Sfogliando Ciak di Agosto 2019 (nei 100 film più attesi da agosto a dicembre) mi accorgo di un titolo in uscita prevista nelle sale per il 7 novembre, di “Gli uomini d’oro” di Vincenzo Alfieri con Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Gianmarco Tognazzi, Giuseppe Ragone. Come ho detto il titolo mi incuriosisce (forse sarà la foto del cast), comunque mi soffermo e leggo la trama: “Torino 1996 , Luigi impiegato postale con la passione per il lusso e le belle donne, ha sempre sognato una vita in Costa Rica. (…)”. Azzzz! Ma questa storia la conosco. O per essere più precisi l’ho già vista su grande schermo e quindi mi vado a leggere l’articolo di Alessandra de Luca, che descrive le scelte di regia e del cast, per cercare conferme su quello che penso fin dall’inizio, e invece nulla, come del resto con rammarico trovo la stessa “dimenticanza” nella scheda di FilmTv.
Gli uomini d'oro (2019): Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Gian Marco Tognazzi
Insomma per farla breve Gli uomini d’oro si ispira sì, a un fatto di cronaca avvenuto nel 1996 a Torino, ma non essendo tratto da nessun best seller si può definire il film di Alfieri un remake di “Qui non è il paradiso” di Gianluca Maria Tavarelli (2000) con Fabrizio Gifuni, Valerio Binasco, Antonio Catania, Ugo Conti, Adriano Pappalardo anche se tra i due ricorre un fatto, che forse verrà spiegato più in avanti nel tempo, il cambio pressochè totale dei nomi dei protagonisti.
Cosa che accomuna altri film ben più importanti, “Manhunter farmmenti di un omicidio” di Michael Mann (1986) e il suo successore “Red Dragon” di Brett Ratner (2002) che pur essendo tratti entrambi dal romanzo di Thomas Erris, il secondo viene considerato all’unanimità un remake.
E quindi perché qui non evidenziarlo? Anche perché a mio giudizio personale “Qui non è il Paradiso” è un signor film che ispira nei risvolti della rapina vera di Torino, la rapina finta e inventata cinematograficamente di “Inside Man” di Spike Lee (2006), doppifondi docet. E ricorda a suo modo Carlito’s Way di Brian De Palma nel finale e nell’isola (dei Caraibi) dove scappare per una vita felice, magari non trascurando di andarci con un grande Panfilo, come desideravano il gruppo di Jimmi “il Santo” di “Cosa fare a Denver quando sei morto” di Gary Fleder (1995).
Insomma a mio modesto contributo vorrei semplicemente che Il film di Tavarelli riceva i suoi meritati riconoscimenti, che pur cambiando titolo il film di Alfieri rimane un remake, che potrebbe avere pure i suoi meriti ma che verranno giudicati alla sua uscita in sala, anche se prevedo che superare le prove attoriali di Gifuni & co sia pressochè impossibile, ma posso pure ricredermi (?).
Per concludere ora in un momento di malinconia, mi piace pensare che Carlito, Jimmy e Renato se la spassino tranquillamente su di un isola a sorseggiare un Martini Dry, ma si sa, o si ambisce all’eternità oppure alla ricchezza, e le due cose non vanno mai a braccetto. O no?
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