Anche stanotte è arrivata: silenziosa ha percorso i vialetti innevati ed è scivolata dentro le case. Nel buio ha depositato i doni, attutito il campanellino del suo fidato compagno asino, bevuto un sorso di latte lasciato dai suoi bambini per rinfrancarla, ed ha ripreso il lavoro. Lunga notte, quella del 12 dicembre, "la più lunga che ci sia" (1) per la tradizione popolare. E per fortuna! Da Brescia a Bergamo, parte di Crema e su a Sondrio, giù per il passo a Trento ed ancora verso la pianura: nord di Mantova, Piacenza, Cremona e tutta Verona ed un po' più dentro il Veneto: ardua per un carretto carico di giochi, un timido ed umile animale da soma come quello che i nostri nonni spingevano su per i monti, ed un ragazza cieca. Indossa un meraviglioso abito bianco ed in velo le copre il volto. E' bella e giovane: splendente della luce di Dio che regala al mondo proprio quando l’anno attraversa il suo periodo più scuro. Essa viene con consolazione e tenerezza a quanti sono al freddo e nelle tenebre più profonde. Ama soprattutto i bimbi: i più innocenti e fragili. A cui concede un sorriso e l'attenzione. Loro la invocano, la cercano, la chiamano sempre per nome: la Santa. Santa Lucia.
Nelle settimane precedenti l' agitazione era stata tanta: bisognava scrivere la letterina, con le matite colorate, elencando i propri desideri e meriti; e poi, stelline e brillantini per le bambine, disegni di ruspe e camion per i maschietti. Completata, la si era lasciata sul davanzale la sera, con qualche carota per l'asinello e dei biscotti per lei. Da giorni percorreva le vie del Cielo per consolare gli occhi tristi e pieni di lacrime e per controllare i più capricciosi, perdendo qua e là qualche caramella o mandarino: il tintinnio del campanellino del carretto si era sentito nitido, giù per Stradandello, alla scalinata della chiesa maggiore. La mattina, un biscotto era stato mordicchiato, e la missiva ritirata. Magia!
La sera del 12 la cena è chiassosa: verrà anche quest'anno? Tin tin tin! Fuori dalla porta, è lei! Urla di gioia, e di timore insieme: che si vorrebbe aprire l'uscio per scorgerla, ma se così fosse , ti getterebbe della cenere negli occhi, per confonderti. Tin tin tin, e giù risate, e stupore e attesa. "Tutti a letto presto" è l'ordine imperativo. Così, la notte più lunga dell'anno, passa in un sonno carico di attesa e di speranza ed un baleno, sorge, or ora, il 13 dicembre. Ancora nell'oscurità del primo mattino, sotto una nevicata fitta e benedetta che chiama montagna e sciate, ci si alza di gran fretta. Eccola la prima tiepida luce.
E si corre in sala, accanto all'albero. O in cucina, sul tavolo, e ohohohoh! Bambole e macchinine, Monopoli e T- shirts, cioccolatini, guanti, libri, Barbie, Lego e tanto ancora: Santa Lucia è passata! E' passata sul serio! E' venuta anche quest'anno! Magia. La magia più grande che si sia. E gli occhi si sgranano, e le bocche, per un istante soltanto, tacciono. Laggiù scatole per Alessandro, Carolina, Beatrice: i cuginetti. Più spostata la macchina per fare i biscotti, ed il banco lavoro con gli attrezzi del meccanico: giochi e dolci brillano, tutti, della favola più bella. Quella del dono gratuito e dell'amore.
Lucia di Siracusa, conosciuta come santa Lucia (Siracusa, 283 – Siracusa, 13 dicembre 304), è una martire cristiana, uccisa durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. Di nobile famiglia, si dedicò alla cura dei poveri, infermi, bisognosi e vedove. Rifiutato un pretendente, fu denunciata dallo stesso come cristiana: non abiurando, fu torturata con il fuoco, e poi decapata e pugnalata. Una delle sette vergini menzionate nel Canone romano e per tradizione invocata come protettrice della vista a motivo dell'etimologia latina del suo nome (Lux, luce), le sue spoglie mortali sono oggi custodite nel Santuario di Lucia (ex Chiesa di San Geremia) a Venezia - lì traslate nel 1279 e oggi ben visibili anche dal Canal Grande
Il luogo di culto principale è la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa, ma la sua venerazione è diffusa in tutta Italia oltre che nei paesi mediterranei e scandinavi dove è molto amata anche dai luterani: in Svezia è diffusa tradizione il risveglio della famiglia da parte della primogenita, e la sfilata delle giovani di bianco e rosso vestite con le candele in testa, a rischiarare il lungo inverno boreale.
