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L'orizzonte aulico e politico del meteorismo filmico
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L’orizzonte aulico e politico del meteorismo filmico

breve poema in forma d’elegia per la riappropriazione, in funzione antisistemica, dell’apparato rettale

 

Ci fu un tempo, molto, molto addietro, nel quale di rigorosa e aggraziata maestosità s’ammantava il per nulla (ancora) vetusto cinema di popolare estrazione e quasi sempre plebiscitaria elezione.

Tempi tersi e luminosi furono, ma, ahinoi, sono ormai da lungo svaniti, evaporati, dissolti in polvere di pellicola abbrustolita.

Lasciato il posto, hanno, ad una nuova genia di prodotti di natura, al confronto, particellare, esile più d’un fuscello esposto agli elementi.

Tale nuova genia s’è espansa oltre ogni dire, colonizzando un immaginario ormai in affanno, ed abbruttendolo di anno in anno.

L’opera si può dire, ormai, al più conclusa e sempre più flebili barlumi di speranza vanno a spegnersi per poi venir dimenticati nei fumi dell’oblio.

La speranza è ormai vaga, incerta, frustrata e frustata. Nessuno la evoca più, e nessuno è neppure altrettanto ingenuo da anelarla.

In tempi bui, oscuri, tetri, viviamo. Tempi bui che non lasciano spazio alla nostra felicità e ambiscono unicamente ad accrescere la nostra angoscia.

Tempi bui per il cinema popolare che sta, non vi sono dubbi, affrontando una delle fasi più difficili della sua pur breve parabola storica, e per ciò stesso sprofonda sempre più in un intollerabile affanno che si sostanzia in un graveolente sommovimento ipercalorico.

Così, egli, ormai abbattuto, esplica il proprio malessere, nel tentativo forse destinato a venir esso stesso frustrato di risvegliare le coscienze e concentrare la loro attenzione sul proprio stadio di rampante putredine.

Così, egli, rinviene nel proprio esilissimo io la forza di scagliare un’ultima, grande, sfida al mondo intero ottuso e ottuagenario, nell’unico modo possibile: offendendo l’ipocrita sua raffinatezza di costumi per tramite dello sfruttamento implacabile del poco entusiastico processo di sub-rettale eruttazione.

Il meteorismo, ordunque, prontamente, e forse inaspettatamente, soggiunge, pronto ad assolvere alla propria prima inimmaginabile e inimmaginata funzione sociale.

L’orizzonte possibile di tale inusitata protesta ha tutte le potenzialità di raggiungere vette sinora inaudite. Ridestando dal proprio mesto e tetro torpore le menti irretite degli uomini-spettatori.

Conducendoli a pretendere e anelare un nuovo risveglio del cinema popolare.

Riportandoli alla vita e alla consapevolezza, lenendo al contempo la loro soggiogata coscienza.

Brutalmente sferzata dagl’implacabili colpi della spazzatura a velocità della luce scagliata da schiere di sedicenti cineasti irriguardosi nei confronti dell’arte medesima, ridotta a pura sarabanda e apocalittica tempesta di merda.

Dunque, qual miglior risposta, e più perfidamente congeniale, di quella gentilmente offerta dall’altrettanto virulenta ma gassosa tempesta sub-rettale?

Una guerra senza esclusioni di colpi si prospetta.

Chi trionferà determinerà il futuro dell’arte filmica di massa, la sua finale dipartita o la sua attesa rinascita.

Chi trionferà è solo questione di chi più la farà più grossa.

 

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