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Cosa resterà.... di questo 2019 cinefilo
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Resta molto, anche quest'anno, di ciò che la sala ha offerto in termini di emozione all'interno dell'offerta cinematografica dell'anno che volge ormai al termine.

Come ogni altra volta nell'ultimo decennio, molto, se non tutto quanto appare in questa classifica personale e frutto di una propria valutazione strettamente soggettiva, è stato reso possibile grazie alla partecipazione ai vari festival che anche quest'anno ho avuto modo di frequentare.

Cinque quelli principali a cui ho potuto prender parte, che qui elenco in ordine cronologico:

-21° FAR EAST FESTIVAL 2019, UDINE

-72° FESTIVAL DI CANNES 2019

-76° FESTIVAL DI VENEZIA 2019

-14° FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019

-37° TORINO FILM FESTIVAL

Qui di seguito i miei 10 preferiti, scelti tra una rosa di circa 350 film visionati in sala, tra festival, rassegne e normale programmazione.

E, credetemi, Vitalina Varela di Pedro Costa, più che semplicemente un film, si trasforma piuttosto in una travolgente esperienza, che catapulta lo spettatore entro un percorso non solo visivo, ma sensoriale, oltre che fortemente emotivo.... di quelli come non se ne vedevano, anzi vivevano, da tempo. 

 

10) THEY SAY NOTHING STAYS THE SAME, di Jo Odagiri - Giornate Autori Venezia 2019 - Giappone 2019

Il vecchio Toichi traghetta da tutta la vita gli abitanti di un paesino di montagna verso l'altra sponda di un ameno fiume, verso la strada che li conduce in città. Un servizio essenziale che l'uomo assicura da una vita in modo gratuito per i compaesani, o richiedendo un piccolo compenso per gli altri. Un lavoro, tuttavia, destinato a scomparire, non appena verrà ultimato un ponte poco distante che congiungera' comodamente le due sponde.

...Il film, magnifico, misterioso, capace di alternare l'estasi del paesaggio paradisiaco e della placidita' del gesto ripetuto all'infinito del traghettatore indefesso, con gli orrori dell'incubo più malevolo e sin pulp che proviene sia da sogni inconsci, come dalla contaminazione col malevolo mondo civilizzato che sta oltre la sponda, si avvale splendide riprese che riescono ad immortalare la bellezza quasi incontaminata ed idilliaca del luogo, senza ricorrere banali compiacimenti. VOTO 8

Akira Emoto

They Say Nothing Stays the Same (2019): Akira Emoto

scena

The Rib (2018): scena

locandina

The Halt (2019): locandina

9) THE RIB, di Wei Zhang - Far East Udine 2019 - Cina 2018

…..”in cielo Dio ascolta sempre le nostre preghiere... ma qui in Terra un padre dovrebbe poter ascoltare i desideri di suo figlio....”

Il rapporto tra un padre anziano, vedovo e cattolico nella Cina di oggi, ed il suo unico figlio trentenne Huanyu, intrappolato dalla nascita e senza colpe alcune entro un corpo maschile che non riconosce come suo, entro una sessualità che non ha scelto, ma che si ritrova a gestire in modo sempre più difficoltoso, verrà a galla nel modo più spietato, lungo un doloroso e sofferto confronto resi necessario da una burocratica procedura, richiesta improrogabilmente a carico di coloro che desiderano richiedere il cambiamento del sesso, e che prevede la necessità dell'approvazione scritta dei genitori, anche quando il limite della maggiore età è già ampiamente decorso.

...Un film toccante, meraviglioso, interpretato con finezza e grazia da due protagonisti meravigliosi (Huang Jingyi e Yuan Weijie, e forte di una fotografia in bianco e nero disposta ad aprirsi ad una sola , viva tonalità di colore solo quando le coscienze dimostreranno di sapersi finalmente disporre verso una soluzione razionale e in piena coscienza intima e morale lontana da ogni fuorviante condizionamento esterno. VOTO 8

8) THE HALT, di Lav Diaz, Quinzaine Cannes 2019 - Filippine 2019

Anche il pluripremiato regista filippino Lav Diaz si occupa di futuri prossimi, cupi, devastati, inevitabilmente distopici.