Molte le teorie a riguardo della tradizione dei doni, in un'area montana e collinare che pare ai più legata ad un retaggio "veneziano" sopravvissuto tenacemente nei territori più periferici: a partire dal XIV secolo, infatti, si attesta nella Serenissima la consuetudine che i nobili regalassero doni ai bimbi più poveri proprio la mattina del 13 dicembre, in onore della Santa.
Al solstizio d' inverno (vedi nota calendario), inoltre, nelle campagne era uso praticare una specie di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati. Si riallaccia ad analoga forma di solidarietà la storia di un presunto miracolo che risale al sedicesimo secolo. Si narra infatti che il Bresciano fosse stato colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie. Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia presa nella morse della fame: ma poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire.
È confermata inoltre l'attestazione che a Brescia si festeggiasse la Santa dal 1438, quando si portavano doni sul sagrato di San Pietro de Dom per celebrare la resistenza all'assedio del Piccinino. Una leggenda di Verona vuole invece che intorno al XIII secolo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di “male agli occhi”. La popolazione decise allora di chiedere la grazia a santa Lucia, con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di Sant'Agnese, dedicata anche alla martire siracusana, posta dove oggi c'è la sede del Comune, Palazzo Barbieri. Il freddo spaventava i bambini che non avevano nessuna intenzione di partecipare al pellegrinaggio. Allora i genitori promisero loro che, se avessero ubbidito, la santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, tanti doni. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l'epidemia si esaurì.
Qualsiasi sia la ragione, oggi resiste ancora, incredibilmente, una tradizione ancestrale misteriosa e locale che dona, ai bimbi di questo spicchio di Italia del nord, non tanto e non soli giochi e dolci, ma soprattutto la magia e la meraviglia del sogno e dell'immaginazione.
In un mondo fatto di immagini ossessive e martellanti, globalizzato di Babbi Natali nei centri commerciali disegnati su immagine e somiglianza delle pubblicità Coca Cola, e sfruttati nei più beceri filmetti di cassetta che le reti televisive ci appioppano ad ogni scattare del 20 del mese di Dicembre, Santa Lucia brilla per la sua inafferrabilità e totale mancanza di rappresentazione. Regalando ai piccoli pacchetti di fantasia: merce preziosa e rara, oggigiorno.
Ringraziamo il cinema, che non se ne è occupato, e speriamo prosegua su questa strada.
(1) Antecedentemente all'introduzione del calendario gregoriano (1582), il 13 dicembre cadeva in prossimità del solstizio d'inverno“
Annotazioni personali: ho avuto la fortuna di vivere questi momenti, da bambina.
Purtroppo la smania di spettacolarizzazione sta' turbando, anche solo lievemente, il nostro piccolo mondo antico e incantato con "sfilate" paesane di comparse in costume, non sempre riuscite.
Nel 2017 l'assessorato alla cultura organizzò una "comparsa" cittadina, chiamando i piccoli ad essere presenti al "Passaggio di Santa Lucia con l'asinello". Essendo una manifestazione benefica, e senza scopo di lucro, si pensò bene di affidare il ruolo della Santa e del pastore che traina l'asino a due poveracci, ospiti di un centro per il recupero delle dipendenze. Orbene, la giovane arrivò, ma in un tale stato di alterazione alcolica che restare seduta dritta sul carretto non le riusciva proprio! Non solo, ma il trucco, dandole fastidio, si era sbavato sul velo candido rendendola una maschera di bruttezza. Il "pastore" anche lui sbronzo e biascicante, lanciava caramelle come un giocatore di football americano alla meta. Urla e pianti dei bambini, feroce arrabbiatura dei genitori, scuse pubbliche del Comune.
Anno 2016 e la Scuola Materna annuncia a gran voce che Santa Lucia porterà un piccolo dono a tutti gli alunni. La mattina del 12 arriva, carretto d'ordinanza e asinello fornito e gestito da un giovane del paese. Che però, malgrado cappello e camuffamento, viene riconosciuto da metà dei bambini: "E che ci fà Michele con Santa Lucia? E perchè è lui che guida l'asino? Ma è un aiutante, e allora, se è aiutante, sua figlia, che è, raccomandata?" Discussione accessa, scuse della scuola (ma mica l'asino poteva andarci da solo, alla sfilatina!)
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