I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.
regia di: Roberto Rossellini
con: Jean Sylvère, Anne Caprile, Ricardo Palacios, Beppe Mannaiuolo
genere: Biografico
Visto da Yume con... un'intera classe.
Piccoli bambini crescono, ora sono al Liceo, tra poco nella vita, e poi si vedrà se sono davvero bamboccioni o solo disperati aggrappati alla zattera Italia, centocinquantenaria.
Lunedì mattina, due ore di greco e una di latino.
Temo che s’inventeranno qualcosa, ci sono anche le verifiche finali che incombono.
E infatti.
Prof. ieri l’ho vista al cinema…
Alzo gli occhi, davanti alla cattedra spunta quel faccione con gli occhiali spessi che ogni volta mi fa pensare alla locandina di Ogni cosa è illuminata.
Torno in superficie, l’immersione mattiniera nel registro di classe mi esalta, quello che il Grande Burocrate riesce a concepire per il nostro bene è cosa che commuove.
Guardo il faccione con occhi vacui, ho perso il conto, dovevo infilare un certo numero di assenze in una casella microscopica (chi non ha vissuto questa esperienza non può capire il Maelström in cui le carte risucchiano noi proff).
Dunque…ah sì, Nac, bene…non ti ho visto, ti è piaciuto?…scusa un attimo…
(torna in te, accidenti, mi dico, butta da parte quell’arnese e parla di cinema, che poi magari accettano pure meglio la Patria che parla in latino a Catilina)
Eccomi ragazzi – mi siedo sulla cattedra (non è per imitare Vecchioni, è che da quando hanno democraticamente tolto le pedane da sotto le cattedre difficile che li veda tutti e 27 fino in fondo all’aula… e poi non avrei la voce).
Prof. perché non vediamo un film? Voce anonima dal fondo.
Mmmm… mi conoscono questi ruffianelli, sanno qual è il mio tallone di Achille.
Ma ragazzi, dovevo interrogare (l’uso dell’imperfetto farebbe la gioia di papà Freud), sta finendo il quadrimestre… replico debolmente.
Domani, prof., abbiamo fatto i turni, ci stiamo tutti!
Impuniti! Uno li dovrebbe vedere, facce adoranti i maschi, occhioni alla Bambi le femmine.
Ok, ok, vabbè, Map va’ a vedere se l’aula è libera…
Non finisco la frase, è già fuori lo stratega del crimine, così lo chiamo, riesce a copiare le versioni anche se sto appollaiata sulla cattedra col binocolo.
Però si vede una roba seria, mica sempre Edipo.com di Gioele Dix. Avrei un bel Socrate di Rossellini.
Potenza delle immagini, anche una proposta così provocatoria viene bypassata, incredibile!
Pier Giuseppe, l’immancabile, fa con la sua evve moscia: Pvofessovessa l’ho visto, pevchè mi eva sembvato utile visto che leggiamo l’Apologia di Socvate…
E bravo Piergi! applausi dalla curva sud, le ragazze, feroci, corrono ad abbracciarlo e baciarlo.
Io lo guardo e devo trattenermi, mantenere distinti i ruoli.
Bravo PievGiuseppe - è l’unica cosa che mi concedo - poi ci dirai le tue impressioni.
Buio in sala, per due ore di 50 minuti (il tempo a scuola viene riscritto) non vola una mosca, ma qualche sberla sì, io preferisco mettermi davanti per non vedere.
The end, suona la ricreazione, prossima ora in aula vedremo cosa diranno del film e la Patria aspetterà a dire qualcosa a Catilina.
Bene fiòi, e allora? Avete dormito o cosa?
Nooo prof!!! scherza? però…
Martina, capelli rasta, look adeguato, ha fatto sei mesi di Intercultura a Berlino, è un po’ l’opinion leader delle femmine.
Cosa c’è Martina? di’ pure.
Non mi è sembrato un gran film…
Scende il gelo, il gruppetto delle educande si stringe su sé stesso, i maschi la guardano ammirati, Piev Giuseppe le lancia occhiate di odio puro.
Sto zitta, deve essere lei ora a parlare, e lo fa, tranquilla, determinata (mi piace ‘sta Martina):
Dunque, io ho visto qualche film di Rossellini e all’inizio non mi attiravano granchè, poi pian piano mi sono piaciuti moltissimo…ho visto Germania anno zero e Roma città aperta…
Anch’io la Roma – grida Franchino dal fondo, svegliandosi dal letargo
Io ho visto Stvomboli – fa con sussiego Piev Giuseppe ( e te pareva!) – e mi è sembvato un vevo capolavovo e tutto in inglese senza sottotitoli
E per forza – gli urla Map – là pure i contadini siciliani parlano inglese, l’avevano imparato in America, mica dovevano mettere i sottotitoli! (Però…Map, forse lo sottovaluto.)