...Diaz dà molto spazio (più del solito direi) alle scene incentrate sulla sessualità, e alla stessa omosessualità, che caratterizza i comportamenti e le scelte sessuali di alcuni tra i protagonisti principali. E ci conduce lungo un fosco, bizzarro incubo orwelliano in cui l'autore filippino sfiora, a volte, una certa caricaturalita' nel costruire alcuni tra i protagonisti salienti della vicenda. In ogni caso, The halt è un altro passo fondamentale nel percorso creativo di un autore tra i più apprezzati (ma anche temuti) della scena cinefila contemporanea. VOTO 8

7) PARASITE, di Bong Joon-ho - Cannes 2019 - Palma d'Oro - Corea Sud 2019

poveri sono cattivi dentro, avidi, imbroglioni ed approfittatori.... e puzzano pure.

I ricchi sono belli, gentili, gradevoli, ma come infiacchiti dall'opulenza che li circonda, che li rende poco per volta vulnerabili, creduloni, ingenui, propensi a farsi fregare.

...E' un film fantastico, l'ultima fatica del gran regista coreano Bong Joon-ho: un film che, già dal titolo, e poi dalla inquietante locandina, fa pensare ad un tipo di parassita cosmico, ad una minaccia superiore come lo era quella dell'altro magnifico The Host; poi ci si accorge che di parassiti si sta parlando, ma nell'ambito di una dimensione tutta tragicamente terrestre, addentro ad una avviata economia di stampo occidentale, pur nel cuore di uno dei paesi più industrializzati dell'Est-Asiatico, in cui tuttavia il divario tra la minoranza di ricchi e la maggioranza degli indigenti, si sta sempre più demarcando, creando una barriera impenetrabile ove risulta sempre più difficile avviare una comunicazione fruttuosa tra i due estremi. VOTO 8

6) SYNONYMES, di Nadav Lapid - Berlino 2019 (visto in Francia) - Francia/Israele 2019

Un militare israeliano fuggito a Parigi, si ritrova ad occupare un lussuoso appartamento completamente disadorno, e, dopo la prima notte trascorsa dormendo per terra in un sacco a pelo, completamente nudo a rischio di assideramento, per un inaspettato, crudele scherzo del destino che rimarrà uno delle incognite del film.

...Il gran cineasta israeliano Nadav Lapid dirige il suo primo, magnifico, dissacrante, ardito film francese, riuscendo nel miracolo - sulla carta minato di ogni tipo di ostacolo insormontabile - di colpire satiricamente e con arguzia, ma senza distruggere solo per il gusto di farlo, i capisaldi di una consapevolezza nazionale che rende orgogliosamente saldi più di molti altri popoli europei, i francesi di oggi e di sempre, mantenendo tuttavia un rispetto ed una posizione di riguardo, forse addirittura di sincera disincantata riconoscenza, nei confronti di una nazione da sempre caposaldo e quintessenza delle libertà di espressione, culto, tradizione, nel rispetto di una laicità ragionata e lucida che diviene, almeno sulla carta, l'emblema del più puro concetto di libero arbitrio, nel miglior rispetto, concettualmente iipotizzabile, delle differenze legittime tra culture, popoli, etnie. VOTO 9

5) L'UFFICIALE E LA SPIA, di Roman Polanski - Venezia 2019 - Gran Premio della Giuria - Francia/Italia 2019

La verità deve emergere, e il mistero legato ai fatti e misfatti che gravitano attorno a "l'affaire Dreyfuss", sono sembrati a Polanski, con assoluta pertinenza, quelli emblematici per metterci in condizione di misurarci di fronte allgli effetti di chi si rende vittima dell'ingiustizia di un complotto dai tratti inespugnabili.

...Polanski sceglie, ed azzecca in pieno, di mescolare l'affresco storico minuziosamente ricostruito, con le fasi concitate di un thriller quanto realmente merita l'intrigo occorso innanzi all'ipotetico tradimento di Dreyfuss. Narrato in modo via via più incalzante, concentrato dal punto di vista del caparbio e tenace George Piquard, J'accuse cerca verità assolute, certo, ma non pretende di discernere personaggi completamente immacolati da altrettante anime dannatamente senza salvezza. La verità e la giustizia terrena meritano di essere appianate. Gli individui che le vivono, vanno giudicati ognuno per la propria innocenza o colpevolezza terrene. Per quelle divine, il giudizio può certo aspettare. VOTO 9

4) THE LIGHTHOUSE, di Robert Eggers, Quinzaine Cannes 2019 - Canada 2019

Il faro da sempre comunica altruismo a favore delle persone impegnate ad avere la meglio contro la potenza incontrollata del mare; ma anche il bisogno, o la scelta di una vita in solitudine.

