Come di consueto, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, a Palermo si tiene una delle manifestazioni cinematografiche più importanti della città, forse la più importante, se consideriamo il format classico dei festival del Cinema: maratona di visioni in varie giornate di seguito, tutte in vari posti - sempre gli stessi -, incontro con gli Autori, esplorazione del nuovo e dello sconosciuto. Diversamente dai grandissimi festival, con un festival come il Queer la scelta dei film è davvero imprevedibile. Non sarà mai come di fronte a un Autore ben noto al suo film successivo, da cui sai in linea di massima cosa aspettarti. Col Queer potrebbe succedere di tutto. E questo regno infinito delle possibilità sarà possibile esplorarlo fin dal 30 maggio sera, in cui al Cinema De Seta dei Cantieri Culturali della Zisa verrà eseguita una performance di Antoine Schmitt e Hortense Gauthier e verrà in seguito proiettato lo splendido Climax di Gaspar Noé.
Anche quest'anno, il Panorama Queer, la selezione non in concorso, ci permetterà di visitare tempi e luoghi differenti, nazioni delle più svariate, e stili di vita completamente diversi dai nostri. Si va dal Berlin Based di Vincent Dieutre (così recita il programma al riguardo: Negli anni 2000 Berlino è diventata il polo d’attrazione della cultura europea. Da Mitte a Kreuzberg, siamo invitati a calarci nel mondo fragile dei Berlin Based, artisti di ogni sorta che hanno scelto di trasferirsi in quartieri saturi di storia in cui tutto sembrava ancora possibile. Il ritratto di una città appassionante e una meditazione sul lavoro culturale oggi.) a due corti di Mike Hoolboom (vincitore del Queer Short qualche anno fa), da Nevrland di Gregor Schmidinger (Jacob è un adolescente con problemi di ansia che ha da poco iniziato a lavorare al mattatoio del padre. Ma un incontro su un sito di video chat con l’artista 26enne Kristjan potrebbe sconvolgere la sua vita, trasportandolo in un viaggio transpersonale a Nevrland, dove sarà messo davanti alle ferite più profonde della sua anima.) a Golem dell'esordiente regista palermitano Etrio Fidora (un incubo senza via d'uscita).
Il concorso di cortometraggi vanta 13 titoli (Giappone, Svezia, Corea del Sud, Spagna, addirittura Bulgaria), mentre i lungometraggi sono 8:
Dulcinea e Pierino di Luca Ferri (due film dello stesso regista)
Love Me Not di Lluìs Minarro
Diamantino di Gabriel Abrantes
L'amour debout di Michael Dacheux
Lembro mais dos corvos di Gustavo Vinagre
Linfa di Carlotta Cerquetti
Serpentario di Carlos Conceicao
A dimostrare la continuità di un progetto come il Queer, coerente e stabile da 9 anni, si notino i nomi di Luca Ferri, Gabriel Abrantes e Carlos Conceicao, tutti e tre presenti anche più volte al Festival (di Gabriel Abrantes il festival ha organizzato la prima retrospettiva europea nel 2017, e nel 2018 il regista ha vinto la Settimana della Critica a Cannes), e anche l'affascinante trailer di Yann Gonzalez, presente anch'esso più volte al festival e l'anno scorso a Cannes in concorso con Un couteau dans le coeur - presentato poi in chiusura al Sicilia Queer numero 8.
La sezione Presenze si occuperà di una retrospettiva dell'arista francese Marie Losier, attiva anche negli Stati Uniti e vicina, in passato, ad autori del calibro di Jonas Mekas. Verranno proiettati tutti i suoi lungometraggi (Cassandro the Exotico!, The Ballad of Genesis and Lady Jaye) e 8 suoi cortometraggi.
Ultime, ma non ultime, la sezione collaterale della Carte Postale à Serge Daney che porta il classico Il funerale delle rose di Toshio Matsumoto (1969) e anche lo sconosciuto Taxi Zum Klo di Frank Ripploh (1980), e quella delle Retrovie Italiane, che proietterà gratuitamente La luna di Bernardo Bertolucci (1979).
Eterotopie quest'anno sarà invece dedicata alla Siria, con tre brevi cortometraggi.
In chiusura, Praire aimer et courir vite di Christophe Honoré.
E tantissime altre iniziative (letteratura, musica, feste, cibo) contemporaneamente allieteranno e accenderanno una città che con il Queer trova sempre l'apice della propria annuale primavera culturale.
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