Calma ragazzi, uno alla volta, fate parlare Martina
A questo punto Martina sposta la sua sedia vicino alla cattedra e fa a tutti un bel discorsetto su come si deve guardare un film, campi e controcampi, soggettive e qualità delle riprese, location e movimenti di macchina, e poi quali attori le sono sembrati piuttosto legnosi nel recitare la parte, e l’eccessiva verbosità dei dialoghi… quando alla fine commenta le scenette familiari con Santippe e i figlioletti di Socrate si conquista applausi a scena aperta.
E’ evidente che hanno seguito il film e lo sguardo critico non è mancato, poi Martina ha trovato le parole per dirlo.
Gongolo soddisfatta, mesi e mesi di filmstudio dell’anno scorso sono serviti a qualcosa, e poi scoprire che qualcuno vede Rossellini anche senza che glielo imponga io è cosa che riempie di giusto orgoglio.
Dunque è così, Socrate non vi è sembrato come l’immaginavate…
La timidina, Rossella, prende coraggio: Prof, io avevo già letto l’Apologia in traduzione ‘st’estate e i discorsi sì, sono quelli, per carità, la storia pure, ma… non so, m’è sembrato che messi in scena così perdessero forza. A me è piaciuto di più leggerli
Però, ragazzi, quando vi ho fatto vedere Il banchetto di Platone la volta scorsa vi era piaciuto, e anche allora il Simposio l’avevamo letto
Ma quello era più divertente!
Matteo potresti essere meno approssimativo? spiega cos’è che qui non va e là sì.
Prof., questo mi sembrava un bel temino, ma di quelli del ginnasio, mica i nostri!
AHAHAH…. risata generale
Lasciamo perdere i vostri temini, per favore, vi rendete conto che state parlando di uno dei più grandi registi della storia del cinema?
E vabbè, prof, però quelli belli davvero li abbiamo visti, questo è ‘na palla!
Lascio perdere? Fingo di non sentire?
No. Ragazzi, non vi fate tredici anni di scuola per dire “ è ‘na palla”, ci siamo capiti?
Sì, hanno capito….spero.
Allora ok, avete ragione, non è dei suoi migliori, la prossima vi faccio vedere India…
L’ho vistoooo, urla Nac, un cinefilo consumato, un’autorità nel settore, mole adeguata alle ore passate sul divano fra pile di DVD, mi scopre sempre al cinema, io all’ultima e lui in prima fila.
Come? L’hai visto? stavolta sono davvero stupita
Sì, li aveva registrati tutti mio zio da Rai 3
Grazie zio, ma torniamo a Socrate
Ora però, lasciando perdere i difetti, vediamo cosa vi ha colpito dei discorsi di Socrate, quelli almeno, anche se preferite leggerli (voglio vedere quando gli toccherà tradurli!)
Oh, sì, quel Socrate lì è tanto simpatico! Coro generale.
In fondo anche l’attore gli somiglia, io me lo immaginavo proprio così, è meglio di quello del Banchetto di Platone, è più pacioccone
Beh, dai, pacioccone!
Prof. mi presta il DVD? mio fratello non ci crede che fu condannato a morte perché dicevano che corrompeva i giovani…era una calunnia vero?
Ragazzi lo sapete benissimo com’è andata, l’avete studiato in filosofia l’anno scorso
Insorge a questo punto Massimiliano, é stato zitto tutto il tempo ma si vedeva che covava qualcosa:
Socrate è stato il più grande maestro della storia, fino alla fine è rimasto coerente con i suoi principi, avrebbe potuto fuggire dal carcere, patteggiare la pena, mettersi d’accordo col governo, non erano mica più i Trenta Tiranni, c’era la democrazia, e che bella democrazia! Socrate era indipendente e spregiudicato e quello che dava più fastidio era che smontava le false verità con la sua ironia, e quella non la perdona nessuno! La cicuta ci voleva per farlo tacere, e allora lui la beve, alle leggi bisogna obbedire, diceva, anche se ad applicarle sono uomini corrotti, la legge è sacra e così ha dato una bella lezione a tutti…
Non ha più fiato, è tutto rosso in faccia, si accascia sulla sedia e ne approfitta Giulio, il bello della classe, che salta agile sul banco avvolto nello scialle di Rossella a mò di pallio e con un foglio in mano comincia solenne:
Ma la cosa più bella è quando dice “... io ho così grande speranza che morire sia un bene. Una di queste cose è il morire: o è come un non essere più nulla, e chi è morto non ha più nessun sentimento di nulla; o è proprio come dicono alcuni, una specie di mutamento e di migrazione dell’anima da questo luogo qua giù a un altro luogo. Ma ecco che è l’ora di andare: io a morire, e voi a vivere. Chi di noi vada verso il meglio è oscuro a tutti, fuori che a Dio.”