Condizione quest'ultima che talvolta si anela, ma non sempre si riesce a gestire senza doversi confrontare con conseguenze devastanti e senza via di ritorno.

....The Lighthouse è un film meraviglioso ed inquietante che evoca la superiorità e la potenza del mare, la estraniazione furiosa ed assassina da solitudine forzata che crea allucinazioni mortali e desiderio di luce salvifica, ma ingannevole; con rimandi generici persino a Melville, alle atmosfere cameratesche di amicizie virili rese altalenanti dalle fatiche di un luogo infernale quanto pittoresco che rende l'uomo che lo viola un assassino brutale e furioso. Il film si avvale e fa forte di una fotografia in bianco e nero sontuosa e straniante, che esalta l'ostilità cupa e maligna del paesaggio, traducendo alla perfezione la tensione e le inquietudini dei due protagonisti. VOTO 9

3) THE IRISHMAN, di Martin Scorsese - Festa Roma 2019 - Usa 2019

Riuscire a tener testa ad una storia che, attraverso tre differenti assi temporali, ricostruisce quasi un cinquantennio della più recente, controversa, violenta storia americana, tra misteri e crimini rimasti insoluti, morti, attentati e stragi di personaggi anche illustri, o solo noti, o più spesso qualunque, riuscendo ad infiltrarsi nel cuore e nell'animo del suo protagonista assoluto, senza peraltro svilirne mai gli altrettanto illustri comprimari, richiede sforzi e capacità senza eguali. In senso generale ed assoluto.

...E questo The irishman lo è davvero e a tutti gli effetti, un capolavoro, riuscendo a sorprendere sia per la matura impostazione con cui il grande cineasta torna sui sentieri meravigliosi e malavitosi dei suoi "Bravi ragazzi" e "Casinó", sia per il palpabile senso di fine inesorabile e definitiva che la vicenda riesce ad imprimere in modo stordente sulla sensibilità dello spettatore. VOTO 10

2) A HIDDEN LIFE, di Terrence Malick - Cannes 2019 - Usa/It/Ger/Aus 2019

....chi meglio dello splendido Terrence Malick, poteva tradurre in immagini sublimi circa tre ore di girato che si trasformano in un'opera della maturità pienamente raggiunta, attraverso la quale il sensibile e raffinato cineasta si riappropria di un compiuto tessuto narrativo, completandolo della magia ormai nota del proprio stile a inquadratura larga che include panoramiche e sfondi a perdita d'occhio? La risposta è scontata, almeno dal mio punto di vista. Malick si riappropria del racconto dall'incedere più tradizionale e vi unisce musiche classiche e sinfonie del tutto pertinenti, oltre all'ormai noto commento off di voce femminile severa, ma pure rassicurante e materna, che accompagnava le ultime riflessive e complesse opere concepite dallo schivo maestro, in questo ultimo venntennio caratterizzato da un'attività mai così frenetica e regolare. VOTO 10

1) VITALINA VARELA, di Pedro Costa, Locarno 2019 - Pardo D'Oro/TFF 2019 - Portogallo 2019

Vitalina arriva di notte, scalza col suo piede più lungo dell'altro, frutto ingrato di una vita di sforzi e fatiche: scende i gradini della passerella aerea sempre a piedi nudi, e qualcuno la porta nella casa in cui suo marito, fuggiasco perenne ma senza segreti, ha vissuto per quarant'anni o quasi...

È sempre notte nel cinema magnifico e comunque contornato di colori dalle tonalità carnali e vivide che contraddistingue lo stile inimitabile e meraviglioso di questo enorme autore portoghese, che si distingue tra la folla di pur eccelsi altri cineasti spesso connazionali, per questo suo stile quasi pittorico con cui riempie ed organizza le sue riprese esemplai e da brivido.

La notte delle tenebre che tuttavia rende magica ed affascinante anche una bidonville fatiscente di un'Europa che finisce per trasformarsi da terra promessa, a territorio da cui si dovrebbe fuggire per tornare nel paradiso africano d'origine: l'arcipelago di Capo Verde.

Una notte perenne che cede al giorno solo nei ricordi ormai lontani della costruzione della casa nell'isola africana sull'oceano, e nel momento delle esequie, liberatorie e dispensatrici di tutta quella saggezza che in vita non è stata parte integrante delle scelte dei nostri amanti separati. VOTO 10

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