotando il proprio smartphone per vedere che cosa sta guardando in totale silenzio il soggetto sullo schermo. Illusi?

Un miliardo di dollari
Ho detto centomila? Sì ma ho anche detto al minuto. Durante un'intervista rilasciata al magazine theverge.com Katzenberg ha asserito chiaramente che i veri concorrenti di Quibi non sono i vari Netflix, Prime Video, HBO ma YouTube e TikTok (non sapere cosa sia TikTok è permesso solo a chi non ha figli o nipoti nella fascia tra i 12 e i 18 anni), che macinano, a botte da dieci minuti, ore e ore di tempo impiegato su smartphone e tablet. La strategia è stata espressa in modo chiarissimo: non ci interessa quel che accade nel salotto della vostra casa, la sera, ci interessa quel che accade sugli smartphone tutte le sante volte che viene usato per ingannare il tempo, per riempire un vuoto. Per contrastare YouTube e TikTok - luogo elettivo di contenuti generati da altri utenti/spettatori o anche da professionisti ma a basso costo - i due imprenditori americani hanno deciso di umiliarli con una montagna di dollari, mettendo in campo un budget astronomico che rappresenta la somma di tutti i minuti di produzioni originali moltiplicati per la cifra di centomila dollari al minuto. Totale, appunto, un miliardo di dollari per il primo anno. Boom.

Spararle grosse
Ma che dico, più grosse. Mi infastidisce parecchio questa storia che per farsi notare bisogna spararla grossissima. Che siano i soldi messi a budget da Michael Bloomberg per scalzare gli altri candidati democratici e infine Trump nella battaglia per le presidenziali Usa, che siano i soldi messi a disposizione da Quibi per pigliarsi una fetta del nostro tempo o più banalmente, ma non meno di significato, che sia la modalità utilizzata per vincere piccoli confronti su Facebook, che siano cifre o che siano parole è uguale: alzare la posta in gioco o i termini del confronto è diventata la risposta all'overdose di informazione disponibile ed anche la malattia del nostro tempo.

Bernie Sanders in un recente confronto tra candidati democratici ha puntato il suo vecchio dito proprio sui soldi destinati alle campagne presidenziali, affermando chiaramente che pagare l'esposizione mediatica con i soldi di Wall Street, delle case farmaceutiche o di altre multinazionali è una strategia molto rischiosa e ricordando che lui, i soldi per la sua campagna presidenziale, li ha ottenuti solo dai cittadini americani che credono nelle sue idee e soprattutto nella sua battaglia contro il cambiamento climatico che ha posto in cima alle sue priorità. Un bagno di realtà che condivido pienamente e che riduce tutto il resto, davvero, a mero chiacchiericcio o banale gossip. Dalle star di Hollywoo(d) agli spot in doppio formato, dai soldi di Bloomberg spesi in sovraesposizione miliardaria fino alle piccole diatribe su Twitter e Facebook vinte grazie alla parola ficcante o all'offesa sferzante. Invece di spararle grosse si potrebbe iniziare a provare a dirle meglio.
Almeno per tutto il tempo che ci resta.


Quibi mostra come funziona la roba strana



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Ultimi commenti

  1. DaniloDara
    di DaniloDara

    Non sapere cosa sia TikTok è permesso solo a chi non ha figli o nipoti nella fascia tra i 12 e i 18 anni.
    Ma per questi (ai quali io pure appartengo) suggerisco Propaganda Live.
    Che poi oltre che di TikTok si capisce anche di altro.
    :)

    1. End User
      di End User

      Ottimo consiglio, sicuramente Zoro lo spiega bene!

  2. codinerguy
    di codinerguy

    La cosa ancora più buffa è che Sanders è primo per donazioni da parte del settore Difesa e terzo nel settore Oil&Gas [fonte opensecrets.org]

    1. End User
      di End User

      Ciao codinerguy, conosco il sito opensecrets ed è molto ben organizzato. Talmente bene che non si limita solo ad offrire classifiche ma specifica anche le quantità reali che le aziende appartenenti ad ogni singolo settore investono (o donano) ai politici.
      Molto utile per determinare quale sia realmente il peso che queste donazioni hanno sul totale dei soldi ricevuti dai candidati. Ma anche prendendo in considerazione la classifica alla quale ti riferisci bisognerebbe assolutamente considerare che è parziale, ossia prende in considerazione solo i candidati alla presidenza. Per avere un quadro più preciso bisognerebbe prendere in considerazione, ad esempio, la classifica totale dei soldi donati ai politici dal settore Oil&Gas, non solo ai candidati. Qui il link, dal quale si vede chiaramente che Sanders è fuori dai primi 20, avendo ricevuto da tutto il settore Oil&Gas solo 90.000 dollari. Oltre a rappresentare una quota davvero risibile del denaro ricevuto per la campagna 2020 di Sanders, questa classifica potrebbe far capire che il settore dona la maggior parte dei soldi a repubblicani che operano in specifiche aree evidentemente ritenute di interesse dalle aziende, a prescindere dai candidati alle presidenziali. Il primo nella classifica totale ad esempio è il senatore repubblicano John Cornyn, operativo in Texas, con 482.000 dollari. Seguono altri 12 repubblicani tutti operativi su territori specifici di probabile interesse per le aziende appartenenti al settore.
      https://www.opensecrets.org/industries/recips.php?ind=E01&cycle=2020&recipdetail=A&sortorder=U

    2. Emanuele676
      di Emanuele676

      Sanders è in generale il primo per donazioni totali. Per soldi spesi, invece, è il terzo, ci sono gli altri due miliardari prima di lui. Ma alla fine, ha vinto nessuno dei tre.

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