IL POST SPOSTATO #1
- TUTTO CIO' CHE AVETE SEMPRE VOLUTO SCRIVERE E NON AVETE MAI OSATO SCRIVERE...
EDIZIONE DENTI BIANCHI, PETTI LISCISSIMI E CAPELLI PULITISSIMI
Ed eccoci dunque alla prima, attesissima (da chi?), grandiosissima (in che misura?), incommensurabile (addirittura!) prima edizione del Post Spostato!
Lo spazio naturalmente, ed accuratamente (si fa per dire), progettato per fornire l'occasione al general volgo di discettare delle più annose questioni della cinematografia contemporanea e non senza restrizioni di sorta e senza alcuna inibizione. Sbizzarritevi, ordunque, nella prodigale contribuzione e nell'erudito commentario.
Ecco il tema, rilevantissimo, di questa prima settimana (che si sarà già intuito dal sottotitolo di cui sopra):
DENTI BIANCHI, PETTI LISCISSIMI E CAPELLI PULITISSIMI
Un argomento oggetto di fervente discussione nei più variegati circoli cinefili (quali?) nonché dal caustico che è in me già precedentemente proposto alla vostra (sedicente) attenzione e considerazione qualche tempo or sono, ma la portata del quale intendo or ora, qui, allargare.
Prometto di essere breve, laconico, lapidario (see, buona notte...)
Come il più accorto dei lettori avrà già abbondantemente intuito (perché pare che siano molte le cose che lascio abbondantemente intuire...) la questione oggetto dell'analisi di oggi è una questione di radicale importanza e di rilevanza mai doma, soprattutto se ci si pone dal punto di vista di quanti ritengano il realismo (anche nell'irrealismo) del cinema una delle sue componenti più "impattanti" ed entusiasmanti (oohh!).
Ok, ci siamo capiti.
E dunque, ebbene, come si fa a non essere brutalmente estraniati dall'illusione di realismo che il cinema produce (e dalla sospensione dell'incredulità che vi si accompagna) qualora in un film, poniamo, ambientato nel Paleolitico mi si presentino dei supposti uomini primitivi dai petti liscissimi, muscoli esagerati e fiammanti, dai capelli perfettamente lavati e stirati, dal sorriso smagliante ed accecante nonché sfoggianti l’espressione beota dell’ultimo culturista americano di turno?
Come si fa a non precipitare nel ridicolo qualora in un film ambientato nell'Italia del Medioevo si presentino delle dolci signorine del popolo, in altri termini delle dolci schiavette nelle piantagioni o nelle case o quel che voi volete signori, dai capelli perfettamente tenuti, dalle mani liscissime e per nulla adulterate, dalle forme (debitamente, ovvero chirurgicamente, incentivate) prorompenti nonché dagli sguardi suadenti accentuati dal pesante trucco da spottone di Dior del Duemilaventi?
Insomma, con gli esempi si potrebbe andare a lungo avanti, ma si rivelerebbe un puro e semplice esercizio in detrimento dell'intelligenza del lettore da parte mia, pertanto, una volta scagliata la prima pietra, lascio dunque la parola a voi, esimi lettori (per quanti voi possiate effettivamente essere), in merito a questa cruciale questione...
Cosa ne pensate?
Cosa si può fare?
Si può accettare una simile situazione?
Che fine farà il cinema andando avanti di questo passo?
Avete degli altri esempi davvero davvero rilevanti? Sentiamo!
Ti prego, ti prego, o mio signore, fa sì che dei denti il bianco sempre permanga! O ti prego, mio signore! Sono disposta a tutto, pure a fare i conti con quel dannattissimo caprone!
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