La democrazia è destinata a durare?
Quest'estate (precisamente il 9 agosto) ha fatto la sua comparsa su Netflix una miniserie del tutto inaspettata, un'opera civile in 5 atti, un documentario dai risvolti e dai sottintesi tremendamente inquietanti, di grande rilevanza e di grande potenza, che, precisamente per questi motivi, ha finito per essere quasi totalmente ignorata (o criticata con argomentazioni pretestuose, vedi il miserrimo voto che gli viene affibbiato su Imdb).
Sto parlando (s'era già capito) di The Family.
Quella che gli anglosassoni potrebbero definire "cautionary tale": un monito, di estrema attualità, rivolto a tutti, uomini e donne, adulti e ragazzi, e, si spera, anche a tanti "moderati" sul fronte religioso che, sempre si spera, non si riconoscano in simili meccanismi.
Ma, partiamo dall'inizio.
La miniserie prende le mosse da due opere del giornalista americano Jeff Sharlet (intervistato estensivamente all'interno della stessa, della quale è produttore esecutivo): C Street: The Fundamentalist Threat to American Democracy e, in particolare, The Family: The Secret Fundamentalism at the Heart of American Power che, in sostanza, vogliono rendere partecipe il mondo dell'esistenza di questa organizzazione "segreta" con tentacoli che si allungano per tutto il globo che si fa chiamare, quasi, potremmo dire, amichevolmente "la Compagnia" (o, anche, per l'appunto, "la Famiglia").
La domanda che potrebbe, a questo punto, sorgere in voi spontanea è cosa diavolo ce ne debba mai fregare a noi dell'esistenza di una simile organizzazione che, pare, costituirebbe una minaccia "solo" per la democrazia americana. Anche se è limpido, lapalissiano, cristallino che quello che succede negli Stati Uniti finisce, prima o poi, per influenzare il mondo intero. Dunque, una simile domanda non dovrebbe neanche porsi. Una più corretta potrebbe rivelarsi quella che si chieda come abbia già influenzato il corso degli eventi in varie parti del mondo.
Ebbene, senza rubare nulla al "piacere" della visione della miniserie (e dunque, della scoperta, cit. ...), dico solo che, tra incontri con dittatori, estremisti e massacratori, i "pii uomini" della Compagnia si sono costruiti un notevole curriculum. Hanno influenzato, o cercato di influenzare, le politiche di diversi governi, e continuano a farlo tuttora. Inviano membri del congresso come propri emissari, dettano la linea su temi di rilevanza non solo strategia ma vitale, possiedono una quasi infinita riserva di fondi, pretendono di essere gli esclusivi detentori della verità in merito al mondo e al come andrebbe governato.
Sono nati come movimento anti-operaio, anti-sindacale, anti-sociale, ogni anno dal dopoguerra ad oggi "danno" un grande party, il National Prayer Breakfast, al quale ogni singolo presidente si è sentito in obbligo di partecipare, e con ogni singolo presidente anche tante figure di spicco di paesi stranieri... ecc. ecc. ...
((Potrei andare avanti a lungo ma, come detto, non voglio togliervi il "piacere" della visione. :) ))
Ora, tutto ciò a qualcuno, chiamiamolo lo spettatore più smaliziato, potrebbe suonare pericolosamente vicino ad una stravagante teoria del complotto. Peccato che, al contrario della quasi totalità delle teorie del complotto, questa non solo appaia plausibile ma, tra l'altro (anzi, soprattutto), basata non su dicerie, "sensazioni", supposizioni, ma, per quanto possibile, s'intende, su dati di fatto, prove, registrazioni (di incontri e quant'altro). Tant'è che gli stessi membri della "confraternia degli amanti di Gesù" non si disturbano neppure a negare.
Ma, al di là del caso specifico, la miniserie suscita inevitabilmente (e conseguentemente) un'intera gamma di riflessioni di carattere più generale.
Innanzitutto, seppur lo suggerisca appena e non abbia il "coraggio" di andare fino in fondo ci dice dello stato attuale della democrazia non solo negli Stati Uniti ma in gran parte del resto del mondo. Ci dice dell'influenza ancora opprimente di superstizioni, credi, mistificazioni e della loro capacità di controllare saldamente l'opinione pubblica e l'operato dei governi. Ci dice della gravità e della pericolosità di qualunque fede granitica, creduta ciecamente e ciecamente difesa, basata non sui fatti ma sui dogmi, inamovibile e incrollabile non importa cosa. Inamovibile, incrollabile e, appunto, difesa a spada tratta sulla base della delirante prospettiva di ritenersi dalla parte del "bene" nonché detentori della "verità".
Ci dice, in ultima analisi, dello stato ancora primordiale del nostro modo di intendere che però, ad oggi, tragicamente è messo a confronto con il grado massimo della tecnologia massmediale e, soprattutto, militare che potrebbe porre fine al mondo nel giro di qualche minuto (minuto, non ora, non giorni, non anni: qualche minuto, ecco il tempo dell'umanità).
Una miniserie che definire inquietante si rivela quasi un eufemismo che ci informa della tendenza ultima di qualunque fede: imporsi. In questo caso, imporre un nuovo totalitarismo il più possibile "globalizzato" che si adegui ai precetti ovviamente veri, innegabili e superiori d'una parte.
E ci ricorda che l'unico modo per evitare il peggio è informarsi, partecipare e, in ultima istanza, combattere. Non con le armi, ma con l'intelletto. Non con le armi, ma con la ragione. Non con le armi, ma con l'empatia, l'unione, la collaborazione.
Non con le armi, ma con la testa.
Voto: **** (o 8/10)
Chiudo, con un paio di citazioni memorabili d'uno dei più grandi pensatori del Novecento:
"Il mondo non ha bisogno di dogmi, ma di libera ricerca."
"The fundamental cause of the trouble is that in the modern world the stupid are cocksure while the intelligent are full of doubt."
"La causa fondamentale dei problemi è che che nel mondo moderno gli stupidi sono tremendamente sicuri mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi."
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta