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La teoria del Sottosopra
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La messa in onda alle 6,30 di mattina del film Il segreto del mio successo (1987) ha aperto la programmazione di Italia 1 del 3 luglio. A seguire Breakfast Club (1985), subito dopo Sixteen Candles (1984). E poi, in crescendo, Gremlins (1984) e Gremlins 2 (1990), i Goonies (1985), ET (1982) di Spielberg e il più recente IT di Tommy Lee Wallace. Una intera giornata di programmazione ispirata agli anni '80 con cui la rete Mediaset ha (egregiamente) anticipato il giorno di pubblicazione della terza stagione della serie tv Stranger Things su Netflix (04/07).

La giornata a tema era stata anticipata proprio su Italia 1 da un teaser promozionale in cui il logo della tv generalista è stato modificato con un trattamento grafico neon in stile Stranger Things e poi capovolto. Una immagine di sintesi davvero precisa per rappresentare un'iniziativa che può essere interpretata in molti modi, anche di segno contrario: una sintesi della transizione che stiamo vivendo (la tv generalista che "cede" spazio allo streaming), un segno di debolezza di Netflix che deve costantemente ampliare la base abbonati per sostenere la propria bulimia produttiva, una semplice partnership vincente sia per Netflix che per Italia 1.

Io sono convinto che questa sia stata una notevole operazione di marketing per Netflix ma penso anche che il canale di Mediaset abbia dimostrato - modificando il proprio palinsesto ed esplodendo l'universo narrativo anni '80 della serie Netflix - la capacità affatto scontata di cavalcare il mercato. Ha fatto esattamente quello che la televisione lineare può - o forse deve - ancora fare per mantenere salda la sua posizione. Si tratta in sostanza di una validissima e solidissima scelta editoriale che andrebbe valutata alla stessa stregua delle modifiche di palinsesto operate quando improvvisamente muore un attore o un regista, quando cioè l'attualità produce un evento importante che la televisione lineare, proprio in funzione della propria natura, può amplificare e cristallizzare.

Il fatto che l'evento avvenga su una piattaforma streaming non significa affatto che non meriti di essere cavalcato da una tv free, tutt'altro. Certamente le piattaforme stanno erodendo in termini di puro consumo di tempo, quello che viene dedicato alla televisione free e pay, ma questa operazione, che sicuramente avrà avuto corrispettivi economici - investimenti pubblicitari di Netflix sull'ecosistema Mediaset/Mondadori - ha anche un preciso senso di pura matrice editoriale: significa guardare nel catalogo dei propri diritti tv, costruire un palinsesto tematico ad hoc, studiarci attorno una forma grafica che la rappresenti (il logo capovolto). In questa iniziativa non ci sono solo soldi investiti in spot e fette di "share" in ballo, non serve la solita dialettica "chi ci guadagna, chi rischia, chi ci perde", c'è stato soprattutto tanto cervello al lavoro. La tv lineare e le piattaforme streaming sono in concorrenza tra loro esattamente nello stesso modo in cui sono in concorrenza con un buon libro, un giornale culturale, una uscita con gli amici, una serata al cinema. Il vero oggetto del contendere è il tempo dello spettatore, conta poco che il media fisico attraverso il quale si consuma l'esperienza sia potenzialmente lo stesso (la tv). Per questo, anzi, l'operazione è validissima. Per questo penso che all'interno di questo primo esperimento, apparentemente "upside down", ci sia una potenziale strategia futura per la tv lineare: ritornare al passato. O meglio accettare e anzi accogliere pienamente la propria natura, la propria missione: quella editoriale.

Speculando un po', andando un po' oltre, penso che l'ideale coronamento di questo seme potrebbe essere la pubblicazione della prima stagione di Stranger Things su Italia 1. Una volta esauriti i primi due livelli base dell'iniziativa - ossia avere sdoganato sul grande pubblico generalista la serie Netflix e avere portato un po' di nuovi abbonati alla piattaforma - il deal potrebbe proseguire con la messa in onda della prima stagione sul canale generalista. Iniziativa che porterebbe sicuramente uno share altissimo a Italia 1 e ancora una carrettata di nuovi abbonati alla piattaforma per tutti coloro che volessero continuare l'avventura.
In binge watching, ovviamente.

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