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Il vocabolario dei sentimenti - Attesa (6)
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Appena  arrivato il giovane tenente si presentò al comandante  il quale , anticipando la domanda , gli assicurò subito che  la  sua permanenza alla Fortezza sarebbe stata di breve durata , visto che la sua reale destinazione era altrove ; si trattava dunque di  avere pazienza ed  attendere  qualche  mese. Il giorno dopo il tenente  fu assegnato a comandare la guarnigione della Ridotta  Orientale, quella da dove sarebbe arrivato sicuramente il nemico. La cerimonia  di partenza fu militarmente perfetta, con le truppe schierate nel cortile interno  , sotto un cielo spazzato dal vento che giocava con gli stendardi e il  sole che risplendeva sopra le mura ; i trombettieri, ritti sui bastioni ,  suonarono i ritornelli d'uso,  mentre  i soldati, fermi come statue, puntavano i loro sguardi da eroi verso l'orizzonte , anticipando nella mente le future battaglie.. Molto suggestiva  quella cerimonia sussurrò il tenente al suo aiutante di campo mentre si avviavano alla Ridotta; certo, rispose il sottufficiale, ogni volta mi commuovo  anche se in questi ventidue anni l’ho vista ripetersi ogni sei mesi. Ma come, rimarcò il tenente, siete qui da ventidue anni in mezzo al deserto ? Certamente gli fu risposto, attendiamo che arrivi il nemico - che arriverà di certo - e noi siamo pronti a sbaragliarlo.

I giorni passavano lenti, tutti scrutavano l’orizzonte monotono e le   dune desertiche ; una volta , con grande agitazione fu dato l’allarme  quando apparve  una sottile  striscia nera  che avanzava attraverso la landa desolata , ma si trattava di una  pattuglia del  Comando  uscita in ricognizione.  Tutto ritornò alla monotona calma di sempre, in  attesa del  nemico che certamente sarebbe arrivato presto.  Trascorsi  quattro anni il tenente era ancora lì a fissare la landa orientale e  si chiese quanti mesi avrebbe dovuto ancora   attendere prima che succedesse qualcosa .  Si recò allora dal comandante per  sollecitare i suo trasferimento  e ricevette confortanti assicurazioni : l’Alto Comando aveva deciso di potenziare la Fortezza (come noto di alto interesse strategico) con truppe specializzate e quindi ci sarebbe stato un avvicendamento durante il quale egli sarebbe  stato sicuramente trasferito in Città. Si trattava quindi di  attendere ancora un po’. Il tenente tornò alla Ridotta rincuorato e  attese.

Però un giorno, guardando dall’alto del muraglione  se finalmente si manifestava il nemico, si accorse di  avere la vista debole , le gambe non più scattanti, la memoria offuscata e la digestione difficile da qualche mese ; era diventato vecchio, tutto il suo tempo era volato via come la sabbia del deserto  durante la tempesta.   Quando il nuovo Comandante (ne aveva visti cambiare tanti) gli consegnò il foglio di congedo , con una stretta di mano e un sorriso  falso , non si stupì ; salì mestamente sulla  carrozza che lo riportava alla vita civile e guardando le dune  che scorrevano fuori dal finestrino pensò le parole dette anni prima da qualcuno che non ricordva più : "la Fortezza è un avamposto morto che si affaccia sul nulla”.  L'attesa  era comunque finita ; lentamente  chiuse gli occhi  per non riaprirli più-

 

 

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