Un’ovazione da stadio accoglie questa pérformance, adesso l’aula è diventata un set, hanno unito i banchi e fatto un palco, il coro rumoreggia, il gruppo dei giudici si è piazzato sui davanzali (in mezzo si è infilato anche PievGiuseppe) e dal pubblico gli tirano palle di carta, Socrate non ha più freni e tuona dall’alto:
“Quale pena merito io di patire, o quale multa pagare, io che nella vita rinunciai sempre a ogni quiete, e trascurando quel che curano i più non badai ad arricchire nè a governare la mia casa, non aspirai a comandi militari nè a favori di popolo nè ad altri pubblici onori, non m’immischiai in congiure nè in sedizioni cittadine, ritenendo me stesso troppo sinceramente onesto perchè potessi salvarmi se mi ci fossi immischiato; e insomma non m’intromisi là dove sapevo che intromettendomi non avrei recato vantaggio nè a me nè a voi; e volgendomi invece a beneficiarvi singolarmente e privatamente di quello che io reputo il beneficio maggiore, a questo mi adoperai, cercando persuadervi, uno per uno, che non delle proprie cose bisogna curarsi prima che di sé stessi chi voglia diventare veramente virtuoso e sapiente, e nemmeno degli affari della città prima che della città stessa, e così via del rimanente allo stesso modo.
Dunque, poiché i giudici mi chiedono cosa propongo in alternativa alla pena di morte, la mia risposta è di essere nutrito nel Pritanèo.”
Ora basta ragazzi – (muoio dal ridere ma non posso, ho le lacrime agli occhi, ma devo farli smettere, qui ci sbattono fuori) – forza, abbiamo pochi minuti, segnate la versione per domani e mettete a posto i banchi…
Beh, è andata più o meno così col Socrate di Rossellini, ora avrei in programma il Giulio Cesare di Mankiewicz, bella gara…
Suona la campana, finalmente!
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Cominciò vent’anni fa, anno più anno meno, quando al MPI, bel palazzone di V.le Trastevere, sito nella bella città di Roma a due passi dalla bella Porta Portese, a qualcuno, tra un caffè alle macchinette e una sigaretta sul terrazzo, venne in mente che i giovani c’era il rischio che si annoiassero a scuola.
Non paghi di quanto nei vent’anni precedenti si era riusciti a fare, ligi ai dettami del libretto rosso in salsa italiana, altrimenti detti DD (decreti delegati, nessuno mi chieda delegati a chi, da chi o perché, non l’ho mai voluto sapere) ora si stava aprendo l’era delle tre I (non mi chiedete lo stesso, perché la rispostaccia è garantita) dunque bisognava fornire le scuole del regno di aule tecnologicamente accessoriate, fornite di tutto quanto fosse atto a far firmare bei contratti (pubblici) ad agenzie (private) dedite alla multimedialità…devo continuare? no, parliamo di cinema.
Fummo pionieri, io e pochi colleghi perditempo (gli altri facevano il loro dovere, soprattutto interrogando senza pietà il giorno dopo le nostre audizioni pomeridiane di film o musica o incontri sull’Islam, o sulla Riforma e Controriforma, o sul teatro, insomma non si sapeva più che fare per divertire i bimbetti).
Io mi buttai su cinema e musica, visto che passare per parruccona non mi andava, valeva la pena di fare una cosa seria anche nel mondo ormai poco serio che stava diventando la scuola.
E’ andata così, per fortuna di latino e greco sono riuscita ancora ad insegnarne un po’, magari ricorrendo a volte a trucchetti che, alla fine, si rivelavano geniali, come creare link fra i bastioni di Orione di Blade runner e il volo di Epicuro in Lucrezio oltre i flammantia moenia mundi …
I tecnici di laboratorio furono, da quel momento, le uniche persone a me gradite, oltre ai ragazzi, ovviamente, all’interno della scuola, da loro è dipeso molto della qualità della mia vita… eh sì, è andata proprio così!
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Paola Di Giuseppe
http://www.viadelcinema.it
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